Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbia

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Tutti per una

214964
Lavatelli, Anna 5 occorrenze
  • 1997
  • Piemme Junior
  • Casale Monferrato (AL)
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Prima però abbia la cortesia di adempiere ad alcune formalità d'uso. Legga questi documenti e firmi nei punti indicati. - Se lei permette, - obiettò il professore. - preferirei guardarmeli a casa con calma. - Come vuole - rispose sorpreso il Bagliotti-Gagginis, e per la prima volta guardò il suo interlocutore con un certo interesse, anche se non proprio con simpatia. - Ma sono tenuto ad avvertirla che domani stesso, o forse già questo pomeriggio, potrei non avere più disponibilità all'interno dell'istituto. Non lo dico per metterle fretta, professore. Lo dico nel suo interesse: lei non ha idea di quanta gente bussi ogni giorno alla mia porta. Il professor Virgilio Zambelli tentennò un poco, con lo sguardo perso nell'apparente contemplazione di un gran quadro appeso alla parete, che rappresentava un'anziana nobildonna dallo sguardo penetrante, ritta al davanzale di una veranda in fiore. - La contessa Orisanda, mia zia - precisò il direttore, con una sfumatura di impazienza nella voce. Il professore si riscosse, prese gli occhiali dal taschino, pulì ben bene le lenti, le inforcò, raccolse i fogli che il direttore aveva appoggiato sulla scrivania e cominciò a leggere attentamente.

Abbia fiducia, le dico, e provi a collaborare. Il professor Zambelli stava per rispondere qualcosa, quando l'infermiera si girò di scatto e strillò: - Cos'è adesso questa puzza? L'omone nel letto a fianco del professore si era acceso un toscano e mandava rapide nuvolette di fumo verso il soffitto. - A me quel sigaro maleodorante! Subito, signor Ernesto. Ah, questo è troppo! Questo è veramente troppo! Lo dirò al direttore... Uscì quasi di corsa dalla camera e l'eco dei suoi passi si perse nel labirinto di corridoi che attraversavano in lungo e in largo l'antica villa nobiliare. - Vai... Vai all'inferno! - borbottò a denti stretti l'Ernesto, tirando fuori di tasca un altro sigaro. - Tanto oggi è sabato e il direttore non lo trovi di sicuro. Fino a lunedì non potrai spifferargli un bel niente, Maria Spia che non sei altro! - Bravo! Bene! - applaudì il maresciallo Fizzotti, che s'era goduto tutta la scena in silenzio. - Le hai detto quel che si meritava, Ernesto. E adesso che giustizia è fatta, miei prodi, facciamo colazione! Ah, ah, ah... - Buffone! - borbottò tra i denti l'Ernesto, avviandosi col suo passo strascicato verso la porta. - Tu non vieni, professore? - chiese l'Attilio, toccandogli timidamente un braccio. - No, adesso non mi sento. Scenderò per l'ora di pranzo. Il professor Zambelli si lasciò cadere sul letto, spossato. Nonostante cercasse di tranquillizzarsi, il cuore gli batteva ancora forte per l'agitazione. Poteva sentirlo martellare furiosamente nelle tempie. «Devo starci attento» rifletté, portandosi una mano al petto. «Il dottore ha detto che devo pensare solo alla salute. Ma per la miseria, come si fa?» Chiuse gli occhi e si sforzò di immaginare se stesso con il cane sul marciapiede sotto casa, nell'aria frizzante del primo mattino. Appena qualche giorno prima, questa era l'ora canonica della loro passeggiata. Chissà se anche Argo - ovunque egli fosse - ne sentiva già nostalgia.

