Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La freccia d'argento

212093
Reding, Josef 11 occorrenze
  • 1956
  • Fabbri Editori
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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- Abbiamo frugato dappertutto, ma non si è trovato niente! - risponde Alo mogio mogio. - Chissà che il trafiletto nel giornale della sera non porti un po' di luce in questa faccenda così oscura! Qualche ora fa ne ho informato per telefono la redazione. Non l'avete letto?... Aspettate? Ecco qua! Il cappellano pesca il giornale tra le carte della sua scrivania e legge un brano della cronaca locale:

A occhio e croce abbiamo, a dir poco, cinquemila spettatori! Hai ha ragione. Migliaia di persone, per lo più giovani e bambini, si accalcano ai lati della pista di cemento. Nessuno si è lasciato intimorire dalla pioggerellina che cade fin dal mezzogiorno. Strade e piazze, impermeabili e veicoli, tutto sembra verniciato con uno smalto trasparente. Giungono anche gli esploratori col loro Tifone spinto a braccia, e son salutati a gran voce dai crociati. 11 - La Freccia d'argento - Vedrete con che precisione vi disegnerò la curva ad esse! - dice uno degli esploratori spingendo il Tifone e dando un giro allo sterzo. - Che succede? Lo sterzo non funziona! Qualcuno di voi ci ha forse messo le zampe? - Sarai stato tu a rovinarlo! Un meccanismo così delicato va trattato in guanti bianchi! Che cosa vuoi capirne tu, pachiderma? Levati di torno che ci guardo io alla nostra carretta! Il capo degli esploratori entra nella vettura e prova lo sterzo. - È vero! Lo sterzo è inceppato! Questo guaio non era in programma! Meno male che ce ne siamo accorti prima della corsa! Dammi subito la tua lampadina tascabile! Il capogruppo si china sul Tifone ed esamina pezzo per pezzo l'albero dello sterzo e le trasmissioni. - Ecco qui: c'è una scheggia di legno! Era quasi impossibile accorgersene. L'avremmo vista al più presto dopo esser stati sconfitti clamorosamente. Per, scaraventami sul muso il cacciavite. Bisogna che stringa le viti. Tutta la carrozzeria balla come se avesse la tarantola! Vorrei sapere chi è quel picchiatello che ha ficcato il naso nel nostro Tifone! Forse quel tipo ameno di guardiano che si corica coi polli?... Allora me lo dai o no, il cacciavite? Gli esploratori rimediano così ai guasti del loro Tifone, che fortunatamente si sono scoperti prima della partenza. - Ehi, voialtri! Date un'occhiata allo sterzo e alla carrozzeria della vostra Freccia d'argento. Qui da noi dev'esser stato fatto un tentativo di sabotaggio! - Così gridano gli esploratori con spirito di cameratismo ai crociati, che sono raccolti attorno alla Freccia d'argento. - Tante grazie per l'avvertimento! Ci guardiamo subito! Stucchino si mette infatti all'opera ed esamina attentamente lo sterzo; Alo intanto percuote leggermente la carrozzeria, centimetro per centimetro. Non si riesce a trovar nulla di anormale: tutto è in perfetto ordine, almeno così credono i crociati. - Guardate se lo sterzo della vostra carretta funziona! Gli esploratori hanno trovato un guasto! - Così accoglie Stucchino la banda del Nord, che in quel momento sta spingendo l'Airone rosso al centro della pista. Ma Ed-mastica-gomma disdegna simili avvertimenti. Dentro di sé, però, per la rabbia è sotto pressione come una locomotiva a cui si siano ostruite le valvole di sicurezza. Non rientra nei suoi piani che gli esploratori abbian già rimesso in ordine la loro vettura! Poi si frega tuttavia sodisfatto le lunghe mani, facendo crocchiare le giunture: quelli della Freccia d'argento non sospettano di nulla, poveri innocenti! Ede ora ostenta un'aria sprezzante e fa un gesto lezioso da elegantone. - Da noi tutto va liscio come l'olio! Non abbiam bisogno di verifiche, noialtri! - Be', uomo avvisato non fa primavera! - replica Stucchino, stringendosi nelle spalle. - Che ora è? - È ora che tu metta la testa a partito! - Smettila, buffone! - Sono le tre e venti! - Al diavolo. quello scemo di Jörg! - urla Ede. - Dove si è andato a cacciare con l'olio? - Ve ne possiamo dare noi - gli grida Alo. - I nostri cuscinetti a sfere guazzan nell'olio! Per un attimo Ede si sente a disagio: quel minimo di coscienza che ancora gli resta gli rimorde. Si è comportato da mascalzone, e quei ragazzi gli vengono in aiuto senz'ombra di sospetto, da buoni compagni. Ma poi la solita canaglia riprende il sopravvento. Tra sé Ede mormora il suo motto: «Prima di tutti ci sono io, Ed-mastica- gomma! Poi per un gran pezzo non viene nessuno; poi ci sono di nuovo io! E prima che vengan gli altri, ce ne vuole!» Ede allora, accetta senza scrupoli il lubrificante che gli è stato offerto. Nel frattempo gli spettatori sono andati sempre più aumentando, e gli