Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso

453012
Carlo Darwin 50 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
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È molto probabile che i primi progenitori maschi dell’uomo fossero forniti, come abbiamo detto più sopra, di grandi denti canini; ma per l’abito gradatamente acquistato di adoperare sassi, clave o altre armi per combattere i loro nemici, essi debbono aver sempre meno adoperato le mascelle ed i denti. In tal caso le mascelle e i denti sarannosi diminuiti di volume, come ce ne danno certezza molti altri casi analoghi. Vedremo in un altro capitolo un caso strettamente consimile nella riduzione o assoluta scomparsa dei denti canini nei maschi dei ruminanti apparentemente in relazione collo sviluppo delle corna; e nei cavalli in relazione coll’uso che hanno di combattere coi denti incisivi e colle zampe.

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., le quali durante i periodi primitivi sono state, come abbiamo già veduto, tenute in poco conto, vengono ad essere grandemente stimate ed anche considerate come sacre. Perciò non ho bisogno di ripetere quello che ho detto intorno a questo argomento nel terzo capitolo. In ultimo ne deriva un sentimento molto complesso, che ha la sua prima origine negli istinti sociali, è grandemente guidato dalla approvazione dei nostri confratelli, regolato dalla ragione, dall’interesse proprio, e in tempi ulteriori da sentimenti religiosi, viene confermato dall’istruzione e dall’abitudine, e tutte queste cose riunite costituiscono il nostro senso morale o coscienza.

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Così abbiamo dato all’uomo una genealogia di prodigiosa lunghezza, ma non si può dire di grande nobiltà. Il mondo, come è stato sovente osservato, sembra essere andato preparandosi da lungo tempo alla venuta dell’uomo; e ciò in un senso è strettamente vero, perchè deve la sua origine a una lunga fila di progenitori. Se un solo anello di questa catena non avesse mai esistito, l’uomo non sarebbe stato esattamente quello che è ora. A meno di voler proprio chiudere gli occhi, noi possiamo, mercè le nostre attuali cognizioni, riconoscere approssimativamente il nostro parentado; e non dobbiamo arrossirne. Il più umile organismo è qualche cosa di molto più elevato che non la polvere inorganica che ci sta sotto i piedi; e nessuno fornito di mente imparziale può studiare una qualche creatura vivente per quanto umile essa sia, senza rimanere preso da entusiasmo per la sua meravigliosa struttura e le sue proprietà.

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Abbiamo ora veduto che un naturalista può sentirsi pienamente giustificato nel considerare le razze umane come specie distinte; perchè egli ha trovato che si distinguono per molte differenze di struttura e di costituzione, alcune delle quali di una certa importanza. Queste differenze sono rimaste del pari quasi costanti per lunghissimi periodi di tempo. Egli sarà stato in un certo modo indotto a ciò fare per l’enorme cerchia abbracciata dall’uomo, che è una grande anomalia nella classe dei mammiferi, qualora l’uomo fosse per essere considerato come una specie sola. Sarà stato colpito dal modo in cui si distribuiscono le varie così dette razze, in rapporto con altre specie di mammiferi che sono indubbiamente distinte. Finalmente potrà dedurre che la mutua fecondità di tutte le razze non è stata ancora pienamente dimostrata, ed anche dimostrata non sarebbe una prova assoluta della loro specifica identità.

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Nel nostro terzo capitolo abbiamo veduto che le condizioni della vita, come il cibo abbondante e le comodità generali hanno un’azione diretta sullo sviluppo della forma del corpo, e che ne vengono trasmessi gli effetti. In conseguenza dell’azione combinata del clima e del mutamento nelle abitudini della vita, i residenti Europei negli Stati Uniti hanno sopportato, come si ammette generalmente, un lieve ma straordinariamente rapido mutamento di aspetto. Sonovi pure moltissime prove che dimostrano che negli Stati meridionali gli schiavi casalinghi della terza generazione presentano un aspetto molto diverso dagli schiavi dei campiHarlan (Medical Researches,pag. 532). Quatrefages (Unité de l’espèce humaine, 1861,pag. 128) ha raccolto molte prove intorno a questo argomento..

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Abbiamo veduto ora che le differenze caratteristiche fra le razze umane non possono essere attribuite in un grado soddisfacente all’azione diretta delle condizioni della vita, nè agli effetti dell’esercizio continuato delle parti, nè al principio di correlazione. Siamo quindi indotti a cercare se qualche lieve differenza individuale, a cui l’uomo è sommamente soggetto, non possa essere stata conservata ed aumentata durante una lunga serie di generazioni per via della scelta naturale. Ma qui diamo contro all’obbiezione che in questo caso non si possono conservare se non che le variazioni benefiche; e per quello che ci è dato giudicare (quantunque sempre soggetti ad errare su questo argomento), nessuna delle differenze esterne fra le razze umane è di qualche diretto o speciale servigio per l’uomo. Le facoltà intellettuali e morali, o sociali, debbono naturalmente essere in questa osservazione lasciate in disparte; ma le differenze in queste facoltà non possono aver avuta azione, o almeno piccolissima, sui caratteri esterni. La variabilità di tutte le differenze caratteristiche fra le razze, cui abbiamo citato sopra, dimostra del pari che queste differenze non possono essere di molta importanza; perchè qualora fossero state importanti, sarebbero da un pezzo conservate e divenute stabili o sarebbero state eliminate. Per questo riguardo l’uomo rassomiglia a quelle forme che i naturalisti chiamano proteiche o polimorfe, che sono rimaste variabilissime, dovendo, per quanto pare, alle loro variazioni l’essere di una natura indifferente, e in conseguenza aver potuto sottrarsi all’azione della scelta naturale.

