Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbiam

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In Toscana e in Sicilia

245867
Giselda Fojanesi Rapisardi 1 occorrenze
  • 1914
  • Cav. Niccolò Giannotta, Editore
  • Catania
  • Verismo
  • UNICT
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., gnor sì, e ci vogliamo un ben dell'anima e abbiam giurato di sposarci... Non l'avesse mai detto! Pronunziate che ebbi queste parole, Girolamo diventò livido, con gli occhi che gli schizzavano veleno, mi si avventò come una bestiaccia feroce, gridando: - Ah: sgualdrinella, mi disprezzi perchè sei innamorata di quel bardassa di Beppe? La vedremo... hai giurato di sposarlo? e io ho giurato che devi esser mia, e ti piglio senza il tuo permesso... Allora m'acchiappò tutta una bracciata, ma io, che avevo il falcino ancora infilato nella cintola del grembiale, lo tirai fuori e glielo messi sotto il mento, dicendo: - se non mi lasciate subito, vi taglio la gola come è vera la Madonna Santissima - e l'avrei fatto, ve lo giuro. - E avreste agito bene - esclamarono tutti ad una voce gli ascoltatori, che pendevano commossi dal labbro della zia Nena. - Ma lui, vedendo che non facevo celia, non intese a sordo, e mi lasciò, dandomi uno spintone e urlando come un lupo affamato queste improperie: - Cialtrona, morta di fame, pretendi di sposare il mi' figliolo tu? tu che ho raccolta in casa mia per carità?... Levatelo dalla testa sai? perchè piuttosto lo strozzerei con le mi' mani. E così dicendo, furibondo, staccò lo schioppo a due canne dal muro, se lo messe ad armacollo e andò giù per i campi; non lo rividi più fino a sera. Figuratevi con che cuore stetti io tutto il giorno!... Avevo perfino paura che avesse preso lo schioppo per ammazzare la mi' mamma e Beppe. Quando questi due tornarono a casa, venne subito anche lui per pigliarsi i quattrini dei buoi venduti; ma con un viso che faceva spavento. Non volle cenare dicendo che gli continuava il mal di capo, e se n'andò in camera sua. Io, a cena, mi sforzavo di mangiare, ma mi faceva fogo, e i bocconi non m'andavano nè in su, nè in giù; pure cercavo di parlare, per non far conoscere il mio turbamento. Ma da quel giorno incominciò una vita d'inferno: lui era sempre più cattivo e ci faceva patire di tutti gli stenti; stava di continuo alle calcagna di me e di Beppe, perchè non ci si trovasse soli, e la sera poi mi rinchiudeva in camera. Beppe, benchè l'avessi fatto sconsigliare dal sor Priore, buon'anima, al quale m'ero confessata, volle parlare un giorno sul serio a su' padre per chiedergli il consenso di sposarmi. Girolamo lo trattò di tutti i vituperî, e perchè lui si piccava a dirgli che in tutti i modi mi volea sposare, gli mise le mani addosso e lo picchiò come un cane, tanto da costringerlo a stare a letto un giorno. Il ragazzo non si rivoltò perchè era bòno e timorato di Dio, ma se la legò al dito e prese la risoluzione d'andar via di casa e di star lontano fino a che non avesse venticinque anni compiti. Allora m'avrebbe potuto sposare senza il consenso del padre, e si sarebbe andati a stare nella nostra casina; la mamma, se avesse voluto, sarebbe venuta a star con noi. Io intanto non avevo svelato il mio orribile segreto a nessuno; il sor Priore me lo aveva messo a scrupolo di coscienza; diceva che non si deve mai aizzare il figliolo contro il padre, e la moglie contro il marito. Gli diedi retta, stetti zitta, ma quanti bocconi amari dovetti ingollare, citte care, anche ora che son vecchia, se ci penso, mi viene la pelle d'oca. - Dovete sapere - riprese la Nena - che intorno a quel tempo scoppiò la guerra nelle Lombardie; dicevano che bisognava mandar via i tedeschi e che dopo si sarebbe stati tutti tanto bene.... lo queste cose non le capivo, ma da Arezzo e dai paesi vicini venivano dei signori che parlavano come tanti avvocati, per arrolare quelli dei nostri giovinotti che se la sentivano d'andar volontari alla guerra per salvare la patria, come dicevan loro. Un giorno, che per caso Girolamo si era un po' allontanato, Beppe mi disse: - Nena, oggi faccio un ultimo tentativo col babbo, o lui mi dà il permesso di sposarti, o io vado alla guerra, perchè così non si può più andare innanzi: lui è cattivo con te, con la Lucia e con me, un giorno più dell'altro; ci