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Ho passato una vita ad acchiappar ladruncoli, vuoi che non abbia imparato qualche trucco del mestiere? - Come diceva sempre l'avvocato Ghiberti, principe del Foro e mio illustre collega, - sentenziò l'Attilio - «della giustizia troppo non ti fidare: a giudicare i ladri, s'impara anche a rubare.» Tutti risero, tranne il maresciallo che, serio come non mai, si concentrò sul suo lavoro. Con un secco colpo di forbici tagliò via un dito al guanto di gomma, lo infilò sul collo di una bottiglietta di birra e lo fissò con un elastico. Poi prese uno spillo e fece alcuni buchetti nella gomma. - La tettarella è pronta - annunciò col tono di chi si aspetti di essere salutato con un applauso. Ma dovette accontentarsi di uno sbrigativo: «Può andare», perché subito si presentò un altro problema. - Di nuovo la pipì! - disse la Pinuccia, che teneva la piccola tra le braccia. - Bisogna cambiarla, se no si mette a piangere... - Lascia, che ci penso io! - intervenne la Celestina. - Stamattina ho preso un po' di asciugamani nei bagni e ho preparato dei pannolini. I neonati sporcano molto, si sa! - Sì, ma ci vorrebbero anche dei vestitini puliti... - Ecco, appunto... - fece la Clotilde, tirando fuori con un completino di lana rosa, una cuffietta e due babbucce ch'erano una bellezza a vedersi. - Era tutta roba per mia nipote, che ha appena avuto una bambina. Ma io dico che è meglio se la mette Dorotea. Tanto di quella lì chi se ne frega? In tre anni che sto qua, non è venuta a trovarmi nemmeno una volta. Peggio per lei, allora... -ridacchiò l'Attilio. Zitti un momento... - mormorò l'Ernesto, accompagnando le parole con un eloquente gesto della mano. - Silenzio... M'è parso di sentire dei passi. Tutti si immobilizzarono, trattenendo il respiro. Gli sguardi si incrociarono, muti, sperduti, cercando forza e sostegno negli occhi dei compagni. Ma ciascuno finiva per vedervi riflessa solo l'inquietudine che sentiva dentro di sé, nella gola stretta dall'ansia, nel respiro oppresso dal timore angoscioso di essere scoperti. E quel che è peggio, sbeffeggiati. Il solo pensiero che lo sguardo intruso del direttore o della Maria Pia potesse ridicolizzare tutti i loro sforzi, li faceva fremere di rabbia. - Sssst! - ripeté in un soffio l'Ernesto. Il ciabattare pesante della Maria Pia si avvicinava sempre più minaccioso. L'infermiera sostò davanti alla porta e posò la mano sulla maniglia, che cedette lentamente alla pressione. - Siamo perduti! - sospirò il professor Zambelli, preparandosi al peggio. Ma proprio in quel momento si udirono rapidi passi in avvicinamento e una voce comandare: - La desidera il direttore. - Subito - disse la Maria Pia, lasciando la maniglia. E se ne andò. - L'abbiamo scampata bella! - sospirò l'Ernesto, asciugandosi il sudore col fazzoletto. - C'è mancato un pelo. - Già - fece Melchiorre. - Ma è chiaro che non potremo sempre contare sulla fortuna. Dobbiamo trovare un posto dove nascondere la bambina, in caso di pericolo. Cominciate a rifletterci, tutti quanti. - Io l'avevo detto... - pensò il professore. Ma lo pensò soltanto, perché non voleva mortificare nessuno. E poi, se guardava quella piccola creatura - così piccola, così indifesa - sentiva il desiderio, e quasi il dovere, di difenderla dalle ingiustizie della vita. «Almeno per un po'...» si disse il professore. Poi aggiunse ad alta voce: - Su, coraggio! Vedrete che ce la faremo. IL TEMPO di riprendere un po' il fiato, e ciascuno ritornò ai suoi compiti. La Jolanda e l'Enríchetta finirono di trasformare in letto una cassetta della frutta che Melchiorre aveva trovato nella dispensa, usando un cuscino a mo' di materasso e i loro scialletti come copertine. - Che ne dite? - chiesero. - Com'è venuta la nostra culla? - Non male - riconobbe l'Attilio. - Però... - Ho visto dei salici, in fondo al parco - intervenne Melchiorre. - Se mi date una settimana di tempo, preparo io un lettino alla piccola, tutto di vimini. Bello come per la figlia della regina d'Inghilterra. Ma adesso... È pronta la pappa, professore? Virgilio Zambelli, con in mano il suo orologio a cipolla, controllava religiosamente il tempo di bollitura del biberon sul fornellino. Quando fu ora, tirò fuori il biberon ormai sterilizzato, vi versò dentro il latte già tiepido e lo porse alla Pinuccia. Poi rimase lì, tutto nervoso, come quando i suoi alunni aspettavano il voto dell'interrogazione. La Pinuccia prese il biberon, lo capovolse e fece cadere qualche goccia di latte sul dorso della mano. - E proprio alla temperatura giusta! Bravo professore: promosso! - sentenziò la donna sorridendo. Poi avvicinò il biberon alla piccola. Non appena Dorotea sentì la tettarella stuzzicarle le labbra, aprì la bocca e cominciò a succhiare con voluttà. - E brava la mia piccola! Guardate come tira, sembra proprio un vitellino! Ehi, piano. piano... Adesso non t'ingozzare, neh, golosaccia che non sei altro! Tutti i vecchi stavano intorno ad ammirare quello spettacolo, e sembravano tanti re magi davanti alla capanna di Gesù Bambino nel giorno dell'Epifania. Argo, invece, che si era appena risvegliato dal sonnellino pomeridiano, rosicchiava un osso che gli aveva dato Melchiorre e forse, nel profondo del suo cuore canino, provava una punta di gelosia per quella mocciosetta neonata che si stava prendendo tanta parte del tempo e dell'affetto del suo amatissimo padrone.

