Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

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Tutti per una

214921
Lavatelli, Anna 4 occorrenze
  • 1997
  • Piemme Junior
  • Casale Monferrato (AL)
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
  • w
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C'è il gruppo degli anziani di Villa Felice che è sempre disponibile, e in più il comune ci dà tutta l'assistenza di cui abbiamo bisogno. Però, se vuoi restare con noi qualche giorno, sei la benvenuta. In fondo sembri ancora una bambina anche tu. Quanti anni hai? - Diciotto - rispose lei in fretta. E poi chiese, incredula: - Davvero posso stare qui? - Sicuro. Io sono il direttore, sai? Tocca a me decidere, qui dentro. E poi, guarda, il mio consulente di fiducia ha già scelto per me. - Indicò sorridendo il cane, che si era acciambellato in braccio a lei. La ragazza sembrò non cogliere il tono scherzoso di quelle parole e lo ricambiò con uno sguardo pieno di gratitudine. - Vieni con me, ora. La signora Pinuccia ti mostrerà dove puoi dormire. A proposito, come ti chiami? - Amanda. - Amanda... e poi? - Amanda e basta - si affrettò a dire la ragazza, che sembrava scontenta d'essersi lasciata scappare di bocca il suo nome. Il professore capì d'aver fatto un passo falso e cercò subito di rimediare in qualche modo. - Amanda... Sai cosa vuol dire in latino? Vuol dire "da amare". È un bel nome, pieno di significato. - Sì, può darsi. Ma mia madre deve averlo trovato in qualche rivista femminile... Era il nome di un'attrice o di una cantante che le piaceva, almeno così m'ha raccontato una volta. Comunque, io me lo cambierei volentieri. «Non ne infilo una giusta con te, a quanto pare» pensò Virgilio Zambelli, grattandosi il mento. Senza più l'animo di chiedere altro, l'accompagnò dritto filato dalla Pinuccia. Soltanto Argo insisteva a volere simpatizzare con la ragazza e, nonostante i severi richiami del professore, continuò ad andarle tra i piedi su per le scale, a cercarne lo sguardo, ad annusarle le gambe e le natiche, sfrontatamente, come se trovasse in lei qualcosa di così familiare da giustificare tanta confidenza. Se fosse stato un uomo, e non un cane, si sarebbe potuto dire che si era innamorato.

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Non abbiamo diritti sui figli - provò a dire Virgilio Zambelli, prendendola a braccetto. - E poi, loro devono pensare al futuro... - Anche noi dovremmo pensarci, ogni tanto - fece la Pinuccia, scontenta. - Siamo vivi, no? Perché ci siamo lasciati il futuro dietro le spalle? Perché? Neanche il professore lo sapeva. Ma sentiva che la Pinuccia, con la sua logica elementare e impietosa, aveva toccato il cuore del problema.

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. - C'è che abbiamo trovato una bambina e quello là ce la vuol portar via. Ecco cosa c'è! - dichiarò Melchiorre. - Una bambina? Sul serio? E dov'è? - Qui, dottore. Venga a vedere - disse la Pinuccia. Lo prese per mano e lo accompagnò al letto dell'Attilio, in fondo alla camera. Dorotea dormiva tranquilla, i piccoli pugni sollevati vicino alla testa. Accucciato vicino al letto c'era Argo, che faceva la guardia. - Ah, pure il cane! Non morde, spero... - mormorò il dottore, impensierito. Poi si chinò a guardare la piccola. - Uh, quant'è carina! E che bell'aspetto sano... - Certo! - disse il maresciallo con orgoglio. - Noi ci sappiamo fare coi bambini. Potremmo tirarne su un esercito, di questi poppanti. - Sì, sì. Non ne dubito. Ma domani il direttore prenderà subito dei provvedimenti. Vi denuncerà, questo è certo, e la legge è dalla sua. - Un momento... - saltò su a dire l'Ernesto. - Siamo poi sicuri che la legge sia proprio dalla sua? - Ah, questo non lo so - sospirò il professor Zambelli, carezzando il cane per tenerlo quieto. - Il Bagliotti-Gagginis qualcosa da nascondere ce l'ha di certo. Ma se anche fosse, come potremmo dimostrare che abbia mai violato la legge? Chi di noi è in grado di provare una cosa simile? - Io. L'Ernesto s'era fatto avanti nello stupore generale, sicuro e deciso come non l'avevano mai visto. Li guardò tutti, uno per uno, come se sentisse improvvisamente il debito di affetto che aveva contratto con loro. - Tu? Proprio tu? - Certo, proprio io, Ernesto Fontana. È il mio lavoro: sono un avvocato! - Ah! - intervenne il maresciallo. - E non ci avevi mai detto niente... - E cosa ve ne facevate prima? - ribatté acido l'Ernesto. - Ci condivate i maccheroni? - Tentò un risolino sforzato, poi aggiunse, con amarezza: - Del resto anch'io non sapevo più che farmene. Ma adesso! Adesso è un'altra cosa. - Dunque? - chiese impaziente il dottor Pastori. - Dica come può, in concreto... - Se riesco ad entrare nello studio di quel bel soggetto... insomma... del Bagliotti-Gagginis voglio dire... Ecco, io sono quasi... quasi certo di trovare qualcosa che potrebbe aiutarci. Non dico proprio una prova provata, di quelle che l'incastrerebbero sui due piedi. Dico anche solo un vizio di forma, un appiglio, un cavillo legale... Insomma: a un buon avvocato basta poco, perbacco! E da Caino in giù siamo tutti colpevoli di qualche cosa. Volete che proprio lui sia l'eccezione? Che abbia percorso le strade della vita senza mai schizzarsi le scarpe di fango? - Ah, certo - riconobbero gli altri. - Figuriamoci se proprio - Sicuro... - si animò il maresciallo. - Lo dice anche il proverbio: «Chi cerca, trova». Quindi stanotte faremo una visita allo studio del nostro caro direttore. L'Attilio sobbalzò spaventato, rovesciando a terra tutte le sue monetine. - Sei matto? - strillò. - E se ci pesca la Maria Spia? - All'infermiera ci penso io - promise il dottor Pastori. - Ve la leverò di torno, in un modo o nell'altro. - Lei è proprio un gran bravo figliolo, non c'è niente da fare! - si commosse la Pinuccia, prendendogli affettuosamente la mano. - No, non è vero. Questo è il minimo che posso fare per voi. Proprio il minimo, ve l'assicuro. Comunque una decisione l'ho presa anch'io: me ne vado via da qui. Proprio oggi ho presentato le mie dimissioni. Non voglio più saperne di certa gente. Credetemi, ne ho fin sopra i capelli. - Allora, a stasera dottore. - A stasera. E in bocca al lupo. - Crepi il lupo! - fece pronto Melchiorre, incrociando le dita per scaramanzia.

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