Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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XII legislatura – Tornata del 21 giugno 1876

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Biancheri 26 occorrenze
  • 1876
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
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Fino alla presente giornata noi non abbiamo potuto sentire se questa linea di Montedoro sarà realmente fatta, o se grandi ostacoli tecnici si oppongano allo sviluppo dei lavori ferroviari per quelle valli. Ove ci si assicuri che la linea anzidetta sia possibile, non avrò nulla di nuovo da proporre o da chiedere, e racchiudendomi nella cerchia del diritto, direi al Ministero quel che solo mi sarebbe lecito: eseguite la legge, non frapponete ulteriori indugi, completate la rete ferroviaria nel minor lasso di tempo possibile.

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Ma prima di conchiudere, io non posso a meno di rammentare che l'agitazione in Sicilia è grandissima, che ogni giorno i telegrammi fioccano, che ne abbiamo avuti tutti…

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Così abbiamo in Sicilia il programma tracciato

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Abbiamo la ferrovia da Siracusa a Licata; è questa un'altra ferrovia che deve congiungere provincie interessanti ove esiste un serio movimento economico, e che guardano con desiderio, se non con invidia, la vaporiera che solca altre provincie. Quando il momento opportuno finanziario si presenterà, anche per questa ferrovia la rappresentanza nazionale dovrà compiere un altro atto di giustizia. Ma, o signori, non potrà mai ad alcuno sorgere il pensiero di attraversare la via alla esecuzione delle leggi esistenti colle aspirazioni legittime dell'avvenire; ed io sono certo che i rappresentanti dell'isola, alla quale mi onoro di appartenere, oggi che si tratta dell'esecuzione della legge del 1882, tutti sentiranno la solidarietà dell'interesse insulare, perchè venga celeremente eseguita, e perchè le provincie, che attendono di essere unite alle linee ferroviarie esistenti, lo siano una volta.

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In Sicilia abbiamo due linee quasi complete; una che da Licata va sino a Messina, l'altra che da Palermo sta per congiungersi a Girgenti. Queste due linee non sono unite. Comprenderà la Camera l'importanza che vi è per l'isola nella riunione di queste due linee. Palermo e Girgenti sono completamente distaccate dal centro dell'isola e dalle altre provincie siciliane, mentre Messina, Catania, Siracusa e, frappoco Caltanissetta e Licata, sono unite in un'unica rete. Palermo e Girgenti aspettano ancora il momento in cui una via di congiunzione le riunisca al centro insulare, che sta nella provincia di Caltanissetta, e alle altre città sorelle. Quindi l'importanza di questo tronco di congiunzione si deve misurare dall'importanza dei grandi interessi economici e commerciali che riguardano lo allacciamento delle due provincie di Girgenti e di Palermo colle altre parti dell'isola.

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Abbiamo lungo i terreni pei quali si svolge la ferrovia l'assenza assoluta di acqua dolce; non abbiamo che acqua salsa. Ed è elementare, signori, che per lo opere di muratura non si può adoperare l'acqua salsa, sicchè bisogna andare a distanze ragguardevoli per avere dell'acqua dolce necessaria alle opere di muratura.

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Ma abbiamo di più; abbiamo che in un punto, di cui non ricordo il nome, la linea farebbe angolo, e sotto quest'angolo vi è un fiume, e sopra, una frana; e se la frana si muove, come, malgrado le opere destinatevi, è avvenuto disgraziatamente per tutte le frane di Sicilia, la caduta della frana sul fiume creerebbe un'interruzione irreparabile per gran parte della strada, e tutte le spese fatte diventerebbero inutili, poichè l'acqua si spanderebbe attorno al terreno, e farebbe spostare tutte le opere che si sarebbero fabbricate. Noi abbiamo avuto un esempio della potenza delle frane lungo le ferrovie di Sicilia, in un punto che è molto famoso, e disgraziatamente doloroso, che si chiama la frana di Fiaccati. L'onorevole Depretis ha dovuto sentire questo nome. In quella località ogni anno, quando vengono le prime pioggie, l'intervento della frana non si fa attendere, le comunicazioni si interrompono, si debbono fare coi trasbordi, trasportando per mezzo di vetture le merci ed i passeggeri. E il terreno di Fiaccati, in confronto di questo terreno di Montedoro, è il più solido del mondo.

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Prima di tutto sappia la Camera che, come ricordò benissimo il mio amico personale onorevole Di Rudinì, la linea di Montedoro, pei documenti ufficiali che si possiedono, offre una previsione di spesa di 18 milioni; calcolato il suo percorso chilometrico colla spesa, abbiamo 600,000 lire per prezzo unitario chilometrico. Questa è l'espressione finanziaria della linea di Montedoro.

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Sopra 30 chilometri di ferrovia ne abbiamo 15 di gallerie e di opere d'arte.