ombrelli aperti formano ormai un'unica enorme cupola. La ripida pista di cemento, che ieri aveva riflessi di color grigio chiaro, ora è addirittura nera. - Peccato che il cappellano oggi non ci sia! - dice Stucchino ad Alo. - Doveva portare l'Olio Santo a un morente e forse verrà più tardi. L'essenziale è che poi gli possiamo dire che hai conquistato il primo premio. - Il primo premio, voi! - li schernisce Ede da lontano. - Avrete il premio di consolazione! Una figurina Liebig e un nulla d'oro rilegato in argento! Ah, ah, ah! - Che ti ha dato di volta il cervello? O stamattina ti sei alzato col piede sinistro? Brutto sgorbio di un pigmeo! - prorompe di rimando Stucchino. - Smettila con gli schiamazzi e pensa piuttosto alla corsa! Alo ha ragione: fra cinque minuti verrà dato il via! Il comitato del derby impartisce gli ultimi ordini, e i ragazzi devono sgomberare la pista. Rimangono soltanto i tre corridori rannicchiati nelle loro vetture, coi volti tesi, contratti. Il vento lancia la pioggia su quei visi, che gli occhialoni e i caschi proteggono malamente. Ora le vetture vengono allineate al millimetro sulla linea di partenza. Lo starter fissa il cronometro. Gli ultimi secondi trascorrono con una lentezza esasperante. Ed-mastica-gomma scocca un'ultima occhiata beffarda a Stucchino, ma questi non vede intorno a sé che un mare di nebbia. Si tasta la tasca sul petto e, sentendo la medaglia di San Cristoforo, si rincuora e guarda tranquillo dinanzi a sé la pista lucida di pioggia. * * *

Abbiamo trasmesso la cronaca sportiva. Radiocronista: Herbert Bibbermann. La prossima trasmissione, dopo il segnale orario, sarà la commedia poliziesca dal titolo: La dama dalla pelle vellutata e il suo dente del giudizio che sputa fuoco. Signori e signore, vi auguriamo un buon ascolto!

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Abbiamo delle casse toraciche come armadi a due ante... ma di quelli scassati! Ancora una domanda: daranno anche a noi un paracadute come quello che porta lei? - Certamente. E poi vi daranno un'altra cosa assai più importante del paracadute. - Ma davvero? E che sarà mai? - Daranno a tutti un sacchetto di carta. - Un sacchetto di carta!? E per che farne? - Lo saprai anche troppo presto!... Te lo dirà il tuo stomaco... - Quando parte il DC-6? - Fra dieci minuti esatti. - Grazie mille. Ah, ecco il cappellano. Signor cappellano! Signor cappellano! Ancora dieci minuti! Non sto già più nella pelle! Il cappellano è venuto all'aeroporto con una cinquantina di ragazzi della tribù, per esser presente alla partenza dei fortunati trasvolatori. Ora si scambiano gli ultimi affettuosi abbracci tra i ragazzi che partono e i genitori e i compagni che restano. - Stucchino, fatti onore! - Non dubiti, signor cappellano! - Ecco anche il grasso Segantino! Quello che ci paga i francobolli. Il nostro mecenate! - Arrivederci, Stucchino! Mi raccomando, non ti far male in gara! - Mi porto apposta il San Cristoforo! La hostess, tutta elegante nella sua divisa, avverte: - Salgano, per favore! Si parte fra pochi minuti. Il cappellano impartisce la benedizione ai trentun ragazzi della tribù che se ne vanno, e questi si arrampicano su per la scaletta dell'aereo, mentre risuona la travolgente canzone delle casse da sapone, intonata dai cinquanta di San Michele sotto la direzione del cappellano. Ora i partenti agitano le braccia in un ultimo saluto... Lo sportello della carlinga si chiude, e il canto penetra attenuato nell'interno dell'aereo. - Gente! Che lusso! Tutte poltrone imbottite! Magnifico! - Par d'essere in una reggia! Il rombo dei motori del DC-6 si fa quasi insopportabile. Gli hangars arretrano lentamente, poi più rapidi, sempre più rapidi. Un lieve rullio: l'aereo si è staccato dal suolo. E ora sale in alto, sempre più in alto! Ecco sotto il velivolo la prima casa, ecco il primo riquadro verde di un campo... Il DC-6 fa un'evoluzione sopra l'aeroporto. - Guarda laggiù, quel formicaio! È la tribù di San Michele. E là quel puntino nero, e quello verde: il cappellano e il Segantino. Che stiano ancora salutando? L'aereo vira un'altra volta. Ora le eliche lo sollevano a tutta forza, ed esso prende quota. Ecco che punta diritto verso occidente! Verso l'America! - Ehi, Stucchino! - Che c'è, Hai? - Io io sono proprio felice! - Anch'io, Hai! E improvvisamente la gioia di Stucchino esplode: - Che gioia volar tutti insieme! Che gioia essere della tribù di San Michele! Com'è bella la vita! Nessuno ride di questo sfogo improvviso e nessuno dice più una parola. Tutti sono pervasi da un fremito ancora più intenso del rombo dei potenti motori. È un fremito di gioia, di felicità profonda e di gratitudine. Gratitudine per la bontà di Dio! Intanto l'aereo solca il cielo, rapido come una freccia...

