Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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«Diabolik» 9, Anno XLIII (1 Settembre 2004)

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Patricia Martinelli 11 occorrenze

I RAPINATORI SONO PARECCHI E ABBIAMO VERIFICATO E ABBIAMO VERIFICATO CHE SONO ANCHE ASTUTI. C’È LA POSSIBILITÀ CHE QUALCUNO TENGA D’OCCHIO QUESTA CASA.

FORSE ABBIAMO UN’ALTRA POSSIBILITÀ...

ANCORA UN FULMINE E ABBIAMO FINITO...

ABBIAMO PREPARATO LA BORSA SEGUENDO LE VOSTRE INDICAZIONI, L’ISPETTORE.

MA ABBIAMO ANCORA TROPPO POCHI INDIZI...

ISPETTORE ABBIAMO RAGGIUNTO L’AUTO... MA NON C’È TRACCIA DI DIABOLIK E EVA KANT!

ABBIAMO ALLESTITO UNA DERIVAZIONE CHE PERMETTE DI ASCOLTARE LE TELEFONATE CHE RICEVERETE, REGISTRARLE E LOCALIZZARE IL LUOGO DELLE CHIAMATE.

ISPETTORE, ABBIAMO TROVATO L’AUTO. È PRECIPITATA DAL POGGIO DEI RODODENDRI. ALL’INTERNO C’ERA IL CADAVERE DI UNA DONNA CORRISPONDENTE ALLA DESCRIZIONE. IL MEDICO STA PROCEDENDO ALL’AUTOPSIA.

La Stampa

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AA. VV. 34 occorrenze

Però qualche problema lo abbiamo...

Bono (Fincantieri): anni fa abbiamo deciso di specializzarci

Ora nel nostro campo non abbiamo concorrenti al mondo /§

Nei giorni scorsi, insieme al collega Naser al Mabruk (ministro degh Interni, n.d.r.) abbiamo convocato gli ambasciatori di ventidue paesi africani annunciandogli, che avremmo proceduto con il rimpatrio di migliaia di immigrati. Cosa che abbiamo iniziato a fare dalla settimana scorsa, con voli charter e carovane di bus e auto. Per questa nostra iniziativa abbiamo ricevuto reazioni negative da paesi come il Ghana, il Ciad, la Nigeria, che ci hanno criticato perché avevamo deciso il rimpatrio forzato».

L'uruguaiano: «La coppia funziona perché abbiamo caratteristiche differenti» Gli svizzeri sono primi in campionato e puntano sul bomber Carignano

«Abbiamo chiesto di accelerare i tempi - ha aggiunto Rogge - anche se non abbiamo dubbi che Torino si presenterà all'appuntamento con le carte in regola. C'è però una questione di comunicazione: l'Olimpiade dev'essere sentita da tutto il Paese. E l'Italia non ha ancora abbracciato Torino 2006».

«Non importa, abbiamo tanta voglia di Champions, siamo pronti a ogni sacrificio pur di avere la possibilità di riscattare l'ultima avventura non proprio felicissima».

ROSI BINDI /@@ «La Bossi-Fini è un manifesto ideologico inapplicabile e dannoso L'unica risposta ai nuovi arrivi è attrezzarci ad accogliere l'immigrazione di lunga durata di cui abbiamo bisogno»

Da una settimana abbiamo iniziato la campagna di trasferimento degli immigrati nei loro paesi d'origine. Dobbiamo agire in fretta anche perché temiamo che si apra un nuovo fronte di invasione dal Darfur. Per questo abbiamo deciso di chiudere la frontiera con il Sudan».

In particolare abbiamo puntato sulle navi da crociera e sui grandi traghetti. E in questo campo al momento non c'è competizione con l'estremo Oriente. Quelli che invece non hanno fatto questo salto certamente soffrono la concorrenza di Corea e Cina; per ragioni di costo e per ragioni di organizzazione da noi non è più conveniente produrre navi da carico. Si tratta di navi più semplici e di valore molto più basso che richiedono una organizzazione produttiva per la quale i cantieri europei non sono attrezzati. In Corea, Cina e Giappone queste navi vengono prodotte come in serie; noi abbiamo diverse serie produttive ma non abbiamo strutture attrezzate per fare 20 navi contemporaneamente».

«Nel tempo abbiamo acquisito una leadership mondiale. In questo siamo stati facilitati dal fatto che i nostri clienti storici pian piano si sono messi tutti insieme dando vita ad un unico gruppo, il gruppo Carnival, che detiene di gran lunga la leaderhip mondiale nel settore. Ebbene il 50% delle navi che Carnival possiede sono uscite dai nostri cantieri».

Dall'inizio dell'anno abbiamo ottenuto commesse per più di un miliardo di euro, tra cui due nuove navi da crociera. E anche per quanto riguarda le prospettive pensiamo che nei prossimi mesi ci sarà una ripresa del settore delle crociere e quindi puntiamo a mantenere la nostra quota di mercato».

In Italia abbiamo difficoltà nell'innovazione legate a un modello produttivo frammentato. Ma al di là dei numeri quello che mi preoccupa è vedere quanti piccoli imprenditori stanno tornando indietro».

