Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Angiola Maria

207066
Carcano, Giulio 5 occorrenze
  • 1874
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Una sera, la settimana susseguente al giorno che abbiamo descritto, sedevano appunto a circolo, nella bottega dello speziale, il signor curato, l'agente comunale e il vecchio signorotto. Era costui uno di que' piccoli nabab del lago, specie di persone affatto particolari del paese; uno di quelli che, partiti in gioventù col bastone e il fardelletto del merciajolo sulle spalle (nel contado li chiamano barometta), vanno pellegrinando per Francia e per Inghilterra; e fatto un po' di fortuna tornano alla casupola in cui nacquero, la fanno rifabbricare più alta d' un piano, poi intonacare di bianco, e ivi riposano il resto della vita, facendosi dar del signore, e raccontando mirabilia di tutto quel che han fatto o veduto. Il curato poi era un uomo sui sessant'anni, di fisonomia benevola, di persona ritonda e soda, in somma una buona pasta di vecchiotto, che pareva fatto per vivere in santa pace ì suoi cent'anni: di costume era piacente, purchè non gli mettessero la mattana addosso, com'era non di rado, la fiocaggine d' una infreddatura toccata nel quotidiano passeggio sulla bass' ora, o la noja d' una stentata digestione, dopo un desinare d' etichetta, presso alcuno dei signorazzi che villeggiasse nella contrada. Il curato dunque, il quale, al suo solito, stavasene a grande agio sdrajato in un seggiolone, che il signor Samuele aveva collocato nel miglior cantuccio della stanza, proprio per il signor curato exclusive (così egli soleva dire), leggeva al lume di una fumosa candela, la gazzetta arrivata allor allora per il procaccio del distretto. I tre circostanti pendevano da quella lettura, come la gente del buon tempo antico dalle parole dell'Oracolo: solamente il signor Gaspero (quest'era il nome del vecchio signorotto) dimenava qualche volta il capo, in atto di dissentimento, o sogghignava con un cotale suo vezzo lasciando vedere due file di denti lisci e ben saldati. Lo speziale e l' agente, a bocca aperta, stavano intenti alle parole del curato, che leggendo piaceva si di framezzare quelle politiche novità d'alcune sue chiose e considerazioni; giudicate voi se fossero profonde! - « Il ministero Inglese, se si deve prestar fede ai rumori che corrono, sta per mutarsi. » - « L'ho detto io, che la doveva finir così! Era impossibile durarla!... Non c'è stato buon sangue mai, mai, tra que' signori delle Camere e i ministri! La è curiosa da vero, voler governare loro signori, e non esser d' accordo mai nel darla la legge! eh! eh!... » « Proprio tal quale nel nostro convocato, dove ognuno vuol dire il suo sproposito! » commentò l' agente del Comune. « Sì! sì! ma, zitto! badate. » - « Dicesi che lord*** voglia dare la sua dimissione. Jeri mattina, Sua Grazia s' è recato dal Re; e si pretende che quanto prima il nobile lord deporrà nelle mani di S. M. il portafogli. » Ma bravo! così avrei fatto anch'io! deporre il portafogli! bravo il mio lord***! » « Se la crisi si verificasse, e se così di subito il ministero fosse disciolto, il partito de' whigs ne scapiterebbe, perchè, attesa la chiusura delle Camere, le notevoli riforme, che stavansi maturando dai radicali, sarebbero aggiornate fino alla nuova sessione; e la buona riuscita ne diventerebbe più ardua. » - « Conseguenza chiara come il sole! » « Il partito dei whigs? Cos' è questo whigs? » saltò su a domandare, con una smorfia innocente, l'agente comunale. « E i radicali?... Cosa voglion dire? » chiese anch'egli il signor Samuele. « I whigs? i radicali? » rispose il curato, con un' aria di compassione. « Cosa