Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il Mezzogiorno e la politica italiana

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Sturzo, Luigi 5 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 309-353.
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Poiché il fenomeno che abbiamo descritto è stato fin ieri costante; e poiché l'istinto economico, se vi fossero stati mutamenti sostanziali nelle correnti generali in rapporto al nostro problema, li avrebbe rivelati subito; è necessario renderci esatto conto delle ragioni sostanziali che, direi quasi, giustificano il fatto economico che si è svolto dal ʼ60 al ʼ915, senza per questo giustificare il fatto politico, al quale tutt'al più si daranno, come dicono i giudici, delle attenuanti.

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Come l'alta Italia ha una zona naturale di commercio e di comunicazioni che s'irradia nell'Europa centrale, specialmente del nord e dell'est, ed ha il suo sbocco a Genova — ed è bastata l'apertura delle Alpi prima e la triplice alleanza poi, a creare fino allo scoppio della guerra una economia che avesse per centro Milano — e in séguito alla guerra abbiamo meglio conosciuto il valore economico di Trieste e Fiume in rapporto al bacino danubiano; così il mezzogiorno continentale e le isole hanno la loro zona nel Mediterraneo, e sono non solo il ponte gettato dalla natura fra le varie parti del continente europeo in rapporto alle coste africane ed asiatiche, ma il centro economico e civile più adatto allo sviluppo di forze produttive e commerciali e punto di interferenza degli scambi. Il Mediterraneo fu sempre il bacino dell'Europa più denso di traffici; e la civiltà di vari millenni dimostra che sempre il Mediterraneo avrà una sua economia che non può venir meno, perché basata su necessità naturali. Anche quando il commercio con le Americhe aprì altri sbocchi all'attività umana e spostò le correnti europee; anche quando la formazione dei grandi stati del centro Europa variò il punto di riferimento e di convergenza degli interessi del mondo civile; anche quando la rapidità dei trasporti, a mezzo delle macchine a vapore per terra e per mare, modificò enormemente il ritmo dei traffici; con le naturali oscillazioni dei nuovi fattori di vita economica e politica, il Mediterraneo rimase un baricentro di attività produttiva che congiungeva l'Europa all'Africa del nord e all'Asia fino ai Carpazi. E il taglio dell'istmo di Suez fu il passo gigantesco che servì a riattivare i commerci di mare con le Indie fino all'estremo Oriente, senza il lungo giro delle coste oceaniche dell'Africa.

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Ma se questo geniale lavoratore fosse tecnicamente preparato, avrebbe una potenzialità assai maggiore, e potrebbe servire all'inquadramento e alla guida di quelle forze, che noi abbiamo, e che non sappiamo utilizzare.

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Noi, come italiani, dal punto di vista politico ed economico abbiamo la stessa storia, benché in altre proporzioni. Furono i politici e gli scrittori del mezzogiorno che, dopo il tentativo di Murat, sognarono una unità italiana, monarchica e federativa, ma unità. Cinquanta anni, e la nostra unità — sforzo di una classe intellettuale e cittadina più che di massa — ebbe i successi romantici del risorgimento. La coscienza unitaria del mezzogiorno non divenne coscienza politica e coscienza economica nazionale; deve divenirlo. Ecco lo sforzo.

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Ma noi popolari, arrivati da pochi anni nella vita politica, abbiamo avuto il merito della nuova impostazione, che oggi, in questo giorno che ricorda la nostra costituzione di partito, riaffermiamo, quale corollario degli sforzi fatti — alla camera e fuori, al sud e al nord — per destare fra noi e presso gli altri una vera coscienza della questione meridionale, in quanto problema nazionale e unitario.

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Introduzione alla sez. "Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922)

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 101-131.
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I vecchi termini di contrasti fra stato e chiesa — dei quali abbiamo le prime tracce politiche all'inizio dello stato di tolleranza proclamato da Costantino Magno — si sono spostati nello spazio e nel tempo per quasi due millenni, ma non sono scomparsi, per una fondamentale ragione di lotta fra lo spirito e il corpo in ciascuno di noi, nel dualismo della concezione cristiana, per la quale i valori morali sono trasportati ad un piano più elevato (sovrannaturale) con una finalità al di là della terra e della vita. La coordinazione dei fini, in quanto è atto personale subiettivo, produce la perfezione cristiana fino alla santità; in quanto è atto collettivo e oggettivo, dovrebbe produrre uno stato di perfezione sociale, il che nel fatto è impossibile, nemmeno con una disciplina che arrivi alla coercizione non solo civile, ma anche religiosa.

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