Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Signorilità

198944
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 50 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
  • paraletteratura-galateo
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Chi ha avuto dalla Provvidenza il dono di una bella dentatura, ne abbia cura fino dai primi anni di vita, perchè essa costituisce un elemento di bellezza e di salute, così come l'accurata pulizia della bocca è un elemento di buona educazione. A questo proposito, ecco un caratteristico episodio. Un giovane medico, molto, moltissimo legato ai dettami d'igiene e di pulizia, vedeva, dalla sua casa di cura, una graziosa signorina alla finestra del villino dirimpetto o nel giardino sottostante, e s'interessava a lei con le più serie intenzioni... Ne parlò con una vecchia amica, che era sempre lieta di combinare dei matrimoni, e una bella sera si presentò alla villa di detta signora, posta sulla riva di un pittoresco lago, dove (vedi combinazione!) era ospite la signorina. Passeggiata in barca, un momento di semi-espansione davanti ad un tramonto d'oro, un'ottima cena, il cui piatto principale consisteva in trote pescate nel lago... Il giovane dottore si ritirò nella sua stanza felice, entusiasta, esclamando: «Quella fanciulla sarà mia moglie!»... Eccoli al mattino seguente, scendere al tennis, rispettivamente vestiti di tela e di lana Bianca... ma ecco, ad un tratto, che egli si fa serio e riservato. Un compiacente telegramma lo richiamò il giorno seguente, e di nozze non se ne parlò più. Il motivo? Egli aveva visto, fra i denti della signorina, una squama delle trote mangiate la sera avanti, e (siccome era quello che, in termine militare, si chiama «pignolo») aveva pensato: «Una donna che non si lava mai la bocca, che non corregge il suo alito almeno mattina e sera, manca di due requisiti essenziali: pulizia e signorilità... requisiti che è ben difficile inculcare...».

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E poi... e poi mettiamo accanto due donne che camminino verso la cinquantina, di cui una abbia adoperato, per la sua pelle, soltanto schiuma di sapone e acqua di fonte; e di cui l'altra abbia esperimentato su di sè i belletti e le creme più perfezionate. Quale delle due è meglio conservata? La seconda, anche se ha avuto un'esistenza esemplare, ha sempre avuto l'aspetto di una persona equivoca... ed è meno ben conservata della prima, che è sempre restata, anche d'apparenza, corretta e signora. E scusate se è poco!...

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I comitati dovrebbero mettere a capo di essi una signora che abbia tatto e cortesia, e che abbia, possibilmente, anche un bel nome e buone conoscenze. Anche qui vanno rispettate tutte le norme di cordialità e di buona educazione, che si rispettano in un salotto ben frequentato; nessun giovanotto deve chiedere a una signorina di ballare con lui, se non è stato regolarmente presentato, e nessuna signorina deve accettare!

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Ognuno poi abbia la propria tazza e il proprio cucchiaino: uno s'incarichi dei tovagliolini di carta «crêpe» leggera, a bordo fiorato, e tutti dispongano le provvigioni da bocca su quei vassoi di cartone, in uso presso i pasticceri. Se poi tutti possiedono speciali cestini per merenda e per viaggio, tanto meglio. Pel thè si proceda come per il buffet del tennis (vedi cap. V) e lo si metta in buoni «thermos», se lo si vuol tener caldo. Per le munizioni di bocca, valgano le numerose ricette del capitolo quinto e di questo. Se poi qualcuno volesse portare dei pasticcini di gelatina e d'insalata russa, stia sicuro che sarà benemerito; l'appetito all'aperto e in compagnia, è sempre formidabile... Per i pasticcini di gelatina bisogna disporre di un certo numero o di tazze o tazzine di pirofila, di porcellana o di metallo (le stesse in cui si serve il bisquit) e, sopratutto, di ottima gelatina. Questa si può ottenere facendo bollire molto a lungo una mezza zampa di vitello, colli, teste, zampe, ali di pollo, con sale, droghe e con varie qualità di verdura; passando poi il brodo ottenuto da un panno pulito e purificarlo riportandolo a bollore con qualche albume d'uovo e tornandolo a passare per una tela fine. Esso risulterà ottimo al gusto unendovi due cucchiai di Marsala, e si raffredderà diventando duro, limpido, profumato; servirà per decorare delle pietanze, e per involucro di varie preparazioni. c'è anche un modo spiccio d'avere della gelatina, facendo bollire 1 litro di brodo comune con 16 fogli di gelatina marca oro e con due albumi, facendo passare il tutto da un panno, e unendovi del Marsala. Il brodo si può sostituire con acqua e estratto di carne. Per confezionare i pasticcini di gelatina, quando essa è tiepida bisogna empirne il piccolo recipiente, alternandola con qualche pezzo di pollo bollito o arrosto, con qualche fettina di prosciutto, con olive e sottaceti. Poi bisogna mettere in ghiaccio, oppure lasciare ben solidificarsi il composto. Per i pasticcini d'insalata russa, basta disporre delle fette larghe e sottilissime di patata o carota gialla o carota rossa ai lati del recipiente, quasi come fodera, unirvi poi della gelatina fusa a metà eun composto di molti legumi conditi e misti con maionese, coprendo il tutto con gelatina. Naturalmente, per gustarli, occorre anche un piattino ed una forchetta, ciò che rende piu imbarazzante il trasporto... Ottima norma per questi «pic-nics» è che ognuno porti una nota dei recipienti e dei cucchiaini che ha recato, e che la verifichi nel riporre la roba... Anche qui ci deve essere un signore o una signora che organizzi la gita e la merenda, scelga il posto dove sedersi, e appiani le eventuali inevitabili difficoltà. Ognuno dei componenti è tenuto ad un contegno corretto ed educato, il che non esclude una bella allegria... e una cordiale forma di disciplina.