sono?... Se nol sanno nemmen loro cosa sieno! I whigs sono un partito, i radicali sono un altro partito; e voi sapete che i partiti, non si domanda cosa sieno: gente nemica di altra gente! Ma i galantuomini non sono di nessun partito; perchè galantuomo è chi vive in pace con tutto il mondo.... Oh, andiamo innanzi. » « Adagio, adagio! » prese a dire allora, con un far d'importanza, il signor Gaspero, che fra coloro era tenuto in conto d'uomo di gran criterio, perchè aveva veduto al mondo più che Ulisse, al suo tempo, dopo la caduta di Troia. Egli, intanto che il curato parlava, aveva sorriso fra sè e sè con una compiacenza segreta. « Se volete, vel dirò io cosa sono i whigs inglesi! Dovete sapere che là, come dappertutto, i signori e i poveri diavoli si guardan di traverso, per gelosia, per invidia, per prepotenza, che so io.... e cercano sempre di farsela gli uni agli altri.... perchè nel mondo, vedete, la cammina così! I primi dunque si chiamano i whigs, gli altri i tories, mi pare.... o viceversa: ch' è poi lo stesso, perchè non è il nome che fa la cosa. Avete capito? Adesso continui pure, signor curato. » - « La compagnia delle Indie Orientali tenne nella » passata settimana una sessione, alla quale sono interve- nuti, eccetera.... » - « Salto questo paragrafo e questa filza di nomi indiavolati, perchè non la mi pare notizia di peso. » « Ma però, mi dicar di grazia, » tornò a domandare lo speziale: « che compagnia è questa? l'ho udita menzionar le tante volte nella gazzetta. » « Dev' essere » rispondeva ancora il curato « una società d'uomini dotti, filosofi, letterati e simil gente, i quali da lungo tempo hanno mandato in que' paesi a cercarvi le Antichità; con che fine poi, non so. » « Oh! oh! ma lei s' inganna, caro signor curato! » lo interruppe un'altra volta il signor Gaspero, col suo risolino. « La compagnia delle Indie è una società di negozianti, tutti ricconi sfondolati: altro che letterati! altro che dotti! » « Ohibò! questa poi non me la bevo, » replicava il curato, stizzito per quella nuova interruzione, e punto sul vivo. « So ben che lei mi canzona! Cosa devon fare de' negozianti in que' paesi di barbarie, di miseria? Ma solamente la spesa del viaggio!... E poi, là.... con quelle belle usanze d'impalare e bruciar vivi!... Se lo sanno i poveri missionarii, a cui tocca di portare un poco di vita cristiana fra quei diavoli incarnati d'Indiani!... Negozianti? oh! oh! » « Ma io l'ho veduta l'Inghilterra, sa lei, signor curato? l'ho girata in lungo e in largo; e di questi Marc'Antonii, che parlan di milioni, come noi di scudi, io n' ho veduti e conosciuti parecchi, come conosco lei. E a me bisogna credere, chè de' paesi n'ho attraversati tanti, che quasi non me ne ricordo più i nomi. » « Sarà un' altra compagnia; ma questa non può essere.... » « Eppure, caro signor curato, questa volta.... » « Scommetto che non è una compagnia di mercanti.... » « Che la fosse una compagnia comica?.... » domandò, per vedere d'accomodar le partite, l'agente comunale. « Eh! tacete voi!... » - E qui il povero curato, che in tutto il tempo di sua vita non aveva mai viaggiato più in giù di Como e più in su di Colico, sentiva scaldarsi il sangue, e fissando il suo contraddittore:« Questa volta, dice? eh! mi pare anche a me d'aver letta la mia parte di buoni libri, e ciò val tanto quanto il suo aver viaggiato, perchè quelli che scrivono han sempre ragione, e ne sanno un po' più di me e di.... dunque, per dincibacco! mio caro signor Gaspero, posso aver ragione io, e lei torto!... » « Ma la si quieti, signor don Gioachino, e mi badi.... » « Eh le zucche! » continuava l' altro, gettando sulla tavola la gazzetta, con una stizza