Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'evoluzione della cultura e la stampa quotidiana

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Perché abbiamo dormito finora? Io ritorno logicamente là, donde sono partito. Perché non abbiamo compreso l’evoluzione dei tempi nostri, perché della vita che ci trascorre dinanzi non abbiamo avuto la concezione dinamica e reale. Perché noi cristiani, noi credenti abbiamo formato la grande massa inconscia fra i lettori, gli abbonati di siffatti giornali? Perché non avevamo compreso il compito fatale della stampa, quale organo della cultura contemporanea.

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400736
Murri, Romolo 38 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
  • Politica
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Noi abbiamo anche oggi una fede minuziosa, speculatrice, avida di istruzioni teoriche e di deduzioni, capziosa; una filosofia della fede la quale traduce e ritraduce nei termini della cultura umana i dati di questa, indaga i misteri e vi costruisce attorno sapienti ma labili impalcature di concetti filosofici e scientifici. Questa è industria umana, signori, curiosità celebrale, compiacimento di esteti o di professionisti, sapienza messa insieme studiando Aristotele o il Maestro delle sentenze o i naturalisti contemporanei; scienza che può essere anche in coscienze tristi, che non sostituisce la fede e spesso anche non la favorisce.

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Ogni uomo, lo abbiamo veduto nei giorni scorsi, ha bisogno, per la sua attività morale, di una risposta ai problemi ultimi dell'essere e del valore della vita e delle cose: tali risposte non ci vengono date dalla scienza né da qualsiasi ramo del sapere positivo; e la stessa infinita varietà di soluzioni pratiche da individuo a individuo mostra che intervengono in esse ragioni ed elementi soggettivi, immensurabili: una intuizione delle cose e del mondo, spesso inconsapevole, una valutazione morale rispondente agli stati interni di ciascuna coscienza, un giudizio appoggiato sull'autorità, riconosciuta o subita, di affermazioni altrui, sono i precedenti di tali risposte; ed esse, cioè le credenze le quali dirigono l'azione morale di ciascuno di noi, costituiscono la nostra fede.

Pagina 113

Ognuno di voi ha l'esperienza di ciò che egli è interiormente; per variar di opinioni filosofiche, l'esperienza che noi abbiamo di noi stessi non muta, l'esperienza di essere ciò che siamo interiormente, null'altro che volontà, nihil aliud quam voluntates, e di agire come agiamo, vale a dire conoscendo l'oggetto della nostra azione ed il risultato che vogliamo ottenere con questa, scegliendo fra le diverse forme di attività, deliberando, anche, spesso fra l'agire ed il non agire; capaci di abbandonarci ad azioni spontanee o, come dicono, riflesse, provocate cioè da stimoli esterni ai quali i sensi reagiscono senza nostra deliberazione, ma anche capaci di inibire i nostri nervi motori, di dirigere il corso delle nostre emozioni, di accumulare energie per riversarle consapevolmente, quando l'ora ci parrà giunta, sull'atto rivolto ad un certo segno.

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È necessario avere il cuore dove è il nostro tesoro; interrompere di quando in quando l'esteriorità e la spontaneità della nostra vita; ritirarci in noi stessi, gittare gli occhi nell'intricato groviglio dei nostri stati di coscienza, vedere che cosa ci è venuto dal mondo esterno, che cosa è spuntato nelle umide penombre della nostra coscienza, misurare il cammino percorso e la distanza dai nostri ideali, dagli scopi voluti raggiungere e forse ancora lontani, vedere, insomma, quale è il nostro posto nel mondo delle anime e delle coscienze, sia per riguardo a Dio sia per riguardo a coloro che amiamo e verso i quali abbiamo dei doveri. Colui al quale la coscienza è quasi un estraneo non ha il diritto di chiamarsi cristiano; poiché il primo atto che il cristianesimo ci chiede è appunto la formazione di quest'uomo nuovo, interiore, spirituale, vivente di fede e di carità; la formazione cioè di una coscienza nostra, luminosa e alacre in Cristo.