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Nello affine Mergus cucullatus noi abbiamo tuttavia un caso di questa fatta; i due sessi differiscono notevolmente fra loro nel piumaggio generale, e in grado anche notevole nelle macchie delle ali, che nel maschio sono di un bianco puro, mentre nella femmina sono bianco-grigiastro. Ora i maschi giovani rassomigliano dapprima, per tutti i riguardi, alla femmina, ed hanno macchie bianco-grigiastre, che divengono poi di un bianco candido molto prima che i maschi adulti abbiano acquistato le altre grandi differenze sessuali del loro piumaggio: vedi Audubon, Ornithological Biography, vol. III, 1835, p. 249 e 250.

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Abbiamo finora considerato solo la trasmissione dei caratteri, relativamente al loro periodo di sviluppo, nelle specie allo stato naturale; vedremo ora gli animali domestici, occupandoci dapprima delle mostruosità e delle malattie. La presenza di dita eccedenti, e la mancanza di certe falangi, deve essere riconosciuta in un periodo embriogenico primitivo – la tendenza ai colori sanguigni è almeno congenita, come lo è probabilmente anche quella ai colori oscuri – tuttavia queste particolarità, ed altre simili, sono spesso limitate nella loro trasmissione ad un sesso; cosicchè la regola per cui i caratteri che si sviluppano in un periodo molto primiero tendono a trasmettersi ai due sessi, qui sbaglia interamente. Ma questa regola, come abbiamo osservato sopra, non sembra essere tanto generalmente vera come la regola opposta, cioè, che i caratteri i quali compaiono tardi nella vita in un sesso sono trasmessi esclusivamente allo stesso sesso. Noi possiamo dedurre dal fatto che le suddette particolarità anormali divengono proprietà di un sesso, molto prima che le funzioni sessuali siano attive, che deve esservi una qualche differenza fra i sessi in una età sommamente precoce. Rispetto alle malattie limitate ad un sesso, conosciamo troppo poco il periodo in cui furono originate per trarne qualche conclusione. Tuttavia, sembra che la gotta possa venir compresa in questa regola; perchè in generale è cagionata dall’intemperanza dopo la prima giovinezza, e viene trasmessa dal padre ai suoi figli in un modo molto più evidente che non alle figlie.

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Infine, da quello che abbiamo ora veduto intorno alla relazione che esiste in molte specie naturali e in molte razze domestiche fra il periodo di sviluppo dei loro caratteri e il modo di loro trasmissione – per esempio il fatto notevole della comparsa delle corna della renna nella prima età, a petto della loro venuta piuttosto tarda nelle altre specie in cui il maschio solo porta corna – noi possiamo conchiudere che una causa, sebbene non la sola, per cui i caratteri divengono retaggio esclusivo di un sesso, è il loro svilupparsi in un periodo di vita avanzata. E in secondo luogo, quella causa, sebbene apparentemente meno efficace, fa sì che i caratteri che sono ereditati dai due sessi si sviluppano di buon’ora, mentre i sessi differiscono pochissimo nella costituzione. Sembra tuttavia che debba esistere una qualche differenza fra i due sessi anche durante un primitivo periodo embriogenico, perchè i caratteri sviluppati in questa età non di rado divengono propri di un sesso.

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Quando i sessi differiscono per questi rispetti, è pure, come abbiamo veduto, una legge sommamente generale che il maschio adulto differisca più o meno dal maschio giovane; e da questo fatto possiamo concludere che le successive variazioni, mercè le quali il maschio adulto si è modificato, non hanno avuto luogo generalmente molto prima dell’età della riproduzione. Ogniqualvolta alcuna o parecchie di queste variazioni seguono nella prima età, i maschi giovani parteciperanno in un grado minore o maggiore dei caratteri dei maschi adulti. Si possono osservare differenze di questa sorta fra i maschi vecchi e i giovani in molti animali, per esempio negli uccelli.

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Tuttavia si osservano alcune poche apparenti eccezioni; così, come ho udito dal D.r Baird, i maschi di certi entozoi, o vermi parassiti interni, differiscono lievemente nel colore dalle femmine; ma non abbiamo ragione per credere che queste differenze siano state aumentate dalla scelta sessuale.

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Non abbiamo qui un numero di maschi che divengono adulti prima delle femmine, le più vigorose delle quali scelgono i più belli. Se invero, i colori brillanti fossero utili ad un animale ermafrodito in relazione cogli usi generali della vita, gli individui dotati dei colori più brillanti riuscirebbero meglio e crescerebbero di numero; ma questo sarebbe un caso di scelta naturale e non già di scelta sessuale.