da non dire. « Lei l' ha sempre con me; gli è un peno che me ne sono accorto. » « Io?... » « Sempre contraddirmi, sempre! tutto! È cosa incredibile! Scommetto che, se dico che adesso è notte, lei sosterrà ch'è giorno chiaro! È proprio un dispetto! » « Ma, caro signor curato, la si calmi!... » « Ma lei ha ragione! ma sarà come vuole.... » E, così dicendo, lo speziale e l'agente a stento lo trattenevano nel suo seggiolone, che già stava per alzarsi sdegnosamente, e aveva ripigliato la canna e il cappello per andarsene. Nè poco ci volle per farlo rimanere: andava borbottando che già s'era fatto troppo tardi, e ch'egli aveva la testa a ben altre cose che a quelle bazzecole: così, mulinando fra sè stesso, tirava fuori a ogni momento dal taschino il suo grosso oriuolo d'argento, e studiava le ore e i minuti. Il signor Gaspero, che dal canto suo ben sapeva d'aver ragione, trascinandosi la seggiola dietro, aveva voltate le spalle al curato, e susurrava anch'egli: « Che ignorante ostinato! Sicuro, quest'oggi ha fatto una cattiva digestione. » E forse la cosa non sarebbe finita così, se in quel momento non foss'entrato nella bottega, con un far frettoloso, straordinario, e con una ciera tutta nuova, il signor dottore. « Gran novità, signori! una cosa che non m'è capitata mai: indovinate mo, signor Samuele, donde vengo! « Che so io? Da un'avventura galante. » « Eh! non ho di questi belli spassi! E lei, signor Gaspero? » « Ma.... non saprei! forse da una vincita a' tarocchi? » « Eh via tutt'altro. » « Ma dunque da che? » domandarono a una volta l'agente e lo speziale. E il dottore con voce seria, bassa, come rivelasse un mistero: « Torno in questo punto dalla villa*** , dove fui chiamato per visitar quel signore inglese , quel lord, ch' è venuto a starvi due mesi fa, e che adesso minaccia dì lasciar qui le ossa! » « Oh !... » sciamarono in coro lo speziale, l' agente, il curato e il signor Gaspero. « Se la è così » soggiunse poi il primo d'essi, « voi gli avrete dunque parlato a quest' uomo così ricco e così arrabbiato, che nessuno ancora ha veduto, ch' è tampoco, perchè se ne sta sempre chiuso laggiù nel palazzotto, come l'orso nella sua tana. » « Dite, l'avete veduto? » « Veduto? no; veduto veramente, no! » « Come? bravo dottore! » disse ridendo sonoramente il signor Gaspero. « Ma che razza di visita gli avete fatto? » « Dirò, ecco qui la cosa. Io me n' andava stasera, solo e quieto a casa mia, al batter delle nove, e stavo per metter la chiave nella toppa, quando mi si fa incontro, e mi ferma, tagliando l'aria con un gesto, un uomo alto, vestito di nero, meglio ch' io non sia. Domando che cosa voglia; non risponde, toglie fuor di tasca una letterina e me la consegna. Io non poteva leggerla al chiaror di luna; dunque entro in casa, e invitato colui a salire, gli domando se aspetti risposta; mi fa segno col capo di no, e si pianta ritto, là, presso la porta. Salgo le scale, chiamo mia sorella Cecilia, che corra col lume: era al buio ancora, la stordita! Basta, quando Dio volle, essa comparve col candeliere, e io, che moriva dalla voglia d'uscir di dubbio, apersi la lettera; era linda, lucida, scritta d'un caratterino d'amore, bello da baciare.... » « O dottore, lei torna giovine di vent' anni! » disse il signor Gaspero. « Eh! confesso che alla prima la credetti una dichiarazione amorosa.... Era firmata Elisa Leslie.... ma letto ch' ebbi, altro non diceva, se non che subito, in segreto, dovessi andare alla villa, dietro il latore del biglietto, per la premura d'un malato. Discesi dunque, e detto: - Son qua, - seguitai l'uomo nero e muto, che poi seppi essere un cameriere del lord. Mi fece entrar nel palazzo per una porta