Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il contegno dell'on. Degasperi e dei liberali nell'ultima fase

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Alcide de Gasperi 5 occorrenze

Da questo largo punto di vista e non da quello semplicemente dell’interesse locale abbiamo il diritto ed il dovere di riguardare quindi il problema, anche come consiglieri comunali di Trento ed in ogni caso quali rappresentanti politici del paese.

Perciò abbiamo concluso: salviamo il salvabile! Non ci siamo piegati per servire nessuno, ma come l’uomo che si piega per non essere spezzato da una forza maggiore e per risollevarsi poi ancora a combattere e a vincere. Certo una cosa non abbiamo salvato, quello che sperai lungo tempo di raggiungere, cioè la solidarietà trentina, d’evitare cioè lo spettacolo doloroso di una lotta fratricida in mezzo a tanti avversari. Ma qui prevalse il vecchio odio di parte, lo spirito anticlericale e la mania della frase rimbombante e tribunizia. Di fronte al quale spettacolo noi continuiamo tranquilli e sereni l’opera nostra, consci della nostra responsabilità e del nostro dovere. Il discorso detto con grande calore e lucidità fu interrotto spesso da applausi ed infine l’oratore, contro il quale in questi giorni si appunta l’ira avversaria, venne fatto segno ad una grande ovazione.

Di fronte a tale cumulo di circostanze i miei colleghi ed io, tutti in piena armonia, abbiamo favorito l’accordo degli interessati locali perché colla votazione dei contributi venisse assicurata tale soluzione. Certo è doloroso che Trento non abbia raggiunta fin d’ora la sua diretta congiunzione con Fiemme, ma troppe circostanze ci furono avverse: la linea avisiana è più lunga di parecchi chilometri e più costosa, il governo è sfavorevole, la Provincia in maggioranza nelle mani degli avversari dell’avisiana. Per di più il popolo di Fiemme è legato da tradizioni ben più vecchie del suo stradone allo sbocco di S. Lugano. Male a proposito vennero ricordati nel recente comizio i patti gebardini del 1110, perché essi sono una prova delle antichissime relazioni fra Fiemme e l’alto Adige. Allora Fiemme si considera la valle dalla «chiusa di Trodena fino al ponte della Costa» e fin a quei tempi remoti risalgono i diritti di pascolo dei fiemmazzi sul terreno dei comuni di Val d’Adige e viceversa l’obbligo della Comunità di pagare una quota per la manutenzione del ponte sull’Adige ad Egna, perché i valligiani passavano di là.

Il ministro fece la proposta Egna-Predazzo e Lavis-Cembra in termini però molto più generali e con molto minor certezza sul modo e tempo di costruzione, di quello che abbiamo oggi. Su domanda del presidente della Comunità, il ministro rispose che voleva una risposta entro i 15 luglio.

Dopo il primo convegno di Panchià in cui gli otto comuni più importanti, fatta eccezione di Cavalese, insistevano per la Egna-Predazzo-Moena, durante l’inverno si costituì un comitato dei 5 comuni più interessati, i quali fecero un piano di finanziazione, avviarono formali e concrete trattative con Bolzano, e si deve all’influenza mia e dei miei amici, se li abbiamo trattenuti per un lungo periodo da pubbliche manifestazioni o da formali impegni. Di ciò esistono protocolli e relazioni documentate.

