Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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XV legislatura – Tornata del 7 dicembre 1883

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Farini 9 occorrenze
  • 1883
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
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Però, o signori, noi abbiamo presentato questa interrogazione, limitando così la cerchia della discussione per ragioni che prima di tutto si connettono coll'indole dei fatti che formano appunto l'obbietto della interrogazione stessa. Sono fatti gravi, sono fatti di peculiare importanza, che di per sè forniscono argomento ad una discussione parziale; sono fatti che hanno recentemente funestato quelle provincie e che hanno lasciato dietro di se un doloroso strascico d'impressioni ancora vive, intense. Sicché noi abbiamo creduto di scindere, di staccare, direi quasi, come frammenti questi fatti dal resto della vita di Romagna, e di richiamarvi sopra l'attenzione della Camera e del Governo.

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Io dico che di questo fatto abbiamo diverse versioni fra noi. Ma a me pare evidente che non c'è stato eccesso da parte della forza pubblica. Che volete? Potrei in qualche caso mettere in dubbio la opportunità delle interruzioni fatte da parte dei poveri agenti, i quali non possono sempre serbare il sangue freddo, che d'altronde è molto difficile ritrovare in siffatte riunioni.

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Abbiamo 25 o 26,000 tra carabinieri e guardie; vuole Ella tenere responsabile di questi fatti le autorità politiche e il ministro dell'interno?

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Noi abbiamo visto cosa è accaduto per la crittogama e per l'atrofia dei bachi da seta.

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Noi abbiamo veduto infatti, o signori, quante variazioni durante la vita di un uomo si sono verificate nei prodotti del suolo: io ho dovuto assistere alla formazione eli un inventario nel quale il vino che adesso si vende 30 o 40 lire l'ettolitro era valutato 3 o 4 lire l'ettolitro, ed ancora bisognava che il produttore lo conducesse gratuitamente alle distillerie dove era convertito in alcool. Non c'era altro sfogo.

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Finora noi non abbiamo il Codice dell'igiene rurale che mira a fare del contadino prima di tutto un uomo sano e robusto come tutti gli altri; non l'abbiamo nè per le abitazioni, nè per le acque, nè per il cibo, nè per le condizioni dei contratti agrari; noi abbiamo fatto ben poco, e bisogna assolutamente fare.

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Di più; abbiamo la concorrenza americana che ci porta il grano a prezzi molto ribassati; altra perdita, perchè anni addietro si calcolava la vendita del grano ad altri prezzi. Onde scompare il guadagno del fittabile per la sua industria e non lo si può più colpire. Il mio onorevole collega il ministro delle finanze ha dato istruzioni in proposito, perchè gli accertamenti del reddito dell'industria agricola, appunto in ragione dell'abbassamento dei prezzi dei prodotti del suolo, siano fatti colla maggior mitezza possibile.

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Ora noi abbiamo reputato nostro dovere, e fra breve lo adempiremo, di venire qui alla Camera a delineare schiettamente e fedelmente un quadro,

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XV legislatura – Tornata del 7 giugno 1883

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Farini 14 occorrenze
  • 1883
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
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che abitano piuttosto in uno che in un altro punto della frazione, per la parte amministrativa, siccome il primo mandamento ha due consiglieri provinciali, e due ne ha il secondo mandamento, abbiamo questo sconcio, che Pistoja con 54 o 55 mila abitanti, quanti ne ha adesso, ha due consiglieri provinciali, e l'altro piccolo comune isolato, che compone attualmente il secondo mandamento ha pure due rappresentanti al Consiglio provinciale, non avendo che 7 o 8 mila abitanti.

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Noi abbiamo già la bellezza di trentatrè concorrenti. E credo che non siano pochi.

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Quindi la difficoltà del problema scientifico è stata affrontata con forze degne, e noi abbiamo tutta la fiducia che essa sarà felicemente risoluta.

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E queste osservazioni, che con tanta autorità l'onorevole Finzi ha recato in questa Camera, si sono da alcuni anni, con tinte più o meno calde, ripetute anche nei centri agricoli, segnatamente della Lombardia; e noi abbiamo letto autorevoli scritti di uomini che portano nomi illustri nella scienza, i quali presagiscono la prossima fine della gelsicoltura e della bachicoltura.

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E poiché l'onorevole Prinetti ha parlato del Gottardo e ha detto che la Germania e la Svizzera sanno ben esse difendere i loro interessi e inviarci in copia le loro merci predilette sul mercato italiano, mentre noi non abbiamo ancora saputo ottenere eguali risultati, mentre nella spesa abbiamo concorso noi soli per più che gli altri due popoli nostri confederati in questa via, io non potrei né commentare, nè rettificare le sue parole, ma dovrei aggravarle.

