Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbiam

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Angiola Maria

206956
Carcano, Giulio 3 occorrenze
  • 1874
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Allora noi sentiam più forte il bisogno d'amare i nostri fratelli, d' amar la terra dove nascemmo i luoghi dove il nostro cuore apprese tanti cari nomi, fece tanti bei sogni nell' innocenza e nell'amore; dove anche abbiam dovuto gustare i primi dolori, e piangere la prima volta! O nostra patria! - Ecco il sole che, nella pienezza della sua luce suscita l' allegrezza nel cielo, sparge la fecondità nelle campagne , la tranquillità nella vita, e l'amore nell'anima di tutti! Ecco interminate pianure, su cui l'occhio si perde; ecco laghi che ripetono il sereno del cielo, e fiumi maestosi, e acque irrigatrici; ecco campagne verdeggianti di gelsi, fiorenti di mèssi; colline liete d'una perpetua ubertà; monti che un'assidua coltura rivestì di vigneti e di pascoli, di casolari e di borgate! Qui la bellezza del cielo e della terra, la frequenza degli uomini, la leggiadria delle donne.... È la terra de' nostri padri, dell'antica nostra religione, delle poche sante memorie che ancora ci rimangono. Non si cerchi

Su la bass' ora d'un bel dì, il signor curato passeggiava sulla piccola spianata che si stendeva dinanzi la sua casa, in compagnia del vecchio Gaspero, quel signorotto del quale abbiam già fatta la conoscenza; e discorrevano fra loro a tutto bell'agio. Benchè, come vedemmo, l'uno non andasse molto a sangue all'altro, pure lo star insieme e la necessità di sostenersi in credito facevano che si cercassero come due vecchi colleghi, o piuttosto come due gelose potestà rivali. Nè, del resto, don Gioachimo era uomo da legarsela al dito, per qualche motto lanciato alla sua pretensione politica o letteraria; chè anzi si piccava di non farne gran caso, come se si trattasse d'un complimento. « Eh! signor Gaspero, » disse il curato « se foste venuto mezz' ora fa, v' avrei fatto, così alla buona, sedere alla mia tavola; ne vengo adesso. Eh! un desinarino da un povero curato, ma da galantuomo; poco, ma buono: è il mio asioma.... ah! ah! » « Oh lo so per esperienza! si mangia bene da voi.... » « Non fo per dire, ma la mia Sabina sa il fatto suo; da un par d' anni poi ne son contentone. Quest' oggi, vedete, m' ha regalato un bel pezzo di stufato fumante, con certe cipollette in sugo, che parevano perle; e poi una fricassèa di polli, che valeva un Perù!... » « Corbezzoli! è una dottorona la vostra serva; ci scommetto che sa a menadito tutto il Cuoco Piemontese, e forse la vi corregge anche i testi latini delle vostre prediche. » « Ah! ah! sempre di buon umore il nostro signor Gaspero! » « Che volete, curato? Se non si cerca di passare, meno mal che si possa, questi quattr' anni di vita che ci avanzano.... » « Buon per voi, che sul vostro non tempesta mai.... Ma per me, v' assicuro che ne conto delle giornate brusche, e qualche volta mi tocca di roder catene. » « Canzonate, o dite da vero? Chi fa mai più beata vita della vostra? « Voi volete parlare; ma non le pigliate su voi quelle che mi toccano, proprio a me, che doverle inghiottire, è dura! Ma, ma.... è meglio non pensarci, basterebbe a farmi fare cattiva digestione. » « Ma via! cos' avete? dite su; non son vostro amico io? » « Sì, voi siete un galantuomo: ma a questo mondo c'è dei birbanti. lo, non ho maí avuti impicci; sentite mo quel che mi capita. - La settimana passata , fo una giterella a Como, per certi miei interessi.... qualche poco di denaro messo da parte in tant' anni, e che ho voluto portare io stesso, in confidenza, a un legale di là, un po' mio parente, perchè me ne cavi una cinquantina di lire d' interesse.... Mo, vedete! Eran sei anni che non mettevo il piede in quella maladetta città; e giusto, quell'unica volta che ci casco, trovò un avviso che mi chiama, là.... da.... monsignore.... » E qui gli bisbigliò a mezza voce un bel nome tondo. « Mi capite? Così è.... proprio da lui! Bisognò trottar subito.... là dov' era aspettato. Non vi dico nulla!... Cose grosse, cose di