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E nei rapporti col prossimo e con la società la severa norma di bene che abbiamo detto esige anche abnegazione sincera e costante: la vita civile è ancora un campo aperto di competizioni, di lotte, di cupidigie quasi feroci nelle quali molti, purtroppo, si armano delle più violente e insidiose maniere di nuocere e di vincere, sbarazzandosi di ogni ostacolo; e lo spirito evangelico, specie quando esso comanda di resistere e di agir contro, non può parere, come non parve a D. Abbondio, il miglior mezzo per far la sua via fra i violenti e gli astuti, od anche solo per vivere in pace.

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Questo che io dico non vi parrà strano, dopo che abbiamo veduto come la più alta forma di vita della coscienza è l'unità e l'armonia di tutto l'essere umano, posseduto nella piena consapevolezza delle attitudini e dei fini suoi e nella ricerca, la quale è insieme parziale raggiungimento, di un termine che sia come la perfetta espansione dell'essere stesso nel bene.

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La teologia stessa ha forse inconsapevolmente favorito, nei secoli della decadenza, alcune maniere poco felici di porre il problema del contrasto fra la natura e la grazia, per un processo logico di realizzazione delle astrazioni al quale abbiamo già altrove accennato.

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Qualche cosa di simile abbiamo visto avvenire in certe epoche ed in certi luoghi anche nella Chiesa cattolica, e la tradizione umana, necrosata, affaticarsi a comprimere la continuità vivente e rinnovatrice dell'opera divina nelle anime. Nel cattolicismo, tuttavia, l'iniziativa religiosa acquista dall'esempio e dallo spirito di Cristo una forza che è più difficile combattere e soffocare.

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Il primo, e forse è il più grave, perché è l'errore più frequente in quelli i quali debbono insegnare le parole e l'esempio del Cristo, è l'eccessivo intellettualismo; analizzando curiosamente i termini logici della figura di Gesù, risolvendola in simboli e significazioni astratte, la abbiamo talora allontanata dal nostro cuore ed abbiamo illanguidito il suono della sua parola nelle anime; solenne rimane, ma troppo spesso dimenticato, l'esempio di Bisanzio, dove, nel marcire di tutta la vita privata e sociale, le dispute teologiche assunsero una estensione ed una importanza esorbitanti e ridicolamente vane.

Pagina 172

Quanto poco lo abbiamo nell'animo e nella coscienza, Maestro dolce ed amato! Come scialba e fredda e volgare è l'arte che ce ne presenta la figura! Come stantia e convenzionale, spesso, la parola che nelle chiese ce ne ripete i detti e ne propone l'esempio!

Pagina 173

Per il messaggero abbiamo dimenticato il messaggio. E del messaggero cerchiamo il potere taumaturgo non la parola rivelatrice.

Pagina 173

Il fatto religioso, che abbiamo sinora esaminato come cosa delle coscienze singole, ci ha già tuttavia presentato delle caratteristiche per le quali esso apparisce nella natura sua come fatto d'indole eminentemente sociale. La religione colloca l'uomo al suo posto nel mondo delle realtà in sé ed invisibili; essa spoglia la coscienza dalle illusioni di ciò che è concreto, individuale e passeggero, stabilisce dei rapporti di anime, ispirati dai fini comuni e perenni dell'esistenza, sopra ai rapporti di individui aventi un determinato posto nello spazio e nel tempo e delle cose fugaci alle quali essi attaccano il loro essere, tende a creare l'unione delle volontà nel bene e la comunione fraterna dei beni spirituali che sono appunto i più intimi e delicati tesori interni dello spirito: il quale è chiamato ad effondersi, prodigarsi, diremmo quasi a socializzarsi nella carità e in Dio.

Pagina 174

Questo processo di purificazione delle rappresentazioni del mondo da ciò che esse hanno di grossolano e di concreto e di unificazione delle volontà, è, abbiamo detto, lo scopo della religione.

Pagina 174

Se ciò che vi è di più umano nell'uomo, la tecnica, la politica, il diritto è principio di associazione ed impulso ad un crescente progresso di essa; se, come abbiamo veduto, le nostre anime sono come plasmate di elementi rappresentativi ed affettivi penetrati in noi dal mondo circostante, e, mentre tutta questa materia spirituale — permettetemi la parola — ci viene dal di fuori e ci appartiene in comune, nostra è a pena la consapevolezza maggiore o minore di quello che noi, plasmati di questa comune materia, spiritualmente siamo, ci è necessario concludere da tutto quel che siamo venuti dicendo sin qui, nei giorni scorsi, che di tutti i fatti umani la religione, principio primo della vita delle coscienze, è il fatto più intimamente e profondamente sociale.

