Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Galateo popolare

183613
Revel Cesare 7 occorrenze
  • 1879
  • Vinciguerra
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
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Eccoci alla fine del nostro scrivere di cui chiediamo venìa, adempiendo noi per i primi al dovere di Galateo che c'incumbe presso i cortesi nostri lettori cui abbiamo, non richiesti, buttato giù alla buona, alcuni suggerimenti per le varie circostanze della vita che dobbiamo cercare di abellire migliorando la propria educazione che ingentilisce i costumi, e aiuta a sopportare con minor sacrificio le sofferenze, le ingiustizie e le malignità altrui che pur troppo s'interpongono nei nostri focolari domestici e nelle nostre relazioni nella vita pubblica e private, valendosi le molte volte nella loro viltà dell'anonimo!. Vedi a nostro riguardo lo anonimo libello di certi cosi detti Soci Anziani del Circolo Torinese da noi fondato e presieduto per tre anni; non vi fu mezzo di conoscere i libellisti vili nello scrivere come nel ricusare la responsabiltà delle loro ingiurie. Avremo fatto bene, e ciò corrisponderà la accoglienza del pubblico a queste disadorne pagine, e se questa edizione avrà il favore che vi ebbe la prima, non potremo certo lagnarci di avere lavorato e dato lavoro.

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Alle persone alto locate le sono visite di rigore, tra parenti si scambiano alla buona lettere visite o regali; tra amici e conoscenti supplisce agli augurii il semplice biglietto di visita che noi abbiamo però sempre ritenuto quasi un'inciviltà, e uso condannevole; e tale è ancora oggi la nostra opinione.Ma vi guadagnano gli stampatori e litografi, dunque largo a quella industria, e largo a noi il passo per prendere stavolta sul serio definitivo congedo dai nostri cortesi lettori e gentili lettrici e buone feste co' migliori auguri del loro devotissimo e modesto compilatore di questo trattatello. FINE.

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Abbiamo da Numa, doversi dai genitori ai figli una affezione illuminata, una severa educazione ed ottimi principii. E' dovere che tu li corregga con giusta tolleranza pensando che tu stesso provetto nella vita per vecchi incentivi, tuttodì arrossire dovresti innanzi a loro, e tramare che sia per essere la loro inesperienza in futuro pari alla tua passata. Nel correggerli, attendi ove il possa, che in essi non meno che te sia cessata la passione, se desideri che il loro cuore fatto compunto, confessi l'errore al cospetto della ragione. Scruta il nascente loro carattere, quali siano le buone e quali le cattive inclinazioni e saggiamente provvedi. Frua. Il marito e il padre. L'uomo si ammoglia per avere dei figli e questi sono la cosa più cara che Iddio gli concede quaggiù. Il credeste? Sonvi pure quei disgraziati cui manca il buon senso e la educazione, la gentilezza di costumi e la civiltà che si reputano sventurati perchè hanno figli, e per annunciare che loro è nato un bimbo dicono « mi è accaduta una disgrazia. » Curane piuttosto con ogni sollecitudine la educazione morale e giunti in età di scegliere una professione, rispetta la loro vocazione; trattandosi poi di figlie, non crederti lecito, come molti parenti fanno, di destinarle lo sposo; più che a te, padre sconsigliato, deve convenire alla figlia, ricordando di quali e quanti guai è fonte un matrimonio che non abbia per base l'affetto e la stima. Ecco quanto t'insegna il grande apostolo Mazzini: Amate i figli che la provvidenza vi manda; ma amateli di vero, profondo, severo amore; non dell'amore snervato, irragionevole, cieco, che è egoismo per voi, rovina per essi. In nome di ciò che v'è di più sacro, non dimenticate mai che voi avete in cura le generazioni future, che avete verso quelle anime che vi sono affidate, verso l'Umanità, verso Dio, la più tremenda responsabilità che l'essere umano possa conoscere; voi dovete iniziarle, non alle gioie o alle cupidigie della vita, ma alla vita stessa, ai suoi doveri, alla legge morale che la governa. Poche pochi padri, in questo secolo irreligioso, intendono, segnatamente nelle classi agiate, la gravità, la santità della missione educatrice: poche madri, pochi padri pensano che le molte vittime, le lotte incessanti e il lungo martirio dei nostri tempi sono frutto in gran parte dell'egoismo innestato trenta anni addietro nell'animo da madri deboli o da padri incauti i quali lasciarono che i loro figli s'avvezzassero a considerare la vita non come dovere e missione, ma come ricerca di piaceri e studio del proprio benessere. Per voi, uomini del lavoro, i pericoli sono minori; i più fra i nati da voi imparano pur troppo la vita dalle privazioni. E minori sono dall'altra parte in voi, costretti dalla povera condizione sociale a continue fatiche, le possibilità di educare come importerebbe. Pur nondimeno potete anche voi compiere in parte l'ardua missione. Lo potete coll'esempio e colla parola. Lo potete coll'esempio: « I vostri figli saranno simili a voi, « corrotti o virtuosi che sarete voi « stessi virtuosi o corrotti. « Come mai sarebbero essi onesti, pietosi, « umani, se voi mancate di probità, se siete « senza viscere pei nostri fratelli? come « reprimerebbero i loro grossolani appetiti, se « si vedono abbandonati all'intemperanza? « come serberebbero intatta l' innocenza « nativa, se voi non temete d'oltraggiare « davanti ad essi il pudore con atti indecenti « o con oscene parole? « Voi siete il vivente modello sul quale « si formerà la pieghevole loro natura. « Dipende da voi che i vostri figli riescano « uomini o bruti ». E potete educare colla parola. Parlate loro di patria, di ciò che'essa fu, di ciò che deve essere. Quando la sera, dimenticate, fra il sorriso della madre e l'ingenuo favellìo dei fanciulli seduti sulle vostre ginocchia, le fatiche della giornata, ridite ad essi i grandi fatti dei popolani delle antiche nostre repubbliche: insegnate loro i nomi dei buoni che amarono l'ltalia e il suo popolo e per una via di sciagure, di calunnie e di persecuzioni, tentarono migliorarne i destini. Instillate nei loro giovani cuori, non l'odio contro gli oppressori, ma l'energia di proposito contro l'oppressione. Imparino dal vostro labbro e dal tranquillo assenso materno, come sia bello il seguire le vie della virtù, come sia grande il farsi apostoli della verità, come sia santo il sacrificarsi, occorrendo, pei propri fratelli. Infondete nelle tenere menti, insieme ai germi della ribellione contro ogni autorità usurpata o sostenuta dalla forza, la riverenza alla vera, all'unica autorità, l'autorità della virtù, coronata dal genio. Fate che crescano, avversi egualmente alla tirannide e all' anarchia, nella religione della coscienza inspirata, non incatenata, dalla tradizione. La nazione deve aiutarvi in questa opera E voi avete, in nome de'vostri figli, diritto di esigerlo. Senza educazione nazionale non esiste veramente nazione.

