Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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VIII legislatura – Tornata del 15 dicembre 1863

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Cassinis 18 occorrenze
  • 1863
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
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Ciò prova che nella sua mente non ha tutte quelle speranze che noi per avventura abbiamo.

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noi, dopo le belle parole che abbiamo inteso, dovremmo trovarci più ricchi di quei che veramente siamo. Ma in fatto di finanza le illusioni e le belle frasi a nulla giovano. L'esperienza di tre anni ci ha chiarito che molte belle previsioni non si sono avverate.

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In tale stato di cose e viste le condizioni politiche che minacciano di farci sentire bisogni più gravi di quelli che ora abbiamo, non ho potuto fare a meno di dimandare a me stesso: che converrebbe di fare? Dopo aver seriamente meditato sulla situazione, ho visto, come vi accennai in una delle antecedenti tornate, che il solo modo di migliorare le finanze sia quello di crescere le entrate.

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Non potrei dirlo precisamente, ma ho fatto un conto approssimativo che noi ciascun giorno abbiamo d'uscita circa due milioni ed un terzo; talchè ogni giorno che corre noi abbiamo un milione di deficit.

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Le leggi d'imposta diretta che abbiamo discusso o siam per discutere e che speriamo possano andare in esecuzione, forse anche con effetto retroattivo alla data della loro promulgazione pel primo gennaio 1864, voglio dire la legge sulla ricchezza mobile e quella sulla perequazione dell'imposta fondiaria, non esistono oggi in faccia allo Statuto e in faccia al paese. Legalmente non se ne può tener conto nè nei bilanci, nè nell'amministrazione, finchè non siano state approvate dai due rami del Parlamento e sancite dal Re.

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Gli altri aumenti non possiamo consentirli perchè in opposizione con ciò che abbiamo detto nella relazione.

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Non dico che vi sia colpa di alcuno; dico solo che noi abbiamo avuto il bilancio nei primi giorni di novembre, mentre l'attivazione del contratto deve avere avuto luogo col dì 1° ottobre.

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Ripeto adunque che noi abbiamo domandato il prodotto, e che ci è stato esibito in 5,140,000 lire. Se ora il signor ministro crede che possa ascendere a 5,400,000, la Commissione non si oppone.

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Quanto alla linea da Massa a Sarzana e Spezia, io prego il ministro di riscontrare nella relazione che noi ne abbiamo tenuto conto; se non ne avessimo tenuto conto, non avremmo assegnato la cifra che è scritta in bilancio.

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Tuttavia temo che le amministrazioni superstiti in esse città, una volta che hanno avuta piena libertà di disporre di sì vasti e numerosi edifizi, ne abbiamo usato per avventura più largamente di ciò che sia necessario al loro comodo e sia conveniente nell'interesse della finanza.

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Poichè nella Camera parecchie volte si è parlato di ciò, e qualche volta abbiamo anche avuto delle discussioni ardenti su questo soggetto, io credo che sia giunto oramai il tempo di venire al costrutto di qualche cosa.

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Il signor ministro ha troppo buona memoria per non ricordarsi che, or sono tre anni, noi abbiamo sin troppo gridato in Parlamento sullo sciupo che si fa di tutti i palazzi demaniali d'Italia. Non vi è piccola amministrazione sia civile che militare che non si sia creduta in diritto d'impossessarsi di un grandissimo locale. Queste cose il Ministero le sa e non vi ha riparato per nulla. A che dunque una inchiesta che emana dal Governo?

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Ora noi oggi che abbiamo l'occasione per far entrare nelle casse dello Stato qualche milione di più all'anno, perchè non fare presto, e ci si viene a dire che non è questione se non del prima e del dopo?

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Posta dunque la questione nel modo testò indicato, io non trovo il menomo dubbio nel rispondere affermativamente; nondimeno piego la Camera di osservare che mentre l'articolo 32 della legge che ho citato vorrebbe che le condizioni della franchigia fossero determinate da un decreto reale, non abbiamo a questo riguardo che una circolare che trovo nel bollettino postale del passato mese di ottobre.

