Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbiam

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POESIE

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MICHELSTAEDTER, Carlo 1 occorrenze

Amici, or vedo quanto abbiam perduto; della nostra esistenza, calda un'onda nel buio del passato si sprofonda inesorato. Con quel legame che ci die' comuni ore di gioia ed ore di sconforto anche un periodo della vita è morto in quest'istante. Ma non dobbiam però chinar la fronte. Col ferro in pugno verso l'ideale ci batterem con animo leale! In alto i cuori! E se fra le battaglie della vita saremo vinti forse, da lontano ci volgeremo a stringerci la mano ... addio compagni! Gorizia, 25 giugno 1905 Sibila il legno nel camino antico e par che tristi rimembranze chiami mentre filtra sottil pei suoi forami vena di fumo. O caminetto antico quanto è triste che nella nera bocca tua rimanga la legna che non arde e par che pianga di desiderio, ma dal profondo della sua poltrona socchiusi gli occhi, il biondo capo chino stese le mani al fuoco del camino Nadia ride.

Penombre

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Praga, Emilio 4 occorrenze

la selva par vivente ; ne abbiam per tutto giugno di correre la valle e le pendici! ". E lietamente si stringeva in pugno i poveri infelici. Pugno di rosa, e belli occhi lucenti, e chiome d'oro, e labbra sorridenti, pugno di paggio uscito a coglier gigli di una regina per i biondi figli!... Il falco sghignazzava nell'azzurro del ciel come buffone, e il mesto animo mio gli perdonava la fame e l'uccisione.

Noi gli diremo: abbiam sognato tanto, cittadini del mondo, e al dubbio infitti dell'avvenire ; abbiam veduto agli alleluia accanto gli infiniti sospir dei derelitti a Dio salire; e una canzone di speranze impavide ci ha volti al firmamento; e chi ci guida ancora in mezzo ai triboli è il tuo concento! Noi gli diremo: additaci la pietra ove la bella tua defunta giace presso lo sposo; cui, nell'insonnia, sulla casta cetra delirando, il tuo sacro invoca pace genio pensoso! Deh quella pietra, quella pietra additaci, padre di tutti noi!.. Per le croci comuni e la memoria dei baci suoi! Noi vi porremo un fior che non ha nome fra quanti il cimitero ha vagheggiato; candido fiore tolto all'allòr delle tue bianche chiome, del nostro pianto asperso, e profumato sul nostro cuore! Inno, inno mio, vola per l'ampio oceano! L'amor che ti conduce guida dritti gli augelli alle piramidi; è amor di luce!

Tu, Avarizia, starai sul campanile giorno e notte, o pudica, a mormorar: Qui abbiam l'azzurro, la manna e l'aprile, son rime e strofe e non le voglio dar! Condurrò l'Ira anch'essa al mio convento, ma per poco, la scarna, vi vivrà; le innalzeranno in chiesa un monumento, ove il Priore a ridere verrà. Immemore così del calendario, starò in riva del mare, in mezzo ai fior, nel convento lontano e solitario. E sulla porta sarà scritto: Amor.

Bussano ancora alla finestra mia, e: - Apri, gridano, apri ai vecchi amici; abbiam pescato nella tenebrìa rime felici. Apri, ingrato, ai dolor! siam noi la musa, l'eterna musa che pel mondo corre; non è poeta l'uom che ci ricusa, l'uom che ci abborre . - Ed io rispondo: - Sirene, Sirene, tornate a sonnecchiar sotto il sagrato: siete il vin che mi ha roso e le cancrene che m'han bruciato! Oh se il soffrir fosse il retaggio, il motto dei guerrier della lira e del pensiero, vi inchioderei sul cor!... ma gli è lo scotto del mondo intiero! Andatene, per Dio! "...Li sento, appesi alla parete polverosa e scialba, urtar le imposte, come ospiti offesi... Ma spunta l'alba, e canta il gallo (il gallo campagnuolo conserva ancor la leggendaria possa) : i miei dolori tornano al lenzuolo, dentro la fossa; e allor comincia la dolce giornata. Prima son vaghi suoni in lontananza, qualche canzon furbetta e spensierata, o il mar che danza; poi paroluccie tutte vispe e fresche della cara fanciulla allegra e bella: torna dall'orto carica di pesche grembo e scarsella. Ed io contemplo e scrivo e suggo il buono, santo licor che il mio pensiero inolia, e mi muoia il pensier se anch'io non sono un'arpa eolia! É rima, è strofa qui tutto che giunga; fin dai bimbi che all'aria mattutina portano a passeggiar l'acuta e lunga tosse ferina. O Noli, o solitaria pescatrice tutta cinta di torri e di madonne, Dio protegga il tuo mar, la tua pendice e le tue donne! Le negre donne tue che ritte stanno, le donne per l'Italia affaccendate, che prolifican liete un mozzo all'anno per le fregate! Noli, settembre 1864

TAVOLOZZA

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Praga, Emilio 1 occorrenze

Or che son muti i cembali nell'aule dei palazzi, e, in larghe pieghe, immobili riposano gli arazzi, né sui balcon sorridono le matrone galanti, e i giovani eleganti stan pallidi a russar: è questa l'ora; o amabili compagni, è questa l'ora; coll'arte nostra lepida qui poesia s'infiora: lungo lo sporco lastrico seguitemi cantando, il campo è nostro e in bando è l'alta società! Tornano a coppie i poveri lattai dalle cascine, che la sera amoreggiano le fulve contadine, mentre ai bifolchi narrano, raccolti nelle stalle, l'ardor delle cavalle che trottano in città. Dal dazio, ove scroccarono, tremando, la dogana, poi che i vietati viveri levár dalla sottana, le scaltre serve corrono al ganzo servitore, mentre sognan d'amore le padroncine ancor. Udite : ove fra splendidi cocchi e noti destrieri le frasi sospirarono di dame e cavalier, i buoni, inconsci villici parlan di gelsi e viti, e degli armenti aviti, e dei pruneti in fior! E intorno a lor, corteggio quasi di antichi amici, belan le capre, garrule del monte abitatrici, e i mandriani intuonano a bassa voce i canti, che le greggie vaganti chiamavano all'ovil ; ed ecco, ecco le vittime dell'afa cittadina, la vecchierella tremola, la pallida bambina, che sofferenti e misere uscir non ponno ai colli a respirar le molli aurette dell'april ; da quel latte, che tiepido gli aromi ne ha portati, speran suggere il balsamo dei zeffiri vietati, e delle pure mammole, e dell'alpestre timo lungi dal nostro limo cresciuto in libertà. Ma le campane vigili già suonano a distesa, e par che i santi gridino dall’una all’altra chiesa come comando bellico che va di schiera in schiera: - Sù tutti alla preghiera, genti della città! - Pochi infelici accorrono ai freddi altar davanti; son le canute vittime dei nostri avi galanti, i gonzi, le pinzocchere, e le stanche creature, cui le umane sciagure posto han sull'alma un vel! Ma, dai sobborghi, al popolo comanda un'altra squilla: nelle officine stridule un'altra fé scintilla: comincia l'olocausto del nobile lavoro! ... No, dei chierici il coro non lo raggiunge in ciel! Amici! orsù, lasciamoci : tutti al lavor, perdio! Un nome abbiam, togliamolo, togliamolo all'oblio; questi sudanti apostoli negli opifici oscuri non sian di noi più puri in faccia al Creator! Ma al suon dell'aspre incudini si sposi il suon dei carmi, che tempra a Italia l'armi, l'artista, che sul soglio la riporrà sovrana : questa è la legge umana, questo è di Dio l'amor!

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