tratta male, ci fa lavorare come ciuchi dandoci da mangiare appena, tanto da cavarci la fame quando si e quando no. La tu' mamma regge l'anima co' denti, e tu sei diventata come una candela di cera. Quando non ci sarò più io, se proprio non vuol piegarsi a lasciarci sposare, vi tratterà meglio di certo. Io piansi, lo pregai, lo scongiurai, gli dissi che piuttosto sarei andata via io, che avrei cercato un servizio, ma che per carità, non parlasse d'andare alla guerra, che se gli fosse capitata una disgrazia, sarei morta di dolore e di rimorso. Fu tutto inutile: per quanto dicessi e facessi, non mi riuscì di smoverlo. - Senti, Nena - mi disse con le lagrime agli occhi - giurami su questa medaglia benedetta che teneva al collo la mi' pòra mamma, che se tornassi dalla guerra con un braccio, una gamba, o, che so io, un occhio di meno, tu mi sposerai lo stesso, e che se i' morissi non sposerai nessuno... Allora parto contento; tu patirai, ma non morirai, perchè di dolore non si more. Aveva ragione: è proprio vero, di dolore non si more. - E a questo punto, due lagrimoni scesero sulle belle gote bianche e ancora fresche, della zia Nena; indi continuò : - Io giurai, piangendo come un'anima disperata, tutto quello che volle lui, poi ci si abbracciò stretti stretti, e ci si diede tanti baci... erano i primi e... furon gli ultimi. Quando la sera, Beppe disse a Girolamo che se non gli dava il consenso di sposarmi sarebbe andato alla guerra nelle Lombardie, quello gli rispose: - Va', va' pure; te lo potrei impedire, ma non ci penso neppure... Un mangiapane di meno in casa; va', va' dove vuoi, anche all'inferno, ma quella cialtrona morta di fame, finchè ho gli occhi aperti io, non la sposerai, se credessi di strozzarvi tutt'e due con le mi' mani. Io ero dietro l'uscio e sentii tutto. - Beppe uscì fuori, bianco come un cencio, che tremava come una foglia, ma senza dire una parola: mi strinse forte forte le mani, scappò via... e non l'ho più rivisto! Ci fu un momento di silenzio: eran tutti commossi. Dopo un po' la zia Nena riprese: - quando, il giorno dopo, ebbi la certezza che Beppe era partito per davvero, corsi dal sor Priore a dirgli che non volevo più stare in quella casa maledetta, ma lui mi sgridò dicendomi: - O non hai cuore per la tua povera mamma? Avresti il coraggio di lasciarla sola, nelle mani di quell'omaccio? Via, pensaci un po'. - Sor Priore - risposi io - se Girolamo mi strapazza e mi maltratta, non me ne curo, patirò tutto per amore della mi' mamma, ma se ricomincia a darmi noia, ora che non c'è più Beppe, e pretende ch'io gli dia retta, che cosa devo fare? - Raccomandati alla SS. Vergine, lei t'aiuterà, non dubitare; poi vieni da me nel caso, e vedremo. Girolamo diventò sempre peggio, sempre più sorgnone, burbero e sgarbato, bensì non mi parlò più mai di quel che temevo: era invecchiato, stava male in gambe, e spesso avea dei giramenti di capo che lo facevano andar in terra di botto. Beppe fece scrivere due volte al sor Priore, pregandolo di salutarmi e d'aver compassione di me. Poi non se ne seppe più nulla fino al giorno in cui venne la nota dei morti a Curtatone... l'ho sempre tenuto a mente questo nome! Beppe era stato uno dei primi a cadere! Quel che io patissi non ve lo starò a dire, immaginatelo voi. Girolamo non parlò più: era diventato di pietra. Una notte scese dal letto e cadde tutto un tonfo in terra: era morto d'un accidente, salvando! O fosse il rimorso o altro, si trovò in un cassetto il suo testamento, fatto dopo la morte di Beppe, in cui lasciava tutto il suo alla moglie. Ecco perchè ho del ben di Dio, ma ho mantenuto il mi' giuramento, non ho preso marito, sebbene, come vi dicevo, l'abbia più volte trovato.- Le ragazze erano commosse ; i giovinotti lodavano la zia Nena per la sua fedeltà; e le mamme facevano mille ri- flessioni, e qualcuna pensava: - a chi lascerà tutto il suo quando morirà? - La zia Nena intanto era immersa nei dolorosi ricordi della sua triste gioventù che col suo racconto aveva rievocati; ad un tratto si scosse: era tardi; il lume a mano minacciava di spegnersi, perchè l'olio era un pezzo giù: - Figlioli, è tempo di svegghiare e d'andare a letto: buona notte. Tutti rincasarono quella sera, contro il solito, in silenzio.

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