nascosta, e per un andito nella cucina: di là, salita una scaletta torta e buia, mi mise dentro uri salotto, dove mi disse d'aspettare, e mi piantò solo. Alla fine, comparve una bella giovine, una delle figliuole del lord.... Non vi ricordate d'averle vedute talvolta a diporto giù per il lago?.... Bene, era la più grande, la più smorta delle due; essa mi salutò con grazia e, tutta affannosa, mi pregò di non parlare con anima viva; che l'ammalato era suo padre; che da lungo tempo una tetra malinconia lo travagliava, e che, pochi giorni innanzi, al ricevere non so quali cattive notizie d' Inghilterra, aveva avuto un accesso di forti convulsioni, per cui gli s'era risvegliata una tosse sanguigna; che nella mattina poi, le convulsioni e la tosse avevano spiegata una spaventosa violenza. La povera giovinetta parlava e insieme piangeva, e mi scongiurava le salvassi suo padre. Fu allora che, fatto un passo, domandai di veder l'ammalato; e la fanciulla: - Oh gli è impossibile, disse trattenendomi; mio padre non vuoi vedere nessuno, nessuno fuor di me e di mia sorella; l'ha giurato! nè, per quanto noi lo pregassimo , non ci permise di chiamare un medico; non fa che ripetere di voler morire!... - E bene, cosa avrei dovuto fare? come vedere, conoscere, ponderare?... Avevo un bel replicare: Senza la diagnosi, come si fa? - la fanciulla tornava da capo a pregare, a piangere. Era un impiccio nuovo per me!... Pensai, studiai, diedi un' occhiata mentale a tutta la mia teoria, perchè pratica sui lord non ne ho mai fatta.... infine, scrissi queste pozioni e quest'empiastro, che faranno o no, come Dio vuole. E ora, a voi signor Samuele! spedite le ricette; premura e attenzione chè ci avrete il vostro conto! » E gittò sulla tavola dello speziale due lunghe indicifrabili scritture, che preparavano, sa il cielo, quali nuove misture! Il signor Samuele si piantò gli occhiali sulla gobba del naso, e si mise a studiarle. « Ora viene il buono » continuava il dottore; « io aveva raccomandato alla signorina una rigorosa cura morale e uno scrupoloso trattamento dietetico dell'ammalato, e lei mi congedava col miglior garbo del mondo, ringraziandomi mille volte - manco male! Partita appena, tornò il cameriere, e cavandosi con atto di singolar rispetto il cappello, mi mise nelle mani un cartoccetto, e m' accompagnò fino alla porticina. Io presi la via verso il paese; e cammin facendo, il raggio della luna, che stasera è sì bella e tonda, mi fece naturalmente pensare di guardar nella cartolina: l'apersi, guardai.... mi pareva e non mi pareva una moneta piccola, gialla.... oh! oh! fosse oro! Il cuore mi battè subito; e qui giunto, entrai nel primo uscio, dove vidi lume.... dite mo? era un luigi d'oro, un buon luigi doppio, perché gl'Inglesi non contan che luigi e ghinee.... Ecco qui! » - e tolse fuori la moneta ancora incartocciata - « non è vero, signor Gaspero, lei che n'avrà vedute di questa razza, non è genuino, di peso?... Che bel curare i lord! La è un'avventura questa? vi pare?... Qui non ci son baie. » « Ma bravo dottore! queste sono visite di nuova stampa per voi, » disse il signor Gaspero. « Oh sì! proprio.... nè sarà l'ultima, spero. » « Bravo, bravo! ma quel lord! chi sa mai quel che ci cova qui sotto? » soggiunse l'agente. Lo speziale intanto aveva messo sossopra la sua officina, e ingombrata la tavola d'una folla di bocce, vasi e fiaschetti. Rimboccate le maniche della giubba fino al gomito, stava stemperando e mescolando ungenti, siroppi e giulebbi, con uno scrupolo di scienza, degno di que' due barbuti figuroni, onde un vecchio pittore comasco aveva istoriate le grosse imposte della sua bottega, che volean dire Ippocrate e Galeno.