fuoco; mi vogliono mettere un compromesso, mi voglion giocare sicuro, io che non ho mai fatto nè detto male di nessuno.... » « Ma che diamine mai?... » « Lo sapete voi?... lo so anch' io. Fu un serio e lungo interrogatorio di lui, di lui stesso.... capite? - E vi dico la verità, che la flemma delle sue domande mi faceva sudare, nello stesso tempo che la serietà delle sue occhiate mi metteva i brividi. E tutto, indovinate mo?... per amore di quel sapientaccio presontuoso di don Carlo. » « Oh!... » « Cosa so io de' garbugli che può avere colui?... E bene, sul conto suo, mi domandò più di cento cose; e ch'io sapeva, e che dovevo sapere.... che quel prete era nativo di qui; eh' io conosceva quali corrispondenze avesse, perchè quest'estate passasse qui tre rnesi, e ci doveva essere la sua buona ragione; che discorsi, che vita facesse, e che so io.... Vi dico che avevo tanto di testa. Cercava ben io di rimbeccar quelle antifone alla meglio, ma era peggio! Io aveva bel dire: la responsabilità è sempre del povero parroco.... Adesso, sentite questa! - Non è la prima volta, conchiuse lui infine nel congedarmi, che date serii motivi di censure - sue precise parole. Figuratevi che condizione fosse la mia, a questa sorte di complimenti. » « Ma non siete arrivato a capire...? » « Poco o niente. Furono avvertimenti sordi, misteriosi consigli dati a mezz' aria, lasciati indovinare; ma, se non fallo, ci cova sotto qualche cosa di.... » « Di che? » « Eh signor Gaspero! penso che sono una bastia a ciarlar tanto di queste materie così gravi; lasciamo andare, lasciamo andare.... « Ehi, m'offendete! dite su! Mi credete un bamboccio o un birbone? Parlate. » « Ma! ma! ma!... voi non lo sapete che brutto rischio si corra.... » « Ditelo, che lo saprò. » « In somma, in somma! volete proprio saperlo?... Io credo che ci sia in aria qualcosa di torbido, di marcio, cioè di.... rrrr.... » E nell'orecchio dello strabiliato compagno finì una terribile parola.. « Bah!... » E qui tacquero, e si guardarono in faccia un pezzo l'un l'altro, senza batter palpebra. Poi il signor curato, levando lentamente una mano, e mettendo l' indice a traverso le labbra, diede all'amico un' occhiata di gran significazione come per dire: - Silenzio, per amor del cielo! E l'altro, facendosi piccino e strettosi nelle spalle, rispose con la stessa smorfia. In quel mezzo, altri capitavano sulla spianata, e camminando sbadatamente andavan di lungo ciascuno pe' fatti suoi; ma due d' essi, veduti don Gioachimo e il signor Gaspero, attraversarono la strada, e vennero difilati a loro. Erano il dottore e il deputato politico del paese. I quattro si fecero le solite scambievoli cortesie, con una sberrettata che rese l'uno all'altro in aristocratica solennità, a grand' edificazione de' villani che di là passavano. La conversazione interrotta si rannodò; e fu appunto il curato che per il primo pigliò la parola, sollecito di mutar l' argomento, e pauroso non iscappasse di bocca al signor Gaspero qualche allusione alla confidenza fattagli. « Dunque, cosa c' è di nuovo, signor Mauro? » disse, volgendosi al deputato politico. « Eh cosa vuol mai eh' io sappia, io? » rispose quegli. « Lei, don Gioachimo, lei sa di politica, lei che vive di giornali, me le racconterà le notizie. » « Oh sant' Iddio! L'ho detto tante volte, caro mio signor Mauro, ch'io non m'impaccio di faccende mondane! Io vivo in questa tana, come il tasso di montagna.... Io non c'entro, io non c'entro, lo dico e lo protesto! dormo all'ombra del mio campanile, e di certe cose che bruciano me ne lavo le mani. » Questa protesta, che non sarebbe uscita di bocca al curato in altro tempo, gli fu allora suggerita dalla fresca tema di vedersi a brutto giuoco, per la maledetta smania avuta sempre di pesare sulle sue bilance i destini d' Europa. Il buon uomo s'era ingannato: nessuno badava, più che agli abitatori della luna, alla congrega dottrinaria dello speziale; ma la paura era entrata in corpo al povero don Gioachimo, e per lui fu lo stesso che tenerlo un Robespierre in saio nero. « Dunque, mutiamo discorso » seguitò; « perchè, vedete bene.... non è bisogno