Ho trovato una zona da cui arrivava il calore della sala macchine, li abbiamo trasportati lì, li abbiamo spogliati e li abbiamo visti pian piano riprendere le forze. Abbiamo preso tutto quello che c'era in cambusa, acqua e zucchero anzitutto, ma anche Coca cola, bibite. Trecento litri di acqua abbiamo somministrato, io, il mio collaboratore e l'equipaggio del mercantile. Quindi ho potuto soccorrere i più gravi, somministrando loro dei farmaci». All'equipaggio della Zuiderdiep alcuni clandestini avevano detto di avere pagato dagli 800 ai 1800 dollari e di essere di nazionalità sudanese. Ora si sentono al sicuro. «Qui mi hanno trattato bene. Sono fuggito dalla Liberia perché cerco la pace. Sono molto stanco per il viaggio, che è stato terribile». Stephen ha 25 anni ed è molto spaventato, è uno dei 15 immigrati ricoverati nell'Ospedale Umberto I di Siracusa. Stephen ha raccontato di aver dato una mano a gettare in mare i cadaveri dei compagni morti nel viaggio. «È stato terribile - ha detto - vedere tutti quei morti, ma c'erano i vivi e dovevamo far spazio». «Mio padre e mia madre - ha ricordato - sono morti a causa della guerra. Ora sono stanco, voglio riposare». John, 29 anni, piange quando racconta la sua storia. Anche lui dice di essere fuggito in cerca di pace. «Mio padre è morto a causa della guerra - dice singhiozzando - ma prima di morire mi aveva affidato a un amico suo e gli ha detto di prendersi cura di me. Il suo amico è morto annegato sotto i miei occhi e non ho potuto far niente per salvarlo». John ha lasciato in Liberia il fratello e la madre. Ricorda con disperazione i giorni della traversata. «Non avevamo nulla da mangiare - aggiunge - ed eravamo costretti a bere la nostra urina». Poi lancia un appello: «Voglio rimanere in Italia e voglio lavorare, io lavoravo nelle piantagioni di cocco ma qualsiasi lavoro è buono».

Via, abbiamo costruito una potenza economica di quattrocento milioni di uomini e ci spaventiamo per l'afflusso di un centinaio di poveri uomini che aspirano legittimamente a una vita meno orribile! Gli abbiamo dato la nostra tv, vedono tutti i giorni la Bbc, la Rai, Raffaella Carrà, anzi no, adesso le veline, e perché poi non dovrebbero desiderare una vita migliore da noi?»

Lo afferma il questore di Siracusa Vincenzo Mauro: «Abbiamo interrogato alcuni clandestini, che inizialmente sostenevano di essersi dati il cambio al timone, ma i nostri sospetti ci concentrano su due persone». Intanto, i 57 ospitati nella palestra di una scuola potrebbero lasciare Siracusa stamattina, mentre i 15 ricoverati otterranno un permesso di soggiorno per il periodo di degenza. Gli investigatori, inoltre, stanno cercando di capire l’esatto punto in cui il cargo Zuiderdiep ha soccorso gli immigrati, per stabilire se la «carretta» si trovasse già nella zona che ricade sotto controllo Sar (le operazioni di ricerche e soccorso in mare) delle autorità di Malta o ancora più a sud

Poi abbiamo anche Ferrari, capace di garantire sicurezza, mentre anche Pelizzoli, reduce da una buona stagione, darà il suo notevole contributo». Gentile appare fiducioso nell'ultimo giorno di ritiro a Fiuggi. «Sto aspettando le ultime indicazioni che mi devono arrivare dalla condizione fisica dei ragazzi aggiunge il ct - ma fino ad oggi ho visto tutti molto bene. Il nostro girone e il più difficile, ma siamo consapevoli delle nostre possibilità. L'obiettivo è confermare quanto di buono fatto finora, soprattutto con la vittoria agli Europei».

Rispetto al vecchio contenzioso abbiamo siglato un accordo, dove nero su bianco sono segnati gli impegni, che dobbiamo onorare. C'è bisogno di rafforzare la cooperazione in diversi settori: penso al problema delle mine, che per noi rimane un flagello. E c'è bisogno di un gran gesto per voltare pagina, per costruire una nuova era di rapporti di vicinanza e amicizia. Dieci giorni fa, la Francia ha siglato un grande accordo con l'Algeria, che prevede investimenti francesi in infrastrutture da parte di Parigi, la cancellazione dei debiti e l'aperture di crediti per milioni di dollari a interessi molto bassi. Il rapporto fra lltalia e la Libia deve diventare un modello pei tutti i paesi del noni e del sud».

Moggi ha spiegato: «Non abbiamo mai chiesto Mutu, ci è stato offerto in prestito gratuito e tengo a precisare, gratuito, con diritto di riscatto. Perciò mi sembra ovvio che il giocatore non fosse ritenuto indispensabile dalla società. Dopo che noi abbiamo accettato di dialogare con il Chelsea, il club inglese, credendo che fosse nostro interesse, ha ritenuto opportuno richiederne l'acquisto. A questo punto la nostra risposta è stata no. Tutto il resto appartiene al folklore legato al mondo del calcio». Com'è ormai noto la Juve mantiene una linea di massima fermezza per quel che riguarda gli acquisti. Capello continua a invocare una «rosa ampia», ma il club bianconero non intende dissanguarsi avendo già un squadra competitiva. Mutu a certe condizioni era un affare, così perde interesse. Ma non si può dare nulla per scontato, anche se il romeno è ritornato nel mirino della Fiorentina. Piuttosto la Juve potrebbe seguire altre piste, per esempio quella che porta al ceco Jankulovski dell'Udinese. Anche in questo caso nessuna follia, il centrocampista potrebbe arrivare se Moggi riuscisse a piazzare Appiah all'Arsenal in sostituzione di Vieira destinato al Real Madrid. La Juve ha chiesto 10 milioni, la stessa somma potrebbe essere utilizzata per Jankulovski. Per la difesa, invece, al momento non ci sono trattative in corso. Saltato Cannavaro, anche Oddo non è più nei piani di Capello che pure avrebbe bisogno di un rinforzo per la retroguardia.