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Non abbiamo tutti il diritto di vivere col sudore della nostra fronte?

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Abbiamo perciò sempre condannato quel calessiere che nel momento, in cui incespisce e cade, si permette dargli colpi di frusta e mazzate, prorompendo in imprecazioni: sono così orrende bestemmie da muover a pietà e a sdegno ogni anima gentile, come ogni altro atto crudele. Tutti sanno come a Sparta venisse condannato a morte un fanciullo che infieriva contro un innocente uccello, perchè si giudicò che quel fanciullo dovesse crescere un assai triste uomo, se in così tenera età, piacevasi a tormentare, senza punto ucciderlo, un animaletto innocente. Noi non invochiamo tanta severità, ma insistiamo acchè venga coltivato nel popolo il sentimento dell'umanità. Nel nostro libro dell'Agricoltore che nel 1867 fu pubblicato, abbiamo trattato con ampiezza un tale argomento. Siamo lieti di far conoscere in riguardo la costituzione della Società Torinese protettrice degli animali fondata nel 1871 e tuttora presieduta dal nostro ottimo amico dottore TIMOTEO RIBOLI. Essa progredisce vieppiù e novera fra i suoi soci alti personaggi e nomi illustri. Ne fu promotrice la cara sig. WINTER di Londra e la volle il generale GARIBALDI che ne affidava l'incarico al patriota ricordato: pubblica un giornale per registrarvi gli atti del Sodalizio e riferisce sulle Società consorelle che hanno eguale scopo.