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Noi attualmente abbiamo riunite Messina, Catania, Siracusa, e fra breve Caltanissetta. Il centro dell'isola, il quale ha come centro i suoi sbocchi in vari porti, in Girgenti, in Catania, in Palermo, si troverebbe artificialmente legato con un solo porto, quello di Catania, non con quello più vicino di Girgenti, ove la ragione di distanze e di abitudine per secoli ha fatto sboccare i prodotti della provincia di Caltanissetta.

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Noi abbiamo perduti venti mesi: se altri sei mesi ancora si perdessero senza mettere mano alla congiunzione delle due linee siciliane, noi avremmo un grande spostamento negli interessi commerciali delle provincie siciliane: già 18 mesi occorrono per la costruzione della linea delle Caldare, e non più tre anni, ma oltre cinque anni occorrerebbero per la linea di Montedoro, dopo le varianti introdotte nel suo progetto.

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E invero abbiamo noi avuti progetti altrettanto particolareggiati per la linea delle Caldare? Abbiamo avuto progetti concreti per l'altra linea delle due Imere?

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Io credo adunque che sotto il punto di vista della pubblica sicurezza, la linea delle due Imere debba essere principalmente presa in considerazione seriissima dal Governo, ed è perciò che io mi sono confortato molto nel sentire che l'onorevole ministro, senza decidersi ancora per alcuna delle linee progettate, ha in animo di completare gli studi che si sono già fatti, imperocchè la verità è questa, che abbiamo studi regolari e definitivi per la strada delle Caldare, ma non li abbiamo del pari per la strada delle due Imere.

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Ma siccome noi dei milioni non ne abbiamo molti, e siccome le condizioni delle nostre finanze non sono molto prospere, io credo che per le somme le quali si spendono per l'insegnamento, occorre guardare quale ne è la distribuzione, onde siano vantaggiose alla scienza. Citerò un esempio. Noi abbiamo la Università di Napoli che è la più grande Università del regno, la più grande Università dell'Europa, perchè in Europa non vi è nessuna Università che abbia tanti scolari quanto quella di Napoli. Ebbene in quella città, questi gabinetti di queste tre scienze non corrispondono affatto ai bisogni ed ai portati della scienza attuale. Il tetto minaccia rovina con evidente pericolo del professore e degli scolari. Il professore insiste perchè si ripari questo tetto, il ministro dell'istruzione pubblica risponde che non vi sono denari.

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Come per lo passato abbiamo avuto parecchi centri gloriosi di

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Abbiamo da fare dappertutto. Ma, perchè ci sia da fare dappertutto, vogliamo noi restare lungamente in una condizione di cose, la quale essenzialmente non risponde ai bisogni del nostro paese? E, badiamoci, abbiamo delle grandi responsabilità. Noi qui stiamo dinanzi all'Europa, e più ancora dinanzi ad un passato di tanta grandezza, che ci obbliga a sforzi maggiori. E allorquando incominciamo qualche cosa, la vastità di quello che rimane o intatto dai secoli, o consacrato dalle rovine di tanti secoli, c'impone pure l'obbligo di proseguire secondo quella grandezza e di compierla.

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E poichè esso conosce l'eredità che abbiamo accettato, varrà ricordare che noi domandiamo al Parlamento che ci voti anche un'altra legge di spesa perchè si compia in quella grandissima Università di Napoli la scuola di applicazione per gli ingegneri.

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Noi ci accingiamo a disfarci di un orto botanico che è in Roma; domando io: ne abbiamo un altro in pronto perchè l'insegnamento non ne difetti?

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È in nome di questo principio che l'Italia per mezzo secolo ha lottato; è in nome di questo principio che abbiamo vinto, e non è dopo essere arrivati a Roma che verremo a contraddirlo relativamente a una legge di interesse secondario.

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Noi abbiamo bisogno d'erudire la gioventù che cresce, ed è necessario che l'erudizione sia completa.

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Dunque io domando se, vendendosi l'attuale orto botanico, noi ne abbiamo un altro ove le lezioni possano farsi sulle piante, e non sulla carta.

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In Roma invece abbiamo grande difetto di locali, ed è necessario di addivenne alla costruzione di edifizi, ed evidentemente non c'è da maravigliarsi che sia una necessità fare qualche cosa per questi istituti di scienze sperimentali.

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Noi possiamo poco, non possiamo coi mezzi che abbiamo fare tutto in una volta, bisogna che ci contentiamo di fare man mano uno stabilimento e poi un altro.

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Si è adunque per applicare questa legge del 1872 che il presente schema è stato proposto, e che noi lo abbiamo accettato.

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Cosicchè, per quello che non abbiamo potuto fare oggi, abbiamo cercato di supplirvi coll'ordine del giorno proposto. Ed io assicuro l'onorevole Baccelli, che fra le cose che la Commissione ha discusse e apprezzate vivamente, vi è stata quella a cui egli alludeva.