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. - Come le ho detto, non abbiamo ancora cominciato a costruirla. Al più presto potrà esser pronta un giorno prima della corsa. Pensi che non abbiamo neppure raccolto tutto il materiale! Ma da oggi lavoriamo a turni ravvicinati. La Freccia d'argento resterà dove l'avremo costruita, cioè nel vecchio capannone del club nautico, sul canale. Io penso che potrebbe venir esaminata il 29 aprile. - Di mattina o nel pomeriggio? - Le ore del mattino sono le madri di tutti i vizi, signor maestro! Diciamo piuttosto: nel pomeriggio. - E va bene. Ora dammi trenta pfennig come tassa di iscrizione. - Per la miseria! Meno male che Cosino mi ha dato gli ultimi sesterzi della cassa del gruppo. Io lo dico sempre, signor Brock: meglio una gallina oggi che un uovo domani! Ecco i trenta baiocchi! - Grazie tante. Eccoti la ricevuta. E allora: in bocca al lupo! - Andrà, andrà senz'altro, signor Brock! Arrivederla! - Arrivederci, Stucchino! Stucchino fa dietro-front e... si trova faccia a faccia con un perticone dallo sguardo bieco, che mastica senza posa. Quel tipo, insaccato in un doppiopetto troppo piccolo per lui, doveva essere là da un pezzo, dietro a Stucchino. Avrà udito certamente le informazioni precise fornite da lui. Seguito da quello sguardo sfuggente, Stucchino se ne va senz'ombra di sospetto: egli non ha notato il piglio torvo e minaccioso di quel lasagnone. I suoi passi si perdono nel lungo corridoio. Con noncuranza affettata, le mani sprofondate nelle tasche sformate dei pantaloni, lo spilungone si avanza fino al tavolo delle iscrizioni. Con voce nasale risponde alle domande che gli rivolge il maestro Brock. - Il nome della vettura? - Airone rosso! - Quello del pilota? - Ed-mastica-gomma! O anche Ede Ranzig, se preferisce! - Costruita da un ragazzo solo o da un gruppo? - Da un gruppo. - E quale? - La banda del Nord! - Quando sarà pronta la vettura e dove potrà venir esaminata per l'ammissione? - Per me possono venire tre giorni prima della corsa. La nostra carretta è già quasi pronta. La teniamo nella cantina del macello incendiato, nel Vicolo dei Bottai. E dica un po': quali altre macchine corrono, oltre alla «cassa d'argento», o come lo chiamano quello strano trabìccolo? E dove si trovano? - Segreto del comitato! Io non posso dir nulla - replica brusco il signor Brock. - Be', lasci stare! Bai bai! - Alt! Mi devi trenta pfennig come tassa di iscrizione. - Ecco il sonante! Ed-mastica-gomma estrae dalle misteriose profondità delle sue tasche tre monete da dieci pfennig e le spinge sul tavolo con le lunghe dita sudicie; quindi si allontana rigido sulle sue gambe legnose. Giunto fuori, spiaccica la cicca di gomma contro la parete e bofonchia velenoso, mentre il suo viso si contrae in un sogghigno: - In bocca al lupo, Freccia d'argento e Stucchino! In bocca al lupo! Prendetelo alla lettera, questo pio desiderio, proprio alla lettera, voialtri crociati che puzzate di latte! Il ghigno minaccioso non scompare dal volto di Ede, neppure quando si ficca tra i grossi denti gialli da cavallo una nuova gomma da masticare e scende incespicando le scale del Municipio.