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Non dire come i più si permettono credendo fare gli spiritosi « che il matrimonio è la tomba dell' amore » piuttosto ricordiamo sempre che come noi abbiamo diritto all'affetto, alla stima, alla obbedienza della nostra moglie, per altra parte disonorandola disonoriamo noi stessi. Il padre di famiglia reprime le sue cattive tendenze alla vista della affettuosa consorte e dei teneri figli; egli non vuole arrossire dinnanzi ad essi, nè lasciar loro in retaggio l'obbrobrio. E basta anche spesso una moglie saggia a ritenere il marito dal commettere una cattiva azione; coi consigli dati a proposito e con dolcezza, colla sua sottomissione, colle lagrime essa giunge quasi sempre a ricondurre sulla retta via il marito che abbia traviato, o a prevenire le funeste conseguenze della di lui incondotta. E alla sua volta la madre di famiglia sul punto di cedere alla seduzione e di traviare, specchiandosi nei suoi cari ragazzi e volgendo lo sguardo al marito, sente rinascere nel suo seno la coscienza del dovere, la dignità di moglie e di madre, il puro affetto della famiglia. E col Frua le rivolgiamo i seguenti consigli; sii affettuosa o donna, al tuo consorte, e a lui t'affida. Non assumere alla scuola di false amiche il triste coraggio di resistere a lui e gli far guerra con ogni artifizio, siccome ad avversario che convenga ingannare. Impari la donna ad incedere nell'ordine modesta e confortata dal sentimento della umana natura; riconosca ancora una volta che nella famiglia risplendette sempre la vera grandezza della donna. Stolta colei che, ricusando il posto d'onore, che ai focolari le apre il mondo morale, mette fra soddisfazioni infantili il cuore sulla strada. Rendi gradito al consorte l'ostello che ei fondò nella saggia operosità della tua vita. Non ti fare a lui vaso di Pandora, o coll'accondiscendere agli affettuosi inviti suoi, non gli imporre a scotto novelli acquisti di futili cose. Guarda che per lungo sconforto egli, alfine divagando dalla famiglia, non invecchi finalmente nella sirena, e crolli sopra di te la casa cui tu non sapesti essere saldo fondamento. Una seria educazione. La donna e la moglie. Quando la stima conforta e abbellisce il matrimonio, presenta questa comunanza uno spettacolo sublime e caro di affettuosa concordia, succedendo all'amore, che inebbriò i primi anni, una deliziosa amicizia, una tenera intimità, un dolce bisogno di vivere insieme, di consacrarsi l'uno al bene dell'altro. Ma per godere delle dolcezze, piene di affetto, di questa vita, l'uomo deve guardarsi da dissipate costumanze e anche dall'abusare della sua autorità; e la donna deve dedicarsi tutta alla casa, rispettare i diritti del marito, e cercare di rendere soavi i vincoli matrimoniali. Devono l'uno e l'altro fare concessioni, e non mai rendersi colpevoli di villana rozzezza o anche solo di fredda negligenza e di trascuratezza nei loro rapporti. L'intimità coniugale vuol essere delicata e nulla deve togliere di quella riverenza e cortesia, che si dimostravano gli sposi prima di giurarsi amore e fedeltà sull'altare. Il marito si astenga dal far sentire autorità dispotica o anche solo dal correggere con asprezza. La dipendenza della moglie verso lo sposo sia dettata dall'affetto e dalla stima, non già imposta dall'alterezza. Non le comandare, diciamo al marito perchè tu sei più forte, il che sarebbe una gran viltà, ma sopporta eroicamente ogni suo corruccio pensando alle tante sue sofferenze come Donna, ma non declinare allorchè teco è la ragion morale del comando. Il più utile mandato, dice Frua, dell'uomo nel santuario di sua famiglia, sta in questo: che i figli fin dove l'abnegazione è culto di virtù, imparino da lui nella modesta epopea del matrimonio la virtù della civile malizia e del sopportare dignitoso; ma la tolleranza è scortata dalla prudenza, e questa guarda all'ordine e alla dignità. Il marito adunque si guardi dall'incuria, dallo sgarbo e persino dalla ineleganza; e sia pieno di attenzione verso la moglie; né mai dimostri al di lei fianco l'indifferenza e la noia; e la moglie renda attraente e cara al marito la casa, ponendo ogni studio per piacergli, concentrando su di esso e i suoi figli le sue tenerezze e le cure. Si ricordi la donna, che se con leggerezza di mente solo pensa agli acconciamenti e alle mode, se solo sogna feste e teatri, se il suo studio è soltanto quello di brillare in mezzo alle dissipazioni del mondo, non può a meno di finir male, con disdoro proprio e rovina della famiglia, rendendo se e tutti disgraziati. La ritenutezza e la prudenza, le virtù casalinghe e i gentili affetti soltanto possono rendere rispettabile e rispettata la donna, stimata ed amata la madre di famiglia, il genio tutelare della casa. E qui ci sia lecito di ricordare con Silvio Pellico i doveri dell'uomo e ripeterne i consigli. « L'obbligo, egli dice, è maggiore, perchè la donna è creatura più debole; e tu, siccome forte, le sei maggiormente debitore d'ogni buon esempio e d'ogni aiuto.» « L'anima della donna è naturalmente dolce, riconoscente, disposta ad amare in supremo grado quell'uomo che è costante in amarla ed in meritare la sua stima. Ma perch'ella è molto sensitiva, si sdegna agevolmente dell'inamabilità del marito e di tutti i torti che possono degradarlo. E questo sdegno può spingerla ad invincibile antipatia ed a tutti gli errori che ne conseguono. La sventurata sarà grandemente rea allora, ma cagione di sue colpe sarà di certo il marito.»

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