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Noi avremmo desiderato di andare più oltre; ma ci sono mancati i mezzi, e perfino i documenti e le notizie; sicchè la strettezza del tempo non ci ha permesso di farlo; ma abbiamo proposto un ordine del giorno, che l'onorevole ministro non rifiuta, col quale lo invitiamo a presentare un progetto di legge, in cui siano determinati i lavori occorrenti per compiere gli stabilimenti scientifici universitari. Ora io credo che in questo concetto sia pure compreso un piano per le cliniche.

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XII legislatura – Tornata del 1 maggio 1876

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Biancheri 11 occorrenze
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Fedele perciò al culto non solo dell'estinto Asproni, ma ancora degli altri illustri che avemmo per nostri colleghi e che abbiamo perduti per via lungo il nostro cammino di gloria e di dolore, io non voterei la proposta dell'onorevole guardasigilli,

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Io ricordo però che il voto dell'onorevole Asproni non è mancato mai a nessuna delle grandi questioni che abbiamo così felicemente sciolte in 16 anni di vita italiana.

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L'onorevole Bonfadini ha ricordata la perdita, che tutti abbiamo compianto, dell'onorevole nostro collega Raeli, e vorrebbe fare colpa a noi se il Gabinetto che sedeva allora su questi banchi non intese il dovere, che sentiamo noi, di onorare il patriottismo di cui ha tanto bisogno l'Italia, per rinvigorire la fede nella libertà.

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Perchè noi abbiamo fatto calcolo, più di quello che altri fa, sul sentimento liberale della Camera.

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L'Asproni era uno dei veterani, uno dei primi deputati del Parlamento subalpino, e giova a noi, che non abbiamo avuto la fortuna di prendere parte a quei primi fatti che ci hanno condotto qui, l'onorare questi uomini che hanno prima di noi compiuto degli atti di patriottismo, che hanno cooperato alla libertà ed alla unità d'Italia, ed è principalmente per questo che ancora una volta faccio appello al patriottismo di tutti i deputati, al patriottismo dell'onorevole Bonfadini, dell'onorevole Mariotti e dell'onorevole Sella, e li prego di mettere fine a questa discussione dispiacevole, dolorosa, che può produrre un tristissimo effetto nel paese, perchè si potrebbe

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Ebbene, io, per parte mia, acconsento volentieri a questa proposta, perchè trovo anche abbastanza naturale che, mentre noi abbiamo un collega che si sta portando alla tomba, vi sia pure una manifestazione esteriore che ci è un lutto tra noi.

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Nel Belgio infatti noi abbiamo l'esempio, per citarne uno, della causa degli eredi di monsignor De Pradtinella. Il tribunale dava ragione agli eredi del detto monsignore contro lo Stato circa la questione di competenza; dava poi torto a questi eredi quando si trattò del merito. E credo che lo stesso avverrà dinanzi ai tribunali italiani.

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Ma quando questo desiderato della scienza non può essere oggigiorno attuato, quando disgraziatamente noi abbiamo in tante nostre leggi disseminato il potere dell'autorità amministrativa come un potere inevitabile, allora fa d'uopo stabilire, ordinare delle norme, delle garanzie in favore dei diritti privati che vanno soggetti all'esame dell'autorità amministrativa.

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Se per tante svariate leggi noi abbiamo la competenza esclusiva dell'autorità amministrativa in tante decisioni che riguardano gli interessi individuali, perchè non vogliamo noi regolare questa materia? Se si ha il coraggio di dire: aboliamo tutte queste competenze speciali, e rimandiamo tutto all'autorità giudiziaria, io ci sono ed applaudo al desiderio manifestato l'altro giorno dall'onorevole Minervini; ma se questo noi non possiamo fare; se questo è un desiderio che lontanamente potrà attuarsi, nelle condizioni legislative in cui noi ci troviamo; io allora dico, come temperamento transitorio, regoliamo i casi nei quali l'autorità amministrativa deve intervenire a decidere del diritto degli interessi privati. Per non sentirsi il bisogno di questo provvedimento dovrebbe dirsi: la competenza per la tassazione dell'imposta di ricchezza mobile, la competenza amministrativa cessa, e l'autorità giudiziaria interviene in tutto e per tutto nelle questioni che riguardano tassazioni di ricchezza mobile, ecc. Lo stesso si dica per il macinato. La competenza amministrativa stabilita per la determinazione delle quote del macinato sparisce; come per le miniere e così via discorrendo.

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Noi poi saremmo anche colpevoli di incoerenza logica e di contraddizione con quella memorabile riforma che abbiamo compiuta nel 1865. Sarà facile alla Camera rammentare il testo dell'articolo 5, che noi ebbimo cura d'inserire in quella medesima legge, col quale espressamente fu riconosciuta all'autorità giudiziaria la potestà di negare applicazione a qualunque atto del potere esecutivo od amministrativo ed a qualunque regolamento generale o locale, semprechè si scorgessero contrari alle leggi.

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