Conclusa un'opera, noi siamo diversi, è il lavoro che ci cambia, da diversi abbiamo un rapporto nuovo col mondo che diventa motivo da raccontare. Simili a contadini o artigiani: il contadino al termine della stagione passa l'inverno a ragionare sul cosa fare poi. L'artigiano fa una sedia per poi costruirne un'altra diversa. Così il lavoro ci trasforma e noi lo trasformiamo. Nel nuovo film, Ticket, siamo tre registi: un persiano, Kiarostami, uno scozzese, Loach, un mediterraneo di Bergamo, ognuno con una mezz'ora di racconto. Sono tre storie su un treno dal Nord Europa fino a Roma. Il mio episodio e la storia d'un farmacologo che deve tornare in Italia, a Milano, ma gli aeroporti sono chiusi, il suo treno che non va, finché una pierre gli trova un treno ordinario. Lui le scrive una lettera di ringraziamento che non spedirà mai, perché deve affrontare una circostanza, non svelo quale, che richiede tutta la sua responsabilità. I sogni vanno bene, ma non danno il diritto di defezione».

Proprio nei giorni scorsi, con il presidente della Nigeria, in qualità di presidente dell' Unione Africana, abbiamo discusso a Sirte dell'invio di una forza militare africana di interposizione che, però, da sola non è sufficiente. Ci sono tanti problemi urgenti nel Darfur: innanzitutto quello della sicurezza, di garantire l'incolumità delle persone, e poi quello di far arrivare cibo. Più in generale, dobbiamo lavorare per creare le condizioni per un compromesso politico tra tutte le parti in campo. Quello che comunque va evitato è la internazionalizzazione del conflitto. Se in quella regione si insediassero soldati americani, inglesi od europei, i fondamentalisti islamici arriverebbero come gli orsi attratti dal miele. Avremmo un'altra Afghanistan, un altro Iraq. Gli integralisti inciterebbero alla "guerra santa". Bisogna evitare assolutamente che si arrivi a questo. Che gli aiuti degli Stati Uniti e dell'Europa si limitino a cibo e mezzi logistici».

E di fronte all'invasione abbiamo paura della reazione del popolo libico». Il ministro degli Esteri della «Gran Jamahiria araba libica popolare socialista», Abdulharam Shalgham, sul tema della cooperazione nel contrasto all'immigrazione clandestina chiede a Roma di fare di più: «Dobbiamo trovare insieme una soluzione al problema», spiega. Rispetto a un anno fa, quando l'intervistammo alla vigilia della visita del nostro ministro dell'Interno, Beppe Pisanu, a Tripoli, Shalgham è molto più allarmato. Anche perché, oggi, dalla sua analisi affiora il timore che «con il popolo errante dei disperati che emigrano, si possano infiltrare i terroristi islamici». Non solo, Shalgham teme che nella fascia al confine tra Libia, Algeria, Nigeria, Ciad e Sudan, «gli integralisti islamici vogliano fondare uno Stato cuscinetto islamico». A questo proposito, parlando della crisi nel Darfur, la regione del Sudan che confina con la Libia, obietta a chi propone l'invio di una forza di interposizione militare occidentale: «Se questo accadesse, quella regione si trasformerebbe in un nuovo Afghanistan».

«Ci spiace che all'origine dei problemi ci siano questioni economiche, abbiamo anche offerto aiuto per ripulire il canile dalla neve a ogni primavera», dice Edy Avoyer, sindaco di St-Rhémy-en-Bosses, ultimo paese italiano prima del confine svizzero. «Non posso giudicare perché non conosco a fondo ciò che, a quanto si sente dire, avrebbe indotto i religiosi a rinunciare alla gestione del canile - aggiunge - ho parlato col mio collega di Bourg-Saint-Maurice (il comune su cui ha sede l'Ospizio) per capire la situazione. Certo, sotto il profilo turistico i cani all'ospizio del Gran San Bernardo sono un simbolo incontestabile. Se non dovessero più restare lassù o comunque non più in mano ai religiosi, sarebbe una perdita storica per tutti». I Canonici hanno un altro allevamento a Martigny, dove vengono trasferiti nei mesi invernali i cani provenienti dalle cucce del colle. Oggi hanno 20 esemplari. Ci sono contatti con la Fondazione svizzera «Gianadda», per valutare eventuali interventi. E si stanno interessando della vicenda anche le associazioni locali. «Non abbiamo ancora deciso nulla, stiamo valutando quale forma di collaborazione esterna sia migliore per tutti», conclude il priore Jean Marie Loveil. Il binomio tra i cani e l'ospizio ha origini antiche. Quell'edificio spazzato tutto l'anno dal vento gelido è stato un punto di riferimento per milioni di viandanti, compreso l'esercito napoleonico, che nei secoli scorsi dovevano attraversare uno dei valichi più difficili delle Alpi. C'è un dipinto del 1695 che raffigura un cane dell'ospizio. Il timore è che ormai sia un'immagine destinata ai libri di storia.