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Per che cosa abbiamo il teschio sulla nostra bandiera? Se già hai la tremarella, vigliacco, puoi andartene quando ti pare! Il mio piano sarà attuato ad ogni modo. E fatela finita! Ve lo dico una volta per tutte: non ammetto che si intrufoli il becco nei miei progetti! Volete sapere altro? Un mormorio gli risponde che no, non han più nulla da chiedere. - Allora toglietevi dai piedi! Dunque tutto è chiaro. Mi raccomando, puntuali! Una porta cigola sui cardini arrugginiti e, poco per volta, si dileguano lo scalpiccio e le voci confuse. Soltanto un passo risuona ancora nella cantina e di nuovo si accende un fiammifero. Ed-mastica- gomma è rimasto solo. A quella luce fioca egli accarezza quasi con tenerezza il cofano rosso scarlatto dell'Airone; ma il suo ultimo sguardo è per il teschio giallo della bandiera. - Dobbiamo vincere! - sibila tra i denti. - Ed-mastica- gomma vincerà sull'Airone rosso! Così dev'essere e così sarà! Poi se ne va, arrancando pesantemente tra le nere macerie, mentre sferzate di una pioggerella minuta entrano dalle occhiaie vuote delle finestre. Lontano echeggiano dodici rintocchi di campana. Come Ed-mastica-gomma, anche un altro se ne va solo soletto verso casa. È Jörg, a cui il perfido piano di Ede non garba affatto. È mai possibile che Ede abbia ragione e che nella vita tutto si debba conquistare soltanto con la forza? In realtà Ede, negli ultimi anni, aveva fatto della banda del Nord il gruppo più temuto di tutta la città. Ma quel che ora si propone di fare!... Jörg non riesce a sbrogliare i suoi pensieri tormentosi. Sente di trovarsi a un bivio, ma non sa quale sia la strada da prendere.

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Non abbiamo più sonno ormai e, poiché ci ha svegliati, per penitenza ci deve raccontare una storia di quelle che fanno accapponare la pelle. Noi ci ficchiamo di nuovo a letto, e lei racconta! - Ma sì! Se ci tenete tanto... Dovrei avere una pietra al posto del cuore per non accontentarvi! Allora, svelti a cuccia! Vi voglio raccontare un episodio realmente avvenuto. Ma zitti e attenti! I ragazzi sono già spariti nei Tettucci e aguzzano gli orecchi per non perdere neppure una sillaba. Con voce cavernosa il Segantino incomincia: - Era poco prima dello scoppio della guerra civile in Spagna. Noi veleggiavamo con la nave Espérance dalla Costa d'Avorio verso Barcellona. Il Segantino si caccia in bocca un nero sigaro panciuto e con tutta flemma gli dà fuoco. Poi riprende a raccontare, lanciando nuvole di fumo come un vulcano. - Avevamo un carico di legname pregiato. Io ero noto nell'ambiente commerciale quale compratore e rivenditore esperto di legni pregiati, e così anche a Barcellona ero io che avrei dovuto smerciare il nostro carico. Avrei dovuto? Be', state a sentire! L'àncora era stata appena gettata nell'acqua melmosa del porto, quando incominciò la solfa. L'intero equipaggio, salvo i marinai di guardia, si trasferì nella solita taverna, la «Comandancia». Capitano, ufficiali e marinai mi trascinarono con loro in quella tana, in quel covo d'inferno. Erano tipi da prender con le molle, quelli dell'Espérance! Le loro teste, sfregiate da innumerevoli cicatrici di ferite da taglio e da bastone, erano già annebbiate da idee sanguinarie di rivoluzione e dalla sete di strage e di rapina. In quella stessa notte se ne sarebbero visti gli effetti. Mi avevano fatto ingollare un paio di bottiglie panciute di vino rosso e non so quante altre porcherie. Quei mascalzoni mi credevano già ubriaco fradicio. Peggio per loro! Si erano sbagliati di grosso, quei domatori di aringhe, quei rabberciatori di reti! Non avevano fatto i conti con la mia enorme capacità di sopportare il vino. Ed ecco, di dietro il banco fumoso vien fuori una di quelle canaglie e si accosta al mio tavolo. Vede che alla catena dell'orologio porto appesa una medaglia con un'immagine della Madonna, un ricordo di mia madre, e si mette a berciare, come un toro punzecchiato: «Maledizione! Un altro baciapile! Via quelle