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Abbiamo qui un caso curioso ed inesplicabile di dimorfismo, perchè alcune delle femmine di quattro specie europee di Dytiscus, e di certe specie di Hydroporus, hanno le elitre liscie; e non si sono osservate nessune graduazioni intermedie fra le elitre solcate o punteggiate e le liscie. Vedi il dottore H. Schaum, come citato nel Zoologist, vol. V-VI, 1847-48, p. 1896. Parimente Kirby e Spence, Introduction to Entomology, vol. III, 1826, p. 305.

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Negli Staphylinidae le corna dei maschi nelle stesse specie sono sommamente variabili precisamente come abbiamo veduto nei lamellicorni. Nel Siagonium abbiamo un caso di dimorfismo perchè i maschi possono essere divisi in due sezioni, che differiscono grandemente nella mole del corpo e nello sviluppo delle

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Da quanto pare abbiamo qui dunque un esempio di compensazione nell’accrescimento, che getta luce sul caso curioso citato testè della perdita delle corna superiori dei maschi dell’Onitis furcifer.

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In un primitivo periodo embriogenico è libero, e, come abbiamo veduto, sporge oltre le estremità inferiori. È stato riconosciuto, secondo Isidoro Geoffroy Saint-Hilaire ed altriQuatrefages ha ultimamente raccolto prove intorno a questo argomento, Revue des Cours Scientifiques, 1867, 1868, p. 625., che in certi rari casi di anomalia esso forma un piccolo rudimento esterno, od una coda. L’osso coccige è breve, e contiene per solito solo quattro vertebre; e queste si trovano in condizione rudimentale, perchè son fatte, tranne quella della base, del solo centroOwen, On the Nature of Limbes, 1849, p. 114.. Son provviste di alcuni piccoli muscoli; uno di questi, come mi disse il prof. Turner, è stato appositamente descritto da Theile come una rudimentale ripetizione dell’estensore della coda, che è tanto grandemente sviluppato in molti animali.

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Abbiamo veduto che nel Lucanus elaphus dell’America settentrionale esse sono adoperate per afferrare la femmina. Siccome sono così appariscenti e così elegantemente ramificate, mi è talvolta balenato per la mente il sospetto che potessero essere un ornamento dei maschi, nello stesso modo delle corna del capo e del torace delle varie specie sopra descritte. Il maschio del Chiasognathus grantii del Chilì meridionale, bellissimo coleottero appartenente alla stessa famiglia, ha mandibole enormemente sviluppate (fig. 23); è ardito e bellicoso; quando è minacciato da ogni parte si volge aprendo le sue grandi mandibole, ed allo stesso tempo stridula fortemente; ma le sue mandibole non erano abbastanza forti per pizzicare il mio dito tanto da farmi veramente male.

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Le farfalle, come abbiamo osservato sopra, alzano le ali mentre riposano, e quando si scaldano al sole, le alzano, le abbassano alternativamente, esponendo così agli occhi le due superficie; e sebbene la superficie inferiore sia sovente colorita in un modo oscuro come se dovesse servire di protezione, tuttavia in molte specie è tanto bene dipinta quanto la superficie superiore e talora in modo molto differente. In alcune specie tropicali la superficie inferiore è anche più splendidamente dipinta che non la superioreCosifatte differenze fra la superficie superiore ed inferiore delle ali di molte specie di Papilio si possono anche vedere nelle bellissime tavole della Memoria del signor Wallace, intorno ai Papilionidae della regione Malese, nelle Transact. Linn. Soc., vol. XXV, part. I, 1865..

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Questi casi di graduazione sono troppo comuni per favorire la supposizione che noi ora vediamo le femmine sottoposte attualmente al processo di transizione perdere la loro bellezza pel fine di essere protette; perchè abbiamo ogni ragione per conchiudere che in qualunque tempo il maggior numero di specie sono in una condizione fissa. Rispetto alle differenze fra le femmine delle specie appartenenti allo stesso genere o alla stessa famiglia, noi possiamo vedere che dipendono, almeno in parte, da ciò che le femmine partecipano dei colori dei rispettivi maschi. Ciò è bene dimostrato in quegli scompartimenti in cui i maschi sono straordinariamente adorni, perchè le femmine partecipano in generale in quei gruppi fino ad un certo punto della bellezza dei loro compagni maschi. Infine noi troviamo di continuo, come abbiamo già osservato, che le femmine di quasi tutte le specie dello stesso genere, o anche della stessa famiglia, si rassomigliano fra loro molto più intimamente nel colore che non i maschi; e questo indica che i maschi hanno sopportato una somma di modificazioni maggiore che non le femmine.

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Ma qui non abbiamo gran che da fare con questa sorta di differenze sessuali.

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Se questo fatto è degno di fede, abbiamo un caso in questa classe, che è la più bassa dei Vertebrati, di ciò che troveremo prevalere in tutte le altre classi di vertebrati, e che prevale, come abbiamo già veduto, negli insetti e nei ragni, cioè che i suoni vocali e strumentali servono comunemente come un richiamo d’amore, o incanto amoroso, e che la facoltà di produrli venne probabilmente dapprima sviluppata in relazione colla propagazione delle specie.