Il secondo che abbiamo visto ci ha fatto un applauso, ma a noi purtroppo è scappato da ridere, e quello non se ne voleva più andar via, lui, il suo fuoristrada grosso come un camion e la sua faccia sudaticcia da evasore fiscale che digrignava i denti. Abbiamo sbattuto la macchina da qualche parte, vicino ai giardini, così magari non ci saluta più nessuno. Se non fosse per la tedesca, non è un bell'inizio. Per venire fino a qui, con la duemila turbodiesel, abbiamo già tirato fuori 45 euro di pieno, più di 30 d'autostrada, circa 6 di giornali perché se non li compriamo noi chi li compra, e 27 un boccone veloce all'ora di pranzo, alla faccia della fretta. Se non fossero stati soldi nostri, uno avrebbe potuto scrivere meglio, più distaccato, più inglese.With an aloof tone. Invece, c'è toccato abbozzare. Viareggio è stesa sotto a un vento da levante, che è caldo in Toscana, con nuvole d'umido che vanno e vengono nel cielo. A guardarla così, è piena di gente, non sembra un posto da crisi, con le truppe di fidanzati sulla passeggiata con l'ombelico di fuori, le vetrine delle boutique riempite da occhi e sussurri, e le famiglie incollate in spiaggia. Ma oggi è domenica e non fa testo, come cominciano a suonarcela al Bar Olimpic da Sergio Biscicchi, o al Bar Galleria della Patrizia Mori. Oddio, tutte le volte è la solita storia: sarà 25 anni che le aziende di turismo dicono che era meglio l'anno prima, che non è più come un tempo, che ormai la gente viene solo ai weekend. Fosse sempre vero, nessuno di noi sarebbe più tornato qui a rifare lo stesso giro. C'è sfuggito qualcosa in una delle puntate prima. Qualcuno ci ha fregato. Però, questa volta c'è qualcosa di vero. Mai i prezzi sono stati così alti, e molti di noi mai hanno avuto così pochi soldi da mettere insieme. Non è un bell'abbinamento. A sentir Roberto Vannozzi, Bar Galliano, loro fanno il 15, 20 per cento in meno, «anche solo perché le famiglie vengono qui, prendono il gelato, ma se lo mangiano sulle panchine della strada. Nessuno si siede più al tavolino». Un altro. Luca Calamari, 30 per cento in meno. È una gara. «Chiedono acqua e caffè per usare servizi igienici». Ce ne fosse uno che dice: forse abbiamo esagerato, costiamo troppo. Pero, noi riempiamo il taccuino, e ripetono tutti che va peggio, che non è più come prima, da una parte e dall'altra della barricata. Stiamo diventando tutti reduci. Il cliente del Bagno Marechiaro, Fabrizio S., con il suo petto da scimmia e i peli a perdere anche sulla schiena, continua a ripetere che «l'esempio più evidente è che non vengono più stranieri». Ci mette troppa stizza, deve avergli dato buca qualche bionda. Colpa della pelliccia, secondo noi. Però lei ci torna, diciamo. «Ma io son di Firenze, ciò la casa qui dal babbo. Ed è vero che mai come quest'anno sto attento a non spendere. Qui non capiscono che se continuano così, non ci ritrovano più. Si devono dare una regolata, o la torta se la salutano. Perché è una legge matematica, siamo diventati tutti più poveri e loro non possono sperare di essere gli unici a restare più ricchi» . L'amico vicino: «Vada a fare un giro in Croazia, in Slovenia, in Grecia. Vedrà che lì non c'è nessuna crisi. Ma i prezzi non sono mica aumentati come qui». Facciamo che sia vero. Andiamo sul concreto. Umberto Dini ci racconta che il suo ombrellone per tutta la stagione gli costa 1800 euro in un bagno medio basso, ma spiega che è stato ben attento a sceglierselo lontano dal mare e con la cabina senza troppi privilegi. «Il giornaliero invece varia dai 15 ai 30 euro, da quelli più popolari a quelli più esclusivi, come il Nettuno o la Balena, con l'acqua calda corrente, due piscine, e la tenda. Solo alla Cooperativa te la cavi con 9 euro». Una signora con gli orecchini da cavallo, dei cerchi che ballonzolano come alla fiera: «Un giorno o l'altro magari qualcuno ci tirerà giù i soldi dalle tasse, però fino adesso ce li prendono dappertutto. Da quando mettiamo fuori il naso con la macchina a quando torniamo a casa e accendiamo la tv». Andiamo avanti. All'assessorato al turismo della Provincia di Lucca parlano di un calo del trenta per cento. Altri, dicono solo il 15. Sempre di segno meno si tratta. Ai Bagni Nettuno, così vetusto e nobile, c'è uno che non ha niente da fare all'ombra della tenda. Alla tedesca piace qui. Ci tocca. Si sdraia al sole. E noi lì a sputar domande con quello che ha tutto il tempo da perdere, beato lui, e si mette a raccontare della nonna e della guerra, della vita che va e che viene. «Ma lei se lo ricorda il caso Lavorini, il ragazzo trovato ucciso sulla spiaggia?». Noi no. Ma facciamo quelli che sì, un cenno della testa e il naso di chi la sa lunga, Lavorini, certo. Basta solo che facciamo in fretta. E quello che si striscia i pettorali, «era il primo grande caso di pedofilia in Italia, un playboy suicida, ragazzini di provincia e giornalisti come cavallette, ecco che cos'era Viareggio quando andava di moda. Tutta bella retorica, m'intende?». Allora noi cerchiamo di tagliare, Lavorini un'altra volta, e tiriamo fuori il nostro taccuino, un foglietto con dei numeri che ci hanno dettato dalla redazione, il nostro bel compitino sotto al naso. Exactly. Mica tutti possono passarsi la domenica a chiacchierare del tempo che va e che viene con un giornalista sotto all'ombrellone. Leggiamo: calo di trecentomila presenze, 12 per cento in meno, 50 per cento delle case vacanze sfitte. È una bella crisi, no? «Ma sì. Ma magari si migliora. Una medaglia ha sempre due facce». Avanti col taccuino, ascolti, un appartamento con 4 posti letto non sul mare costa 3 mila euro, cabina e ombrellone in media mille euro al mese, un ristorante 60, 70 euro a persona. Precisely. La tedesca ride. «Chi gliel'ha detto?». Me l'hanno lette al giornale. L'Apt. Sbuffa, «e va beh». In Italia non sono più tanti quelli che possono permettersi queste cifre, suggeriamo. E lui: «È che certi tempi sono finiti. Da noi è in crisi il turismo di massa. E beh? Lo trova tanto brutto?». Ora adocchia la tedesca. Si pizzica i pettorali. Sempre note dal taccuino, c'è una gran fuga di stranieri, non tornano tedeschi, francesi, inglesi, come rimarcano gli edicolanti perché le vendite dei giornali europei sono crollate. Fra un po', anche la tedesca qui sparisce, oh bello. Quello sbadiglia. E noi, ma se è finito il turismo di massa, uno va a Forte dei Marmi o a Castiglioncello, o a Porto Ercole. E Viareggio che fa? Chiude? Si stende, le mani intrecciate dietro il capo. Bella la vita, eh? Lui, «ma no, non chiude, qui c'è il porto, ci sono un mucchio d'altre cose, strutture, storia, ci sono i locali. Briatore il Twiga l'ha aperto qui. M'intende?». Non abbiamo capito bene, ma non importa. Il fatto è che dal Nettuno dev'essere un occhio diverso, perché, come spiegano alla Nazione, quello è rimasto un bagno esclusivo, che fa la storia di Viareggio, molto caro. Però, anche lì i bagnini si sono lamentati e hanno detto che ci va meno gente. Si sta spegnendo il sole. Quello per ora non ce lo fanno pagare. Però, devo andar a riprendere la macchina. E di sicuro incontrerò qualcuno che mi saluta. Faccia da qu.