dirne di più.... » Gli astanti capirono, o credettero di capire, questa reticenza. E il signor Gaspero, che teneva la chiave del mistero « Or via, » disse, « volete che n' andiamo in compagnia giù fino alla riva? Non può star molto che passi il vapore.... » « Andiamo! » risposero. « E anche lei, signor curato, » soggiunse il deputato politico; « via! venga, non si faccia pregare! » Cammin facendo cianciarono, al solito, di cose inutili. Ma poco stante, il dottore , additando una barchetta che prendeva il largo: « Guardate, » disse, « non è quella laggiù la barchetta delle nostre damine inglesi, qui della villa? » « Ma sì, è proprio quella! già si sa, il dottore ha buoni occhi, e conosce le belle fanciulle un miglio lontano. » « Via, signor Gaspero! So bene che lei scherza: non me n'intendo io. » « Eh voi siete un giovinotto, signor Paolino, un dottore di primo pelo! Caspita, su' trent' anni, come voi adesso, ne feci anch' io di belle, e qui e via di qui; ma era il secolo passato, amico, quel tempo di cui adesso si ride.... povera . gente! » « Buon pro le facciano, padron mio, ma le ripeto, s'inganna a partito! » « Andate là, volpone dottorato, che avete buon gusto. Eh lo sappiamo, è quella dagli occhi cilestri, dall'aria sentimentale! ah! ah!... » diceva il deputato. « Anche voi volete spassarvi alle mie spalle, signor Mauro? » « Via, confessate, signor Paolino, non è così? non è quella dal bigliettino color di rosa, quella dal luigi doppio? L'avete pur raccontata voi la storiella. » « Oh andate al malanno, ch'io vi mando! » rispose piccato il dottore. « Ehi! la vi pizzica? » ripetè l'altro; « dunque è segno ch'è vero! » « Ah! ah! quest' è bella, è nuova di conio. Il dottore muore dietro all'inglesina: oh! me la godo proprio.... » E il signor Gaspero, con quella sua cera piacente, rideva, rideva di gusto. « Via, finitela! lasciatelo stare quel povero figliuolo, se non volete che gli salti la mosca, continuando, come fate a dargli la soia, » soggiunse il curato. « Se vogliono pigliarsi il bel tempo, lasciateli dire. Magari fosse così! » Intanto erano giunti alla strada che fiancheggia la riva. La barchetta, che fu la cagione innocente di quel cicaleccio, passava rapida, alla distanza d'un trar di pietra; ond'è che poterono scorgere le due giovinette e Maria, le quali guardavano verso di loro, ridendo e motteggiando con allegria cosi schietta, ch' era un' invidia. Arnoldo remava, e Vittorina, seduta su la poppa, governava il timone; a ogni momento volgendone l'ala a suo capriccio, sicchè il battello vogava in isbieco, lasciandosi dietro su l' onda un lungo solco schiumoso e serpeggiante. « E quella martorella, » scappò fuori a dire il curato, levando con la punta dirizzata verso la barca la sua lunga canna dal bianco porne d'osso, « la tosa d'Andrea, ch'è divenuta damigella delle due milordine, eh! cosa ve ne pare? » « Quella giovine sa il suo conto » disse il dottore. « Eh sì, da vero, » il curato ripigliò; « ma questa sua confidenza io non l' approvo: son cose fuori di luogo: una ragazza, una contadina, un' ignorantella, vedetela là, vuol fare la burbanzosa, la superbetta, mettere il gonnellino di moda, capricci e far pensare intanto, e far dire.... No, non va bene! causa quella testa matta di suo fratello prete, che anch'esso ha la sua vena di dolce! vuol comparir filosofo, politico, romantico.... Oh la vedrà bella presto, la vedrà bella!... » « Ma, lei non è il curato? » l'interruppe il signor Mauro; a non tocca a lei a fare una buona paternale alla ragazza, un' altra a sua madre, e ricondurre all' ovile la pecorella smarrita, come lor signori dicono in pulpite tante volte? » « Eh! son parole: e ci vuoi altri che me. È l'ingordigia, la sete di far quattrini.... La vecchia, tal quale la conoscete, fa la bigotta, ma le premono i comodi e la cucina; vuol mettere da parte, per que' pochi dì che le restano a campare.... e la figlia è la sua insegna! » « Oibò! oibò! cosa dite mai, curato? » l' interruppe il signor Gaspero; « queste son cose.... » « Cose da non credere, ma che son vere! Pensate forse ch'io sia qui, come si suol dire, il bastone della