cianfrusaglie!» e mi si butta addosso per strapparmi la medaglia dalla catena. Allora, con queste manine delicate, - e il Segantino alza le sue pale da mulino all'altezza del petto - con queste manine delicate gli assesto un paio di pugni solenni. Quel mascalzone attaccabrighe si ritrova così dietro il banco di dov'era venuto, tra un mucchio di frantumi. La faccenda però si complica. In men che non si dica, tre dei suoi compari mi si piantan davanti con le pistole spianate. Lo confesso, non era una situazione piacevole! Le bocche lucenti delle pistole erano rivolte verso il mio cuore... quella parte che per l'appunto ho tanto sensibile! Rifletto un istante sul da farsi e, per schiarirmi le idee, comincio col fiutare una presa di tabacco. Mentre sto contemplando meditabondo l'interno del coperchio della tabacchiera, lucido come uno specchio, mi sento un certo non so che alla bocca dello stomaco: nel coperchio vedo il miserabile che ho preso a pugni accostarmisi dal di dietro, quatto quatto, brandendo una seggiola. Che fare? Davanti a me i tre «pistoleros», dietro quell'attaccabrighe vendicativo che voleva ridurmi in poltiglia... Allora io alzo... - In quell'istante la porta si spalanca, e alcuni figuri mascherati si gettano sul Segantino. La lucerna cade e si spegne. Soltanto ora si odono echeggiare di fuori delle grida soffocate: - Aiuto! Aiuto!

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Abbiamo un apparecchio che ci rende invisibili: basta schiacciare il bottone di bachelite, ed ecco nessuno ci vede più, né noi, né la nostra macchina. Ora soniamo il campanello. Ah, è Ghitta, la cameriera di casa Ramthor, quella che viene ad aprire... Non vedendo nessuno, pensa che ancora una volta le abbiano giocato un tiro birbone. - I soliti scherzi! - sibila fra i denti, e richiude la porta con un tonfo. Faccia pure, tanto noi siamo ormai sgattaiolati dentro e stiamo osservando tranquillamente il pianterreno. Attenzione! Attenzione! Di là, nel suo studio, l'avvocato ricomincia a sbraitare. Be', potrebbe almeno abbassare un po' il volume del suo altoparlante! Andiamo a vedere che cosa succede. Benissimo! La porta è aperta. Ecco, la nostra macchina è già avviata. Primo quadro: lo studio dell'avvocato Ramthor. Personaggi: l'avvocato, sua moglie, la loro figlioletta Carin e il giardiniere Waldemar. Tutti tacciono, perché parla lui, il dottor Ramthor. Sentiamo un po' che cosa dice. Innestiamo quindi anche la registrazione sonora. -... Ve lo dico e ripeto per la quarta volta. Con le mie stesse mani ho preso questo libro, La struttura psicopàtica del cleptòmane recidivo, e l'ho rimesso nello scaffale, esattamente al posto dove si trovava prima. Patapumfete... il libro è caduto all'indietro! Notate bene: all'indietro! Non sarebbe caduto all'indietro, se ci fosse stata ancora la parete posteriore! Una parete di compensato dello spessore di tre millimetri, lunga tre metri ed alta due. E dov'è andata a finire questa parete? Vo...glio an...da...re a fon...do del...la que...stio...ne! La voce del signor avvocato diventa stridula e fa una stecca. Qui tira aria di tempesta! È meglio che lasciamo lo studio e la casa e ce ne andiamo altrove a caccia di novità. Non è necessario però andar troppo lontano: dal solaio del gran casamento di piazza Wieland giungono degli strilli al nostro orecchio, come dianzi da casa Ramthor. Questa volta però è un coro a più voci. Salire inosservati in solaio è per noi una bazzecola, ché siamo agili come scoiattoli. Ancora una volta mettiamo in azione la nostra macchina da presa. Un solaio ingombro di vecchie lettiere arrugginite, un grammofono antidiluviano a tromba, cataste di vasi da fiori, vecchi mastelli da marmellata, paralumi... e una carrozzina da bambini di dimensioni eccezionali. Torno torno, in un gruppo pittoresco, sono radunati il facchino Kroppke, il macchinista delle ferrovie Spandig e alcune donne. Attenzione! Anche il sonoro è in azione. - Ma certo, Spandig, lei può prendere senz'altro la carrozzina dei gemelli. Tanto a me non serve più. I miei due ragazzi