Alla generazione «quattro salti in padella» o sofficino-dipendente, insomma; l'assessorato alla Scuola dì Palazzo civico cerca di insegnare a riassaporare gusti, qualità e valori nutrizionali della cucina di casa nostra: «Da una ricerca che abbiamo effettuato - ha chiarito poi l'assessore Paola Pozzi - è emerso che i ragazzini degli ultimi anni delle elementari, ma ancor più quelli delle medie, mangiano in modo sempre più standardizzato: impazziscono per hamburger e cibi in busta, e storcono il naso di fronte a qualsiasi altro piatto che non sembri uscito dal freezer». Forti dì questa (spiacevole) scoperta, esperti e dietologi (fra cui il professor Giorgio Calabrese che da anni, ormai, lavora per il Comune di Torino) si sono messi al lavoro per confezionare un menu bilanciato, ma soprattutto in grado di colmare le lacune nazionalgastronomiche dei nostri scolari. «All'ormai tradizionale pizza al pomodoro che l'anno scorso riscosse enorme successo - ha commentato ancora l'assessore - abbiamo affiancato specialità regionali come quelle elencate all'inizio. Naturalmente insistendo molto sia sul pesce sia su tutti quei piatti che arrivano dalla tradizione mediterranea che avevamo già inaugurato nel 2003». Una cucina saporita, ma sana e magra, che mai come dì questi tempi risulta attuale. Da un'altra ricerca messa a punto dalla divisione Istruzione di Palazzo civico, infatti, è emerso che proprio nell'età della scuola media i ragazzi accusano i primi problemi legati al cibo e ai disordini alimentari: «È per questo motivo che nell'autunno organizzeremo due importanti seminari sui problemi che scaturiscono dal binomio giovani più alimentazione. È proprio fra gli undici e ì tredici anni infatti che nelle classi si manifestano i problemi opposti dell'anoressia e dell'obesità». Attraverso queste due tavole rotonde, gli esperti cercheranno una risposta (magari anche da spedire sul tavolo della mensa), con cui combattere questo crescente fenomeno. «Non siamo nuovi a iniziative che favoriscano un'alimentazione sana - ha poi concluso Pozzi - per esempio, due anni or sono, introducemmo la novità della frutta a metà mattinata, al posto delle ben meno sane merendine confezionate. Purtroppo questo esperimento è andato malissimo: ogni mattina rischiamo di buttare via chili e chili di frutta fresca. È per questo motivo che stiamo cercando, come extrema ratio , il modo di non buttare tutto questo ben di Dio magari facendolo avere a qualche ente assistenziale». Con la speranza che alla fine il messaggio di «mettere in tavola la salute» passi, quest'anno il Comune ci prova con l'operazione «menù regionali e della tradizione». Vedremo al prossimo «Vota la pappa» (il test che Palazzo civico ripete ogni anno per testare il gradimento delle proprie mense) come sarà andata.

È vero, tutti abbiamo commesso degli errori, gravi e meno gravi, ma tutti dobbiamo sottoporci ad un approfondito esame di coscienza. Ma detto ciò, non si poteva lasciare tutto e abbandonare, sarebbe stato troppo facile, credetemi. Certamente più semplice che non continuare questa missione, la nostra seconda scommessa». I buoni propositi, però, sembrano trovare consensi. Lasciamo stare le facili goleade contro dilettanti, match che spesso illudono, ma il nuovo gruppo sembra molto più solido e caratterialmente più forte di quello precedente. Zaccarelli è partito proprio da questo presupposto per la rinascita del Toro: «Per ora siamo molto contenti, soprattutto soddisfatti di quello che stiamo facendo. C'è grande entusiasmo, c'è coesione, c'è armonia, c'è tanta voglia di lavorare e sudare. Di sicuro parole se ne fanno poche, dunque dipende da noi alimentare e sostenere questo clima di concentrazione». Dopo Ezio Rossi, anche Zaccarelli ha individuato in Pinga l'uomo giusto per trasformare le buone intenzioni in fatti concreti, in risultati: «C'è anche un aspetto affettivo che ha la sua importanza, perché André è stato il primo acquisto del nostro azionista Francesco Cimminelli. Stiamo lavorando per il rinnovo del suo contratto, con calma e serenità troveremo un'intesa, basta che non si montino dei casi e non si creino polemiche inutili. Pinga è un elemento di classe e fantasia, credo abbia grandi possibilità per diventare il nostro trascinatore». A proposito dì contratti in scadenza, Zaccarelli sta lavorando anche su altri fronti: «Parlo anche del nostro capitano De Ascentis, di Balzaretti e dì Mantovani. Sono tutti professionisti che cercano di rinnovare il loro contratto ed è giusto lavorare con calma per arrivare a soddisfare le loro e le nostre esigenze. Anche la società desidera mettere a posto queste situazioni, e con i loro procuratori abbiamo già tracciato una linea comportamentale ben precisa: se riusciremo a trattare con la dovuta serenità vedrete che entro il 31 dicembre sistemeremo tutto». Intanto, incombe la scadenza del 31 agosto, ultimo giorno del mercato trasferimenti. Il Toro, dopo Peccarisi che si sta svincolando dall'Ancona, cerca ancora un difensore esperto. Zaccarelli conferma: «Non c'è fretta, vogliamo valutare la squadra nelle prime due partite di Coppa Italia (il 14 a Lumezzane e il 22 al «Delle Alpi» contro l'Empoli, ndr) prima di prendere decisioni definitive. Per ora c'è solo tanta confusione, con gente che si propone come il venezuelano Cichero o il veronese Comazzi, che non ci interessano. Vogliamo valutare bene per non sbagliare, un difensore arriverà e sarà un bel mastino».

