Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbiamo

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Cavalleria rusticana

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Giovanni Verga 8 occorrenze

O zia Filomena, oggi che è la Santa Pasqua, e fanno pace suocera e nuora, abbiamo da abbracciarci e baciarci anche noi?

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Aspettate, aspettate, gna' Nunzia; noi che abbiamo bottega aperta e arriviamo sempre gli ultimi.

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No, abbiamo da parlare ancora.

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Se vi dico che non abbiamo nulla da fare!

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Andiamo via, gna' Lola, che qui non abbiamo nulla da fare.

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Ora abbiamo a bere un dito di vino tutti qui, amici e vicini, alla nostra salute, e far la buona Pasqua. Qua, gna' Camilla! e anche voi, zia Filomena!

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Questo dico io : per qual motivo dovreste essere in collera con me che non vi ho fatto nulla poi il giorno di Pasqua ha da essere come il bucato, se abbiamo dei torti l'un coll'altro. Ora manderemo a chiamare compar Alfio vostro marito, e ha da bere con noi lui pure.

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E il vino che abbiamo bevuto insieme ci andrà tutto in veleno!

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Dramm intimi

249976
Giovanni Verga 3 occorrenze
  • 1884
  • Casa Editrice A. Sommaruga e C.
  • Roma
  • Verismo
  • UNICT
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— È successo - rispose il Moccia - che abbiamo addosso il castigo di Dio. Non avete inteso che verrà la cometa? Ella, vedendo piovere su quei rifugiati, stretti sull'argine, andava dicendo, senza pensare a lei, che poco poteva starci: — E quei poveretti? E se si sfascia l'argine? E il grano ? E la casa ? E il mulino? E come farete, babbo, senza di me? — Una cosa da far compassione alle pietre — conchiuse il Moccia, a vederla andarsene così, in mezzo a quella rovina.

. — Noi altri medici allo volto abbiamo cura d'anime — aggiunse il dottore sorridendo. — Forse è stato un bene che quel signore sia arrivato nel momento della mia visita. — Ma ogni speranza non è perduta, dottore? Per l'amor di Dio !... — No... secondo i casi. Buona sera. La contessa rimase un momento in quella stanza, quasi al buio, asciugandosi col fazzoletto un lieve sudore che lo umettava le tempie. Quando ripassò dal salone, rapidamente, guardò Danei in un canto, nel crocchio degl'intimi, e salutò tutti con un cenno del capo. — Bice, figlia mia! il dottore t'ha trovata meglio oggi, sai ! — Si, mamma — rispose la fanciulla dolcemente, con quella amara indifferenza degli ammalati gravi che stringe il cuore. — Ci è di là delle visite per te. Vuoi vederli ? — Chi c' è ? — Ma tutti. La tua zia, Augusta, il signor Danei... Vuoi vederli? Bice chiuse gli occhi, come fosse stanca; e nell' ombra, così pallida com'era, si vide un lieve rossore montarle alle guance. — No, mamma. Non voglio veder nessuno. Attraverso quelle palpebre chiuse, delicato come foglie di rosa, sentiva fisso su di lei lo sguardo angoscioso ed intenso della madre. All'improvviso riaprì gli occhi, e le buttò al collo quelle povero braccia magre e tremanti sotto la batista, con un moto indefinibile di confusione, di tenerezza e di sconforto. Madre e figlia si strinsero teneramente, a lungo, senza dir parola, piangendo entrambe delle lagrime che avrebbero voluto nascondersi.*

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Io e il dottore non ci abbiamo più nulla a fare in questo viaggio. Tutta la mia pretesa è che siate felici! E sorrideva agli sposi, del suo sorriso un po' stanco. La figlia alle volte aveva inconsciamente degli sguardi acuti che correvano come un lampo dal fidanzato alla madre. A quelle parole, senza saper perchè, l'abbracciò stretta, nascondendolo il viso in seno. La contessa diceva che quella ora l' ultima sua festa; e le sue spalle bianche e delicate si mostrarono un' ultima volta alla cerimonia dello sposalizio, nelle sale scintillanti di lumi, e affollate di amici o parenti come nei giorni più tristi in cui venivano a chieder notizie della Bice. Roberto le baciò la mano senza poter dissimulare un certo turbamento. Poi, quando l'ultima carrozza fu partita e non rimase a piè dello scalone che il piccolo coupé del marchese, e la carretta inglese che portava il bagaglio degli sposi, mentre Bice era andata a cambiarsi d' abito, rimasero soli un momento, Roberto e lei. — Fatela felice, Roberto. Danei era nervoso, abbottonava macchinalmente il suo ulster da viaggio, si cavava e tornava a infilarsi i guanti. Non disse una parola. Madre e figlia si abbracciarono strette, strette, lungamente. Poi la contessa respinse quasi bruscamente la figliuola, dicendo: — È tardi. Perderete il treno. Andate! andate! *

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