Pagina 175

E noi abbiamo avuto anche, in uno di questi nostri discorsi sulla carità, occasione di vedere come l'unione doverosa nel cristianesimo non può esaurire l'intima forza di associazione che è nella carità: ma via via che gli animi sono maggiormente penetrati di questa, essi sentono il bisogno di più intime associazioni, sino a porre tutto in comune quel che essi hanno, a negarsi il diritto di proprietà individuale, a mettere tutta la loro vita a disposizione di un volere collettivo e d'una autorità liberamente costituita e accettata.

Pagina 178

Nella vita della natura, la più intima radice della nostra attività è l'insufficienza di ciò che costituisce inizialmente il nostro io, di ciò che siamo in noi medesimi, e il bisogno fisico, fisiologico, psichico che ci spinge a cercare fuori di noi, intorno a noi, le cose delle quali abbiamo bisogno per trasfonderle nel nostro essere, impossessarcene, assimilarle ed arricchirne così la nostra esistenza. Prima ancora che incominci la serie delle nostre impressioni dal mondo esterno, prima che abbiamo qualsiasi notizia di ciò che è non-noi, fuori di noi, il nostro piccolo essere irrequieto anela e si volge, per un senso intimo di bisogni varii, a chi od a ciò che da fuori deve venire in noi per appagarci e divenire noi stessi.

Pagina 18

Il rapporto religioso è bensì fra Dio e ciascuno di noi, come abbiamo veduto; solo le anime singole realizzano, é vero, i fini ultimi di esso, senza tuttavia prescindere dalla comunione di anime alla quale apparteniamo, ma anzi per mezzo di essa ed in essa. Garante della bontà della nostra conoscenza delle cose spirituali e delle conseguenti nostre direzioni etiche, la Chiesa è anche responsabile della nostra formazione religiosa, della trasmissione delle nostre anime al loro scopo supremo, per la parte che riguarda sia le norme stabilite per l'azione collettiva, sia anche quel processo di tradizioni e di abitudini d'ordine sociale in cui le anime trovano l'alimento e la vita, come nel corso di questo mese abbiamo sovente avuto occasione di notare.

Pagina 183

Abbiamo veduto costituita, ne' suoi vari elementi di vita spirituale, la società dei fedeli; un passo ancora, un altro rito, e noi coglieremo la piena espressione simbolica della sua vita, il centro, figurativo insieme ed effettuale, di questa.

Pagina 202

Quindi appunto, come abbiamo detto che, se Gesù non era Dio, dunque egli non poteva avere rivelato l'assoluto della coscienza religiosa, la religione definitivamente vera, noi diciamo ora che, se l'eucarestia non contiene Dio vero e presente, essa non può essere il rito della comunione delle anime; poiché manca ciò che veramente unisce queste anime o con Dio o fra di esse, manca cioè Dio stesso. Il dogma della presenza reale salva quindi e garantisce questa verità del rito centrale del Cristianesimo e l'efficacia di esso: nell'eucarestia noi entriamo in contatto vivo e personale, benché spirituale, con la realtà divina, con il Dio che ha già assunto a sé l'umanità, l'umanità di Gesù Cristo, che fa di essa come il tramite d'una nuova e più vasta unione fra tutti i credenti ed il loro Padre celeste.

Pagina 205

Abbiamo, in alcuni discorsi precedenti, esaminato la vita e lo sviluppo della coscienza morale nell'uomo, e la parte grandissima che l'educazione della coscienza ha nella vita religiosa cristiana.

Pagina 211

Abbiamo veduto anche, tuttavia, come, nelle condizioni presenti della nostra vita fisica e dei rapporti di essa col mondo esterno, una certa multiformità e variabilità di stati di coscienza, nella varia corrente del pensiero e degli affetti, sia legge della vita del nostro spirito; ed osservato quanto lontano la grande maggioranza dei cristiani rimanga dalla santità, che è caratterizzata appunto dal fissarsi del volere in Dio e nel bene, e dal far consapevolmente confluire a questo scopo comune tutta la propria attività interna ed esterna.