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In molti altri uccelli le femmine sono più grosse dei maschi; e come abbiamo osservato precedentemente, la spiegazione che vien data sovente, cioè che le femmine hanno maggior lavoro per nutrire i piccoli, non può bastare. In alcuni pochi casi, come vedremo in seguito, le femmine hanno acquistato, da quanto pare, la loro mole e la loro maggior forza onde conquistare altre femmine ed ottenere il possesso dei maschi.

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Queste qualità, come abbiamo veduto testè, sono evidentemente di grande importanza pel maschio. Quando le acquista solo per una parte dell’anno, è sempre un po’ prima della stagione delle nozze. Il maschio soltanto mette con studio in evidenza le sue varie attrattive, e sovente assume strani atteggiamenti sul terreno o nell’aria, in presenza della femmina. Ogni maschio scaccia o, se può, uccide i suoi rivali. Quindi possiamo conchiudere che lo scopo del maschio è quello d’indurre la femmina ad accoppiarsi secolui, e perciò tenta di eccitarla od allettarla in varii modi; e questa è l’opinione di tutti coloro che hanno attentamente studiati i costumi degli uccelli viventi. Ma vi rimane una questione che ha un importantissimo rapporto colla scelta sessuale, cioè, ogni maschio della stessa specie può eccitare ed allettare egualmente la femmina? Oppure esercita questa una scelta, e preferisce certi maschi? Si può rispondere affermativamente a questa domanda, adducendo prove dirette ed indirette. È molto più malagevole definire quali sono le qualità che determinano la scelta delle femmine; ma anche per questo abbiamo alcune prove dirette ed indirette le quali confermano che sono in gran parte le attrattive esterne del maschio, sebbene vengano pure in giuoco il vigore, il coraggio, ed altre qualità mentali. Cominceremo colla prova indiretta.

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Rispetto alle piccole differenze individuali, che sono comuni, in un grado maggiore o minore, a tutti i membri della stessa specie, abbiamo ogni ragione per credere che siano importantissime nell’opera della scelta. I caratteri sessuali secondari sono eminentemente soggetti a variare, tanto negli animali allo stato di natura, come allo stato di addomesticamentoIntorno a questi punti, vedi pure Variation of Animals and Plants under Domestication, vol. I, p. 253; vol. II, p. 73, 75.. V’è pure ragione per credere, come abbiamo veduto nel capitolo ottavo, che le variazioni seguono meglio nel sesso maschile che non nel femminile. Tutte queste contingenze sono favorevolissime alla scelta sessuale. Se i caratteri acquistati in tal modo vengono poi trasmessi a un sesso o ai due sessi, ciò dipende esclusivamente, nella maggior parte dei casi, come spero dimostrare nel capitolo seguente, dalla forma di eredità che prevale nei gruppi in questione.

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Siccome questa fascia è tagliata sopra così repentinamente, noi possiamo comprendere, da quello che abbiamo detto prima, come vada che la parte superiore più fitta dell’anello manca nell’ocello superiore; perchè, come abbiamo fermato prima, questa parte più spessa è, a quanto pare, formata da un interrotto prolungamento della vicina macchia più alta della medesima fila. Per la mancanza della parte più spessa dell’anello, l’ocello superiore, sebbene perfetto in tutti gli altri rispetti, sembra come se il suo apice fosse stato obliquamente esportato. Io penso che chiunque crede che il piumaggio del fagiano Argo è stato creato come lo vediamo ora, sarebbe assai imbarazzato a spiegare la condizione imperfetta degli ultimi ocelli. Aggiungerò che nelle penne secondarie delle ali più lontane dal corpo tutti gli ocelli sono più piccoli e meno perfetti che non nelle altre penne, colle parti superiori degli anelli neri esterni deficienti; come nel caso testè menzionato. Qui l’imperfezione sembra avere relazione col fatto che le macchie in questa penna mostrano minor tendenza del solito a divenire confluenti in striscie: al contrario sono spesso spezzate in tante macchie più piccole, cosicchè due o tre file scorrono da ogni ocello.