hanno ormai tredici anni. - Era il facchino Kroppke che parlava, con la sua voce di basso profondo. - Ih, ih, ih! Ma guarda! Tredici anni! Proprio l'età ingrata! - Naturalmente quella era una delle donne. - Grazie infinite, Kroppke! Due eredi in una volta sola non me li aspettavo davvero, e alla nostra vecchia carrozzina non so come avrei potuto attaccare un rimorchio. Questa è robustissima e durerà chissà per quante generazioni ancora? È a prova di bomba! - Chi parlava era il macchinista Spandig. - Oh, giusto? Il suo Klaus, quello scavezzacollo, ce la fa senz'altro a metterla in pezzi! Quello fracassa tutto! - Naturalmente era ancora una delle donne. - Be', io allora me la prendo e vado! - E questo era Spandig. - Ma non ci sono le ruote! - Era Spandig di nuovo. - Guarda, guarda, che stranezza! Mancano le ruote! - Questo era il coro delle donne al completo. - Perdindirindina! Dove sono andate a finire le ruote?! - Era il facchino Kroppke che urlava, ed era fuori di sé. ... Anche qui l'aria si fa incandescente, e perciò ci affrettiamo ad andare qualche isolato più in là. Ci rechiamo a far visita a un signore che dovrebbe essere la calma in persona: il cappellano Holk. Egli è il direttore spirituale dei ragazzi della tribù di San Michele e basta guardarlo per capire che deve tener testa a dieci dozzine di ragazzi, perché nella sua chioma bionda ci sono all'incirca dieci dozzine di capelli bianchi: un capello bianco per ogni ragazzo. Per il cappellano Holk tutti si butterebbero nel fuoco, e altrettanto farebbe lui per i suoi monelli. Però in questo momento il cappellano non si butta nel fuoco, ma cerca i suoi occhialoni da motociclista, perché fra pochi minuti deve andare in periferia, da un malato grave. Ma il reverendo non riesce a trovare i suoi occhiali. Cerca, cerca! Cerca sotto il breviario, dietro il telefono, dietro la Santa Cecilia (la statua, s'intende), dietro l'armonio e dietro lo scaffale dei libri... Non ci sono? Il cappellano comincia a perdere le staffe. Tu però non ti stupisci, perché sai fin dall'inizio del capitolo che, per lo più, i cittadini di C. sono fuori dei gangheri. Anche senza gli occhialoni, il cappellano Holk schiaccia l'avviamento e inforca la sua motocicletta.

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Abbiamo curato la Freccia d'argento come un cavallo da corsa, e allora non c'è da dubitare Pengg! Lo sparo della partenza soverchia le parole di Makro. Stucchino ha preso il via con un lieve ritardo, ma poi guadagna terreno in modo, magnifico, lasciandosi dietro i due rivali. Quelli lo raggiungono, ma poi vengono definitivamente staccati. Già si fa incontro alle vetture lo striscione del traguardo... Sempre più vicino! Traguardooo! La prima vettura che lo taglia è la Freccia d'argento. Stucchino ha realizzato un ottimo tempo. Nulla però è deciso: la lotta continua! Soltanto a sera, quando le vetture che hanno realizzato gli stessi tempi devono rientrare in lizza, si delinea il gruppo di testa. Anche questa eliminatoria è superata brillantemente dalla Freccia d'argento. E così sappiamo quali sono le vetture più veloci che il giorno seguente dovranno disputarsi il premio della città di C. e il campionato regionale: il Tifone dei giovani esploratori, l'Airone rosso della banda del Nord e la Freccia d'argento dei crociati. Il cappellano Holk è tra i primi che si congratulano con Stucchino: - Bravo! Congratulazioni! - Ha visto, signor cappellano? Non gliel'avevo detto io? I suoi occhiali ormai li ha perduti. Me li aveva promessi, vero? Se mi fossi classificato tra i primi tre, gli occhiali sarebbero stati miei! - Ma certo, Stucchino! Sono lieto che tu me li abbia sgraffignati! Il cappellano ha una sola parola. - Già, si sa: l'uomo ha una parola; la donna ne ha centomila! - replica ridendo Stucchino che ora soltanto è veramente felice della sua vittoria. Avrà domani altrettanta fortuna? Il Tifone dei giovani esploratori è una magnifica vettura, e anche da Ed-mastica-gomma sull'Airone rosso c'è da aspettarsi il possibile e l'impossibile. Però fra