Pagina 211

Anche in questo caso noi abbiamo il contrasto di due stati di coscienza, diversi, oltreché pel contenuto loro, per il diverso atteggiamento del volere che spinge l'uno a premunirsi in qualche modo contro il ripetersi dell'atto che dispiace; ma non abbiamo ancora la voce della coscienza reclamante per il male compiuto e per il dovere offeso nel nome stesso del bene e del dovere, concepiti come norme estrasoggettive ed assolute della condotta.

Pagina 216

Così il pentimento non è che la volontà del bene opposta a ogni male che si commette sulla terra, ma in particolar modo al male insinuatosi in noi medesimi, per debolezza nostra, per sorpresa, per possenti suggestioni, vittoriose forse un momento del volere buono; è la carità stessa, principio, come abbiamo veduto, di ogni vita morale nel cristianesimo: è, nella caratteristica sua, un episodio nelle vicende della lotta dell'anima per il trionfo sul male e sull'incosciente e per il possesso di sé medesima. E questo pentimento ha quindi virtù di far più intenso il volere del bene; esso ridà all'anima la consapevolezza di una forza che non è da essa, ma che è a disposizione di essa, di una bontà che sale, soffrendo e perdonando, verso la pienezza del bene.

Pagina 218

E se all'attitudine, che è in ciascuno di noi, ad una degna e umana vita di pensiero, di giustizia, di operosità fraterna, di bene e di amore, così poco risponde e più spesso ancora così stranamente contraddice l'effetto, dove dobbiamo cercarne le cause se non in questa forza impellente e quasi cieca con la quale noi vogliamo noi stessi, senza discernimento e senza misura, nel falso concetto che abbiamo di ciò che ci conviene e ci giova veracemente o nella debolezza per la quale la volontà nostra, accogliendo o subendo impulsi e determinazioni inferiori, diviene cattiva?

Pagina 22

Perché e come noi, figli e ministri di Dio, abbiamo disimparato le parole che commuovono e trascinano le folle, che raccolgono qui, intorno a questi nostri altari, le anime, assetate di redenzione e di bontà, e le preparano a portare con sé nella vita l'alito caldo d'una speranza divina?

Pagina 257

Ma poiché, cristiani, noi abbiamo tutti a cuore, laici o sacerdoti, il fiorire della vita cristiana, e poiché nella Chiesa l'ufficio di destarla ed alimentarla e difenderla nelle anime è più specialmente affidato ai sacerdoti, noi dobbiamo seguire con occhio sollecito e con vigile desiderio l'opera di apostolato che esso deve compiere, e portare ad essa in contributo non solo l'aiuto che può talora esserci chiesto, ma il consenso spirituale di fratelli, la docile umiltà di seguaci e discepoli.

Pagina 258

E per l'opera tacita umile fiduciosa di ciascuna anima, questo immenso organismo che noi abbiamo veduto essere la gerarchia ecclesiastica acquisterà, nel promuovere dovunque ed in tutti i modi le cause del bene, una efficacia uguale alle necessità dei tempi od al divino ideale di bene che è il cristianesimo: e l'iniziativa risoluta, vigorosa, possente nel bene tornerà ad essere la prima e più stimata virtù di tutti coloro i quali danno sé stessi, senza riserve e senza rimpianti, alla cultura del bene nelle anime. Che se le anime timide inerti povere sfruttano le grandi istituzioni e le grandi cause, il fermo convincimento e il coraggio audace le promuovono e le fanno crescere; né può dare la ricchezza e i tesori della vita se non l'anima che ne ribocca.

Pagina 260

La mortificazione della carne è, abbiamo veduto già, dovere essenziale nella vita cristiana. Alcune forme di mortificazione, riguardanti più specialmente la quantità e la qualità dei cibi, vengono imposte dalla Chiesa a tutti i fedeli, negli stessi giorni, e sovente in preparazione di certe maggiori solennità, con manifesto carattere sociale; notevolissimi i giorni di digiuno delle quattro tempora, nei quali i fedeli sono invitati a far penitenza e speciali preghiere perché lo Spirito santo dia alla Chiesa sacerdoti fedeli e operosi, pastori e non lupi né cani muti.

