Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbia

Numero di risultati: 18 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Il tesoro

181943
Vanna Piccini 18 occorrenze
  • 1951
  • Cavallotti editori
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Chi sia privo di una vera e propria capacità d'acquisto, si faccia guidare da persona che abbia una certa esperienza e non manchi di competenza. Tra il compratore e il venditore vi è scambio di merce di denaro. Chi compra ha pieno diritto di chiedere, di vedere, di esaminare a quindi scegliere, ha però il preciso dovere di sapere quello che vuole, di formulare, ripetiamo, la sua domanda in termini cortesi, senza inutili critiche, ricusando semplicemente quanto non gli conviene. Alla sua volta chi vende, deve esser pronto, servizievole, paziente e leale. Quando il compratore sa distinguere la merce e non prende abbagli sul suo valore, può riconoscere insieme il diritto d'un guadagno corrispondente. Eviterà i dibattiti che non convincono nessuna delle due parti. Nei grandi magazzini esiste ad esempio la categoria delle commesse. Queste lavoratrici che in grembiule nero e collettino bianco stanno davanti al cliente, hanno il merito di sapersi guadagnare da vivere, e non piccolo è il loro sacrificio, perchè da mattina a sera devono trattare con un'infinità di gente, non sempre serena e placida, soddisfare le singole esigenze; e sempre in piedi, senza concedersi distrazioni di sorta. Rincari, crisi, rarefazioni delle merci son cose che non riguardano punto la venditrice e ci si può risparmiare di dimostrare ad essa il nostro malcontento, anche se giustificato, in ordine ai nostri acquisti.

Pagina 538

Non c'è donna che non abbia la sua sarta di fiducia e il tempo che ella trascorre con la brava artigiana corre veloce, perchè in tema di abiti e di eleganza, nel giro delle stagioni, la donna non si sente mai perfettamente sicura e ha bisogno di sviscerare a lungo l'argomento con una persona competente. Ecco il punto da assodare. Nessuno dubita che la sarta prescelta conosca perfettamente la sua arte o mestiere e sappia creare - come si dice - un vestito con tutta l'abilità che la scuola e l'esperienza le hanno trasmesso. Ma se la sarta può essere competente senza, discussione in fatto di tecnica, sta a vedere se altrettanto lo è in fatto di gusto. Ogni donna ha un tipo, una personalità, e l'abbigliamento deve mettere in rilievo le caratteristiche di questo tipo; la moda detta le sue leggi, prescrive la linea, addita i colori, le guarnizioni, e la sarta naturalmente segue tale indirizzo. Se la moda si fa eccentrica, bizzarra, la sarta la segue, perchè non vorrà mai uscire dalle vie battute. La donna, affidandosi ciecamente ai consigli della propria sarta corre rischio di vestirsi talvolta in contrasto con la propria figura, in contrasto con la propria età; indosserà un vestito di moda, ma che non le si addice minimamente. Di sarte capaci d'indovinare il tipo d'una donna e creare il modello incensurabile ve ne son poche: sono le maestre, che lasciano un ricordo di sè, artiste nate, grandi sarte, carissime e celebri. Poichè non si può pretendere che ogni sarta sia una maestra, la donna non deve diventare schiava della sarta, come non deve diventare schiava della moda. Ella deve sapere cosa meglio le conviene e sarà lei stessa a guidare colei che la veste. Nè farà della sarta la sua confidente, perchè se la gentilezza e la cortesia devono sempre esistere con chi ci presta la propria opera, l'intimità è un'altra cosa, e in un ambiente dove passano ogni giorno numerose signore, chiacchiere se ne fanno per dritto e per rovescio; conviene quindi mantenere un contegno come in ogni umano rapporto. Sempre su questo tema, aggiungeremo che se capitasse l'occasione di visitare qualche Casa di Mode nei periodi di esposizioni, si cercherà di esser prudenti nel manifestare la propria opinione sui modelli presentati, senza lasciarsi andare a critiche eccessive nè a lodi sperticate. Nel contrattare, si seguiranno le norme che abbiamo accennato per gli acquisti; sfuggendo al ridicolo e al compatimento altrui, scegliendo cose che non sono adatte, anche se, viste indosso a una bella bambola ventenne, piacciono enormemente. E che dire di coloro che toccano tutto: trine, biancheria, fiori, veli? Poi vi è chi pretende d'esser servito subito, e chi nelle sartorie studia un bel modello per riprodurlo con qualche variante, mentre copiare non è sempre lecito.