Era densa, la comare Caterina, venuta a Milano in compagnia del signor Gaspero, quel vecchio possidente che abbiamo incontrato più d' una volta, in questa storia nostra semplice e nostrale. Costui, ricevuta una lettera del procuratore, al quale la signora Giuditta s'era raccomandata, e inteso di che si trattasse, senz' indugio aveva persuaso alla Caterina quel piccolo viaggio; condottala con sè Como, di là noleggiata una vettura, accompagnò egli stesso a Milano, dove per abitudine capitava sempre una volta all' anno. Maria era accorsa alla finestrina del cortile. Ella guardò, vide di lontano la madre congedarsi dal suo compagno di viaggio, ne intese la voce, dimenticò tutto. Pochi momenti appresso, Caterina stringeva tra le braccia la sua povera figlia, e Maria nascondeva sul seno materno il viso, che solo per un istante si tinse ancora del suo vivo colore. Senza piangere, senza parlare, stettero così in quel dolce e prolungato abbracciamento: pareva che la fanciulla non volesse distaccarsene più. « Maria, mia buona e cara figliuola, » disse alla fine la madre. « Perchè m' hai tu abbandonata? questi sei mesi sono stati sei anni per me! Oh Madonna santa! come ti sei cambiata, povera tosa! non ti riconosco più!... Ma com' è mai che ti trovo qui? non sei più nella casa di quel signore inglese?... E voi, signora Giuditta, e mio figlio.... è qui don Carlo? ma perchè non ho io saputo niente fin adesso?... M' hanno detto ch' è ammalato.... voglio vederlo! dov' è?... ditelo, non mi fate penare!...» Queste molte domande, che alla misera suggeriva tutte in un punto il materno affetto, posero in un bel guaio la vedova; la quale s' era bene accorta come la vecchia comare fosse al buio di tutto. Maria non aveva coraggio di proferire parola; guardava, guardava la madre, senza togliere mai gli occhi da quell'amato volto, in cui la solitu- dine e il dolore avevano in poco tempo solcate più profonde le rughe dell'età. Ma, atteggiata com'era, in muta e affannosa comteplazione, la sua sembianza suscitava nell'anima di sua madre una pietà mista a terrore. Alla fine la Giuditta, fatto un po' di faccia tosta e di cuor duro, pensò: - Qui è meglio parlare; un momento o l'altro, bisogna pur ch' ella sappia tutto.... « Cara la mia Caterina, » prese dunque a 'dire, « non vi crucciate così; fatevi un po' di coraggio. » « Oh misericordia! che altro male c' è?... » « Già lo sapete, a questo mondo i cattivi sono anche troppi, e son sempre gli stracci che vanno all' aria, come dice il proverbio.... Così tocca sempre ai buoni a portare la pena dei tristi.... » « Oh santa pazienzai parlate, non mi tenete qui su le spine.... » « Eh! ognuno ha la sua croce, e c'è chi deve portarla anche per gli altri... E già si sa, bisogna star preparati a tutto.... « A che? ma dite su una volta! parla tu, Maria; che in questo modo ben più mi spaventate, mi fate morire; mio figlio sta forse male? forse.... » « No, no, sta bene, ma.... » « Signore, datemi cuore! ma che?... » Per tutta risposta, Maria non fece che gettarsi un'altra volta nelle braccia di sua madre. E la vedova raccontò tutto quel che sapeva, tacendone però la supposta cagione, per la pietà di Maria. La povera donna non volle credere a nulla; il colpo fu troppo forte, e l' anima sua semplice e piena d'amore non lo sostenne; nè pensò nemmeno a chiedere il perchè di tanta disgrazia: non poteva dubitare che il figlio non fosse innocente; il nome di suo figlio era sempre stato per lei come quello d' un santo. Stanca degli anni e sola, metteva in lui tutto il suo cuore, tutto il suo tenero orgoglio di madre; aveva speranza e vita nell' unico amato, il quale, dopo la morte del suo pover' uomo, com' essa diceva, doveva essere il padre della sua Maria. La buona donna, nella solitudine della sua dimora, che un tempo rallegravano la presenza e l' affetto de' suoi cari, e poi rimasta vôta, deserta, come un sepolcro, si consolava pascendosi dell' idea, che l' uno o l' altra avrebbero sortito modesta e onorevole condizione su la terra, e che un giorno forse, ne' suoi più tardi anni, l'avrebbero circondata di cure d' amore, e a