Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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XX Legislatura – Tornata del 9 aprile 1897

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Zanardelli 21 occorrenze
  • 1897
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
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Infine l'onorevole Agnini asserisce, che quasi abbiamo frustrato la legge. Io posso dirgli, che, in base a questa legge, si sono dati in questi anni undici milioni di lavori alle società cooperative; basta enunciare questo fatto per dimostrare che la legge non è stata frustrata. Undici milioni di lavori non sono una piccola cosa e fanno testimonianza della lealtà e del desiderio vivissimo del Ministero dei Lavori Pubblici di interpretare ed applicare la legge nel modo più largo e più favorevole alle classi operaie.

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Se siamo arrivati al 40, 50 ed anche al 60 per cento di ribasso, la ragione, in buona parte, è questa, che noi abbiamo ancora i prezzi unitari di 20 anni fa, mentre il prezzo delle cose è notevolmente diminuito. È quindi naturale che crescano i ribassi che fanno i privati, e i ribassi che si fanno nelle schede governative.

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E di ciò ne abbiamo prova, e per le sue dichiarazioni, e per i suoi atti, e per le sue tendenze. Poichè, oramai è assai evidente, che la politica di raccoglimento, quale il Ministero ha mostrato d'intenderla, è ben diversa dalla politica di raccoglimento, che ci aveva promesso il primo giorno che si è presentato al Parlamento. Il raccoglimento che il Governo segue, non è il raccoglimento previdente ed operoso, che prepara l'avvenire, bensì il raccoglimento inerte e fiacco, che lo compromette, e che incoraggia gli altri a non tener conto dei nostri diritti e dei nostri interessi e ad affrettare l'esecuzione dei loro disegni incompatibili con gl'interessi d'Italia.

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Dopo il blocco dell'86 abbiamo bene imparato, ed a nostre spese, in Africa, quanto possa costare l'avversione dei Greci!

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Prima di pensare ad altri mezzi per impedire che da Creta partisse la favilla di un più vasto incendio, noi abbiamo sostenuto che conveniva tentare la via della pacificazione nella ricerca di un complesso di riforme e di miglioramenti efficaci, prendendo per base le domande formulate dai deputati cristiani.

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Abbiamo mandato la squadra anche perchè credevamo che, di fronte ad ogni possibile avvenimento, convenisse che l'Italia facesse atto di presenza, e che la sua bandiera vi fosse degnamente rappresentata.

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Non abbiamo noi veduto, quando la Bulgaria si unì la Romelia orientale, in nome essa pure di una aspirazione nazionale, la Grecia armarsi per invadere la Macedonia e minacciare una guerra che solo la volontà dell'Europa ha potuto impedire?

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di cui ho parlato, la squadra fu concentrata colà, in buona parte, perchè abbiamo sempre lasciato dei bastimenti a Smirne e a Salonicco. Si trattava allora di compiere i doveri di umanità, che, appunto perchè le navi nostre erano numerose, furono sì largamente compiuti. Allora nessuno si lagnava che molti fossero i marinai italiani a spegnere gl'incendi di Canea.

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Siamo rimasti fedeli al concerto europeo, ne abbiamo adempiuto lealmente i doveri, quando vi fosse il concorso unanime delle potenze e nell'uguale proporzione. Non abbiamo voluto assumere la responsabilità di compromettere, per quanto dipendeva da noi, l'accordo dell'Europa e le speranze di pacificazione che vi si annetteva. Ma, nei seguire questa politica, noi potevamo portarvi quel desiderio di conciliazione, che ci era ispirato dall'inclinazione naturale delle nostre simpatie per la Grecia, dalla situazione dell'Italia, in una quistione per noi dolorosa.

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Se invece gli avvenimenti saranno più forti della volontà degli uomini, noi saremmo condannati ad assistervi passivamente, perchè come vorremmo pretendere che sieno impedite le conseguenze inevitabili di quelle complicazioni per prevenire le quali non abbiamo voluto dare il nostro concorso!

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E tra questi mezzi per rendere più facile la situazione della Grecia abbiamo, innanzi tutto, consigliato quello che consisteva nel non lasciare alcun dubbio sulla sorte futura dell'isola di Candia. Non abbiamo aderito alle misure eventuali d'un blocco prima che le potenze si mettessero d'accordo sull'avvenire di Creta, assicurando che essa non sarebbe più restituita al Governo e all'amministrazione ottomana, che essa si governerebbe da sè, coi benefici di una larga autonomia. E poichè questa parola autonomia poteva lasciare qualche incertezza intorno alle sue applicazioni diverse, abbiamo insistito presso i Governi, abbiamo dato istruzione al nostro rappresentante ad Atene perchè nella nota delle potenze alla Grecia fosse dichiarato che l'autonomia di cui s'intendeva adottare l'isola era un'autonomia effettiva, un Governo separato sotto il solo vincolo di un'alta sovranità.

