Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La cultura presente e la riscossa cristiana. Discorso dello studente di filol. Alc. Degasperi al Congresso di Mezzocorona

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Abbiamo oltrepassato il punto estremo della decadenza o decaderemo sempre? Ovvero: il domani sarà la continuazione di oggi o la sua rigenerazione? — La risposta dipende da due cose: se cioè nella presente cultura, malgrado la decadenza generale, esistono tuttavia dei sintomi di rinascimento e se altri elementi, vergini delle colpe di oggi, siano condotti ad assumere la rappresentanza della cultura. Chi si pone a studiare le ultime tendenze del pensiero scientifico moderno con esame severo e spassionato, ne trova una la quale più che un fatto del secolo XIX, è una promessa per il XX. Risalendo per le rovine accumulate dalla critica scientifica ed osservando alla fine che cosa sia rimasto nell'ambito stesso della scienza, dopo le prove fallite, vi sorprendiamo una inclinazione, la quale necessariamente mira a ricostruire quell’edifizio di affermazioni che la scienza stessa aveva cercato di distruggere lungo tutta l’età moderna che precede. La filosofia positivista, respingendo il cristianesimo, si era assunto il gravissimo compito di spiegare naturalmente il problema delle origini e quello delle finalità dell’universo, ma fallito —— come provò il Brunetière - l’audace tentativo, spinta dall’autocritica, essa si vede ora sparire dinanzi ad uno ad uno quegli ostacoli, che impedivano il suo accostarsi al soprannaturale. In pari tempo la critica storica avanzata, la quale aveva attaccato con tutto l’impeto il cristianesimo dal lato storico, spinto in avanti l’esame dei decadimenti antichi, vi trova dei fatti irreduttibili a fenomeni naturali: Si ha quindi la prova della loro trascendenza, e in tal modo la critica storica viene ad impedire che la filosofia speculativa si converta solo ad una fede vaga e non ad un fatto concreto, il cristianesimo. E non è questo, o signori, un Sintomo di rinascimento per la nostra età, la cui decadenza si deve a coloro che in nome della scienza devastarono rumorosamente gli scudi contro la Religione? Ma c’e‘ di più. Sulla fine del secolo noi abbiamo assistito ad una rifioritura meravigliosa di quel sano idealismo, che pareva orami soffocato nella gola stagnante materialista. Nell’anno appunto in cui il Marxismo pareva rovinare sotto i colpi di una critica spietata, un soffio animatore, portante i germi di una futura primavera, passava sulla landa inaridita. Era Francesco Coppée, che sollevava nell'ora di un’infermità, l’ardente inno della fede; era P. Burger, l’acuto scrutatore della psiche parigina, che dichiarava la redenzione doversi aspettare solo dal cristianesimo; era Lemaitre, che proclamava la soluzione di tutte le questioni sociali essere evidentemente nel Vangelo; era Ferdinando Brunetière che dimostrava la necessità di credere; era infine Edoardo Rod che «incominciava a pensare alla cura delle anime». E mentre in Italia «la voce irosa del cantore di Satana si va addolcendo nella trepida invocazione a Maria», Antonio Fogazzaro si mostra sempre più lo scrittore credente, il cavaliere dello spirito, e il Butti e Matilde Serao accelerano di scritto in scritto la loro evoluzione intellettuale verso gli ideali cristiani. È vero: quest’indirizzo buono non è quello che domina la coltura di oggi; ma chi ci dice o signori, che non sia il vincitore di domani? Non è dunque arrischiata la conclusione: la curva della parabola e già oltrepassata, perchè il secolo XIX ci ha lasciato il germe del rinascimento: il crepuscolo in cui ci troviamo non è il crepuscolo della sera, a cui succede l’oscurità della notte, ma il crepuscolo del mattino, annunziatore di una giornata splendida e trionfale. Dicevo però, o signori, che il pronostico di una rinascenza generale è legato ad un’altra condizione necessaria. Difatti, la coltura nostra, non entrerà mai, malgrado i buoni sintomi, in pieno cristianesimo —— in cui la rinascenza — finché è rappresentata da elementi anticristiani e decadenti. Bisogna con schiere nuove, irresponsabili delle colpe di oggi e rigogliose di forza intima di fronte all’avvenire, agitino coraggiosamente la bandiera del rinascimento portata in mezzo al campo, ed applichino alla nostra vita intellettuale tutta l’energia riedificatrice, che