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Se si volesse poi andare a considerazioni più generali, parmi che si potrebbe con molta facilità dimostrare che anche in questo piccolo ufficio che si vorrebbe far fare alle prefetture nei loro rapporti coi sindaci, c'entra quel non so che di tutela permanente, di sistematica subordinazione, che è in contraddizione perfetta coll'autonomia che si vuol lasciare ai municipi, e con quei principii di libertà amministrativa che noi abbiamo sentito proclamare in quest'aula, non solo da deputati, ma dagli stessi ministri.

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A questo riguardo noi dobbiamo conservare parità assoluta, e non vi è ragione per cui i ministri del culto cattolico si trovino in faccia allo Stato in una condizione privilegiata; dopochè in tutte le occasioni noi abbiamo proclamato solennemente il principio della massima libertà in fatto di coscienza, della massima tolleranza in fatto di religione.

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Abbiamo una legge che si tratta di eseguire. Laonde il ministro dei lavori pubblici deve interpretare la legge secondo il suo spirito e secondo la lettera, e non secondo il parere de' suoi colleghi. Dal modo con cui si regolano i ministri, anzi da questa stessa discussione pare che non ci sia una legge. Si ricordino i ministri, si ricordi la Camera che ora non si tratta di ricercare a quali categorie di cittadini sia conveniente accordare la franchigia postale, ma bensì a quali categorie la legge l'abbia accordata.

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Quando fu promulgata la legge attuale sulle franchigie postali, il Ministero credette, ad esempio di quanto è succeduto in Francia, che su tutte le lettere soggette a tassa due terzi fossero di lettere affrancate ed un terzo di lettere non affrancate; ma avvenne tutto il contrario, ed invece abbiamo avuto le proporzioni seguenti, cioè 79 per cento di lettere affrancate, e soltanto 21 per cento di lettere non affrancate.

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VIII legislatura – Tornata del 23 febbraio 1863

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Tecchio 16 occorrenze
  • 1863
  • politica - sedute parlamentari del Regno d'Italia
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Ma io osservo all'onorevole Crispi che lo stesso regolamento che abbiamo attualmente venne pure adottato senza discussione dalla Camera subalpina. La legge non dice che per essere adottato il regolamento debba essere discusso, disse solo che la Camera deve adottare il proprio regolamento, e che è necessario il voto di essa. E questo appunto è quello che chiede l'onorevole Sella.

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Noi ne abbiamo già l'esempio nel Senato, e credo che lo si possa seguire legalmente. Credo per conseguenza che sia utile di far qualche cosa, e necessario di provvedere provvisoriamente anche senza discussione.

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Quando poi noi avessimo errato, nessuno potrebbe apporcelo a grave colpa, quando noi abbiamo seguito un'autorità così grave quale è quella dell'altra Camera del Parlamento.

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Io ho pregato il ministro guardasigilli a por mente a questo grave compito che gli incombe e per il quale abbiamo bisogno di un provvedimento transitorio e di un altro definitivo.

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Se poi il Governo dovesse prendere l'impegno di venire immediatamente a proporvi una riforma di quella legge che abbiamo votata l'anno scorso, tale impegno il Governo non lo può prendere. Noi abbiamo molte altre leggi urgentissime senza citare le leggi d'imposta, noi abbiamo la legge dell'organizzazione comunale e provinciale che non si trova ancora estesa in tutta Italia ed è una delle cose più urgenti. Ho accennato a questa, avrei potuto aggiungerne molte altre.

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Ad ogni modo, in quanto al trasporto noi abbiamo un risultato che è in favore della nostra amministrazione.

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Poichè siamo a parlare di spese straordinarie, osserverò come noi abbiamo passato, grazie alla rapidità della votazione, nel precedente capitolo una somma di 8000 lire, la quale oggi non ha più ragione di essere.

