Tutto quel che abbiam detto ci porta a una sola conclusione: che le doti naturali sono una gran bella cosa, ma che non bastano da sole a render l'uomo perfetto; e non sono poi tali da non potersi, quando mancano, esser sostituite da qualità acquisite; chè anzi assai spesso si rimedia con l'arte a quello che l'avara natura ci ha negato. Ora, l'uomo che vive nella società degli altri uomini può e deve valersi di tutte quelle risorse che giovino a mettere in valore i suoi pregi o a rimediare alle sue manchevolezze; e i mezzi per raggiunger lo scopo sono appunto le buone maniere, la correttezza, l'educazione; le quali non si potranno mai ottenere, se non si conosceranno le norme del buon vivere, le regole sociali, i doveri e i diritti dell'uomo nella famiglia e nella società. Queste norme, queste regole, questi doveri e questi diritti saranno esposti nel libro che incomincia; e saranno esposti così alla buona, in tono, quasi, d'amichevole conversazione. Poichè non ci piace salire in cattedra e prendere un atteggiamento dottorale; nè, d'altra parte, intendiamo di rivolgerci a un ceto particolare di persone, ma a tutti coloro, in generale, che intendono vivere civilmente, lontani da ogni eccesso, così dalla troppa rigidezza di costumi come dalla soverchia libertà. Chè tanto è riprovevole colui che si crede lecito infrangere le leggi più comuni e più sante del consorzio civile, quanto colui che, attenendosi ad esse con ferreo rigore, finisce col precludersi ogni mezzo di perfezionamento morale e materiale.
Pagina 3