larga mano compensata de' sacrifizii fatti, della vita tediosa che trascinava. Non si rammaricava mai di non aver altra compagnia che la vecchia Marta, perchè, conoscendo il cuore de' figli suoi, le pareva quasi d' abitar con loro, di vivere con loro, quantunque lontani; l'unico desiderio che nutrisse, era di poterli di tanto in tanto rivedere; e ogni giorno si teneva più certa di presto abbracciarli, in questa certezza essendo tutta la sua gioja. Seduta sovente al tepido sole delle mattine d' inverno, sotto la nuda pergola della casa, con la conocchia fedele, pensava alla povertà, alla pace, raccontava la storia d'altri anni, raccontava quella dell' avvenire; felice abbastanza quando parlava della sua bella Maria, o del suo curato, alla Marta che le sedeva rimpetto, pettinando le matassine del lino. E allora, senz' avvedersene, le due comari s'arrestavano dal, lavoro; all'una spezzavasi il filo della conocchia o cadeva di mano il fuso, all'altra si perdeva il lino nelle punte del pettine. Ma entrambe, in que' momenti, sollevavano al cielo gli occhi e il cuore, con un pensiero più santo d'ogni preghiera, del pari benedetto. Ma ora che diversi pensieri, che mutamento La mamma Caterina, per tutto quel dì, e per molt'altri ancora, non volle ascoltar ragione, nè consolazione, nè speranza, non domandava che suo figlio, non voleva che vederlo. Anch'essa, come prima aveva fatto Maria, figurandosi alla mente angustie e spaventi, s'abbandonava a' più tristi presagi, non porgeva più orecchio a nulla, nemmeno al piangere della figliuola. Fu allora che l'amorosa fanciulla, la quale innanzi alla venuta della madre credeva di non poter sostenere l' affanno di que' giorni, si sentì tutta invigorire. Una virtù, ignota a lei fino allora, la costanza del patimento, le raddoppiò il debole coraggio; ma la sua fermezza, la calma delle parole e degli atti, avrebbero dimostrato più crudele il martirio dell'anima a chi avesse potuto vedere il suo segreto. Soffogava le lagrime; e ne' momenti di maggior dolore, la sua voce si faceva più sicura e più affettuosa: l' avresti veduta sorridere; era un riso malinconico il suo, ma celeste. In que' giorni, sempre da uno stesso travaglio misurati, che fanno parer eterna la vita, così Maria con l' amor suo procacciava d' ingannare alla madre le ore contate dall' afflizione; ragionandole di tante cose passate, della loro casa, della vigna su la costa, della vecchia Marta, degli altri amici del paese. E ringraziava il cielo con tutta l' anima, solo che vedesse le sue parole avere temperata per poco l' amarezza della sciagura presente. Così ella nascose nel fondo del cuore tutta la sua parte d' affanni; così comprese e tolse sopra di sè quel dolore inesprimibile, che solamente al cuor delle madri non è un mistero; quell' angoscia, la quale non trova parole, nè lagrime, perchè ha de' segreti che a umano orecchio non possono confidarsi e che il cuore altrui non ha mai conosciuto. Non, v' è piaga quaggiù che il tempo non sani; l' abitudine stessa del soffrire può talvolta diventar quasi cara e necessaria; l' amore, l' ambizione, la vendetta, il rimorso lasceranno pur una volta in pace l' anima di cui han fatto strazio; ma la ferita ché porta il cuor d'una madre per a mai e de' figli suoi, non v' ha balsamo che la medichi, non felicità nè tempo che vi spargano sopra la mesta consolazione dell' obblio. Così, abbandonate, e senza saper nulla mai di quel loro caro, Caterina e Maria trascinavano giorni e settimane, in casa della vedova; la quale, dal canto suo, non aveva potuto far di meno di tenerle con sè qualche tempo ancora, quand' esse, deliberate d' aspettare che fosse decisa la sorte del prete, ne la pregarono, a patto di pagarle trenta soldi al giòrno, per le spese. Ciò veramente andava poco a' versi alla Giuditta, causa la paura di cert' altre visite della specie di quella prima, da lei non ancora dimenticata; ma poi, per amor di bene, non seppe dir di no. Una mattina, erano uscite di buon' ora le due donne per andare insieme a vendere a qualche mercante di mode un velo nero trapunto, in que' dì solitari e mesti, dalla