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Or bene, abbiamo adesso un altro capitolo che porta la somma di 64 mila lire per altre eventualità.

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Abbiamo veduto, e con compiacenza, diffondersi anche nei centri secondari il servizio della posta, ma il creare degli impiegati appositamente per portare poche lettere da un luogo di campagna ad un altro, mi sembra cosa che generi una spesa molto grave per un servizio molto povero. Infatti la somma di 160,000 lire è abbastanza cospicua per chiamare 1'attenzione della Camera.

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Non ignora l'onorevole Capone che l'amministrazione postale fa delle convenzioni cogli altri Stati, compresi quelli presso i quali non abbiamo rappresentanti ufficiali. Ora bisogna entrare direttamente in relazione con queste amministrazioni estere, e certamente non sono i diplomatici che possano trattare queste quistioni, ma ci vogliono funzionari speciali, ed a questo bisogno provvede appunto l'articolo ora in discussione.

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In Alessandria d'Egitto noi abbiamo una colonia italiana assai numerosa; ed è uso delle varie potenze europee di tenere negli scali del levante uffizi postali propri. Ora, l'Italia è nazione abbastanza grande per aver anche essa un uffizio postale ad Alessandria d'Egitto; reso ora tanto più necessario inquantochè la nuova convenzione postale marittima colla casa Palmer ha stabilito un servizio diretto con quello scalo. Si è quindi impiantato colà un uffizio e si è intesa una retribuzione di 6000 lire al direttore del medesimo.

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Ora abbiamo un'altra proposta del deputato Capone. Sentirò se il deputato Mellana intende fare qualche altra proposta.

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Ho già detto che questo articolo aveva bisogno di essere diviso, e che questa economia si ha da fare unicamente sulla parte che riguarda gl'impiegati traslocati senza avanzamento, come si è fatto nell'altro bilancio che abbiamo votato.

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Quando sarà terminato questo titolo delle spese ordinarie, di cui non abbiamo più che tre capitoli, verremo ai capitoli che furono lasciati in sospeso.

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Dunque, come diceva, nel capitolo 61 si vede al paragrafo 1° Acquisto, mantenimento e riparazioni straordinarie ai legni dei corrieri, lire 61,360; al paragrafo 2° Mantenimento e fornitura di carrozze per il servizio di trasporto delle corrispondenze nelle provincie napoletane, lire 64,877; nel numero 179 dello stesso bilancio, abbiamo ancora Costruzione di nuove carrozze postali per servizio degli uffizi ambulanti altre 30 mila lire.

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Questo sicuramente non è uno dei vantaggi che abbiamo creduto di fare al paese colla nuova convenzione postale da noi approvata. Ma anche per le mercanzie credo esagerati i prezzi, e ciò deduco facilmente dagli stessi reclami e da che molti oggetti che prima affluivano in copia nelle provincie ultramarine, si vedono ora farsi più rari, forse per la concorrenza che loro viene da mercanzie di altra più facile provenienza,

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VIII legislatura – Tornata del 26 giugno 1863

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Cassinis 16 occorrenze
  • 1863
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Noi abbiamo lungamente esposto i principii coi quali volevamo che fosse proceduto avanti ancora che fosse cominciata la discussione su questo progetto di legge. Or la mia mozione non è che una conseguenza di questo principio. Del resto ciò si vedrà meglio quando saremo all'articolo 13 sul quale per più ragioni mi sono riservata la parola.

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Noi abbiamo già veduto soppressi dal Ministero degli uffizi primari. E senza andare a tempi remoti, l'onorevole ministro pei lavori pubblici ha testè soppresso due direzioni, una in Palermo ed un'altra in Napoli. Dunque non è vero che i ministri attualmente non possano farlo. In appresso, ma chi sa quando, forse

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Noi abbiamo creduto di doverci preoccupare non delle sole circostanze finanziarie dello Stato, ma anche delle condizioni non liete di questi impiegati che si trovano in disponibilità od in aspettativa; noi ci siamo proposti di tenere al possibile la bilancia equilibrata fra questi due che ci sembrano egualmente gravi interessi.