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Noi non avevamo che una voce nel concerto europeo, ma tutti i tentativi della conciliazione ebbero sempre il nostro consiglio e il nostro concorso, noi abbiamo sempre favorito ed appoggiato tutti quei mezzi che potevano agevolare le soluzioni pacifiche, che potevano rendere più facile la situazione del Governo greco, se questo avesse voluto prestarsi ai consigli della moderazione.

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Abbiamo dato il nostro concorso a quanto da tutte le potenze era stato deciso, abbiamo posto per condizione al nostro concorso il loro unanime accordo.

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Ed infatti noi abbiamo, o per lo meno abbiamo avuto finora, il maggior numero di navi; abbiamo il comando di tutte le navi che vi sono in Oriente; ci esponiamo non pure all'odiosità di tutti quei fatti che la ragione politica può consigliare, ma che certamente non avranno il plauso della pubblica opinione, ed insieme ci prepariamo a pagarne caro il prezzo, prezzo che sapremo quando ci saranno presentati i conti.

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Ma abbiamo udito ancora qualche altra cosa; si dice che da qualche Potenza si desidera inviare in Oriente un ammiraglio non so se più o meno anziano, ma destinato, in ogni modo, a sostituire nel comando generale l'ammiraglio nostro Canevaro.

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Posteriormente abbiamo veduto che la nostra flotta ha sentito il bisogno di dimostrare che non era più tepida delle altre Potenze, e che per ciò assumeva il non invidiabile incarico, a Hierapetra, di tirare ben 27 cannonate contro poveri insorti ed a difesa dei turchi.

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Era questo uno dei punti che ci divideva: egli l'ha riconosciuto pienamente dinanzi alla evidenza dei fatti, quando abbiamo visto tutto il litorale di Trieste e dell'Istria affermarsi così italianamente nelle sue elezioni con la vittoria, di undici deputati nazionali italiani sopra quindici, per andare a sostenere il diritto italico nel Parlamento austriaco di fronte agli oppressori.

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«Non abbiamo interesse, egli diceva, che si venga alla spartizione dell'impero ottomano; abbiamo invece interesse a mantenere l'accordo che ne assicura l'integrità, così noi acquisteremo a tempo opportuno diritto alla parte nostra al banchetto, a cui alludeva con parole metaforiche ma abbastanza chiare.

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Noi ne abbiamo acquistati molti, onorevole ministro degli esteri, perchè nessuno è riuscito a dimostrarci mai quale altra ragione all'infuori di questa generale che tocca interessi altrui più che nostri, della pace poteva giustificare i sacrifici del nostro concorso nella triplice alleanza, e non ci sarebbe stato mai tolto il diritto ad un'equa ripartizione di queste favoleggiate spoglie dell'impero ottomano, perchè vi sono delle ragioni di equilibrio europeo che a tempo e luogo si impongono; perchè, se ci sono patti, se vi sono alleanze, che abbiamo strette, all'infuori della nostra partecipazione a misure coercitive ed odiose, se non sono una mistificazione completa, questo fine ci avrebbero dovuto portare in ogni caso: di aver tutelati i nostri giusti interessi.

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Il ministro ha detto: noi colle nostre forze non abbiamo permesso alla Turchia (vede che non aggiungo argomenti nuovi, rispondo a poche frasi dell'onorevole ministro) non abbiamo permesso alla Turchia di accedere ai confini della Grecia. E quale necessità per la Turchia di accedervi, quando voi siete venuti a fare le veci del turco, e lo siete andati a difendere? Dunque convenite in quello che altri qui hanno definito un ufficio che non sarebbe davvero quello dell'Italia.

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Siccome la discussione delle interpellanze relative alla politica orientale non è esaurita, noi abbiamo sempre il diritto di presentare delle mozioni domani.

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XX Legislatura – Tornata del 21 dicembre 1897

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Chinaglia 13 occorrenze
  • 1897
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
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Con sacrificio di 8 milioni direttamente e 11 milioni complessivamente noi abbiamo riscattato gli spezzati di argento i quali avevano emigrato dal nostro paese e si erano disseminati nel territorio dell'Unione Latina. La Convenzione del 1893 ebbe rapida e completa esecuzione per parte del Ministero precedente

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Ricordate, che, dopo i provvedimenti proposti dal mio antico collega onorevole Sonnino, in breve spazio di tempo abbiamo visto l'aggio discendere dal 16 al 5 per cento.