Pagina 539

Per un lungo percorso e dovendo passare la notte in treno, si abbia cura che le scarpe siano comode per non doverle togliere, e si cerchi di non mettere abiti troppo stretti. La miglior cosa è di adottare un costume semplice per non vedersi al risveglio con l'abito sciupato, mentre la persona serberà una linea corretta. Chi viaggia sa che in uno scompartimento dove ci sono signore, c'e sempre qualche pacco o qualche borsa tenuta in sospeso in qualche modo sui bagagli altrui; ed è una preoccupazione costante dei presenti. Poi la signora ha da togliersi la giacchettina o il soprabito, perchè non appena il treno si muove ella s'accorge che l'una o l'altra è di troppo e naturalmente occorre ripiegare o appendere sul gancio dirimpetto l'indumento, bene in vista, sicchè tocca e non tocca il capo d'un viaggiatore.... A tutto ciò si pensi prima senza disturbare alcuno. E ciò sia detto anche per gli uomini, quando non si curano degli altri, ma solo di se stessi pur di star comodi. II vestito da viaggio indica subito la qualità della persona che lo indossa. Sobrio di colore, semplice nei particolari e tuttavia di buona fattura e di buon tessuto. L'insieme più pratico per donna e formato da un mantello di taglio sportivo con un vestito dello stesso tono di colore. Ovvero si comporrà di un completo in stoffa di lana, d'una tinta calma, con una camicetta che armonizzi con l'abito per donna, e di una camicia a righe per uomo. Di biancheria non occorre avere una forte provvista. Leggera e lavabile come oggi si usa, il fabbisogno personale, alternabile nel cambio, è sufficiente. Se si viaggia con bauli - andando in villeggiatura o per un lungo soggiorno in altra città - è opportuno sceglierne non grandi, ma fatti in modo da poterne sfruttare tutti gli angoli. Chi ha cura dei propri abiti e del proprio corredo, sorveglia personalmente la preparazione del bagaglio, e se vuol riporre molta roba in poco spazio, osserverà un ordine quasi geometrico in tutto. La roba pesante si metterà sotto a quella leggera; la biancheria riunita a parte; i ninnoli disposti negli interstizi fra un indumento e l'altro. Evitare la carta che è più ingombrante della stoffa. Le calzature si ripongono in sacchetti di leggero cotone. Chi nel fare i bauli o le valigie getta tutto alla rinfusa, dimostra di non amare le propria roba, disdegnando l'ordine che ha tanta parte nel mantenimento degli indumenti personali.

Pagina 550

Si abbia cura di portar sempre carte e documenti per il libero transito. Le crociere vi attraggono singolarmente, e che cosa infatti meglio di esse può appagare l'uomo moderno, desideroso di sapere e di vedere; di veder paesi avvicinati solo con la fantasia, dopo qualche lettura o qualche descrizione appresa dalla viva voce di quei fortunati che han girato mezzo mondo? E poi un viaggio, specie se lungo, specie se effettuato per mare, è un mezzo infallibile per ringiovanire, prima lo spirito che attinge dai paesaggi e dalla natura emozioni stimolatrici, ben diverse da quelle che la vita uniforme e sedentaria procura; e poi il corpo che nel moto, nel cambiamento di abitudini e di vita, nella libertà che la lontananza del proprio ambiente concede, acquista nuove energie, si ritempra, alleggerendosi di quel fardello di tedio che fa maggiormente sentire il peso degli anni. Non saranno inutili questi consigli per il crocierista. Il Comandante è il personaggio più autorevole di una nave e ha diritto alla maggiore deferenza da parte dei viaggiatori. Nessuno, senza uno speciale invito, può stare in quella parte della nave che è riservata al Comandante. Per gli sport, per i bagni di sole, per i bagni in piscina sono tollerati i costumi succinti in voga. Ma all'infuori di ciò, uomini e donne debbono sedere a tavola e presentarsi in qualunque altro luogo della nave in vesti non confidenziali. Se si tratta di una motonave di lusso, nella prima classe le signore indosseranno l'abito da pranzo, gli uomini la giacca da società che solitamente è bianca. Del resto valgano le norme che si son date per i viaggi in treno, e cioè riservatezza quando si è a contatto di persone sconosciute; cercare di non interrogare i passeggeri, vicini di tavola, di salone o di cabina, sulle loro condizioni, sulla causa del viaggio: la discrezione è il primo requisito di una perfetta educazione. In una crociera di diporto, fra i partecipanti vi sarà maggiore affiatamento e quei rapporti di cordialità che sorgono spontanei fra chi non ha altra preoccupazione che quella di divertirsi. L'equipaggiamento, sarà press'a poco eguale a quello che occorre per un albergo di prim'ordine, poichè la vita sulla nave è generalmente la stessa che si fa in un albergo di una stazione climatica alla moda. Le crociere brevi, senza pretese, se così si può dire, richiedono naturalmente un corredo più modesto, di carattere sportivo. Per le escursioni in montagna, leggere il capitolo che tratta questo argomento.