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Noi ci lagnavamo nel 1879, poiché le parole mie allora trovavano eco in varie parti della Camera, noi ci lagnavamo nel 1879 di non avere ottenuto ciò che ci spettava, e oggidì abbiamo perduto anche quello che allora ci era stato conceduto; cosicché se non si facesse appello ad una energica risoluzione di opportune rappresaglie, le quali in questo caso ci appaiono provvide e legittime difese, di ottenere che ci si riaprano le vie che a nostre spese ci siamo fatte, se il Governo con buone provvisioni diplomatiche non crede di potere, come io spero ancora, raggiungere il desiderato intento, noi, o signori, potremmo chiuder la Pontebba.

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difetto di interessamento e di zelo da parte dell'Amministrazione che noi non abbiamo avuto ragione; non basta a noi l'averla, spetta all'altra parte il darcela.

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Noi abbiamo messo di nuovo la questione da questa tribuna dinanzi al Governo e dinanzi al Parlamento: il Governo ci risponderà, ed io spero che queste rispettose censure, le quali sono fatte liberamente da questo posto, eserciteranno la loro influenza, anche sul Governo amico, alle quali si riferiscono.

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Io non dico che abbiano giovato; ma si possono asserire in modo così assoluto certe proposizioni che abbiamo udito in questa Camera? Se voi prendete la statistica ne risulta chiaramente che le fabbriche di alcool di prima categoria, sono i figliuoli prediletti della tassa dell'alcool.

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Una volta noi non avevamo degli stabilimenti (quali li abbiamo oggidì ad Alessandria, a Conegliano, a Padova, ed anche nelle provincie meridionali) i quali trattassero tutte le parti e tutte le sostanze contenute nelle vinaccie, ne cavassero preziosi elementi e li mettessero in commercio.

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No, onorevole Branca; quando ho potuto contribuire anch'io ad abolirne, quando si è trattato dei dazi di uscita, l'ho fatto con grande voluttà; ma con grande voluttà ho anche assistito a questo mirabile pareggio del bilancio, effetto delle ineffabili sofferenze che noi abbiamo dovuto infliggere ai contribuenti italiani.

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Ora, io domando all'onorevole ministro, se il diritto doganale dì lire 12 al quintale, che noi abbiamo imposto agli spiriti esteri, sia giusto o non lo sia. Io, per me, lo ritengo giustissimo; in quanto che esso rappresenta quel tanto di imposta che gli esteri produttori debbon pagare in corrispondenza delle altre imposte, che pagano nello interno i nostri produttori nazionali.

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Ora l'abolizione del corso forzoso la quale tutti abbiamo salutato, applaudendo all'egregio ingegno che l'ha condotta finora tanto bene, è stata una effettiva diminuzione della difesa che noi avevamo della produzione interna oltre ai dazi di entrata.

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Potrei dire all'onorevole Luzzatti che abbiamo peccato assieme, perchè se io ho criticato i progetti dell'onorevole presidente del Consiglio senza leggerli, egli li ha lodati pur non avendoceli comunicati…

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XV Legislatura − Tornata del 7 marzo 1883

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Farini 15 occorrenze
  • 1883
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
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In Italia il consumo dell'alcool non è un consumo generale, che si estenda anche nella massa popolare, perchè come bevanda alcoolica noi abbiamo il vino, che è diffuso in tutte le regioni della penisola. Dunque l'alcool serve o pei liquori o per alcune industrie. Ma in una bottiglia di liquore, che al minimo vale una lira, non entra che il 15 o il 20 per cento al massimo di alcool. Ragguagliando questo 20 per cento all'aumento, si può avere, secondo i casi, 5, 6, 8 centesimi di aumento sopra una bottiglia di liquore; aumento che non può spostare i consumi: ed è questa una delle ragioni per cui la tassa è generalmente ammessa.

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Di più la fabbricazione nazionale nel solo mese di gennaio fu di 9000 ettolitri; dunque abbiamo 42,000 ettolitri: io aveva detto che erano 40,000, limitandomi al solo mese di gennaio.

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Abbiamo in Italia, se la memoria non m'inganna, 63 istituti tecnici e 300 scuole tecniche. Ebbene, togliamo dalle scuole tecniche sessantatrè scuole, mettendole sotto la direzione dei presidi e delle Giunte di vigilanza degli studi, una

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Ma, o signori, dopo dodici anni, che in questi tempi di moto vertiginoso valgono quasi un secolo, nell'insegnamento della stenografìa invece che andare avanti abbiamo indietreggiato.