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Non è probabile, come abbiamo già osservato, che le differenze nel colore fra i sessi, quando sono lievissime, possano essere in alcun modo utili alla femmina come protezione. Ammettendo tuttavia che abbiano un qualche vantaggio, si può supporre che siano casi di transizione; ma non abbiamo ragione per credere che molte specie stiano in un tempo qualunque operando un mutamento. Perciò non possiamo guari ammettere che le numerose femmine, le quali differiscono lievissimamente nel colore dai maschi stiano tutte ora cominciando a divenire oscure per lo scopo di protezione. Anche se noi consideriamo alcune differenze sessuali in certo modo più spiccate, è egli probabile, per esempio, che la testa della femmina del fringuello, il color cremisino del petto della femmina del ciuffolotto, il verde della femmina del verdone, la cresta della femmina del fiorrancino, sieno tutte divenute un po’ meno brillanti mercè un lento processo di scelta per scopo di protezione? Io non posso crederlo; e meno ancora per le lievi differenze fra i sessi di quegli uccelli che costruiscono nidi nascosti. D’altra parte le differenze nel colore fra i sessi, siano esse grandi o piccole, possono venire ampiamente spiegate col principio delle successive variazioni, acquistate dai maschi mercè la scelta sessuale, che sono state dapprima più o meno limitate nella loro trasmissione alle femmine. Non sorprenderà alcuno il quale abbia studiato le leggi di eredità che il grado di limitazione differisca nelle differenti specie dello stesso gruppo, perchè quelle leggi sono così complesse che ci appaiono nella loro ignoranza siccome capricciose nella loro azioneVedi le osservazioni a questo riguardo nella mia opera sulla Variation under Domestication, vol. II, cap. xii..

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Noi così abbiamo un barlume del colorito dei progenitori delle nostre specie esistenti. In un gran numero di specie, di cui cinque prese dalle nostre sei classi di casi, gli adulti di un sesso o di entrambi sono coloriti vivacemente almeno durante la stagione delle nozze, mentre i giovani sono invariabilmente meno brillantemente coloriti che non gli adulti, o hanno al tutto colori smorti; perchè non v’ha esempio, per quanto mi sappia, dei giovani di specie dei colori smorti che spieghino colori brillanti, o di giovani di specie vivacemente colorite che abbiano colori più vivaci dei loro genitori. Tuttavia nella quarta classe, in cui i giovani e gli adulti si rassomigliano fra loro, sonovi molte specie (sebbene non tutte) di colori brillanti, e siccome queste formano gruppi interi, possiamo dedurre che i loro primieri progenitori erano parimente brillantemente coloriti. Tranne questa eccezione, se osserviamo gli uccelli di tutto il mondo, sembra che la loro bellezza sia stata ampiamente accresciuta fino da quel periodo di cui abbiamo una memoria parziale nel loro piumaggio giovanile.

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Noi abbiamo ora veduto nei numerosi casi di tutte queste sei classi, che esiste una intima relazione fra il piumaggio dei giovani e quello degli adulti, sia di un sesso o dei due sessi. Queste relazioni vengono chiaramente spiegate col principio che un sesso – e nella maggioranza dei casi è il maschile – acquista prima mercè la variazione e la scelta sessuale colori brillanti od ornamenti, e li trasmette in vari modi, secondo le leggi riconosciute di eredità. Non sappiamo perchè siano seguite variazioni in differenti periodi della vita, anche talvolta nelle specie dello stesso gruppo; ma rispetto alla forma di trasmissione, sembra che l’età in cui le variazioni comparvero per la prima volta sia stata una causa determinante di una certa importanza.

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Alcune specie di cervi adoperano, come abbiamo veduto, i rami superiori delle loro corna principalmente od esclusivamente per difendersi; e l’antilope Oryx, come mi ha informato il sig. Bartlett, si schermisce molto destramente colle sue corna lunghe e dolcemente incurvate; ma queste pure sono adoperate come organi offensivi. I rinoceronti, come avverte lo stesso osservatore, si parano a vicenda i colpi colle loro corna, che si urtano rumorosamente fra loro, come segue per le zanne dei cinghiali. Quantunque i cinghiali selvatici combattano disperatamente fra loro, di

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Dunque noi abbiamo qui un caso curioso delle zanne superiori del babirussa che assumono regolarmente nella prima età una struttura che da quanto pare le rende atte solo alla difesa; mentre nel cinghiale europeo le zanne inferiori, ed opposte assumono in un grado minore e solo nella vecchiezza quasi la stessa forma, ed allora servono parimente soltanto come armi difensive.

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Neppure, come abbiamo veduto, la facoltà di articolare la parola non offre in se stessa una obbiezione insuperabile alla credenza che l’uomo siasi sviluppato da qualche forma inferiore.

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Abbiamo una qualche lieve prova che la sua bellezza possa essere dovuta alla scelta sessuale, perchè in due specie di Felis le macchie ed i colori analoghi sono alquanto più vivaci nel maschio che non nella femmina. La zebra ha striscie di colori vivaci, e quelle fasce nelle aperte pianure dell’Africa meridionale non possono proteggerla per nulla. BurchellTravels in South Africa, 1821, vol. II, p. 315. descrivendo un branco di esse, dice «le loro lucide costole brillavano al sole, e la vivacità e regolarità delle loro pelli a striscie presentavano un quadro di straordinaria bellezza, nella quale non sono probabilmente superate da nessun altro quadrupede». Qui non abbiamo prova di scelta sessuale, perchè in tutto il gruppo degli Equini i sessi sono identici nel colore. Nondimeno chi attribuisce le striscie verticali bianche o brune che stanno sui fianchi di varie antilopi alla scelta sessuale, estenderà probabilmente lo stesso modo di vedere alla Tigre reale ed alla bella Zebra.