Pagina 552

La prima cosa che si deve fare quando si decide di lasciare la propria casa per un soggiorno più o meno lungo in una città ove non si abbia famiglia amica o parenti che ci ospitino, è quella d'informarsi bene quale sia l'albergo che meglio ci convenga, e fissare in esso la stanza. Accettate le condizioni, non è lecito elevare difficoltà, accampare pretese, nè sollevare proteste. L'albergo non è la nostra casa e si deve esser paghi di quanto offre e si è accettato. Poichè in esso avremo dei vicini occorre fare in modo di non recar loro disturbo, per potere in ogni caso far valere il diritto di non esser disturbati. Se la prenotazione della camera non è avvenuta, e non si son fatte precedentemente le condizioni, all'arrivo si prenderanno gli opportuni accordi, stabilendo col proprietario la spesa della pensione giornaliera, dopo aver scelta la stanza. Fissato il prezzo, non si avranno sorprese spiacevoli alla presentazione del conto, La persona che viaggia, non manca d'aver con sè i documenti personali; all'albergo le verrà chiesta la carta d'identità che sarà di data recente. Se si hanno con sè valori e gioielli, è saggia cosa farne consegna alla direzione dell'albergo che li custodirà nella cassaforte. Si cerchi di risparmiare le frequenti chiamate al personale di servizio ben sapendo che a troppe persone e a troppe cose esso deve attendere per tenersi sempre a disposizione di qualche esigentissimo cliente. Chi decide di mangiare alla tavola comune, dovrà esser puntuale all'ora stabilita e adattarsi a quanto viene servito, senza dar noia e magari disgustare gli altri con osservazioni poco delicate, senza ricercare con lungo armeggio nel piatto che viene porto le parti migliori delle vivande, senza trovare a ridire su tutto e sprezzare ogni cosa, vantando ciò che si fa in casa propria. Se facesse più comodo avere un trattamento speciale, meglio è mangiare a una tavola separata, scegliendo volta per volta il cibo che più garba: cosa questa che conviene a chi ha gusti raffinati o stomaco delicato, a chi non ha una certa virtù di adattamento, e che non possa sopportare la vicinanza o la compagnia di persone non rispondenti alle sue vedute. In un albergo che, come si sa, è la casa di coloro che pagano, bisogna esser disposti a trovare di tutto un po'. E fra le persone più disparate, conviene saper destreggiarsi in modo da conservare la propria libertà senza menomare l'altrui; rispettare la propria dignità senza offendere quella degli altri; mostrarsi irreprensibile senza erigersi a giudice e non mancare infine di quella cortesia che è doverosa anche verso persone alle quali non si è disposti a dare tutta la nostra stima o simpatia. Chi porta con sè i propri bambini, deve tenerseli vicini, attendere ad essi con la cura che i bimbi richieggono e che non deve interrompersi mai; sia pure il nostro un viaggio di piacere e la meta una villeggiatura. Anche quando si abbia la bambinaia, i genitori debbono vigilare sulle proprie creature e addossarsene le responsabilità.

Pagina 554

Sarà bene che la signora o il signore i quali uniti o separati decidono di fare una fotografia, s'informino prima del maestro d'arte (così si chiamano i fotografi) cui tendono rivolgersi; se abbia cioè la capacità che essi esigono o meno, e quando hanno stabilito di rivolgersi all'uno piuttostochè all'altro debbono affidarsi un poco al prescelto, al suo buon gusto, alla sua esperienza, al suo senso d'arte. Vi è chi pretende d'esser fotografato nella stessa posa di un tizio che è esposto in vetrina; ma ognuno ha la sua fisionomia, il suo tipo, la sua personalità fisica; imporre al fotografo di non tener conto di questi elementi che meglio risaltano al suo occhio esperimentato, vuol dire metterlo in condizione di fare una brutta lastra, le cui spese il cliente, nella maggioranza dei casi, non si sente di pagare. Non si esiga che il fotografo ritocchi più del bisogno l'immagine ottenuta, per migliorarne i lineamenti e cancellare tutte le tracce del tempo. A furia di ritoccare verrà fuori qualcuno che non ha nulla a che vedere con colui che ha posato davanti all'obiettivo, o per lo meno la sua espressione sarà falsata. Le signore debbono sapersi vestire per farsi fotografare, scegliere abbigliamenti semplici, e se vogliono sfidare la moda che può giocare alla lunga qualche brutto tiro (vi sono dei particolari in certi abiti che a distanza di vent'anni si riconoscono e sotto infallibili per la misura del tempo trascorso), non si deve far altro che prevenirla abilmente, facendoci ritrattare a collo nudo, con un filo sottile di perle. Tanto nella fotografia perle vere e perle false fanno la stessa figura. Ovvero con un velo o con uno speciale indumento di foggia classica. Le fotografie di grandi personaggi, di grandi artisti, di donne belle per professione, affidate quasi sempre a bravi fotografi, reggono all'ingiuria degli anni e sfidano con successo il ridicolo. Perchè questi artisti hanno avuto cura di non posare con un vestito che segnasse nettamente la moda. Si cerchi d'imitarli, non dico nel voler essere grandi personaggi, ma più modestamente abolendo le cianfrusaglie. Spendete qualche cosa di più, ma fatevi fare diversi negativi, almeno uno riuscirà a cogliervi nell'espressione o nella luce da voi desiderata. Cercate di dare al vostro viso un'espressione serena e naturale, senza artifici di posa, senza irrigidire la figura e i lineamenti; se il fotografo sa il fatto suo, penserà lui ad ammorbidire, a regolare il vostro atteggiamento. La donna che ha fatto la permanente, non vada dal fotografo appena uscita dal parrucchiere, la sua testa somiglia allora a quella d'un manichino esposto in vetrina. Non fate perdere la pazienza al fotografo stando più del bisogno davanti allo specchio. Un po' di cipria, un po' di rosso alle labbra, un tocco leggero alla chioma; tanto basterà per ravvivare il volto e per dargli un giusto risalto.