Pagina 267

L'esame è tanto più necessario in quanto, come abbiamo veduto, il cristianesimo per molte anime ha preso consistenza in una serie di credenze astratte, cui la vita non rende testimonianza, e di riti esterni, sì che poi la sostanza vera di esso ci sfugge: e la nostra illusione giunge a tal segno che spesso crediamo di essere religiosi quando ai riti cristiani veniamo a chiedere, con preoccupazioni interamente naturalistiche e pagane, qualche cosa male desiderata, o per l'oggetto stesso o per il disordine che è nel nostro desiderio, a chiedere in somma e cercare noi stessi.

Pagina 27

Noi cristiani abbiamo nel nostro antichissimo credo un articolo il quale ci parla appunto di questa società d'anime o comunione dei santi. È un aspetto solo della dottrina che abbiamo esaminato; una famiglia più ristretta, e in qualche senso separata dal resto, nella grande famiglia delle anime umane; uno speciale vincolo, quello che è posto dalla santità, o dalla vita interiore delle anime cristiane. I credenti sparsi pel mondo, quelli che, vissuti un giorno, riposano nel Signore, i nuovi venuti che, prima di acquistare conoscenza di sé, sono messi dai sacramenti in mezzo a questa circolazione di vita che è la Chiesa invisibile, ed anche altri esseri, partecipanti per altre vie e con altre nature la realtà dell'essere spirituale, ma raccolti intorno a Dio come a centro e quiete delle loro aspirazioni costituiscono tutti insieme una società in cui rapporti frequenti corrono fra tutti i socii e che una vita divina alimenta e governa.

Pagina 274

Si pensa ai santi, non per coltivare in sé uguali affetti, ma per ottenere favori terreni, come i pagani pensavano ai loro dei; si vive con i prossimi, ma una vita di natura, di affetti, di simpatie, di antipatie, di rivalità personali, non una vita affettuosamente fraterna in Dio; a Dio stesso, a Cristo, abbiamo veduto quanto poco e male pensino i nostri cristiani.

Pagina 279

La speranza cristiana, constatiamolo subito, afferma, nell'articolo del credo che è soggetto di questa nostra conversazione, la vita eterna: vale a dire la continuità della vita dello spirito, che la morte modifica parzialmente ma non sopprime; vita che ha carattere di prova, di qua, e che dopo la morte assume invece carattere di pena o di premio o di temporanea espiazione non meritoria, secondo le risultanze della nostra opera morale, su le quali, come abbiamo veduto ieri, ci illuminerà il giudizio.

Pagina 289

E tale fatto perdura, anche nell'attenuarsi di quel pregiudizio materialistico del quale abbiamo spesso parlato e che ottuse così fortemente il senso delle cose spirituali; mostrando con ciò di aver delle cause più profonde e più durature.

Pagina 289

E forse troppo, spinti da questo spontaneo desiderio di egoismo, noi abbiamo cercato e presunto di sapere sulle condizioni concrete di questa vita futura. E per raffigurarcela, noi abbiamo spesso attinto a quegli elementi terreni e corporei che dovevamo invece eliminare con cura. Se non l'egoismo, un senso individualistico, che è in noi per effetto della limitatezza del nostro essere fisico, ci fa dare alla vita futura il carattere di godimenti o di pene strettamente personali e prevalentemente fisiche, come quelle che proviamo quaggiù. Una maggiore penetrazione dei caratteri del nostro essere spirituale ci avvertirebbe che spesso siamo, insistendo su imagini ed aspirazioni corporee, su falsa via. S. Paolo ci avverte che i beni di là non hanno alcun sicuro elemento di espressione o di raffronto, sono, sostanzialmente, beni di pensiero e di volontà, di contemplazione e di amore. Sull'esercizio delle facoltà interiori, sui fatti di pura coscienza, sugli elementi spirituali, che sono poi anche, come abbiamo visto, così profondamente sociali, converrebbe fondarsi per farsi un giudizio meno lontano dei beni che attendiamo di là.