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Nella maggior parte delle specie i sessi si rassomigliano fra loro nel colore, ma in alcune, siccome abbiamo veduto, i maschi differiscono dalle femmine, specialmente nel colore delle parti nude della pelle, nello sviluppo della barba, delle fedine e della criniera. Molte specie sono colorite in modo così straordinario o bello, e sono fornite di creste di peli cosifattamente curiose ed eleganti, che noi non possiamo a meno di credere che questi caratteri non siano stati acquistati per scopo di ornamento. Le figure qui annesse (fig. 70 a 74) servono a dimostrare la disposizione del pelo sulla faccia e sul capo di varie specie. Non si comprende quasi che queste creste di peli ed i colori fortemente spiccati della pelliccia e della pelle possano essere l’effetto della semplice variabilità senza l’aiuto della scelta; e non si può comprendere che possano essere di un qualche uso ordinario per questi animali. Se cioè, essi sono stati probabilmente acquistati per opera della scelta sessuale, sebbene fossero trasmessi ugualmente, o quasi ugualmente, ai due sessi. In molti quadrumani abbiamo altre prove addizionali

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In questi ultimi casi abbiamo ogni ragione per credere che i colori furono acquistati mercè la scelta sessuale; e siamo naturalmente indotti ad estendere lo stesso modo di vedere alle precedenti specie, sebbene i due sessi quando sono adulti abbiano la faccia colorita nello stesso modo.

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Nei capitoli precedenti abbiamo veduto che nei mammiferi, negli uccelli, nei pesci, negli insetti, ecc., molti caratteri, che v’ha ogni ragione per credere furono primieramente acquistati per opera della scelta sessuale da un sesso solo, sono stati trasmessi ai due sessi. Siccome questa medesima forma di trasmissione ha, da quanto pare, prevalso grandemente nell’umanità, risparmieremo molte inutili ripetizioni considerando i caratteri particolari al sesso maschile unitamente con certi altri caratteri comuni ai due sessi.

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Altri fatti consimili si potrebbero riferire; ma anche se noi non abbiamo nessuna prova intorno a ciò, possiamo essere quasi certi, dalla analogia dei Quadrumani più elevatiIntorno alla lotta del gorilla maschio, vedi il dott. Savage, nel Boston Journal of Nat. Hist., vol. V, 1847, p. 423. Intorno al Presbytis entellus, vedi l’Indian Field, 1859, p. 146., che la legge di battaglia abbia prevalso nell’uomo durante i primi stadi del suo sviluppo. La comparsa occasionale al giorno d’oggi di denti canini che sporgono dagli altri, mostranti tracce di un diastema o spazio aperto per ricevere gli opposti canini, è probabilissimamente un caso di ritorno ad uno stato primiero, quando i progenitori dell’uomo erano forniti di quelle armi, come tanti maschi di quadrumani attuali. In un precedente capitolo abbiamo osservato che mentre l’uomo andava divenendo diritto, o adoperava di continuo le mani e le braccia per combattere con bastoni e con pietre, come per ogni altro uso della vita, egli andava adoperando sempre meno le mascelle ed i denti. Le mascelle coi loro muscoli andavano allora diminuendo pel minore esercizio, come segue nei denti pei principii di correlazione e di economia di accrescimento non ancora bene compresi; perchè vediamo ognora che le parti che non servono; diminuiscono di mole. Con questi stadi la disuguaglianza originaria fra le mascelle ed i denti nei due sessi del genere umano doveva alla fine scomparire al tutto. Il caso è quasi parallelo con quello di molti maschi di ruminanti, nei quali i denti canini non sono più che allo stato di rudimenti, o sono scomparsi, da quanto pare, in conseguenza dello sviluppo delle corna. Siccome la prodigiosa differenza fra il cranio dei due sessi nel gorilla e nell’urango sta in rapporto intimo collo sviluppo degli enormi denti canini nei maschi, possiamo dedurre che la diminuzione delle mascelle e dei denti nei primieri progenitori maschi dell’uomo produssero un mutamento notevole e favorevole al suo aspetto.

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Sia che i progenitori semi-umani dell’uomo possedessero o no, come il sopramenzionato ilobate, la facoltà di produrre, e senza dubbio di apprezzare le note musicali, abbiamo ogni ragione di credere che l’uomo abbia posseduto queste facoltà in un periodo remotissimo, perchè il canto e il suono sono arti estremamente antiche. La poesia, che si può considerare come la figlia del canto, è parimente tanto antica che molte persone provano meraviglia pensando che abbia avuto origine durante le epoche più antiche di cui abbiamo memorie.

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Gli abitanti della Terra del Fuoco, come fui informato da un missionario che risiedette lungamente fra loro, considerano le donne europee come sommamente belle; ma da ciò che abbiamo veduto del giudizio degli altri aborigini di America, non posso a meno di credere che questo deve essere un errore, a meno che quel ragguaglio si riferisca solo ai pochi indigeni della Terra del Fuoco che hanno vissuto per qualche tempo cogli Europei, e che debbono considerarsi come esseri superiori. Aggiungerò che un espertissimo osservatore, il capitano Burton, crede che una donna, la quale noi consideriamo bella, è ammirata in tutto il mondo. Anthropological Review, marzo 1864, p. 245.