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E da noi, signori, abbiamo 12 associazioni; nel 1882 furono istruite 338 persone, compresi gli allievi di pochi istituti tecnici.

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Si disse ancora: noi abbiamo ridotto l'obbligo sull'istruzione, a tre soli anni; e l'abbiamo ridotto a tre soli anni per più ragioni. In primo luogo, perchè l'indole nostra nazionale ripugna da questi costringimenti e quindi non si sarebbe potuto [###]mente applicare in Italia una legge come la prussiana che avesse imposto l'obbligo dell'istruzione per la durata di 8 anni; inoltre, noi avevamo le scuole serali, le quali dovevano essere il complemento dell' istruzione elementare inferiore e nelle quali i giovinetti obbligati a frequentare la scuola diurna avrebbero dovuto ricevere poscia una maggiore e più completa istruzione. Ora che è succeduto? Mentre nel 1866, allorché, per opera dell'onorevole Berti, furono istituite le scuole serali, era stata assegnata in bilancio la somma di 800,000 lire all'anno per questo scuole, nel bilancio attuale questa somma si vede ridotta a lire 512,000: onde una diminuzione del numero o dell'importanza di queste scuole serali, le quali dovevano essere il necessario complemento dell'istruzione obbligatoria.

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Dunque abbiamo scuole normali, le quali licenziano maestri, che poi, alla loro volta, non sanno insegnare. E la media condizione intellettuale dei maestri ci conduce per conseguenza a lamentare lo stato di cotesto nostre scuole.

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Noi abbiamo visto che cosa è avvenuto degli asili infantili. Trenta anni or sono, o quaranta, gli asili infantili erano in numero minimo presso di noi; ed ora per effetto delle donazioni e dei lasciti, sono cresciuti così che, oramai non vi ha quasi più borgata che non abbia il suo asilo. Ora io spero moltissimo che la scuola popolare, quando sia costituita in ente morale, e possa ricevere lasciti e possedere clonazioni, anch'essa, a poco a poco divenga autonoma ed indipendente.

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Ora, a questo proposito, io dirò solo all'onorevole relatore che di scuole vere di magistero in Italia noi non ne abbiamo che una sola che è quella di Pisa; nelle altre Università non vi sono scuole normali superiori veramente organizzate.

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Ciò premesso, si consoli la Camera che non farò un discorso rettorico, e perchè ho sentito poco fa dall'onorevole Caperle che colla rettorica è tempo di finirla, e perchè dopo quello che la Camera sa delle condizioni dei maestri elementari e che tutto il paese conosce, dopo i rimpianti eloquenti che abbiamo udito anche in questa discussione da oratori di tutti i partiti, io credo perfettamente inutile il dimostrare che i maestri elementari vivono a stomaco piuttosto alleggerito e molto adatto agli esercizi ginnastici;

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Diremo loro che aspettino i tempi eli là da venire che faremo la legge appena si potrà; ma ad un patto: che noi non ci dimentichiamo che in faccia ai maestri comunali noi non abbiamo purtroppo più il diritto di essere creduti.

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Perchè non lo abbiamo fatto? Perchè volevamo portare nella nostra proposta il maggior spirito conciliativo, perchè volevamo mirare ad uno scopo pratico, perchè, infine, se mai intorno a questa proposta potesse sollevarsi il dubbio che essa miri a guadagnarci aura popolare, quest'aura popolare a voi restasse il modo di rubarcela. Questo modo l'avete: raddoppiate la proposta nostra: noi domandiamo mezzo milione, datene uno: noi batteremo lo mani; e la popolarità pigliatevela voi,

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Ed ora entro a dire qualche cosa sul capitolo che abbiamo in esame.

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Abbiamo intorno al capitolo 43 : «Sussidi ed assegni per le scuole serali per gli adulti» una grande contradizione. Da una parte il ministro dice d'aver dato i sussidi ai maestri elementari; dall'altra questi strillano e stampano di non averli ricevuti. Questa mattina stessa, da un uomo che ha le maggiori informazioni in Italia delle condizioni dei maestri elementari, ho ricevuto questa lettera colle seguenti parole: «Prima i maestri elementari avevano il conforto delia gratificazione per la scuola serale, in media dalle 50 alle 100 lire. Ora vennero ridotte ad una cifra derisoria, sicché ben pochi fecero in quest'anno la scuola serale.»