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Invece, ora, la moderna civiltà ha creato la bella casa modesta e signorile ad un tempo, il comodo appartamento igienico, pieno di aria e di luce; e la moderna civiltà va orientandosi in modo che ognuno abbia in proprietà il suo appartamento, come, in passato, aveva la sua casa. Fino a pochi anni or sono, gli italiani male accettavano la possibilità del condominio; ora vi si sono abituati, specie da quando sorsero le cooperative di stato, che dettero a impiegati e funzionari, a prezzo di favore, degli appartamenti comodi. Purtroppo vi furono abusi, furti, speculazioni; purtroppo chi ebbe un ricco alloggio fu il «pezzo grosso», che avrebbe potuto procurarselo col danaro suo, e non con quello dello stato!... Purtroppo questo costò al governo più di quanto renda alla maggioranza dei dipendenti governativi... ma aiutò a risolvere l'arduo problema degli alloggi, specie nella capitale e nei grandi centri. Intanto sorsero e sorgono istituti parastatali e cooperative private, in modo che, in avvenire, tutti potranno avere un decente alloggio in proprietà. Questo sarà un gran coefficente di ordine sociale, perchè la casa, almeno nel novanta per cento dei casi, significa onestà, ordine, moralità. Vediamo le bambine: quando avevano una cameretta in comune con la nonna, o colla zia, o colle sorelle, oppure «rimediata» con vecchi mobili, la tenevano in disordine e la sfuggivano; quando ebbero la loro bella stanzetta, messa bene, vollero curarne in persona la pulizia, l'abbellirono e vi passarono ore beate. Nello stesso modo, una padrona di casa, costretta a vivere in quattro buchi, costretta, per cercare un oggetto posto in un cassone, a buttar sempre tutto sottosopra, sente ben di rado amore all'ordine e alla pulizia. Ebbene: trapiantata in un quartierino decente, pulito, di grandezza sufficiente, dove ogni oggetto possa avere il suo posto, ella muta pelle e diviene una buona massaia...

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Una casa con tutte le stanze comunicanti, è sempre preferibile ad una che abbia tutte le stanze libere; nel primo caso, una porta si può benissimo chiudere mettendovi davanti un mobile, un quadro, una tenda, oppure facendo servire il vano da comodo armadio a muro, oppure tappezzandolo e riducendolo a nicchia per statuette, libri ecc. ecc., oppure usufruendolo come angoletto, dove si legge e si lavora di sera. Gli armadi a muro dovrebbero abbondare; uno dovrebbe essere in cucina, uno in camera da bagno, uno in camera dei domestici, uno o più nei corridoi; se lo spessore dei muri non lo permette, si dovrebbero adottare per le stanze non di rappresentanze, gli armadioni tipo svizzero, cioè parte incastrati nel muro e parte sporgenti dal muro.