Pagina 563

La donna che sente l'animo aprirsi alla speranza di una maternità, non esita ai primi sintomi di consultarsi con una brava ostetrica, e per la scelta si farà guidare da qualche amica che abbia la propria specialista di fiducia. Raccolto il responso positivo, e non avvertendo alcun fenomeno inquietante, si lascerà guidare dai consigli dell' ostetrica stessa, quando non voglia per maggior prudenza, d'accordo col marito, consultare un professore specializzato. Così dicasi per ogni cura di spettanza della scienza ostetrica.

Pagina 565

Questa briga generalmente se la prende l'uomo, ma una donna se è sola dovrà far da sè, e c'è da augurarle che nella scelta abbia la mano felice. Fortunatamente di professionisti coscienziosi ve ne sono, e se le circostanze lo impongono occorre lasciarsi guidare per contestazioni o per interessi patrimoniali da chi ha esperienza, capacità e autorizzazione a occuparsene. La prima cosa è di prendere un appuntamento, evitando così di fare anticamera o di muoversi per nulla. Ottenuto il colloquio, si esporrà sobriamente la ragione della visita, senza dilungarsi nei particolari che verranno successivamente precisati, parlando unicamente del nocciolo della questione e non divagando su circostanze e su persone che non hanno attinenza col proprio affare. Si pensi che fuori dell'uscio vi sono altri clienti che aspettano, che l'avvocato o il notaio ha il suo tempo impegnato per altri appuntamenti e i suoi minuti sono contati. Egli non vorrà con il nuovo cliente mostrare impazienze e nervosità, ma questi dal canto suo sarà così discreto da non approfittarne. Mai come con tale categoria di professionisti, il motto che il tempo è denaro può essere applicato.

Pagina 567

Quando un bambino viene condotto in chiesa dalla propria madre (e finchè non abbia raggiunto una certa età è opportuno condurvelo), deve ormai avere nella sua piccola mente un concetto del luogo ove entra: quel concetto che, col crescere degli anni, rende in lui doveroso l'adottare un contegno rispondente ai luoghi, alle persone che frequenta e alle diverse circostanze in cui viene a trovarsi. Come non si permetterebbe quindi a un bambino di far chiasso e disturbare gli spettatori in un teatro o in una sala durante una rappresentazione, un concerto o altro spettacolo, così non dovrà permettersi della madre o dal padre che un bambino disturbi e distragga con la sua irrequietezza chi assiste alle funzioni. La donna porterà in chiesa la compostezza, la decenza, la gravità dovuta a un luogo dove non si va per curiosità o per chiacchierare o per comparire. L'uomo saprà essere presente a se stesso e mantenere un contegno adeguato alla Casa del Signore in cui entra a capo scoperto. Non crediamo che oggi esista e prosperi la categoria del bigotti d'ambo i sessi; lo spirito, la cultura, il buon senso non consentono esagerazioni intempestive che non sono mai da accettarsi. Tanto meno vi saranno madri di famiglia che per malinteso zelo religioso faranno ritardare in modo veramente incomodo l'ora del pranzo o della colazione, costringendo i fanciulli alle lunghe soste in chiese semioscure e afose. Chi ha una fede sincera e pura; chi crede davvero e ama sinceramente un Dio buono e grande non fa di questo Dio il tormento e l'incubo dei suoi cari. Sentirà invece che la divinità, perchè perfetta, compatisce tutte le imperfezioni; che allo sguardo di Chi tutto sa, le incertezze, i dubbi, lo scetticismo doloroso, non sono colpe, ma talvolta sforzi di una mente che vorrebbe vedere e si dibatte nell'oscurità. La chiesa sia dunque frequentata per infondere alla nostra anima l'energia più nobile nel compimento del dovere e attingere quella serenità che solo può possedere chi sa di aver posto le proprie sorti nelle mani di Dio. Infine dobbiamo considerare il caso del praticante, e cioè del buon cristiano che si accosta ai SS. Sacramenti e al rappresentante di Dio in terra affida la sua coscienza con purezza di cuore e schiettezza di fede. Se è vero che la forza intima e morale, da cui deriva l'ordine e quindi la pace, viene dall'intimo della coscienza individuale, fatta onesta e retta dal pensiero religioso, colui che si eleva in questo pensiero e con umiltà riconosce le sue debolezze e ne chiede la divina assoluzione attraverso la confessione, non può che essere una creatura perfettibile; come sarà un buon cittadino, un buon soldato e, trattandosi di una donna, una buona sposa e una madre modello. La confessione va intesa dunque come un'elevazione a Dio, non già come un'abitudine; una persona pia si confessa per migliorarsi e non per scaricarsi d'una colpa in cui domani può ricadere fatalmente, se i proponimenti non saranno tenaci e sinceri. A renderli tali contribuirà anche la sapiente guida d'un sacerdote che del suo ministero ha fatto un apostolato di bene.

Pagina 568

Con ciò si vuole ammettere che una persona sopraggiunta in un crocchio di persone non sia totalmente estranea ai presenti e comunque abbia tanto spirito da farsi avanti da sè e rendersi simpatica e gradita spontaneamente. Ma per una padrona di casa le presentazioni sono un dovere ch'ella adempirà con fare disinvolto, togliendo alla formalità ogni intonazione solenne. Si presenta prima l'uomo alla signora, la signorina alla sposa, le persone aventi minor grado a quelle aventi maggior grado sociale, la più giovane alla più anziana. Nella presentazione non è necessario stringersi la mano, può bastare un sorriso, una parola gentile, un lieve inchinare del capo. La presentazione porta con sè il saluto, quando le persone che si sono conosciute s'incontreranno altrove, ma non genera l'amicizia o la confidenza. L'amicizia semmai nascerà in seguito, quando d'ambo le parti si manifesti una certa simpatia e un sincero piacere di stare insieme. Sarà sempre la persona più altolocata o anziana a esprimere per prima il desiderio di rivedersi. Fra i giovani tutto procede più speditamente, e può darsi il caso che dopo la primissima presentazione essi si trattino come amici di vecchia data.