i crociati regna la massima fiducia e una sfrenata allegria. La Freccia d'argento deve avere uno speciale santo protettore. Basta quel che è avvenuto la notte scorsa per dimostrarlo: che Mikro e Makro entrassero nel capannone proprio nell'istante in cui quel delinquente stava per dar fuoco alla Freccia d'argento non può essere stato un puro caso! Domani Stucchino ce la farà ad ogni costo! Tutti ne sono fermamente convinti. Ecco il grasso Segantino che viene lui pure, col suo passo pesante, a congratularsi con Stucchino. Quando poi, tutto gongolante, egli offre a ciascun crociato un enorme cono gelato, l'allegria non ha più limiti. - Coni gelati, coniii! Alla crema e al lampone! Alla fragola e al limone! Coni gelati, coniii! - urla Winnetou 4 come un gelataio di professione. - Bene, Stucchino! Mi caschi il naso se tu domani non sarai vittorioso! - sbuffa il Segantino. - Nel venire quassù ho trovato un ferro di cavallo e un soldino bucato. Non è possibile che vada male! Eccoti i portafortuna! - Lasci stare, Segantino! Io non sono superstizioso e agli amuleti - non ci tengo. Però il soldino lo prendo e lo dò a Cosino per la cassa del gruppo. Lei mi insegna, Segantino: chi non bada al quattrino, ci lascia lo zampino! Fra le risate i crociati spingono la Freccia d'argento in un'autorimessa comunale, dove appositi boxes sono stati riservati alle tre macchine vincitrici. Nessuno dei ragazzi può scorgere il viso torvo di Ed-mastica-gomma, che pare stia armeggiando intorno allo sterzo dell'Airone rosso; egli però non perde una sola delle mosse dei crociati Ora i ragazzi coprono la Freccia d'argento con un telone, si lanciano e rilanciano ancora qualche frizzo e se ne vanno. Nell'autorimessa, oltre a Ede, sono rimasti un paio di esploratori, che tirano a lucido e lubrificano il loro Tifone. - Be', ora soniamo la ritirata, campioni del volante che non temete né la morte né il sonno! Non capisco come mai i vostri genitori vi lascino in giro a queste ore... Ai miei tempi, alle sette in punto i pantaloni dovevano esser ripiegati sulla sponda del letto, ed erano inutili le preghiere e le suppliche! - così dice il Vecchio guardiano notturno che prende servizio in quel momento e vorrebbe chiudere l'autorimessa. - Già, a quei tempi!... Ma a quei tempi i canonici si vestivano di legno e le strade erano acciottolate con semi di carrube! - replica ridendo uno degli esploratori, citando una locuzione regionale. - Siete dei mattacchioni, voialtri! - esclama il guardiano con un riso che gli illumina il volto inciso dalle rughe come la corteccia di una vecchia quercia. E mi sapete dire che cosa fa la gente, al giorno d'oggi? - Oggi la gente non le usa nemmeno più le strade... perché vola! Il guardiano ride; poi comanda in tono marziale: - Dominatori delle piste, rompete le righe! Marsch! - Ai suoi ordini, signor nottolone! E buona notte! I giovani esploratori si calcano in testa i cappelli a larghe tese e se ne vanno. Il guardiano agita il grosso mazzo di chiavi e chiude accuratamente la gran porta metallica. Poi di fuori echeggia il suo passo cadenzato che si fa sempre più indistinto: il vecchio fa il suo solito giro di perlustrazione. Il locale abbandonato dorme, e dorme tutto ciò che vi sta dentro: le casse da sapone coperte dai teli, le latte di benzina, gli arnesi, il trattore e i possenti autocarri. Ma riposa davvero il garage con tutto il suo armamentario?... Guarda, guarda! Là nell'autocarro, dietro il vetro della cabina di guida, adagio adagio fa capolino un viso: è Ed-mastica-gomma! I cardini dello sportello cigolano lievi, ed Ede esce fuori, evitando anche il più piccolo rumore. - Coraggio, Ede! - si rincuora sottovoce lo spilungone. - È questa l'ultima occasione propizia per eliminare gli altri! Stavolta la maledetta Freccia d'argento non ti sfuggirà! Egli sta in ascolto con tale tensione, che le sue orecchie a ventola fremono e tremano: ma non si sente alcun rumore. Ancora una volta la faccia di Ede si contrae in un ghigno perverso... Quatto quatto egli striscia verso la Freccia d'argento.