IMMAGINI drammatiche, che non avremmo voluto vedere mai, ma che abbiamo già visto e che purtroppo rivedremo, quelle degli africani superstiti di un barcone alla deriva, salvati e trasportati a Siracusa. Superstiti perché, sul presunto numero degli imbarcati, molti mancavano, e uno è morto quando era ormai in salvo. Si dice: l'ennesima tragedia del mare, l'ennesima tragedia dell'immigrazione clandestina. Quasi con un senso di fatalità. Ma questo è un problema che richiede ben altro approccio, concreto e «politico». Altro che fatalità. Neppure si può dire che questa sia un'emergenza. Lo è per ogni singolo episodio, ma non per l'insieme costante e crescente degli episodi. Non è emergenza perché è un fenomeno che ormai possiamo definire storico, destinato a durare decenni. Dunque un fenomeno da governare. A maggior ragione ora che esso si affianca all'angoscia per il terrorismo, e in qualche misura s'intreccia. Non ha tutti i torti il ministro leghista Calderoli, quando dice che l'immigrazione clandestina è (diciamo, può essere) una «porta d'accesso» di potenziali o reali terroristi, generalmente parlando. Sbaglia, ovviamente, quando pensa che basti chiudere quella porta a doppia mandata di chiave. Intanto non è possibile, ma non sarebbe neanche giusto. L'opposizione ha fatto bene a ricordarglielo, ma anch'essa non può pensare di sbrigarsela denunciando gli eccessi di pensiero e di linguaggio della Lega. Le parole più sagge le ha pronunciate il ministro dell'Interno Pisanu: occorrono ampie intese internazionali, che coinvolgano i Paesi di origine, di transito e di arrivo dei migranti, nel senso di misure immediate di controllo e di piani più ampi di collaborazione allo sviluppo delle disperate terre di partenza. Quest'obiettivo, l'Italia non può raggiungerlo da sola. Deve impegnarsi l'Unione europea. Dovrebbe. Finora parole 0 poco più. Ma se l'Ue non cambia rotta, le conseguenze le pagheranno tutti, anche molto lontano dal Canale di Sicilia.

«Nessuno sostiene un federalismo spendaccione, la Lombardia dimostra anzi l'opposto, l'esistenza di un federalismo virtuoso: abbiamo ridotto le spese per il funzionamento della regione all'I 1,1 per cento del bilancio, mentre quelle statali sono al 24, abbiamo tagliato 798 leggi inutili, ridotto le tasse, tolto la tassa sul metano, eliminato l'Irap per le aziende di giovarne donne...». Tutto ciò può accadere solo usando la leva fiscale. Dunque: dovrebbe essere questo, sostiene Formigoni, il point d'honneur dello statuto della Lombardia atteso per ottobre: «Il Consiglio regionale sta lavorando a un testo rispetto al quale non interferisco. È chiaro però che un presidente e una giunta vogliono poter incidere sulla promozione e lo sviluppo economico, e per farlo devono disporre della leva fiscale». Ogni regione la utilizzerà come crede, chi nel turismo, chi nell'industria. Sperando che poi un governo federalista non ricorra contro uno statuto federalista.

«La Bossi-Fini è un manifesto ideologico inapplicabile e dannoso - sottolinea -, gli sbarchi sono in aumento, l'unica risposta è attrezzarci ad accogliere l'immigrazione di lunga durata di cui abbiamo bisogno. È un fenomeno inarrestabile e inevitabile che va governato e non demonizzato irresponsabilmente come fa il Carroccio per coltivare una piccola base elettorale. Siamo l'unico Paese non integrato, abbiamo la sola nazionale di calcio di un unico colore. Oltre al calo demografico, è il provincialismo del governo a tagliarci fuori dai processi globali e a favorire lo scontro». Secondo Giuliano Pisapia, capogruppo di Rifondazione Comunista in commissione Giustizia, mettere sullo stesso piano i terroristi e gli immigrati impedisce di contrastare Al Qaeda: «Confondere le vittime con i carnefici svia le indagini e le difese contro chi realmente attenta alla sicurezza del nostro Paese». Il Carroccio, però, rafforza la sua richiesta di misure drastiche. «L'immane tragedia avvenuta davanti alle nostre coste - ribadiscono i senatori della Lega Nord Cesarino Monti, Piergiorgio Stiffoni e Ettore Pirovano - grida vendetta verso quei Paesi che non rispettano gli accordi presi con l'Italia. Pisanu e Frattini devono intervenire presso le sedi competenti dell'Oua, l'Organizzazione dell'unità africana». Ora, infatti, il flusso dei disperati proviene anche dall'Africa centrale oltre che dal Corno d'Africa. «Ciò- evidenzia la Lega - fa pensare che c'è un piano della criminalità organizzata internazionale con la connivenza delle autorità di alcuni Paesi nordafricani. Adesso è Bruxelles, visti i consistenti fondi già accantonati per contrastare questa ignobile mattanza, che si deve fare carico di questa tragedia». Per la Lega, il tam tam mediatico sulla proposta di far votare gli extracomunitari ha dato la sensazione di un abbassamento della guardia nei confronti dell'immigrazione clandestina: «Noi piangiamo questi morti, ma nello stesso tempo rimaniamo intransigenti nei confronti dell'immigrazione e di coloro che lucrano sulla disperazione». Il ministro leghista Calderoli, taglia corto Marco Rizzo, presidente della delegazione dei Comunisti italiani all'Europarlamento, è il volto razzista e xenofobo del governo: «Fomenta l'odio razziale e religioso, vuole prendere i disperati del mondo che cercano asilo da noi e, con le buone o le cattive rispedirli al mittente senza curarsi della loro sorte. E se muoiono in mare, peggio per loro? Carne da macello buona solo peri terroristi islamici».