I comizi di Fiemme per la ferrovia. L'adunanza di Carano

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Rizzoli ci chiamino traditori perché non abbiamo saputo ottenere l’avisiana fino a Grumes, cioè un tronco dell’avisiana per 6 milioni, che in Fiemme invece ci accusano d’aver favorito Cembra con 4 milioni, a spalle dei fiammazzi. Che dire poi del concetto che mostra oggi avere l’avv. Rizzoli d’una congiunzione ferroviaria? È strano che un rappresentante della coltura e del progresso dipinga ai contadini una ferrovia, come se si trattasse precipuamente di quattro osti e dei turisti. I forestieri passano anche oggi in automobile, ma la ferrovia deve servire anzitutto ai fiammazzi, alla loro importazione ed alla loro esportazione. Ma non fu proprio il D.r Rizzoli che parlò sempre del necessario progresso d’una ferrovia, e che eccitò la comunità a votare un milione e mezzo in azioni di fondazione per la ferrovia del compromesso? Forse che allora si poteva sperare in una rendibilità! In quanto ai possibili sorpassi, non è vero che la Comunità sarà chiamata a pagarli in concorrenza. La Comunità dà alla ferrovia non un percento della spesa, ma l’importo fisso di un milione in azioni di fondazione e 800.000 di priorità. Ma com’è del resto che tutto codesto pessimismo pervadeva l’avv. Rizzoli proprio in questo caso negli archivi della Comunità stanno parecchi progetti di finanziazione ma più pericolosi, o almeno altrettanto gravosi al suo patrimonio, incominciando dal conchiuso di finanziare e costruire da soli la Molina-Moena o la S. Lugano-Moena e terminando alle proposte del 1909. La proporzione dei pesi che vengono a gravare sui singoli quartieri e sui singoli comuni è cosa che riguarda i rappresentanti amministrativi e comunali di Fiemme, non il deputato politico della valle. Se Cavalese dovrà, come dice il D.r Rizzoli pagare troppo e non in proporzione, saranno responsabili quei rappresentanti di Cavalese che non hanno voluto sapercene di trattare con gli altri comuni, e nessun altro. Come poteva il deputato al Parlamento sapere che in Fiemme sorgerebbe a proposito del contributo ferroviario la questione della ripartizione di esso fra i comuni che sono rappresentati nel consesso. Nessuno, ch’egli sappia, ne parlò mai quando si trattò di altre finanziazioni ferroviarie, né quando si votò il milione e mezzo per il compromesso e nessuno gliene scrisse fino alla votazione dell’anno scorso. La questione scoppiò dopo, come altra volta scoppiò la questione vicinale, come sempre perché si ricorra a complicare col problema della comunità la questione tramviaria. Ma è ora una volta che anche in Fiemme le questioni pubbliche si trattino con maggiore sincerità e le si affrontino a visiera alzata ed alla luce del sole. L’oratore termina fra grandi applausi, scusandosi di dover chiudere, per recarsi a Moena. Il maestro dirigente Ciresa propone alla votazione un ordine del giorno nel quale Si proclama il volere di Fiemme di avere... prima attuata la ferrovia, si plaude ai rappresentanti del consesso… comuni che hanno votato in favore, si fa appello alla deputazione, perché promuova la definizione della vertenza, si fa un caldo ringraziamento all’on. Degasperi ed ai deputati della valle e fuori che lavorarono per la ferrovia di Fiemme e si riconferma loro la più ampia fiducia. La risoluzione è votata fra segni di approvazione e la gente esce commentando vivamente. L’impressione nel paese, non avvezzo ai contraddittori, è grande e del tutto favorevole al nostro deputato.

Il congresso degli studenti cattolici a Lavis

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Discopertili, lavoriamoci attorno con gli strumenti della tecnica moderna, con i sussidi della scienza progredita, fino che avremo quel popolo che sta in cima ai nostri ideali, quel popolo ravvivato della sua fede, rinsaldato nella sua coscienza nazionale, socialmente riorganizzato, ritto in piedi innanzi agli irrisori ed ai potenti come noi lo abbiamo nella mente, quando auspichiamo alla democrazia cristiana trentina (grandi applausi). Io vi veggo, o giovani, - conclude l’oratore - circondati oggi da tanto assenso di popolo che nessun miglior augurio posso farvi di quello che nella vostra vita sia sempre come oggi e che, combattendo e lavorando, possiate vedere sempre la vostra opera accompagnata da tanto plauso e da così cordiale partecipazione. Ma non illudetevi, non sarà sempre così. Vi sono nella vita sociale dei momenti in cui pare - e forse non è – di essere soli. Soli in mezzo alla bufera avversaria, soli in mezzo ad incertezze affaticanti, e sembra di non aver accanto nessun braccio che sorregga, di non sentire alcuna parola che conforti e consigli. In questi momenti vi trovate soli innanzi a Dio ed alla vostra coscienza. È per questi momenti decisivi che l’associazione cattolica v’eccita a preparare fin d’oggi le vostre riserve di energia religiosa. Se per quei momenti vi sarete armati da lunga mano della fortezza di un cristiano carattere o della rettitudine d’una coscienza intemerata, allora procedete pure tranquilli per la vostra via, per quanto deserta vi possa sembrare la solitudine che vi circonda e per quanto accanita l’opposizione che vi sta innanzi. Anche a voi allora il poeta, il nostro Gazzoletti vi dice:

Ha la parola l'on. Degasperi

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Alcide de Gasperi 3 occorrenze

Verrà tempo in cui la storia dovrà ammettere che proprio noi, chiamati oggi traditori nazionali, abbiamo invece rafforzato il senso di solidarietà trentina nella valle dimostrando che per il suo progresso economico noi trentini sacrifichiamo almeno temporaneamente un ideale, per il quale abbiamo combattuto da anni. Io ho l’intima fiducia che verrà presto il giorno in cui vi si potrà chiedere un ricambio di solidarietà, che anche voi ci aiuterete a promuovere la continuazione della Lavis-Cembra. Con questi sensi termino invitandovi a gridare Viva Fiemme, viva il Trentino. (Evviva, applausi, ovazione all’on. Degasperi). Fiemmazzi! Con piacere saluto le antiche bandiere dei vostri liberi comuni e comprendo tutta la vostra fierezza e la reazione che vi nasce nell’animo contro chi vi ha descritti come pecore, soggette alle arti subdole di pochi. Ma in questo momento è il consigliere di Trento che vi parla e vi dice di non lasciarvi provocare a sensi ostili contro la città che per noi sarà sempre il centro del paese. A Trento non tutti la pensano come i comizianti. Fiemme rimarrà sempre unita al Trentino, rimarrà sempre italiana (applausi). Verrà tempo in cui la storia dovrà ammettere che proprio noi, chiamati oggi traditori nazionali, abbiamo invece rafforzato il senso di solidarietà trentina nella valle dimostrando che per il suo progresso economico noi trentini sacrifichiamo almeno temporaneamente un ideale, per il quale abbiamo combattuto da anni. Io ho l’intima fiducia che verrà presto il giorno in cui vi si potrà chiedere un ricambio di solidarietà, che anche voi ci aiuterete a promuovere la continuazione della Lavis-Cembra. Con questi sensi termino invitandovi a gridare Viva Fiemme, viva il Trentino. (Evviva, applausi, ovazione all’on. Degasperi).