Pagina 294

Noi abbiamo anche un bel meravigliarci del rapido allontanarsi del popolo dal Vangelo e dalla Chiesa: sinché la vita cristiana non renderà a questo popolo i servigii che essa è chiamata a rendergli, anche nel campo della giustizia e della dignità umana, e sinché la religione potrà essere ad esso presentata con qualche successo come una rete tesa agli ingenui per legarne le mani ed i piedi, la defezione continuerà; ed il mondo parrà allontanarsi dal Cristo, per tornargli invece più vicino quando il precetto di lui gli sarà rivelato, da altri cristiani, in tutta la sua pienezza.

Pagina 68

Ora per entrare nel regno dei cieli conviene, in un senso che è vero per tutti, lasciare le ricchezze ed i beni della terra, dividersi da essi, farsi poveri in ispirito, per effetto di quel profondo invertimento nel giudizio dei valori e delle realtà che noi abbiamo già esaminato e che costituisce la base stessa del cristianesimo. C'è dunque un equivalente psicologico delle ricchezze esteriori possedute, una ricchezza in ispirito, con la quale non si entra nel regno dei cieli, vale a dire nella vita religiosa; e che rende difficilissimo l'ingresso in questa a coloro che sono realmente ricchi. Frenare le passioni, privarsi dei piaceri carnali quando un alto scopo spirituale non li nobiliti, nel matrimonio religiosamente inteso e praticato, sottoporre l' uso delle proprie facoltà e dei proprii beni ad una giusta misura che indichi sempre presente il riferimento di essi a beni ulteriori e spirituali è il contrario dell'amare le soddisfazioni organiche e le ricchezze per sé medesime, sotto l'impulso della cupidigia cieca ed esclusiva dell'uomo animale. Per questo io vi dissi già da principio che tale rinnegamento dell'egoismo individualistico era il punto di partenza della vita religiosa; e non vi sorprenderà quindi il vedere come ora, a proposito dell'osservanza della legge cristiana nella sua pienezza, che è appunto questa legge dell'amore intesa nel suo significato più intimo e comprensivo, noi abbiamo veduto come proprio in questa osservanza è il rinnegamento pratico ed effettivo dell'egoismo. E se alcuno esaminasse studiosamente la storia comparata delle religioni verrebbe, crediamo, alla conclusione che mentre la giustizia, una certa solidarietà, l'ossequio e l'amore del Dio sono cose comuni ad altre religioni ed anime religiose, proprio del cristianesimo è l'aver posto così alto questo precetto dell'amor fraterno, come fonte di obbligazioni positive verso tutti gli uomini: sicché gli apparirebbe meravigliosamente esatta la parola di Gesù Cristo: in questo riconosceranno gli uomini che voi siete miei discepoli, che vi amerete gli uni gli altri come fratelli.

Pagina 82

Questa ricchezza interiore è, lo abbiamo veduto, amore; ora l' amore è volontà e la volontà azione.

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Abbiamo veduto a grandi tratti, nei giorni scorsi, principii fondamentali della vita morale nel cristianesimo e le direzioni che questo tende ad imprimere alla coscienza e quindi all'attività interiore ed esterna dell'uomo.

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La nostra politica

401091
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1907
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 315-321.
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Abbiamo noi una politica? La domanda non è ingenua; ed escludo che abbia una punta anche leggera di ironia: è una semplice costatazione di fatto.

Pagina 316

Prefazione alla seconda edizione

401159
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, VII-IX.
  • Politica
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Degli elementi storici del cristianesimo, quale ci si offre oggi fra noi in coloro che ne hanno fatto oggetto di riflessione scientifica o di insegnamento pastorale, ed in coloro che lo vivono e praticano, ne abbiamo posto specialmente in rilievo alcuni, quelli che ci parevano più conformi all'essere vero del cristianesimo, al valore sostanziale delle sue dottrine e dei suoi precetti. Mancano, naturalmente, in questi discorsi le giustificazioni dell'uso da noi fatto di questi dati teorici sulle dottrine e sul rito cristiano; la giustificazione della nostra scelta è, o dovrebbe essere, nell'insieme, nel valore dell'impressione che essi possono produrre sugli animi, nell'efficacia dell'insegnamento così presentato; efficacia la quale è data dalla corrispondenza di questo con la segreta attesa dell'anima fatta vigile dalla parola interiore.