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In quanto a quelli che furono soggetti ad altri Governi, io rammento all'onorevole D'Ondes-Reggio che i Governi, sotto i quali fatalmente io e lui abbiamo vissuto ben tristi anni, si brigavano poco di tutte queste cerimonie verso i pretesi diritti acquisiti, o verso altro diritto qualunque, quando volevano rimandare gl'impiegati…

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Sventuratamente abbiamo ricevute noi meridionali tutte le leggi del Piemonte quantunque ci riescissero dannose; ma ora poi dobbiamo ancora accettare le leggi ingiuste? Vorrà l'onorevole De Blasiis che, perchè abbiamo fatto l'unione, dobbiamo far nostre anco le ingiustizie? E veramente io non mi attendeva anco questo.

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Con questa legge, per esempio, non veniamo a stabilire qualche cosa sulla sorte dei magistrati presi per categoria; ma noi abbiamo la benda sugli occhi, quanto alle persone noi non sappiamo quelli che colpiamo, e quelli che non colpiamo. Quindi niuna influenza potremmo esercitare di certo sulla persona di alcun magistrato per virtù di questa nostra facoltà legislativa. Ma scendiamo a più evidenti particolari. Ove si tratti

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Noi abbiamo, per esempio, votate delle spese di rappresentanza, le quali, creda pure la Commissione, suoneranno molto male agl'impiegati trattati come lo sono da questa legge, perchè le spese di rappresentanza sono tutt'altro che necessarie. Eppure queste spese le abbiamo votate, e ora di fronte a questa maniera di fare le cose con due pesi e due misure, io vorrei che ci accostassimo ad un sistema più ampio di concessioni che rendesse meno sensibili certe differenze.

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L'onorevole Torrigiani si è molto preoccupato delle cose attuali, anzi io credo che la sola ragione per la quale egli fece la sua proposta si fu per le contingenze in cui ora versiamo, vale a dire perchè al presente noi abbiamo molti impiegati in disponibilità, mentre il paese non ha ancora quello sviluppo economico da poter facilmente assorbire tutte quelle intelligenze che rimanessero disponibili.

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Noi abbiamo l'audacia del bene, l'abbiamo avuta e l'avremo sempre!

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Noi abbiamo l'audacia del bene; lasciamo che altri abbia l'audacia del male. Quindi tutte le volte che ci sarà il bisogno di sanzionare un atto, che sia un progresso per le nostre popolazioni, noi non ne attenderemo l'impulso da parte dei conservatori.

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La rivoluzione è la riparazione dei torti, è la ristorazione del diritto e della ragione: se non fosse tale, essa non avrebbe ragione di essere, nè saprei mica comprendere il motivo per cui abbiamo abbattuto le tirannidi che altra volta funestavano l'Italia…

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Non abbiamo capo.

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Noi abbiamo visto nel mutarsi dei ministri in questi ultimi tre anni un continuo cangiamento di prefetti.

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Noi abbiamo in materia di aspettativa e disponibilità già votato i primi quattro articoli. Con questi articoli si dispone che si può mettere un impiegato in disponibilità od in aspettativa, che la disponibilità non potrà durare oltre due anni, e che l'aspettativa per infermità cesserà col cessare della causa per la quale fu concessa, ed in ogni caso non potrà continuare al di là di due anni. E l'articolo quarto poi dice: che scaduto questo termine, l'impiegato cessa di far parte dell'amministrazione.

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Ad ogni modo, ripeto, mentre ammetto che degli abusi si facessero, debbo tuttavia porre in avvertenza la Camera di non subir troppo l'influenza di una certa cattiva impressione che tutti abbiamo a questo proposito sentita, e di non lasciarsi allucinare fino al punto di dare l'ostracismo ad un numero d'impiegati, fra i quali si contano amministratori abilissimi, i quali meritano di essere trattati coi riguardi stessi che si usano verso gli altri impiegati.

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