proviene da ideali e principi immutabili. Perchè è chiaro, o signori, che la decadenza della cultura moderna, viene a fondersi nelle cause e nello svolgimento con tutta l’immane decadenza economica e civile della borghesia e col rovinare di quella che si chiamò epoca liberale. Al principio di quest’epoca la borghesia liberale aveva monopolizzato come il capitale così la coltura e, favorita dalla preesistente divisione fra le scienze ecclesiastiche e civili, fece sì che essa venisse via via liberandosi di ogni influenza religiosa. In tal maniera la cultura diventò interprete sempre più fedele — fino a Nietzsche — di quelle classi, le quali si allontanavano con moto sempre più celere dalle idee sociali del Vangelo di amore. Il rimedio vuol essere quindi radicale ed evidentemente far parte di quella che si dice soluzione della questione sociale. Ora, o signori, la Chiesa cattolica assumendosi davanti al mondo l’incarico di portare tale soluzione più avanti che sia possibile, ha comandato implicitamente un generale riavvicinamento dei cattolici alla vita moderna e ha ordinato una rapida mossa di riconquista su tutta la linea. Gli è così che i cattolici sono condotti ora, ai primi passi del secolo XX, ad una riscossa cristiana nel campo della cultura. Solo a questo patto il rinascimento sarà possibile. Non illudiamoci però: Il movimento ascensionale sarà molto lento. La tattica delle ritirata in uso da cinquant’anni in qua, di fronte a quel desiderio di innovazioni, di critica, di ricerca, di libertà che affatica il pensiero moderno — per la quale giornali di cultura, riviste, letteratura amena, manuali di scienze, tutto fu lasciato in mano al liberalismo dominante, ha creato nei cattolici (è inutile il nasconderlo) troppo infiacchimento e troppi pregiudizi. Ed è doloroso il vedere come il pretendere maggior equanimità nel giudizio degli uomini e degli scritti, il domandare che la si rompa una volta coll’accademia e colla rettorica, che si curi di più la forma moderna, venga da troppi cattolici ritenuto come un essere disposti a recedere dai giusti principi di intransigenza. «I cosiddetti circoli cattolici intelligenti, deplora il d.r Ratzinger, predicano di continuo moderazione e assenteismo là dove converrebbe agire personalmente». Ma lasciamo, signori, le querele sopra un periodo che, volere o no, è già chiuso, e più che dire, facciamo, guardando all’avvenire. Rientriamo una volta nella cultura moderna, strappiamo ai nostri avversari quella supremazia. che dà loro tanto prestigio nella lotta contro la Chiesa. E ricominciamo dal popolo: dai giornali, dalle riviste, dalla stampa periodica, a cui tanti cattolici contribuiscono così miserabilmente perché sono così poco moderni. Non trascuriamo nella nostra educazione i sussidi dell’arte le correnti moderne della vita. E soprattutto studiamo, studiamo molto. Io vorrei, o colleghi, che ognuno di noi sentisse il dovere dello studio per due ragioni: l’una per il proprio onore, l’altra per contribuire con tutte le forze a questa riscossa cristiana. Oh! a queste nuove generazioni di cattolici, anche per un lavoro maggiore, non mancheranno davvero ideali affascinanti. Signori! È uscito dal Vaticano come un grande, immenso, fascio di luce di un potente riflettore elettrico: a questa luce nuova noi abbiamo visto grandeggiare fra le tenebre del paganesimo, le ruine di questa vecchia Europa crollante, e per entro le rovine una folla immensa gemere senza ristoro, e pochi gaudenti assidersi al banchetto del piacere. A questa vista siamo balzati su, quasi chiamati da uno squillo di riscossa, ed abbiamo piantato arditamente fra le rovine una grande bandiera bianca, la bandiera delle democrazia cristiana. Su questa bandiera era scritto: Amore e libertà. Ebbene, o signori, queste due parole saranno gli ideali e il contenuto della cultura avvenire. E i cattolici chiamati ora dai nuovi atteggiamenti della Chiesa al faticoso lavoro della ristorazione sociale, avranno nella cultura avvenire gran parte, anzi purché lo vogliano, la parte principale. Il secolo XIX ha lasciato al XX i germi del rinascimento; i migliori degli intellettuali fra i nostri avversari sono fra la «gente che si avvia», per noi si sono aperti nuovi orizzonti: ebbene, o cattolici de secolo XX, siamo uomini dei nostri tempi: alla riscossa.

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