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XV legislatura – Tornata del 7 febbraio 1883

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Farini 12 occorrenze
  • 1883
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
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«Per la provincia di Messina abbiamo da Castroreale che le contrattazioni furono scarse circa ai prezzi: nello stato attuale non può stabilirsi una media; solo può ritenersi che i beni stabili in genere sono deprezzatissimi: i latifondi non trovano compratori, i piccoli si vendono con significante danno dei venditori. A Patti in questo biennio vi furono poche contrattazioni di terreni, causa forse la generale miseria; la tendenza è generale ad estendere, e non a frazionare i possessi. A Messina si manifesta una tendenza a concentrare i possessi, perchè i piccoli e medi proprietari falliscono sotto il peso delle imposte.»

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Nel 1877, quando abbiamo fatto la convenzione (forse da questo lato abbiamo un pochino errato), abbiamo spese somme ingenti per avere linee italiane là dove l'Italia era già servita da stranieri, sia era servita; io non dico che ciò non

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si dovesse fare, non voglio ora entrare a fondo nella questione; ma dico che abbiamo speso somme non indifferenti per avere linee doppie, là dove il servizio esisteva, e non abbiamo provveduto di servizio altre località, alle quali noi non siamo congiunti in nessun modo, per esempio la Cirenaica. E, giacché parlo di paesi coi quali non siamo collegati, mi permetterò di rivolgere una preghiera all'onorevole ministro, ed è di stabilire comunicazioni con Assab. Egli mi ha risposto l'altro giorno che non ha ingerenza diretta nelle cose che si riferiscono a questa colonia, ma gentilmente ha soggiunto che avrebbe girato la mia raccomandazione al ministro degli affari esteri; or bene, io lo prego di fare lo stesso in questo caso, sicchè si trovi modo di stabilire una linea, la quale congiunga la colonia di Assab con l'Italia, servendo nello stesso tempo ai molti interessi commerciali che sono sorti in diverse stazioni del Mar Rosso.

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Ed ora ad Assab non abbiamo che tre persone ed un commissario, che sta là a far qualche piccolo affare tra Assab ed Aden, ed il capitano del battello che colà trovasi di stazione. Questi sono gli interessi italiani finora, ma, come ben vedesi, di nessuna importanza; e per questi non ho nessuna intenzione davvero di proporre gravi spese.

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Noi abbiamo buffets sulle ferrovie dove si paga più caramente che in qualunque

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Quanto alla linea per congiungere Assab coll'Italia, io sono lieto di prendere atto della dichiarazione dell'onorevole ministro; il quale ha riconosciuto che, una volta che abbiamo una colonia, è pur necessario congiungerla coll'Italia.

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Con ciò non vengo a dire però che presenterò immediatamente un disegno di legge suppletivo, poiché la legge è appena entrata in esecuzione, e pel triennio 1882-83-84 abbiamo appena lire 500,000. Non si potrà pretendere che si assegni questa somma a provincie che non hanno voluto entrare a parte dei benefizi concessi dalla legge, mentre ve ne sono tante che aspettano il sussidio dallo Stato, e che, in certo qual modo, hanno acquistato un diritto in virtù delle disposizioni della legge medesima.

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A tale scopo, abbiamo disposto dei fondi del 1882 e del 1883. Credo che abbiamo ancora in disponibilità circa 2 milioni, se ben ricordo; con questi 2 milioni saranno eseguite altre strade. Ora ho il piacere di dire tanto all'onorevole Lanzara quanto all'onorevole Visocchi che le due strade da loro

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raccomandate sono di quelle che si costruiranno fra le prime; perchè abbiamo già i progetti compilati e non abbiamo altre questioni che ci si oppongano, ora che è tolta di mezzo quella della disponibilità dei fondi. Spero dunque che presto potranno essere sodisfatti i loro ed i miei desideri.

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perchè finora non abbiamo ancora fatto un mandato nemmeno di 100,000 lire. Il primo mezzo milione del 1883 l'ho assegnato, ma finora nessuna provincia ha eseguito i lavori, o almeno regolato la sua contabilità in modo da richiedere alcuna somma. E considerando che nel 1884, come nel 1883, per due anni di seguito, non abbiamo che un mezzo milione all'anno, mi pare proprio prematuro presentare un'altra legge per correggere quello che non è ancora stato eseguito; almeno vediamone lo svolgimento. Che ragione avrei io adesso per fare una legge la quale obbligasse le provincie a lasciare costruire le strade dal Governo? Non so vederla. Io non ho quest'assoluta diffidenza nella capacità degli uffici provinciali, per ritenere che non siano in grado di provvedere da loro a tali lavori.

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Ogni anno si rialzano i muri, ma cedono sempre all'urto delle acque, poiché non hanno una base sufficiente, e quindi abbiamo sempre nuovi danni, nuove spese e sempre crescenti pericoli.

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