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Abbiamo fatto tardi con quella baldoria... Il mio amico compiva gli anni, e ne abbiam fatto del mangiare e del bere! Ma che sciocco interrogatorio mi stai facendo! Sarò pur padrone di fare quel che mi pare, no? Stammi a sentire, Jörg! Oggi dopo pranzo, verso le tre, passa un momento da casa mia. Ho ancora là una latta d'olio. Io che corro devo andar più presto al raduno, e poi ho altri impicci da portarmi dietro. La corsa comincia alle tre e mezzo, lo sai... Naturalmente io devo essere in forma! - Va bene, Ed! Alle tre sono da te! - A quell'ora io sono già via. Tu vieni poi. La latta dell'olio è nella stalla dove tengo i miei attrezzi da lavoro. Sii puntuale, mi raccomando! - Non dubitare! - Allora io mi vado a buttare sul letto. È stata una nottata faticosa, te lo dico io! Ed-mastica-gomma insacca la testa fra le spalle, sprofonda le mani nelle tasche e scompare a gran passi dietro la cantonata più prossima. Jeirg rimane lì fermo, soprappensiero. Preoccupato, segue con lo sguardo il capo della sua banda. Poi si riscuote, scaccia tutti i dubbi e, fischiettando un'allegra canzoncina, prosegue indefesso la distribuzione dell'Eco del giorno di casa in casa.

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Guardie di frontiera e mitragliatrici non ne abbiamo mobilitate. Però la nostra polizia ha i cent'occhi d'Argo. Abbiamo pensato anche all'eventualità del sabotaggio e abbiamo preso i provvedimenti del caso. I boxes per le singole vetture sono sottoposti a una stretta vigilanza. - Lei mi toglie un gran peso dal cuore! - Bene, ora andate ai vostri alloggi. Guardate quanti altri aspiranti campioni fanno la coda dietro di voi! Oltre tutto dovete tenere in serbo le forze per la lotta di domani, che si prevede accanita. Arrivederci! I ragazzi se ne vanno ai loro alloggi. «Ostello della gioventù al porto», aveva detto quell'affabile signore del comitato... Ma che cos'è questo? Un ostello del genere i ragazzi non l'hanno mai visto, e tanto meno vi hanno pernottato! È una nave in piena regola. Un veliero a tre alberi, con sartiame e ruota del timone, con pennone e una polena rozzamente scolpita sul bompresso. Proprio come ai tempi di Störtebecker il pirata! Stucchino non si meraviglierebbe se, tutt'a un tratto, un paio di intrepidi pirati lanciassero gli arpioni d'arrembaggio e scavalcassero le murate, sguainando le sciabole lucenti. È un vero miracolo che l'audace pilota della Freccia d'argento, con quel suo capo tra le nuvole, non metta un piede in fallo nel salire la passerella e non precipiti nell'acqua salmastra del porto! Tutte quelle novità, quegli avvenimenti che si susseguono vertiginosamente hanno elettrizzato lui, Jörg e Hai fino alla punta dei capelli. A casa, nella cittadina di C., non si è del resto meno eccitati. Il padre di Stucchino, l'avvocato Ramthor, sfoglia nervosamente il radiocorriere per sapere a che ora, l'indomani, verrà trasmessa la cronaca sportiva. Infatti è annunciata una trasmissione del derby da Amburgo. L'avvocato ascolterà per la prima volta in vita sua una cronaca sportiva: una corsa a cui prende parte il suo figliolo non può lasciarsela sfuggire! Almeno con le orecchie bisogna che sia presente. Anche tra i crociati e i ragazzi della Stella del Nord l'eccitazione è al colmo, nell'attesa della trasmissione. E il cappellano Holk? Già, il cappellano!... Quando appunto stava mandando a monte tutti gli altri impegni, successe un piccolo dramma. Andò così: la presidentessa del club Signorine Ottocento venne ad interpellarlo tutta melliflua: - Reverendo, potrei pregarla di onorare con la sua presenza il nostro circolo, domani nel pomeriggio? Prenderemo insieme una tazza di caffè! Il cappellano rifiuta l'invito piuttosto bruscamente: - Sono dolentissimo, gentilissima signorina, ma io domani pomeriggio devo ascoltare la cronaca sportiva. - Cosaaa?! - La cronaca sportiva. - La cronaca sportiva?! - ripete la presidentessa, che quasi non connette più, tanto è sbalordita. - Lei, reverendo, ascolta la cronaca sportiva?! NOOO! - e se ne va via torcendosi le mani e barcollando, quasi avesse ricevuto una mazzata in testa. «...e coraggiosamente se la diede a gambe!» l'avrebbe burlata Stucchino. Nella segheria, il Segantino sta armeggiando intorno alla sua nuova radio. Come tutti gli apparecchi nuovi, anche questa sei-valvole ha i suoi ghiribizzi. E per la partita che deve disputarsi domani pomeriggio alla società bocciofila «Pinco Pallino», di cui fa parte, il Segantino ha mandato a dire che è dolentissimo, ma deve rinunciare. È la prima volta che manca a una partita da quando è membro della società: il motivo dev'essere ben grave!

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