Pagina 610

Che la donna nella società abbia una missione sua particolare, una missione alta, difficile e nobile, nessuno, credo, potrebbe o vorrebbe negare o porre in dubbio. La donna entra per tutto; oltre a ciò che essa opera direttamente, essa ispira, domina, dirige la massima parte delle azioni umane. Ora, un grande potere implica una grande responsabilità; ed ecco perchè l'espressione che chiama il compito della donna nella famiglia e nella società una missione, non è punto esagerata. Così la si considerasse davvero da tutte le donne, sempre, come una missione sacra, la parte loro toccata nel mondo! Così ci si dedicassero sempre tutte con lo slancio e l'abnegazione che essa richiede! Vi sono certi sacrifici tanto grandi, che nessuna gioia terrena varrebbe a compensarli; vi sono certe azioni così generose, che ogni lode umana svanisce al confronto e perde. E però quei sacrifici, quelle azioni generose non hanno bisogno di lodi o di dolcezze terrene; il loro compenso lo trovano nella propria grandezza. In essa si compiacciono e si ritemprano. Chi dice donna dice sacrificio. Vedete, nella grande opera della riproduzione, la natura ha dato alla donna la sofferenza e il pericolo. Non ci lagniamo della nostra parte; appunto perchè dolorosa e pericolosa, essa è la più nobile. E come la natura, così, inconsciamente forse, così, forse fatalmente, agisce la società. Per solito, almeno, tutto ciò che è gloria, fama, splendore, è retaggio del sesso forte; a noi toccano più spesso i sacrifici ignorati, e pur tanto dolorosi, le delusioni, le trepidazioni, i rimpianti. Ma, ripeto, non ce ne lagniamo. Quanto più arduo e doloroso il compito, e tanto più meritevole; tanto più in esso, in esso soltanto, nel suo adempimento, dobbiamo pretendere di trovare un compenso degno di noi. Sposarsi, sapete che cosa vuol dire? Vuol dire impegnarsi a far la felicità di un uomo, oggi che la felicità, o per colpa dell'uomo, o per colpa dei fatti - non occorre ora indagare - par diventata un mito. Sposarsi, creare una famiglia, crescere dei figlioli, educarli, impegnarsi a fondo per la loro felicità e sostenere per essi un'opera indefessa. Ma noi lo sappiamo: la vita è lotta, è sofferenza, è vittoria. E chi combatte può dire di vivere. A i fiacchi, che « mai non fur vivi », « a Dio spiacenti ed ai nemici suoi », sono votati alla dimenticanza e al disprezzo. Si guarda e si passa senza curarsene. La donna, la moglie è oggi realmente la compagna, la metà dell'uomo, chiamata a dividerne tutte le vicende, fauste e tristi, a dividerne le fatiche, a pigliarsi la sua parte di responsabilità e di gloria di tutte le sue intraprese. La maggiore educazione, la vita più pratica e più libera, di una saggia e regolata libertà, che si concede ora generalmente alle nostre fanciulle, le mette in grado di affacciarsi con la coscienza della propria importanza alla vita di sposa e di madre. Se i doveri sono gravi e molti, molta è la loro forza. Se arduo è il compito, inesauribile è il loro calmo coraggio. Giacchè esse sanno che non è tutta rose la vita; e che deponendo il serto di fiori della fanciulla per assumere il velo pudico della sposa, esse rinunciano a tutto ciò che è gaia spensieratezza, e vivacità e cambiamento; sanno di dover dire addio a tutti i sogni, pur tanto ridenti e soavi della loro prima giovinezza, e contentarsi di una realtà che, per quanto bella, non ha mai l'attrattiva del sogno. I doveri di una moglie sono gravi, senza dubbio, ma essi recano con sè un premio di valore inestimabile, che nessuna donna indegna potrebbe acquistarsi, la pace familiare, la stima del marito, l'accordo e l'armonia reciproche. Cesare Cantù afferma; «La moglie saggia ed economa sostiene il marito in tutti i suoi buoni proponimenti, può, incoraggiandolo, dolce e serena, farne spiccare i pregi, può, col proprio esempio, fortificare in esso quei buoni principî che sono seme delle virtù più praticamente vantaggiose ». Ma ecco come essa esplica questi doveri. Ferma e attenta, vigila la sua casa, lavorando con indefesso spirito di amore e di sacrificio, a crearvi quell'atmosfera di sicurezza e di riposo in cui al marito si adagia, ben sapendo che non troverebbe l'eguale in alcun altro angolo del mondo. Sia il marito in un ufficio di amministrazione o abbia un posto di comando in un'industria o in una casa di commercio, la moglie deve sapere quanto valore abbia agli occhi del superiori e a quelli degli inferiori la cura del vestire e della persona. È un segno di dignità che piace e impone rispetto e a lei tocca mantenerlo. Così pure ella non deve ignorare che disordine nel bilancio domestico, l'aver debiti conta moltissimo nella considerazione in cui è tenuto il marito e può pesare non poco 40. Il tesoro nel progresso della sua carriera. Perciò non sarà mai che il marito faccia meschine figure per colpa sua; e si industrierà ad amministrare con criterio le rendite che rappresentano il frutto della sua fatica. La brava moglie non deve esser vana. Deve far di tutto per riuscire elegante, allorchè si presenta a suo marito, ma badi che quell'eleganza nulla abbia di vano e di affettato. È suo obbligo rispettare il nome dell'uomo che è padre dei suoi figli e rifuggirà dal gettare su di esso una macchia, un'ombra che lo abbassino o lo facciano apparire ridicolo. In caso di infermità, a lei spetta di curarlo, prodigandogli assistenza fisica e morale. Se per qualsiasi ragione vengano a mancare al marito mezzi e lavoro, e la moglie è in grado di provvedere al suo sostentamento, come vuole il codice e come vogliono le leggi dell'umana solidarietà, fortificata dall'amore, adempierà quest'obbligo come tutti gli altri che ha accettato di sua spontanea volontà.