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. - Signor Martelli, abbia pazienza. Forse che lei non ha mai fatto pubblicità alla sua impresa di pompe funebri? - Sì, qualche volta. Ma così, alla buona, senza tanti arzigogoli. Qui invece si sta parlando... - Mi ascolti, signor Martelli, - riprese il direttore, con voce suadente - lei deve valutare la mia proposta da un'altra angolazione. La veda come un buon investimento. La pubblicità promette, ma non è necessario che mantenga. - Però costa. - Certo. Ma le assicuro che quei soldi rientreranno rapidamente. Molto più in fretta di quanto lei si immagina. Vendere sogni non è mai stato tanto redditizio come al giorno d'oggi. E noi venderemo l'immagine di una casa protetta modello, dove l'anziano vive felice, circondato dal comfort e da cure amorevoli. Anzi, nel nostro spot pubblicitario, sarà l'anziano stesso a scegliere di venirci, vincendo le resistenze della famiglia. - Assurdo! - sbottò il signor Martelli. - E a chi vorreste darla a bere? - Mi scusi... - intervenne tranquillo il dottor Casnaghi. - Ma lei, evidentemente, ignora il potere persuasivo di certe immagini. Il testimonial del nostro spot non sarà un vecchio raggrinzito su di una sedia a rotelle. Prima di tutto sarà una donna, perché le donne vivono più a lungo. E avrà un aspetto piacevole a vedersi. Si presenterà come una persona dotata di un gran senso pratico, che non vuole essere di peso a nessuno e che quindi sceglie la nostra Villa Felice per garantirsi tranquillità e sicurezza. Capisce, signor Martelli? In questo modo noi annulliamo tutti i sensi di colpa dei figli, perché gli diciamo: «Portaci qui tua madre, tuo padre. Sono loro che te lo chiedono». Guardi che è una bellissima idea. Geniale. - Ma costosa.... - Se lei non vuole, copro io la sua parte di spesa - precisò il direttore. - Ma poi non pretenda la partecipazione agli utili. L'uscita del Bagliotti-Gagginis lasciò di stucco il signor Martelli e lo risolse ad accettare. Così, con voce più mite, si azzardò solo a chiedere: - E quanto durerà la campagna pubblicitaria? - Diciamo un mesetto circa, su tutte le tivù locali della nostra regione. E poi, chissà, se le cose andranno meglio del previsto, potremmo anche puntare a qualche rete nazionale. - Be' - frenò il dottor Casnaghi. - Non è che ci sia poi tanto posto, a Villa Felice... - C'è ancora la soffitta - osservò il direttore. - E alcune sale al pianterreno. Per non parlare delle scuderie. Se viene tanta gente, avremo anche tanto denaro per ristrutturare. La logica del Bagliotti-Gagginis era stringente, il suo convincimento tale da infondere sicurezza e generare ammirazione. Sarebbe stato un buon politico, il direttore, sapeva come tirar la gente dalla sua parte. - Perché non lo fa lei, lo spot di Villa Felice — motteggiò il dottor Casnaghi. - Scommetto che sarebbe un successo. - Eh, sì - riconobbe pensoso il signor Martelli. - Non è mica una cattiva idea... Sul volto del direttore si disegnò una smorfia di disgusto. - Lasciamo perdere, per favore. Piuttosto, vediamo gli altri punti all'ordine del giorno. Il signor Martelli prese la parola per relazionare sugli strani furti che si erano verificati negli ultimi tempi a Villa Felice. Il dottor Casnaghi disse che effettivamente anche a lui erano spariti un paio di guanti da chirurgo e il direttore ricordò che il giorno prima l'infermiera di turno gli aveva parlato a proposito di un fornellino elettrico scomparso nel nulla. Proprio in quel momento si udì bussare alla porta dello studio ed entrò trafelata la Maria Pia. - Lo sa che non voglio esser disturbato quando sono in riunione. Spero almeno che sia importante! - fece secco il direttore. - Importante? Certo che è importante! Anzi, è una cosa grave, gravissima! Un vero scandalo! - Parli, allora. Che diamine... Ma si sbrighi, però! - Loro... - e con il dito indicava le stanze di sopra. - Hanno una bambina in camera! Ce la nascondevano, sa... Ma io, proprio adesso, entrando all'improvviso.... - Una bambina? - esclamò il signor Martelli per tutti. - E dov'è il problema scusi?