SIRACUSA «Su quella barca eravamo in cento, ne sono morti a decine, i loro corpi li abbiamo gettati in mare» . L'ultimo sbarco di clandestini sulle coste della Sicilia non racconta solo le drammatiche fasi di un salvataggio di disperati alla deriva su una carretta del mare. Perché stavolta non tutti hanno completato il viaggio dal Nord Africa all'Europa e, man mano che su quella piccola barca blu di 14 metri che ha vagato per giorni nel Canale di Sicilia, donne e bambini ma anche robusti uomini, morivano per gli stenti, agli altri, ai sopravvissuti, non restava che gettarli in mare «per evitare che a bordo scoppiassero epidemie» . La questura di Siracusa, la città dove i 71 sopravvissuti ieri notte sono sbarcati, stima che i morti possano essere tra 26 e 28 anche se si spera che sia una stima per eccesso. «Abbiamo interrogato alcune persone - dice il questore Vincenzo Mauro - che avevano esatta cognizione del numero di immigrati imbarcati. Nel punto di raccolta e imbarco ci hanno detto che c'era un centinaio di persone» . L'ultimo cadavere è stato deposto all'alba di ieri sulla banchina del porto dal mercantile tedesco Zuiderdiep che aveva recuperato i disperati alle 16 di sabato. Una beffa, perché su quel mercantile quel giovane di circa 18 anni era riuscito a salire, affaticato ma vivo. È morto durante l'ultima parte del tragitto, quella che avrebbe dovuto essere la più semplice e sicura, due ore dopo essere salito sul mercantile. E se molti degli altri clandestini sono ancora vivi, e undici sono ricoverati in ospedale a Siracusa, lo devono a Giuseppina Pignatello, medico e direttore dell'ufficio di Sanità marittima a Siracusa, che sul cargo era riuscita a salire durante la notte, dopo una drammatica corsa per mare su una motovedetta della Guardia costiera. È lei che è riuscita a far recuperare le forze, a far riscaldare e a far bere bibite zuccherate ai clandestini superstiti che rischiavano tutti di morire per lo stesso motivo: assideramento e disidratazione. Un altro immigrato, una giovane donna, era stato soccorso da un elicottero partito da Malta e sceso sopra il ponte del cargo. Ora la ragazza è ricoverata in un ospedale di La Valletta. Con lei avrebbe dovuto salire a bordo un altro clandestino che però, nonostante le condizioni di salute, si è rifiutato d'imbarcarsi sull'elicottero fino ad avere una colluttazione con alcuni membri dell'equipaggio polacco della Zuiderdiep. Poi, raccontano, è entrato in ima sorta di tranche fino all'arrivo nel porto di Siracusa. È stato lui il primo a scendere dalla nave, corpulento ma smunto, gli occhi persi nel vuoto, adagiato su una barella che è passata in mezzo a decine di soccorritori della Protezione civile e della Croce Rossa che alle 4 erano già da ore in attesa sulla banchina. Li hanno dovuti sorreggere e accompagnare sui pullman e sulle ambulanze tutti e 71. Tre sono donne, erano tutti stremati per un viaggio cominciato da Liberia, Costa d’Avorio e Sierra Leone tre o quattro settimane fa, a piedi fino alla Libia e da lì in mare, destinazione Sicilia. Un viaggio che normalmente dura uno o due giorni ma che per un guasto all'imbarcazione, in balia delle correnti, ha costretto i clandestini a restare in mare per due settimane. Il salvataggio è avvenuto 130 miglia a sud est di Porto Palo di Capo Passero, il lembo più a sud della Sicilia, in acque internazionali che però in caso di soccorso sarebbero sotto la giurisdizione maltese. Lì sono stati individuati dall'equipaggio di un mercantile di 120 metri, lo Zuiderdiep, in navigazione da Tarragona, in Spagna, alla Turchia, poco prima che la piccola imbarcazione che li trasportava affondasse. «Erano le 14,45 qunado il persoanle in cabina di comando mi ha detto di avere avvistato una barca - dice il comandante Ryszard Woytaszec, 45 anni, polacco - ho visto con il binocolo l'imbarcazione con tanta gente a bordo che si sbracciava e ho fatto in tempo a vedere anche quattro persone in mare» . Poi le richieste di soccorso, alle autorità maltesi e a quelle italiane, dato che le condizioni dei clandestini erano pessime. Da Malta è partito un elicottero, da Siracusa ima motovedetta della Guardia costiera. «Ne ho visti tanti di sbarchi - dice Angelo Migliore, dirigente della polizia marittima di Siracusa - ma questo è davvero diverso dagli altri. Sono arrivati al limite delle loro forze, hanno visto morire i compagni di viaggio e loro stessi sono scampati per miracolo alla morte» . Chi era in condizioni accettabili è stato portato nella palestra di una scuola materna, locali messi a disposizione dal comune di Siracusa. Le ambulanze hanno portato gli altri in ospedale. Per questi ultimi ci sarà un permesso di soggiorno temporaneo per poter essere curati. Il grosso del gruppo (molti in un primo tempo hanno detto di essere sudanesi) nella tarda serata di ieri era stato trasferito nel Centro di prima accoglienza di Pian del Lago, a Caltanissetta: il futuro riserva loro un decreto di espulsione e il rimpatrio.