Pagina 620

Condizione prima quindi per il buon andamento della vita familiare è che il marito ne abbia saldamente in pugno il governo e adempia coscienziosamente al suo obbligo. Spetta alla moglie esser la distributrice saggia delle rendite che rifluiscono dal lavoro maritale, e di questa saggia distributrice la lode più bella si può trovarla nelle pagine della Bibbia, nei sacri Proverbi. Viene esaltata non solo per la puntualità con cui risponde ai suoi doveri familiari, ma altresì per il modo con cui amministra quel denaro guadagnato col sudore della fronte di un uomo. Così si legge nel libro sacro: « Una donna forte chi la trova? Assai maggiore delle perle la sua rarità e il suo pregio. Si affida a lei il cuore del suo sposo, nè glie ne manca il vantaggio: poichè ella gli rende gradimento e non disgusto in tutti i giorni della sua vita. Ella cerca la lana e il lino, e li lavora con la gioconda maestria delle sue mani. Ella somiglia alla nave del mercante che viene di lontano, carica di pane. Innanzi giorno ella si alza per preparare i cibi a quei di casa, liberi e servi. Ella pensa a ciò che occorre per i suoi campi, e con l'opera delle sue mani sorveglia la vigna, cingendo in ciò di fortezza i suoi fianchi, e invigorendo le sue braccia. S'ingegna e prova in ogni modo ad accrescere le sostanze domestiche, nè a questo effetto estingue di notte la sua lucerna. Piglia la rocca nelle sue mani e fa prillare il fuso con le sue dita...» È la vita familiare. Prosegue: «Non teme nella sua casa il rigore delle nevi, perchè a tutti i suoi provvede gli indumenti. Ben noto, per grave consiglio, è suo marito, fautore di tal benessere, allorchè siede fra gli anziani del paese... Menzogna è la grazia, vanità la bellezza, solo la donna saggia è degna di lode; datele vanto al cospetto di tutto il popolo ». Nella semplicità tutta propria dei libri santi, in quelle parole è tracciato il programma che due coniugi devono proporsi di seguire legando le loro vite e i loro destini.

Pagina 623

E quando si abbia occasione di metter l'occhio in una di codeste case, si ha lo spettacolo penoso di un marito che, davanti alla moglie, se ne sta con quella disinvolta trascuratezza di vesti e di modi, che non si permetterebbe mai davanti a un estraneo: di una moglie che non si perita a rendergli pan per focaccia: di figlioli che, cresciuti a tale scuola, si comportano in conformità e, fra tutti, finiscono per dare alla casa un desolante aspetto di ambiente, nel quale ogni licenza, in fatto di maniere, è permessa. A parlare di buona creanza, c'e da sentirsi rispondere: «Si sa, fuori di casa non si deve mancare, ma in casa, evviva la libertà ». Vale a dire far ciascuno il comodo proprio, senza curarsi degli altri, senza riguardi d'alcun genere. Dare il giusto tono all'educazione che deve regnare nella casa, spetta alla donna, appunto perchè donna, cioè signora. Ed ella potrà riuscirvi, primo con l'esempio, poi con quella dolcezza persuasiva che non esclude la fermezza senza di che nessun governo può reggersi. Ciò non deve escludere la comprensione, di cui abbiamo già parlato a proposito della donna nei rapporti col marito. Il marito torna a casa affaticato, preoccupato, distratto; il suo pensiero in quel momento è lontano, assorto da chi sa quali cure. Gli si usa una gentilezza ed egli non l'avverte, gli si parla e non risponde a tono; siede a tavola, mangia malvolentieri e appena finito se ne va. Infierire su quest'uomo che manca, certamente, ma non per abitudine, bensì per cause che alterano il suo umore e il suo carattere, significa mancare di comprensione e di tolleranza. Più prudente e più generoso il compatimento nei momenti fatti incresciosi dalla gravezza degli affari, del lavoro, della professione. Se il marito è uno studioso, un intellettuale, ancor più deve esercitarsi in tolleranza paziente di una donna. Ella deve esser preparata a una vita particolare, fatta più di intime soddisfazioni che di piaceri. E queste soddisfazioni le deve cercare nel sentimento quasi di protezione, di aiuto, aiuto materiale e intellettuale, del quale il marito ha bisogno per non essere distratto dal suo lavoro e per riposare senza preoccupazioni dopo l'intensa applicazione. Su queste basi, nei diversi casi che possono presentarsi, si fonda la felicità dei due coniugi e dell'intera famiglia.