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Ma se anche fosse, come potremmo dimostrare che abbia mai violato la legge? Chi di noi è in grado di provare una cosa simile? - Io. L'Ernesto s'era fatto avanti nello stupore generale, sicuro e deciso come non l'avevano mai visto. Li guardò tutti, uno per uno, come se sentisse improvvisamente il debito di affetto che aveva contratto con loro. - Tu? Proprio tu? - Certo, proprio io, Ernesto Fontana. È il mio lavoro: sono un avvocato! - Ah! - intervenne il maresciallo. - E non ci avevi mai detto niente... - E cosa ve ne facevate prima? - ribatté acido l'Ernesto. - Ci condivate i maccheroni? - Tentò un risolino sforzato, poi aggiunse, con amarezza: - Del resto anch'io non sapevo più che farmene. Ma adesso! Adesso è un'altra cosa. - Dunque? - chiese impaziente il dottor Pastori. - Dica come può, in concreto... - Se riesco ad entrare nello studio di quel bel soggetto... insomma... del Bagliotti-Gagginis voglio dire... Ecco, io sono quasi... quasi certo di trovare qualcosa che potrebbe aiutarci. Non dico proprio una prova provata, di quelle che l'incastrerebbero sui due piedi. Dico anche solo un vizio di forma, un appiglio, un cavillo legale... Insomma: a un buon avvocato basta poco, perbacco! E da Caino in giù siamo tutti colpevoli di qualche cosa. Volete che proprio lui sia l'eccezione? Che abbia percorso le strade della vita senza mai schizzarsi le scarpe di fango? - Ah, certo - riconobbero gli altri. - Figuriamoci se proprio - Sicuro... - si animò il maresciallo. - Lo dice anche il proverbio: «Chi cerca, trova». Quindi stanotte faremo una visita allo studio del nostro caro direttore. L'Attilio sobbalzò spaventato, rovesciando a terra tutte le sue monetine. - Sei matto? - strillò. - E se ci pesca la Maria Spia? - All'infermiera ci penso io - promise il dottor Pastori. - Ve la leverò di torno, in un modo o nell'altro. - Lei è proprio un gran bravo figliolo, non c'è niente da fare! - si commosse la Pinuccia, prendendogli affettuosamente la mano. - No, non è vero. Questo è il minimo che posso fare per voi. Proprio il minimo, ve l'assicuro. Comunque una decisione l'ho presa anch'io: me ne vado via da qui. Proprio oggi ho presentato le mie dimissioni. Non voglio più saperne di certa gente. Credetemi, ne ho fin sopra i capelli. - Allora, a stasera dottore. - A stasera. E in bocca al lupo. - Crepi il lupo! - fece pronto Melchiorre, incrociando le dita per scaramanzia.

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