Abbiamo capito che creare un'impresa partendo da un'idea è una forma della creatività umana; gli eroi delle storie di Rossi e Fusco, al di là della piattaforma di partenza, degli studi, laurea in chimica farmaceutica per Claudio Gavazza, fondatore della Sigma Tau, licenza elementare per Mauro Saviola che, producendo pannelli truciolari dagli scarti salva 10.000 alberi al giorno, è l'essere dei visionari. La spinta più forte non è fare soldi ma creare qualcosa che prima non c'era; come dice Claudio Gavazza «meglio della barca è il consenso sociale».

Abbiamo sviluppato buone manovre ed è piaciuta la tenuta della difesa, che ha concesso poco agli avanti della Pro». Ottima impressione ha destato l'ultimo arrivato, Luca Pellegrini, 23 anni, centrocampista in arrivo dal Crotone dove aveva vinto i playoff di C1 contribuendo al salto dei calabresi in B. Pellegrini è sbarcato alla Malpensa ieri alle 14 e, come Emerson alla Juve, ha voluto giocare subito, dimostrando buon talento nei 20' finali del match. Intanto la Valenzana ha lasciato liberi il difensore Merondi e il trequartista El Aoudi, mentre l'autore del gol alla Pro, Felice Foglia, che aveva già deciso il match con la Juventus Primavera, si sta conquistando la conferma da titolare a suon di pregevoli prestazioni. Anche in casa dei bianchi l'esito del match è considerato positivo. «Tenuto conto che è una sola settimana che ci stiamo preparando ci siamo mossi abbastanza bene» conclude Guidetti. Valenzana: Grillo, Della Maggiora, Barone, Cesari, Pisello Ragno, Mercuri (Taverna), Ferronato, Sinagra (Pazzi), Scapini (Bianchi), Foglia (Acampora), Lauria (Pellegrini). Pro Vercelli: Mandelli, Negrofer, Gaboardi, Gobba, Pelati, Balatti (Baldi), Munari (D'Onofrio), Rondinelli, Egbedi, Brunetti (Grillo), Gherardi (Troiano). Rete: 24' Foglia.

«Perché abbiamo registrato una grande disponibilità da parte delle autorità locali», spiega Olivero, già indaffarato nei preparativi. Disponibilità trasversale, che accomuna il presidente della Provincia Roberto Marmo, il sindaco di Asti Vittorio Voglino e monsignor Francesco Ravinale, vescovo della città. Il tema della giornata è eloquente: «La pace vincerà se dialoghiamo». Così come per Olivero è significativo che la Provincia intenda «adottare» la Bandiera della Pace del Sermig promuovendone la diffusione fra i comuni dell'Astigiano: un nuovo riconoscimento dopo che la Regione Piemonte, per volontà del presidente Enzo Ghigo, ha deciso di «gemellarsi» con l'Arsenale di Borgo Dora. «Stiamo mandando una lettera ai 117 sindaci del territorio per invitarli ad adottare la Bandiera multicolore del Sermig - conferma il presidente della Provincia -. Quello organizzato dal Sermig è un momento importante di aggregazione giovanile, un'occasione in positivo nella quale ci riconosciamo pienamente. Siamo davvero lieti di ospitare questo evento: tutti i partecipanti saranno i benvenuti ad Asti». «Sarà un'altra occasione irripetibile di confronto e di riflessione, con un obiettivo molto concreto - prevede Olivero -. Vogliamo dare un nuovo contributo per aiutare il maggior numero possibile di bambini sfortunati nel mondo». Specialmente in quelle realtà, precisa subito dopo, dove l'infanzia è sistematicamente negata.

Il vice ministro della Giustizia, Ibrahim, ha chiarito senza giri di parole il significato politico della decisione: «Sabato abbiamo annunciato l'amnistia, oggi la pena di morte. Adesso tocca agli iracheni scegliere tra le due». Messaggio inequivocabile. Il premier Allawi ha detto che, per i prossimi 30 giorni, i membri della guerriglia che non hanno commesso reati gravi possono arrendersi senza conseguenze: quelli che decideranno di continuare a combattere devono sapere che rischieranno l'esecuzione, anche se parecchi di loro hanno già dimostrato di non tenere molto alla vita, lanciando attacchi suicidi. La pena di morte ha buone probabilità di essere usata anche contro Saddam Hussein, il cui procedimento giudiziario è cominciato a luglio con la lettura dei capi d'imputazione davanti alla corte. Ieri, però, i fatti di cronaca sono tornati a dimostrare quanto sia difficile tornare alla normalità in Iraq. Il tribunale speciale che dovrà processare l'ex Rais è stato organizzato da Salem Chalabi, il nipote del capo dell’Iraqi National Congress, che aveva studiato legge negli Stati Uniti. Ma ieri un giudice ha incriminato suo zio Ahmed per falsificazione di moneta, e Salem per omicidio. Adesso, insomma, proprio il creatore del tribunale di Saddam rischia la pena di morte.

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