scopa? So, vedo e conosco! » « Ma non basta, bisogna.... » « Bisogna che questi villani non sieno teste di scoglio, come sono. E cosa ci posso far io? e' la sarebbe come voler votare il lago col mio cappello. Non hanno mai badato alle parole del loro paroco: il qual paroco non ha più di due polmoni, che, una volta asciutti, non possono riempiersi di fiato, come una tinozza di vino. » « Ah, ah! ma cosa importa a voi, che la giovine, la quale è poi savia e buona, vada con quei signori? » « A me, come me, certo che no; ma se, per causa sua, io avessi de' pasticci? Io ci vedo da lontano.... Quel vecchio milord, che sarà luterano, puritano, manicheo, o qualche cosa di simile, fa una strana vita, la vita del mistero.... Il suo signor figlio poi.... » a Dite un po': è ben quello che aveva fatta tant' amicizia col vicecurato? » « Giusto! E costui poteva far di peggio? Pensate! un prete, che deve sempre guardar bene a tutto quello che fa e che dice, un prete, com' è lui, viaggiar su per i monti, andar giù per il lago, in compagnia d'un forestiero libertino, d'un.... Dio sa che cosa? Già, è sempre stato un bel capo costui.... E mi ci voglion tirar dentro per i capegli, me? Oh se la sbagliano! Io me ne lavo le mani, non ne voglio sa- per nulla, faccian loro. Son pazzo a pensarci su.... Non è vero, che non tocca a me? » « Del prete, » rispondeva sempre il signor Gaspero, « del prete non parlo. Siete l'autorità ecclesiastica del paese, la prima! ma della giovine, chi vi può dir nulla? Via, chiudete un occhio, e lasciate che l'acqua vada in giù: alla fine non è lei padrona del suo? E potendo far fortuna, la sarebbe una baggea a star lì, sempre appiccicata alla sottana di sua madre. » a Bravo il nostro signor Gasperino! » dicevagli il deputato, nel dargli d'una palma su la spalla: « già l'ho sempre sentito far l'avvocato delle belle donne. Ora poi, che si tratta della graziosa figliuola d'Andrea.... ch'è veramente un bel fiore di primavera, un fiore che, ci scommetto, vorrebbe trapiantar volentieri nel suo giardino! » « Ehi, Mauro, che spropositi mi dite? cosa volete ch'io faccia, co'miei sessantacinque anni, col mio peso e con la mia mezza parrucca?... Ho altre fantasie; sono stato giovine anch'io, e al mio tempo, non fo per dire, era un giovinotto un po' più vivo di quei del dì d'oggi..., non so se mi capite Ho avuto i miei grilli, me la sono spassata alla buon' ora! Le ho fatte anch' io, come si dice, le mie campagne; sono stato attore; e adesso mi conviene accontentarmi della parte di spettatore; e ridere, quando c'è da ridere, della commedia che il mondo mi fa d' intorno. » « Non faccia troppo il filosofo, caro signor Gaspero, » soggiunse il dottore, contento, a dir poco, di rendergli di rimbalzo le parole che colui motteggiando gli aveva dette a principio della via. « Anche sul suo conto se ne sa qualcosa. E ne so una io.... che, se non me l'avesse raccontata quel brav' umo d'Andrea, non la direi.... I suoi sessantacinque anni? Non gli credete, al signor Gaspero, quando dice che gli pesano; ha i suoi capricci ancora, un grillo che gli mette il prurito da un pezzo; e se non fosse che.... » « Via, è matto il dottore, » disse l'allegro vecchio. « Matto io? sarà; ma nol fu già lei, signor mio, quando sottomano, alla sorda, lasciò sentire al padre della Maria cosa penserebbe, se mai fosse capitato un partito alla sua povera figliuola, un partito come va; e se saprebbe farglielo parer buono: un uomo un po' sugli anni sì, ma vegeto, sano, e poi, persona di credito, particolare denaroso.... Ehi, dica: non è così, signor Gaspero?» « Che bravo poeta! che rima! » crollando il capo quegli diceva. « Altro che poeta! Lo so ben io. Se non fosse stato il buon galantuomo a rispondere, come pochi pur troppo rispondono in questi casì - Ma, io non ho che questa tosa, e ch'ella se lo trovi il marito, e sia contenta: sono un povero diavolo, è vero; ma è meglio pochi stracci e cuor contento, che non abbondanza di fuori , e cuor voto di dentro.... Non è così? » « Pigliatelo, vi dico, il dottore, tenetelo saldo, ch'è matto, matto da legare! » « E che mal ci sarebbe se la fosse come dice lui? » soggiunse il deputato. « Ma sì, che mal ci sarebbe? » ripetè il signor Gaspero. « Bene, dico io.... Ma sapete » conchiudeva il curato,