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Nell’ultimo capitolo abbiamo veduto che in tutte le razze barbare, gli ornamenti, le vesti, e l’aspetto esterno sono molto apprezzati, e che gli uomini considerano la bellezza delle loro donne secondo un molto vario concetto. Dobbiamo ora ricercare se questa preferenza e la conseguente scelta durante molte generazioni di quelle donne, che appaiono agli uomini di ogni razza le più avvenenti, abbia alterato il carattere delle femmine sole o dei due sessi. Nei mammiferi la regola generale sembra essere che ogni sorta di carattere acquistato mercè la scelta sessuale delle femmine venga comunemente trasmessa alla prole dei due sessi. Se un qualche mutamento fosse stato in tal modo operato, è quasi certo che le differenti razze sarebbero state differentemente modificate, siccome ognuna ha un concetto suo particolare intorno alla bellezza.

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Rispetto all’altra forma di scelta sessuale (la quale negli animali più bassi è la più comune), cioè quando sono le femmine che scelgono, ed accettano solo quei maschi che le eccitano o le allettano di più, abbiamo ragione per credere che primieramente fosse in azione sopra i progenitori dell’uomo. È probabilissimo che l’uomo debba la sua barba, ed alcuni altri suoi caratteri, alla eredità di qualche antico progenitore che acquistò in tal modo i suoi ornamenti. Ma questa forma di scelta può avere avuto occasionalmente azione durante gli ultimi tempi; perchè nelle tribù al tutto barbare le donne hanno maggior potere di scegliere, respingere e tentare i loro amanti, o di mutare in seguito i loro mariti, di quello che si potrebbe credere. Siccome questo punto ha una certa importanza, riferirò particolarmente quelle prove che mi fu dato raccogliere.

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Non abbiamo bisogno di dire nulla intorno alla grande diversità delle fattezze e del cranio fra le diverse razze, avendo veduto nell’ultimo capitolo quanto sia differente il modello di bellezza per questo rispetto. Questi caratteri avranno quindi probabilmente avuto un’azione mercè la scelta sessuale; ma non abbiamo mezzi per giudicare, almeno per quanto mi pare, se abbiano operato principalmente dal lato del maschio o da quello della femmina. Le facoltà musicali dell’uomo sono state già parimente discusse.

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Le femmine di certe scimmie antropodi, come è fermato in un capitolo precedente, sono in certo modo meno pelose sulla superficie inferiore che non siano i maschi; e qui abbiamo ciò che può avere somministrato un cominciamento pel processo di denudazione. Rispetto al compimento del processo mercè la scelta sessuale, è bene tenere a mente il proverbio della Nuova Zelanda, «non v’ha donna per l’uomo peloso». Tutti quelli che hanno veduto le fotografie della famiglia pelosa Siamese ammetteranno quanto ridicolamente orrido sia l’estremo opposto di eccessiva pelosità. Quindi il re di Siam dovette pagare un uomo onde sposarlo alla prima donna pelosa della famiglia, che trasmise questo carattere alla sua giovane prole dei due sessiThe Variation of Animals and Plants under Domestication, vol. II, 1868, p. 327..

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E neppure abbiamo noi una prova evidente, che il continuato sradicamento del pelo possa produrre un effetto ereditario qualsiasi. A cagione di questo dubbio, io non ho finora fatto menzione della credenza di alcuni etnologi, per esempio il sig. Gosse di Ginevra, che le modificazioni del cranio tendono ad essere ereditate. Io non voglio discutere questa conclusione, ed ora noi sappiamo dalle notevoli osservazioni del sig. dott. Brown-Sequard, sopratutto quelle recentemente comunicate (1870) alla British Association, che nei porcellini d’India gli effetti delle operazioni sono ereditati.

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Il colore della faccia differisce molto grandemente nelle varie specie di scimmie di quello che non differisca nelle razze umane; ed abbiamo buona ragione per credere che le tinte rossa, azzurra, arancio, e quasi bianche e nere della loro pelle, anche quando sono comuni ai due sessi, ed i colori vivaci della loro pelliccia, come pure i ciuffi ornamentali di peli intorno al capo, sono stati acquistati mercè la scelta sessuale. Siccome i neonati delle razze più distinte non differiscono quasi tanto nel colore quanto gli adulti, quantunque il loro corpo sia al tutto sprovvisto di pelo, abbiamo qualche lieve indizio che le tinte delle varie razze furono acquistate in seguito alla perdita del pelo, il quale, come fu affermato prima, deve avere avuto luogo in un periodo remotissimo.