Pagina VII

Sedici mesi di amministrazione

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Sturzo, Luigi 4 occorrenze
  • 1907
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 306-314.
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Più difficile di tutti gli affari la riorganizzazione del corpo delle G[uardie] M[unicipali].Ricordatevi dello stato in cui lo abbiamo trovato: scissioni interne, disservizio esterno; unanime

Pagina 308

Però, se è stato grave quest'onda di malcontento, abbiamo avuto la forza, e Io dico con orgoglio, di reggerla e di superarla con sincerità e schiettezza.

Pagina 308

Noi abbiamo voluto sgombrare il terreno delle cose personali, le più difficili, sotto l'influsso del sentirci puri, incontrando tutte le difficoltà senza tergiversare.

Pagina 308

C'è stato altro ancora; abbiamo trovato in quasi tutti gli uffici personale senza nomina, scritturali avventizi, posizioni irregolari. Molti premevano pei posti, pei favori; si credeva che l'amicizia, il voto, il partito, dovessero avere il loro tributo; invece abbiamo voluto sistemare le posizioni incerte; determinare obblighi, togliere ragioni a pendenze incresciose; e così nessun amico abbiamo accresciuto al partito, molti scontenti abbiamo fatto; di molto abbiamo deluso le speranze.

Pagina 309

Il Parlamentarismo in Italia e la funzione del partito socialista

402481
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 166-191.
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Le condizioni parlamentari delle quali abbiamo parlato riflettono evidentemente quelle più vaste della vita pubblica nel nostro paese. La maggioranza parlamentare è malata del male di questo; un breve esame dello stato delle cose ce ne persuaderà. Ma ci permetta prima il lettore una digressione.

Pagina 176

Nel caso nostro noi abbiamo questo fatto: 508 cittadini del regno, scelti periodicamente dai maschi di una certa età e che abbiano certi requisiti, divisi in associazioni o collegi politici, si adunano in certi periodi dell'anno, designano alla corona uno di loro che assume la responsabilità del governo, danno a quest'uomo i coadiutori dei quali ha bisogno, e poi compiono, condotti da questo governo che è carne della loro carne, la funzione legislativa, e seguono, nelle discussioni dei bilanci e per altre vie, e controllano tutte le varie attività dello Stato. La conoscenza puramente storica e anneddotica si limita a seguire le discussioni parlamentari, le crisi ministeriali, gli intrighi di corridoio, per quanto appariscono; la conoscenza scientifica dovrebbe da questa attività esteriore e superficiale risalire ai suoi precedenti ed alle cause profonde; ristabilire intiero il processo della nostra vita pubblica, e, in questo, il nesso che lega- gli eletti agli elettori e questi a tutto il restante paese, e spiegare, con questo esame di tutte le varie condizioni dalle quali emerge e di tutte le attività private e sociali che ne determinano il corso, l'andamento della vita pubblica del paese.

Pagina 178

Il bivio della politica ecclesiastica in Italia (colloquio con un giornalista)

403747
Murri, Romolo 3 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 138-148.
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Sapendo la presenza in Roma di don Romolo Murri e conoscendo — ne abbiamo anche informato largamente i no stri lettori — le molte questioni ed opposizioni di vario genere alle quali ha dato luogo la condotta politica sua e della Lega Democratica Nazionale, abbiamo voluto rivolgerci a lui per avere preciso il pensiero del fondatore di questa Lega sui principali argomenti che si ricollegano all'attività di essa; ed egli ci ha cortesemente favorito, con la consueta sua schiettezza e lucidità, interessanti spiegazioni, che daremo qui con la massima possibile fedeltà e che ci sembra gettino molta luce sulla condotta dei cattolici italiani nel presente momento politico.

Pagina 138

— Ha veduto — gli abbiamo chiesto — un giornale di Milano che la accusava quasi di voler mettersi d'accordo con glianticlericali?

Pagina 140

Il primo punto sul quale abbiamo interrogato don Murri riguardava il suo ultimo articolo pubblicato dal Rinnovamento, intorno a un libro del Nitti sul partito radicale; una dichiarazione contenuta in quell'articolo, secondo la quale il Murri tornava a manifestare la sua recisa ostilità per il clericalismo, provocava in questi giorni violente risposte della stampa clericale.

Pagina 140

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