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Egli spartiva con noi il suo pane, andava a comprare del suo le medicine per I poveri malati, veniva a consolarci nella disgrazia o a piangere con noi: tutti, dal primo all'ultimo, vecchi, uomini e figliuoli, abbiam imparato a ripetere il suo nome con una benedizione.... Oh! chi l'avesse veduto com' io che andavo in casa sua tutt' i giorni per que' pochi servigi che gli occorrevano!... Bisognava poi sentirlo, come lo sentivano tutti quei della vallata, che venivano a frotte, quando predicava e parlava delle cose del Signore; si doveva proprio dire ch' era la verità santa. Anche il signor curato, quantunque vecchio e superior suo, lo stimava come un dottore, lasciava che facesse tutto lui; e quell'uomo del Signore, in una parola era veramente il nostro padre, il nostro fratello! » Mentre il vecchio alpigiano così parlava, mi risovvenne il come non mi, fossero ignoti quel paese e la sventura del vicecurato: la quale io aveva udito raccontare alcuni anni innanzi, e m' aveva dato di poter scrivere nella pace della giovanile mia stanza un libro semplice ma vero; un libro che, nel gran vortice della letteratura, dovea sortire un destino ben più lieto di quanto (non per la consueta umiltà d'autore, ma per coscienza di sè) avesse sperato mai colui che lo scrisse. E mi cadde in mente che più d' uno trovò ravvolta di soverchio mistero la storia di quel prete, credendo così tutt' altro che vera una sciagura ch' io, per certe ragioni che vorrei potervi dire, non aveva potuto raccontare in modo più chiaro. In quel momento, trovandomi a pochi passi dal villaggio in cui visse per alcun tempo il buon prete del quale mi parlava il montanaro, pur non sognando per certo ch' egli fosse mai stato da me conosciuto, pensai che il caso m'offriva un' occasione di saperne qualche cosa più di quanto non avessi potuto prima raccapezzare di quella storia buia; o, se non altro, di visitare i luoghi dove quell' anima eletta, piena di tanto amore per gli uomini e di tanto desiderio del bene, lasciò la migliore eredità che di noi possa restar sulla terra, una memoria incontaminata e cara. E tutto in questo pensiero, ringraziai la fortuna che m'avesse messo per quell'alpina contrada e fatto compagno di via del vecchio. Il quale continuava con le schiette e vive sue parole a ragionarmi delle virtù umili e grandi del vicecurato, ripetendo a ogni poco che il Signore l'aveva rivoluto troppo presto con lui. Il montanaro sapeva solo che, negli ultimi giorni del viver suo, l'infelice prete aveva patite grandi e immeritate sciagure; sapeva esser egli morto lontano lontano di là, e che la sua famiglia era ita per il mondo alla misericordia di Dio. Mi guardai bene dal rivelargli il poco a me noto della tremenda verità; chè temevo quasi rapire all' anima sua semplice e buona quel culto segreto, quel religioso amore serbato ad una vita caduta così presto in mano dei cattivi, e ch' era stata (per dire come quell' onest' uomo) la vita d'un martire. Io camminava a fianco del vecchio, senza dirgli più nulla, e lasciai che a sua posta egli interrompesse l' alto silenzio della notte, parlandomi della sua montagna e delle città vedute, del magro ricolto, del maggior figliuolo mortogli da pochi mesi, e dell'altro partito l'anno innanzi coscritto militare, che più non sperava di rivedere, vicino com' era anche lui ad andarne a star co' suoi vecchi. - I miei pensieri ritornavano a quegli anni in cui io pure conobbi e amai il misero vicecurato, e s'erano fatti così dolorosi, ch' io sentiva a quando a quando qualche lacrima cadermi dagli occhi. E nondimeno, m' era dolce in quell'ora il pensare alla mia patria!... il montanaro, accorgendosi da' io più non poneva mente alle sue parole, guardava la luna che allora appunto si levava limpida e bella, come un diadema d'argento, dietro gli altissimi gioghi dell'alpe; e canterellava ancora a mezza voce:

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