Pagina 635

Ma sì, l'educazione del nostro nato comincia prima ancora che esso abbia visto la luce; comincia, ripetiamo, dal giorno in cui lo sentite sussultare entro di voi; in cui per la prima volta vi balena la speranza dolcissima del suo giungere. Pensateci, mamme di domani, e occupatevene fin da quel momento, chè, da quello appunto, cominciano per voi i doveri e le responsabilità di madre.

Pagina 642

Quando eccezionali circostanze lo consigliano, la Corte di Appello può autorizzare l'adozione se l'adottante abbia raggiunto almeno l'età di anni quaranta e se la differenza di età tra l'adottante e l'adottato sia di almeno sedici anni. 291. Divieto d'adozione dei figli nati fuori del matrimonio. - I figli nati fuori del matrimonio non possono essere adottati dai loro genitori. L'adozione tuttavia non può impugnarsi se, al momento in cui avvenne, la qualità di figlio naturale dell'adottato non risultava da riconoscimento o da dichiarazione giudiziale, a meno che si tratti di un figlio naturale non riconoscibile, del quale la filiazione risulti in uno dei modi indicati nell'art. 277. 292. Pluralità di adottati o di adottanti. - Nessuno può avere più figli adottivi se non sono adottati col medesimo atto. Nessuno può essere adottato da più d'una persona, salvo che i due adottanti siano marito e moglie. 293Adozione da parte del tutore.. - Il tutore non può adottare la persona della quale ha avuto la tutela, se non dopo che ha reso il conto della sua amministrazione, ha fatto la consegna dei beni e ha estinto le obbligazioni risultanti a proprio carico o dato idonea garanzia per il loro adempimento. 294. Consenso per l'adozione. - Per l'adozione si richiede il consenso dello adottante e dell'adottando. Se l'adottando non ha compiuto gli anni diciotto, il consenso è dato dal suo legale rappresentante; se ha compiuto gli anni diciotto, ma non ancora gli anni ventuno, il rappresentante legale deve dare il suo assenso. Se l'adottando ha compiuto gli anni dodici, deve essere personalmente sentito. 295. Assenso del coniuge e dei genitori. - Se l'adottando o l'adottante hanno coniuge vivente, è sempre necessario il loro assenso. È necessario altresì l'assenso dei genitori dell'adottando. 297. Cognome dell'adottato. - L'adottato assume il cognome dell'adottante e lo aggiunge al proprio. L'adottato che sia figlio naturale non riconosciuto dai propri genitori assume solo il cognome dell'adottante. Il riconoscimento successivo all'adozione non fa assumere all'adottato il cognome del genitore, salvo che l'adozione sia successivamente revocata. Se l'adozione è compiuta da entrambi i coniugi, l'adottato assume il cognome del marito. Se l'adozione è compiuta da una donna maritata, l'adottato che non sia figlio del marito, assume il cognome della famiglia di lei.

Pagina 648

Lasciare alla persona di servizio qualche iniziativa è un saggio precetto, affinchè non abbia l'impressione di essere una macchina, ma abbia la soddisfazione di sentirsi giudicata intelligente e capace. Occorre inoltre attenersi alle prescrizioni di legge, con le assicurazioni alle casse nazionali. Se anche ciò non porrà del tutto al riparo del bisogno, sarà tuttavia una certa tranquillità per il domani. Bisogna stabilire il lavoro che la persona di servizio deve eseguire, mettendo bene in vista in cucina la lista settimanale del due pasti principali, affinchè essa sappia regolarsi su questa importante funzione. Altrettanto sia fatto per il lavoro di guardaroba, per la lavatura, la stiratura, ecc. Se si ha da muovere qualche rimprovero, questo sia fatto in forma serena, persuadendo la persona stessa del 42. Il tesoro perchè ha fatto male o agito male comportandosi in quel dato modo, mettendo in evidenza il nostro rincrescimento nel dover rimproverarla. In speciali circostanze, non bisogna sovraccaricare di lavoro il personale di servizio senza compensarlo; non pretendere da esso la rinuncia alle ore di libertà già pattuite; dire una parola affettuosa e comprensiva se gravano su una creatura della responsabilità familiari e dei dispiaceri. Pagare con puntualità il salario; far possibilmente qualche dono di vestiario a certe regalie nelle festività annuali; mettere a disposizione un ambiente sano e igienico per il dormire, permettendo che la pulizia personale possa esser fatta con ogni agio. Saper insegnare, quando si tratta d'una ragazza di primo servizio, giacchè dal modo con cui gli insegnamenti vengono impartiti dipende la sua riuscita. Non è una brava padrona quella che tace e si lascia sopraffare dalle domestiche, nè quella che sta sempre con gli occhi addosso alle medesime, senza lasciar loro respiro, nè colei che preferisce far da sè, anzichè insegnare. Nei licenziamenti, bisogna agire con dignità, accordando giorni prescritti affinchè la persona esonerata trovi da collocarsi altrimenti. Ultima norma: per ben comandare bisogna saper fare, altrimenti come si potranno impartire a certa servitù, magari intelligente ma non pratica, ordini logici e coerenti? calcolare quanto tempo occorre per una data faccenda, e valutare la fatica e lo sforzo che si hanno da compiere, premiando il successo o biasimando l'insuccesso? Ed è così che una brava padrona di casa è generalmente servita bene.

