Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Quell'estate al castello

213712
Solinas Donghi, Beatrice 2 occorrenze
  • 1996
  • Edizioni EL - Einaudi Ragazzi
  • Trieste
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Pagina 103

Non mi tornava giusto che una figlia nel ricevere una lettera di suo padre dovesse fare quella faccia derelitta, tanto che mi scappò detto ancora: - Non sei contenta che ti abbia scritto? - Ma sí, ma sí. Lui però scrive abbastanza sovente. Invece da mia madre è un po' che... Insomma, speravo che fosse di mia madre, ecco tutto. - Magari avrà messo il suo foglio nella stessa busta, - dico io, ottimista. - Guardaci, vedrai che è cosí - . A me pareva la cosa piú normale da farsi. Lei mi guardò con l'occhio freddo che in certi momenti era la sua specialità. - Impossibile, - fa, secca secca. - Non lo sai che non stanno insieme? Sono separati da piú di tre anni; anzi, adesso sono anche divorziati. - Ma non si può, - dissi, sorpresa. - Non c'è mica il divorzio in Italia - . Difatti allora non c'era. - E con questo? Loro stanno all'estero. Già: non ci avevo pensato. Se era cosí, la cosa prendeva tutt'un altro aspetto, molto ma molto piú serio. Non sapevo piú cosa dire, un po' come se Ippolita mi avesse confessato di punto in bianco di essere in realtà un'orfana o una trovatella, o di avere qualche grave malattia. A quei tempi il divorzio, quando non era un'americanata da ridere, pareva una roba dell'altro mondo, da rimanerci molto male a scoprire che fosse successa tra i genitori della propria migliore amica. - Che faccia fai, - disse la migliore amica, con una risatina spavalda. - Son cose che capitano, sai. Io mi sentii in obbligo di domandare: - Com'è successo? - sempre un po' sul tono catastrofico, come domandassi i particolari di uno scontro con morti e feriti. - Vieni su, - fa lei allora, rispondendo a pera, - ti faccio vedere com'è la mia mamma. Mentre le andavo dietro su per lo scalone riflettevo che, infatti, mentre Ippolita teneva il ritratto di suo padre sullo scrittoio dove faceva i compiti, quello di sua madre io non l'avevo mai visto. In camera andò a rovistare sotto la biancheria nel cassetto in alto del comò: dunque lo teneva nascosto, cosí come io nascondevo - e precisamente nel cassetto della biancheria - le foto degli artisti del cine, per paura delle prese in giro dei miei fratelli. Ma chi mai prenderebbe in giro una figlia perché tiene caro un ritratto della propria madre? Era un ingrandimento di fotografia, di quelli belli grandi, in una cornice d'argento. Lo sembrava proprio una diva del cine, lí dentro, la mamma di Ippolita. Aveva un gran colletto di pelo chiaro, volpe azzurra immagino, che le faceva come una nuvola intorno alla faccia, e un cappellino inclinato su un occhio, come andava di moda. L'occhio che si vedeva bene era scuro, lucente e un po' misterioso. - E molto bella, - dissi, - molto elegante. Nel dirlo mi passò per la mente che forse la mia mamma invece non era affatto bella e magari nemmeno elegante, anche se l'ultimo vestito che si era fatto, quello con le rose nere e gialle, a me sembrava una sciccheria; e che non me ne importava un fico. Voglio dire, non che non mi importasse della mamma: non mi importava un fico che non fosse bella. Ippolita sembrò contenta dell'effetto che mi aveva fatto la fotografia. - Apposta ho voluto fartela vedere, - disse, - cosí adesso puoi capire meglio. Ma renditi conto! ti sembra possibile che una donna come lei, non solo bella, anche brillante, interessante, che ha sempre avuto un gran successo in società... E tra parentesi, questo ai miei zii non andava proprio giú, non sono mai stati capaci di perdonarglielo. - Ma come mai? C'era forse qualcosa di male? Non so perché mi venisse in mente di domandarle questo. È che della vita di società non ne sapevo un'acca, di signore brillanti e interessanti io non ne conoscevo, perciò navigavo nella nebbia. Cosa voleva dire, che una signora avesse successo in società? Forse che aveva molti ammiratori? Ma Ippolita a quella mia domanda era diventata un galletto. - Macché male! Non dire stupidaggini! Se dici una parola contro la mia mamma, io... - Avevo quasi paura che mi beccasse gli occhi. - Allora vuol dire che non capisci proprio niente! - Poi per fortuna incominciò a spiegarsi. - Non è affatto questo, è che... Insomma, l'hai ben visto, no, come sono gli zii. Due gran noiosi. E apposta ti dicevo, come vuoi che potessero andar d'accordo con una donna come lei? Infatti sono sempre stati suoi nemici. Non c'è da meravigliarsi allora che non li potesse soffrire. Certo era per questo che teneva nascosto il ritratto di sua madre: non poteva farle piacere che lo guardassero, coi loro occhi di nemici. Cominciavo a capirci

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