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Abbiamo un'esuberanza di monete di rame: lo dichiarò la relazione del ministro del tesoro. So che egli ha istituito una Commissione nell'intento di studiare codesto tema. Ma mi perdoni, onorevole Luzzatti, non studiamo i provvedimenti, perchè li conosciamo tutti!

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Se noi, dopo tutte le facilitazioni che abbiamo ottenute, ci opponessimo a tale atto e chiedessimo un corrispettivo di cui non abbiamo bisogno, io credo che sarebbe tale un'obiezione da metterci in una posizione sconveniente di fronte agli altri Stati della Unione latina.

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Noi abbiamo avuto dagli Stati favori senza limiti, e poichè ci troviamo ancora nella Unione latina, noi dobbiamo togliere quello sconcio della circolazione dei biglietti di piccolo taglio, e dobbiamo mettere in circolazione di nuovo la moneta divisionale in argento. Dobbiamo ridare alla circolazione un aspetto regolare; e per far questo occorre che gli Stati consentano a che le monete divisionali siano sottratte al vincolo internazionale; e credo che il Governo abbia fatto del suo meglio per ottenere ciò. Se non vi è riuscito credo non abbia ancora perduto la speranza di riuscire a questo scopo; e non vedo ragioni sufficienti perchè gli Stati della Lega si rifiutino di accettare il sistema della nazionalizzazione degli spezzati. Sono quindi convinto che, approvandosi questa convenzione, il Governo potrà in breve tempo annunziare anche che il patto è stato stipulato sulle basi della nazionalizzazione degli spezzati.

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Ci siamo affrettati ad acconsentire, ma nel tempo stesso abbiamo chiesto ai nostri alleati di prendere in esame alcune questioni di circolazione nostra interna, che si collegavano con l'osservanza dei patti della lega latina; sono esse le questioni alle quali ha alluso or ora l'onorevole Ferraris.

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I nostri alleati presero in benevola considerazione questa nostra domanda e la Francia acconsentì in principio a liberare l'Italia dal vincolo dell'articolo 18, per effetto del quale allo spirare della convenzione monetaria si dovrebbero un'altra volta cambiare in oro o in tratte in oro gli spezzati nostri all'estero; il che impedirebbe a noi di sprigionarli, perchè li abbiamo pagati già due volte e non è lecito correre una terza contingenza di carichi! Un altro paese della lega latina prese in più benevola considerazione l'idea della

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Noi abbiamo consentito perchè a due intenti obbedivamo: l'uno quello di mantenere illesa l'unione monetaria latina e per ragioni finanziarie nostre e per ragioni economiche; l'altro perchè dove non era a noi inflitto alcun danno, non potevamo in nessuna guisa giustificare un rifiuto. È evidente che l'agevolare ai nostri alleati la circolazione delle piccole monete d'argento nel loro paese, è un mezzo efficace per conservare favorevole l'opinione pubblica al mantenimento della lega monetaria latina. In Isvizzera una forte corrente si era determinata contro il patto monetario internazionale, non già per i principi che lo governano, ma perchè a esso si attribuiva a torto questa angustia della piccola moneta.

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Quando noi abbiamo veduto che era favorevole l'opinione dei Governi alleati intorno alle nostre domande e soltanto v'era dissenso nel metodo per appagarle, giudicammo che non era il caso di impedire con ritardi inopportuni il beneficio della moneta piccola di cui sentivano l'angustia. E così accordando a essi questo beneficio con un provvedimento che a noi non nuoceva, abbiamo dato un argomento di più per propiziarli alle nostre domande.

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Ma ora si tratta soltanto degli spezzati metallici: abbiamo mostrato che si compie un atto che giova ai nostri

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Dopo che la relazione ha dimostrato come a noi non interessa in nessun modo di aumentare la nostra circolazione monetaria interna; dopo che la relazione stessa anzi ha accennato che noi, sia per la grande quantità dei Buoni di Cassa, sia per la enorme quantità di monete di rame e di nichel che abbiamo in circolazione, ci troviamo in una condizione piuttosto eccessiva di circolazione, e dopo che la relazione ha accennato che forse sarebbe utile prendere un provvedimento, la relazione stessa parla di usufruire dei vantaggi che ci accorda la Convenzione, emettendo altri 30 milioni di Buoni di Cassa…

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Dal luglio in poi non abbiamo più fatto nulla: ed io vi chiedo quale impressione debba fare al paese questa nostra smania di lunghe vacanze.

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Verremo ai voti: abbiamo una proposta dell'onorevole Cottafavi per la riconvocazione della Camera al giorno 25 gennaio, ed a questa proposta si associa anche l'onorevole Cavalli.

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