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Abbiamo veduto che l’uomo presenta incessantemente differenze individuali in tutte le parti del suo corpo e nelle sue facoltà mentali. Queste differenze o variazioni sembrano essere indotte dalle medesime cause generali, ed obbedire alle stesse leggi come negli animali sottostanti. Nei due casi prevalgono leggi consimili di eredità. L’uomo tende a moltiplicarsi molto al di là di quello che permettano i suoi mezzi di sussistenza; in conseguenza egli va soggetto eventualmente a una dura lotta per l’esistenza, e la scelta naturale avrà operato tutto ciò che sta nella sua cerchia. Perciò non è per nulla necessaria una successione di variazioni fortemente spiccate di consimile natura; lievi differenze oscillanti nell’individuo basteranno per l’opera della scelta naturale. Possiamo essere certi che gli effetti ereditati dall’esercizio lungamente continuato, o dalla mancanza di esercizio delle parti avranno operato per lo stesso scopo colla scelta naturale. Modificazioni primieramente importanti, sebbene non più di nessun uso speciale, saranno lungamente ereditate. Quando una parte viene modificata, altre parti muteranno pel principio di correlazione, del quale abbiamo esempi in molti casi curiosi di mostruosità correlative. Si può attribuire qualche cosa all’azione diretta e definita delle condizioni circostanti della vita, come abbondanza di nutrimento, caldo, od umidità; ed infine, molti caratteri di poca importanza fisiologica, alcuni invero molto importanti, sono stati ottenuti mercè la scelta sessuale.

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Lubbock, non hanno una chiara credenza di tal sorta, ma gli argomenti derivati dalle primitive credenze dei selvaggi non hanno, come abbiamo veduto testè, che poco o nessun valore. Poche persone provano qualche ansietà per l’impossibilità di determinare in quale preciso periodo nello sviluppo dell’individuo, dalla prima traccia della minuta vescicola germinale al bambino prima o dopo la nascita, l’uomo divenga una creatura immortale; e non vi può essere nessuna più grande causa di ansietà, perchè non è possibile determinare il periodo nella scala organica graduatamente ascendenteIl rev. J. A. Picton ha scritto una discussione per questo riguardo nelle sue New Theories and the Old Faith, 1870..

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I caratteri che abbiamo ogni miglior ragione per supporre siano stati acquistati in tal modo sono limitati ad un sesso; e questo solo rende probabile che in certo modo abbiano relazione coll’atto della riproduzione. Questi caratteri in un numero infinito di casi si sviluppano pienamente solo all’età adulta: e sovente solo durante una parte dell’anno, che è sempre la stagione delle nozze. I maschi (lasciando in disparte alcuni pochi casi eccezionali) sono più attivi nel corteggiamento; sono i meglio armati, e sono resi in vari modi i più attraenti. Giova osservare specialmente che i maschi spiegano le loro attrattive con gran cura in presenza delle femmine; e che raramente o mai ne fanno pompa, tranne nella stagione degli amori. Non si può credere che tutta questa mostra possa non avere uno scopo. Infine abbiamo prove distinte in alcuni quadrupedi ed uccelli che gli individui di un sesso possono provare una forte antipatia o preferenza per certi individui del sesso opposto.

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Abbiamo tuttavia da considerare ancora il punto principale che è il pernio sul quale riposa tutta la questione del senso morale. Perchè un uomo si sente spinto ad obbedire ad un desiderio istintivo piuttosto che ad un altro? Perchè sente egli un amaro rincrescimento per aver ceduto al forte senso della propria conservazione, invece di arrischiare la vita per salvare quella di un suo simile, o perchè gli rincresce di aver rubato qualche alimento spinto da una fame crudele?

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Siccome noi non possiamo distinguere fra i moventi, abbiamo dato il nome di morali a tutte le azioni di una certa classe, quando siano compiute da un essere morale. Un essere morale è quello che può comparare le sue azioni o i suoi moventi passati e futuri, e approvarli o disapprovarli. Non abbiamo nessuna ragione di supporre che qualche animale sottostante all’uomo abbia questa capacità; quindi allorchè una scimmia affronta un pericolo per soccorrere un compagno, o adotta una scimmia orfana, noi non diciamo che quella condotta è morale. Ma nel caso dell’uomo, che solo può essere con sicurezza considerato come un essere morale, una certa classe di azioni vengono chiamate morali, sia che si compiano con proposito deliberato dopo una lotta fra opposti sentimenti, o derivino dall’effetto di un’abitudine acquistata lentamente, oppure impulsivamente per opera dell’istinto.

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Nel primo capitolo abbiamo veduto che la struttura omologica dell’uomo, il suo sviluppo embriologico ed i rudimenti che conserva ancora, tutto dimostra colla maggiore evidenza che egli ebbe origine da qualche forma inferiore. A questa conclusione, l’esser egli fornito di alte facoltà mentali non è obbiezione insuperabile. Onde un essere somigliante alle scimmie potesse venir trasformato in uomo, è necessario che questa primitiva forma, come pure molte successive forme intermedie, abbiano tutte sopportato mutamenti nella mente e nel corpo. È impossibile avere prove evidenti intorno a questo particolare; ma se si può dimostrare che l’uomo varia oggi, che i suoi mutamenti sono indotti dalle stesse cause generali, ed obbedisce alle stesse leggi generali come nel caso degli animali sottostanti, non vi è guari dubbio che gli anelli intermedi precedenti non abbiano sopportato consimili mutamenti. Le variazioni debbono essere state parimente, in ogni successivo stadio di provenienza, in qualche modo accumulate e determinate.

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