Pagina 653

Abbia qualche attenzione per questa mamma, le faccia sempre buon viso quando la vede in casa, s'interessi di lei, con sincero attaccamento: riuscirà ad accaparrarsi il suo affetto, come spesso accade, talchè si veggono delle suocere che riguardano i propri generi come propri figli. E lo sono, giacchè l'amor materno fa sì che tutto s'illumini e tutto si uguagli nella cerchia dove vive una sua creatura. Fra cognate, la relazione non è sempre schiettissima, nè facile, specie se la parentela è fra lo sposo e la sorella del marito. In questo caso non si tratta di una compatibile gelosia che viene dall'affetto, ma piuttosto da una gelosia nata dall'egoismo. La sorella, non sempre, per fortuna, ma qualche volta, vede con dispiacere il fratello (il quale prima aveva riguardi e tenerezza per lei), prodigare attenzioni e cure a un'altra, e ne soffre; in ogni parola, in ogni atto ella scorge una trascuratezza a suo riguardo, quasi un'usurpazione di diritto. La sposa, che ha buon senso e cuore, deve e può, quando può, sostituire nell'animo della cognata, al sentimento di rammarico e di acredine, la tolleranza, la simpatia e meglio ancora, l'amicizia. Se vi riesce sarà una fortuna per tutti, specie poi se la sposa convive nella famiglia del marito. Ma se i suoi tentativi, le sue mute profferte vengono respinte, se ne stia riservata e cerchi soltanto di salvare le apparenze con la cortesia. Sarà una cortesia suggerita dalla ragione; la cortesia signorile. Nè si vuol dire con ciò che tutte le cognate siano temibili, nè che la parte brutta o cattiva tocchi sempre alla sorella del marito. Qualche volta vittima del sentimento traviato ,è la sposa stessa o l'una e l'altra insieme. Perciò si raccomanda alle spose e anche alle sorelle dei mariti, la massima cortesia reciproca. La cortesia non solo impone sempre degli obblighi di ricambio; non di rado impone ai cattivi sentimenti di nascondersi; impone alla lingua di moderarsi, agli atti di mostrarsi civili. E questo è già molto quando si tratta di uno scambio di formalità.

Pagina 657

Non si scambino col dottore lunghi discorsi; non lo si annoi con domande insistenti e inutili; non si propongano medicine di propria testa e non se ne somministrino all'insaputa del medico stesso altre che questi non abbia indicate. Ove occorra un consulto, converrà sempre abboccarsi prima col medico curante, accettare le sue proposte o cortesemente discuterle. Il consulente dovrà essere di pari grado o di grado superiore al curante. Col malato occorre esercitare la virtù della pazienza, ma anche quella della fermezza affinchè esso si sottoponga di buon grado, a diete, privazioni, cure talvolta dolorose o in contrasto con la sua sensibilità fisica. La stanza sarà mantenuta nell'ordine più perfetto: accuratamente spolverata e arieggiata per modo che non si avverta quell'odore di rinchiuso e di medicinali che talvolta serbano le camere in cui I'aria (anche indiretta) non fu convenientemente rinnovata. Purtroppo avviene qualche volta che un'indisposizione apparsa leggera si aggrava a un tratto, e si muta in malattia seria. Il degente non ha forze nè voglia di ricevere, la febbre gli arde nelle vene e rimane assopito per molte ore nel suo letto nitidissimo, ma dal quale ogni superfluità è stata tolta. Nelle ore di sollievo il malato, con l'aiuto di chi l'assiste, cura la pulizia della persona: si lava il viso, le mani con acqua tiepida e sapone antisettico; si fa pettinare leggermente i capelli e, se si tratta di una signora, questa li raccoglierà in una reticella. Le persone amiche si contentano di chiedere ogni giorno le notizie per telefono o alla porta. I più intimi, salgono un momento nell'ora che la febbre scema e si trattengono pochi minuti, il tempo di stringere la mano al malato, di mormorare qualche parola di conforto. I familiari non lasciano mai solo il sofferente, e si alternano nell'assistenza amorosa, della quale la persona inferma saprà mostrarsi grata. Il sentimento deve sempre rivelarsi nella forma più gentile, anche se il corpo è travagliato dal male: giacchè nulla di più penoso e triste che l'ingratitudine, le cattive maniere, i capricci per ricompensa alla fatica e all'ansietà d'una assistenza. Anche con l'infermiera, la suora, se furono chiamate, la persona inferma deve mostrarsi cortese e soprattutto docile: in quel periodo si considererà come inferiore e soggetta ad esse che sono le sostitute del medico e seguono le sue prescrizioni.

Pagina 671

Cerca

Modifica ricerca