E poi noi deputati abbiamo dovuto concludere: Ci sono troppe forze e troppe circostanze che propendono per S. Lugano. Se non oggi, sarà domani che i fiemmazzi con noi o contro di noi l’avranno! Allora per Cembra non si avrà più niente. Nella presente combinazione abbiamo quindi visto l’unico mezzo di salvare un buon tratto di linea fino a Cembra e almeno la possibilità della sua continuazione. Ecco perch’io anche essendo consigliere municipale di Trento, ritenni di dover aderire alla proposta. Certo la città di Trento aveva diritto di difendere i suoi interessi, di insistere per una soluzione migliore, fino che lo crede possibile, ma quello che non è giusto è che nei suoi comizi si voglia falsare e cancellare la volontà della maggioranza di Fiemme, dando da intendere che i fiammazzi sono spinti dai deputati, e non invece i deputati che devono pur tener conto della volontà e dei bisogni del popolo (applausi). Ora in Fiemme, perché l’opposizione alla linea di S. Lugano come tale non attecchisce, si va dicendo che è troppo cara e che manda in rovina i comuni.

Non noi abbiamo sparso in Fiemme la zizzania, ma i nostri avversari incorsero a tutte le arti, fino alle denigrazioni personali, perché avevano paura d’affrontare la questione nei suoi veri termini. Per noi nella questione di Fiemme non ci furono né popolari né liberali, né socialisti, ma solo fiammazzi ed oggi qui sotto le libere bandiere dei vostri comuni non vedo che fiammazzi (applausi). Una volta la concordia c’era, ma chi l’ha rotta?

Il banchetto in onore di Mons. Dott. de Gentili. Il brindisi dell'on. Degasperi

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Ma più grande fu ancora la nostra ammirazione quando abbiamo visto che mano mano che cresceva le sua personalità scompariva la sua individualità e più si teneva nell’ombra l’individuo, perché sovratutto rifulgesse il principio e dominasse sola la causa, cui egli e noi siamo chiamati a servire. Ed ecco la ragione del nostro ossequio, ecco perché sentiamo ch’egli non solo nella carica, ma nello spirito, è il capo delle nostre associazioni cattoliche. Gli avversari hanno scritto come per ischerno che Don Gentili ci ha imposta la dittatura, tanto forse per confermare col Manzoni che il povero senno umano cozza spesso coi fantasmi creati da sé. Ma del resto comprendiamo la dispettosa meraviglia degli avversari nel vedere che noi benché siamo parchi per i nostri capi di aggettivi laudativi, di epiteta ornantia e di maiuscole, di elogi, epitaffi e mausolei, altrettanto siamo ricchi di disposizioni e di raccomandazioni per la disciplina, per la concordia. Signori, un dittatore non ha seguaci, ma servi, non collaboratori, ma meccanici esecutori. E noi tutti invece, quanti lavoriamo nel campo cattolico, siamo qui uomini liberi che oggi come altre volte nel nostro passato, nei momenti di debolezza o di differenza chiediamo al presidente del Comitato Diocesano la parola dell’incoraggiamento e della concordia; e l’abbiamo chiesta e la chiederemo a lui, non solo perché lo crediamo migliore di noi, ma perché l’insegnamento ch’egli ci dà lo fa risalire alla Chiesa, al nostro Vescovo, al Papa, nei quali egli ci addita di trovare le ragioni del nostro lavoro e della nostra disciplina. Sì che oggi noi possiamo esser lieti che l’onorificenza pontificia venga a dare espressione esteriore a quell’autorità di mons. Gentili, si basi sulla stima della sua persona e sul consenso al suo indirizzo. Amici! La vita militante dell’azione cattolica è un po’ vita di campo, lontana dal focolare domestico e dagli affetti familiari e oramai dall’uomo di vita pubblica il pubblico pretende che non viva se non per lui. Ma questa sera, poiché oltre che al capo vogliamo pur esprimere i nostri auguri, anche all’amico, a me pare di non poterlo far meglio che congiungendo alla sua persona che sta sul proscenio della vita pubblica il nome venerato di un’altra che sta nell’ombra ma alla quale egli è congiunto da tenerissimo affetto. Penso alla sua mamma ottuagenaria e mandando il pensiero riverente a Lei, nell’occasione che festeggiamo il figlio, mi pare d’includere nell’augurio l’uomo intiero, come venne alla ribalta per una umile vita di lavoro, come vive nella modestia della sua distinta posizione sociale, come auguriamo sia felice nei lunghi anni che rimarrà l’orgoglio di Lei e l’orgoglio nostro».

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