Maria: poichè era essa, che col lavoro delle sue mani sosteneva anche la madre. A caso capitate presso la piccola chiesa di san ***, la Caterina, la quale non lasciava passar giorno che non andasse a pregare il Signore per il suo povero figliuolo e per sè, si rivolse a quella parte, e fece per entrar nella chiesa. Ma d' improvviso la fanciulla, tutta compresa dal terrore d' una funesta ricordanza, le s' era stretta al braccio, trattenendola, e con voce bassa e supplichevole: « Oh no! madre mia, non andiamo in questa chiesa; non devo, non posso entrarvi più. » « Perchè, Maria, perchè?... Cos' hai? tu tremi, diventi smorta! ti senti male? » « No! mamma, è un segreto.... un segreto che nessuno doveva conoscere! se sapeste che in questa chiesa.... O mio Dio, toglietene per sempre dal mio cuore la memoria! » « Maria, che mistero è questo? parla, dimmi.... » « Qui no, no, cara madre.... torniamo a casa, ve ne prego, e vi dirò tutto. Oh povera me, povero mio fratello! » E tornarono a casa. In quel giorno Maria non trovò parola che potesse spargere un po' di serenità su l' addolorata fronte della madre. Attendeva taciturna a' suoi lavori,

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E l'altro prese a raccontargli la storia dell'amor suo, meglio che non abbiamo potuto far noi in queste pagine modeste, cosa ben naturale: era l'amante che parlava, e il suo cuore si effoudeva nelle parole, con una verità semplice, poetica. Ma Eugenio intanto pensava che l'amico suo doveva essere un bel pazzo, e che lui, se fosse stato ne' suoi panni, non avrebbe perduto il tempo in codeste malinconie, e a far all'amore alla romantica con una tapinella; mentre invece avrebbe potuto a capriccio fare il mestier del Michelaccio, quel beato mestiere che non s' insegna, e tutti sanno e sapranno sempre. « Dopo quel tempo d'una felicità ch'io quasi non credeva possibile, » così continuava Arnoldo il suo racconto, « dopo quel tempo, vennero per me giorni d'amarezza e di sconforto. Ma qui, bisogna che vi confidi un'altra cosa che ancora non sapete, il vero mio nome. Voi mi conoscete per Arnoldo Randale; questo non è il mio casato, ma quello della famiglia di mia madre; per segrete ragioni lo presi al mio ritorno in. Italia. Mio padre è lord Guglielmo Leslie. » L'amico Eugenio levò gli occhi con gran maraviglia, a quella sonora parola di lord; e poste giù le molle con che giocava, stette con più cheta attenzione ad ascoltarlo. « Mio padre » seguitava Arnoldo « è un uomo severo, superbo del suo nome e dell'antica sua nobiltà, quant' altri mai; i suoi principii sul fatto e su la condizione sociale son quelli d'un vero Inglese, onore, orgoglio e fermezza; il motto dell'arme gentilizia de' Leslie sembrava appunto dettato per lui: Sempre salire!... Ma, fin dagli anni infantili il mio animo s'apva in vece all' incanto delle miti virtù di mia madre, dolcezza e compassione, amicizia e amore. Io, per me, sento di non esser nato per quelle che chiamarsi le grandi virtù del nostro secolo, una politica che si veste del fastoso nome di filantropia, e una civiltà che pesa tutto su le bilance dell'industria. Passai i primi anni dell' adolescenza in casa d'uno zio di mia madre, venerabile vecchio, dal suore giovine e caldo, uomo generoso, soccorrevole e costante: era questi irlandese e cattolico, e aveva perduto il figlio, la nuora e i nipoti, tranne uno solo che formava le delizie dell'abbandonata sua vecchiaia.... Questo giovine cugino fu il mio primo amico. Ma, pochi anni appresso, anch'egli era morto.... » « In quel tempo appunto, » ripigliava Arnoldo dopo una pausa, « nel nostro paese gli spiriti bollivano, in quella famosa guerra d'opinioni e di partiti, che tenne grandemente agitati tutti i giusti e i buoni, la controversia per l'emancipazione de' cattolici. Mio zio metteva in cima de' più cari suoi voti la sospirata legge, e ne procacciò il trionfo, quanto potè e seppe. Parmi ancora vederlo scuotere la sua testa canuta, e volgere al cielo gli occhi accesi d'un insolito ardore di gioventù , dicendomi dover la giustizia trionfare una volta o l'altra anche su questa terra; e nessun sacrifizio esser poco, per guarire la patria d'una piaga che da tre secoli aveva fatto la vergogna della superba nostra civiltà!... Ma, appena mio padre venne a sapere i nobili sforzi del suo parente e il mio entusiasmo a pro di questa causa generosa, mi rivolle presso di sè, caldo sostenitore, com' egli era stato sempre, degli antichi rancori. E mi mandò a viaggiar sul continente, perchè la mia mente perdesse codeste fantasie, ch 'egli chiamava la scorza del fanciullo, e imparasse a conoscere uomini e cose. Ma era tardi. Io aveva già sposata la parte degli oppressi; io amava il culto solenne, maestoso della Chiesa a cui mi guidava fanciullo il mio vecchio zio, e dove univo le mie alle candide orazioni del mio povero cugino; l'arida e corrotta dottrina, e la troppo mutabile fede nel seno della quale io nacqui, non avevano parlato mai al mio cuore. « Nel mio viaggio attraversai, come uomo nuovo, quest'Italia, così degna d'amore e di venerazione; di città in città, vidi le sue basiliche, le sue cupole, le sue chiese, nelle quali mi pareva che l'arte veramente divina traducesse all'anima il mistero della suprema bellezza; vidi i capolavori di Michelangiolo, di Raffaele, di Tiziano, di Guido,

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Io per me rinuncio alla parte che mi può toccare, e voglio che quel poco che abbiamo, non è vero, mamma? serva per voi, e per te, Maria, per te, quando troverai qualche onesto partito. E in appresso, se il Signore farà ch' io possa divenir parroco in qualche paese meno triste e più vicino a voi, per esempio, qui sul lago.... allora v'aprirò la mia casa, vi aprirò le mie braccia, e dirò a tutt'e due: Venite a star con me, a consolarmi la vita. Oh allora sì, che mi parrà ancora d'esser felice! » Caterina e Maria furono commosse e persuase; guardavano con tacita tenerezza il prete, che oramai era l'unico loro angelo protettore. E il prete, levatosi e fattosi vicino alla madre, strinse tra le sue mani la destra della buona vecchia che piangeva, e la baciò con verecondo rispetto. Poi la sorella gli stese la sua; ed egli, stringendola del pari, se la pose sul cuore, con una forza d'affetto che non può dirsi. Indi a poco uscì dalla casetta.

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» « O amico » rispose l' altro, « fin adesso noi non abbiamo mai seriamente discorso intorno a così gravi cose; ma io ben conobbi tutta la vostra vita dal primo giorno che mi sono incontrato con voi; ho penetrato il vostro cuore e la sua piaga... Lasciate che la scopra a voi stesso; è la mancanza d'una fede!- Povero giovine, vi compiango! » « Oh sì! » proruppe l' altro, dopo una solenne pausa, « compiangetemi! Non so dire che tumulto s'agiti qui dentro talvolta! Non so dir con quale ardore cercassi anch' io questa che voi chiamate virtù, certezza e verità, la fede! Ma non la trovai. Tutto calpestato, tutto disseccato e morto! Ond' io penso che questa lede non sia che il rifugio dell' anime semplici, ingenue, fiacche: in quanto a me, non la vidi che in una povera chiesa di montagna, in un' officina, in un tugurio.... e, anche là, fu un mistero per me! Ma voi.... ma chi ha dubitato una volta, chi ha pianto per la sete dalla scienza, chi ha numerato in un cuore i battiti della virtù, e le convulsioni del delitto.... Oh vi credeva di tempra più forte e disdegnosa! » « Uomo ingannato! tu non sai quanto ti costi la tua illusione, o che debolezza sia questa che tu stimi forza! Tu non vedi con quell' occhio di pace con che io guardo uomini e cose, per ascendere fino a Colui che gli uni e l' altre ha fatto. Ma forse, verrà qualche momento nella tua vita.... » « Via, lasciamo un proposito, del quale non possiam convenire, nè per questo si turbi la nostra amicizia.... Ma l'ora è tarda, e non vorrei che il cattivo tempo ne cogliesse. Seguitiamo per quella via, se vi piace, e torniamo a casa dalla parte di terra. » L' altro si mosse senza far nuove parole; ma nel resto del cammino, fin al paese, il loro ragionare fu contegnoso e più cauto del solito.

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