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Se qualcuno non trovasse di suo gusto il motivo... gastronomico dei mandarini, si componga una bella «camera delle rose» o «dei lillà», con delle tendine rispettivamente in batista rosa e viola (di cui si mantiene la tinta immergendole spesso in un bagno di colore); se qualcuno non amasse l'uniformità dei colori, abbia almeno mobili chiari, un sofà «sommier» coperto, in estate, di bella stoffa e, in inverno, da una bella coperta di pelo; abbia la mensola che corre lungo le pareti della stanza, poi ninnoli, fotografie, ricordi, fiori, e libri, molti bei libri nell'angoletto dove la padrona di casa si trattiene più a lungo. Le tovagliette di colore crudo, dipinte a rose o a lillà, - oppure di taffetas nero con riporti in cretonne, oppure a riporti di tazze, frutta (vedi cap. VIII), oppure a frutta ricamate in cotone o in raffia tipo «della Robbia» sono indicatissime. Se, poi, l'ambiente è vasto, una metà di esso, con una vera credenza di bel disegno, una mensola relativa pel servizio di tavola e un bel tavolo, può servire da stanza da pranzo; l'altra metà può ospitare uno stipo, una libreria, una scrivania, i tavolini da thè e da lavoro, e servire da salotto. Nelle nuove costruzioni, spesso due stanze sono unite e divise da un arco, da una tenda o da una grande porta a vetri. Ciò è molto comodo, specie nei giorni in cui la signora riceve. E ancora, quando la stanza è sufficientemente vasta, e la padrona di casa possiede il piano, può trarne partito per aver un secondo angolo molto intimo e carino. Se, poi, il piano è a mezza coda, la parete tutta è ormai piena... e ben piena! Basterà avere una lista di damasco stesa sul lucido istrumento o un vecchio sciallo, o un bel ricamo, al cui colore s'intoni il paralume di un vaso ridotto a lampada, dei fiori in una coppa di vetro soffiato, un quadretto appeso, un portacenere d'argento... Ora, per motivi igienici, le tende di stoffa sono... in ribasso; quando lo stile non richiede «il capriccio», i teli laterali, i grossi cordoni ecc. si preferisce una «store» appesa ad un lucido bastone di ottone, oppure si tappezza il vano della finestra con la medesima stoffa dei mobili, e si applicano due tendine ai vetri. Per le tendine, negli ultimi dieci anni, furoreggiò il «filet» sardo; ora va molto il merletto a fuselli tipo antico, con disegni antichi... disegni a rami di corallo, fiori, figurine veramente meravigliosi. Vanno pure molti e svariati tipi in batista colorata, in «foulard», a rete ricamata a colori - ma le tendine in tela medioevale ricamate o con incrostazioni di merletto a mano, restano sempre moderne e belle. Molto usati per le finestre della camera da pranzo, sono i vetri veneziani, o vetri artistici comunque colorati.

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Vi facciano piovere bene la luce da un'apposita lampada, affinchè il babbo, che vuole passare una lieta ora, leggendo o chiaccherando, nell'intimità della sua onesta e modesta famiglia dabbene e lavoratrice, abbia tutte le comodità a cui ha diritto... E qui viene opportuno il dire alla moglie e alle figliole di un signore «alla vecchia», cioè poco abituato ai salotti, e che preferisce rimanere in camera da pranzo, dopo avervi mangiato, che è per esse doveroso sacrificare al benessere e al desiderio di lui, le loro nuove e pur legittime esigenze di passare in altro ambiente... ma che, però, possono conciliare con un po' di furberia l'una e l'altra cosa. Per esempio: se il padre troverà il salotto caldo, la poltrona morbida, il tavolino per il giornale ed il portacenere a portata di mano, la luce proprio spiovente sul comodo tavolo da gioco, lascerà senza brontolare la stanza da pranzo... così come, in campagna, se troverà pronta nel suo spogliatoio, o sul suo letto, o sull'attaccapanni dello studio una giacca scura, se troverà un paio di scarpe pulite, prenderà l'abitudine di lasciare, per l'ora di pranzo, la giacca da cacciatore e gli scarponi infangati... Nelle famiglie della modesta borghesia, uomini, donne e ragazzi vengano a tavola almeno ripettinati e con le mani lavate con sapone bianco, per motivi d'igiene; nelle famiglie più signorili è bene si diffonda l'abitudine di mutar vestito pel pranzo, abitudine che proviene dall'educata e civile Inghilterra, dove i sudditi di Re Giorgio, anche senza appartenere ad un'alta classe sociale, indossano rispettivamente smoking e vestito scollato. (Anni or sono, quando lo smoking era di moda anche per le donne, questo avverbio «rispettivamente» non avrebbe avuto motivo di esistere...).

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Per famiglie solo modestamente abbienti, la stanza adibita a studio abbia pochi mobili, ma buoni, qualche tappeto, un sofà con poltrone analoghe in cuoio o in bella stoffa. Se non si possono comperare degli scaffali chiusi, si facciano fabbricare aperti, in noce, tutti eguali, di bella linea. E sul loro piano superiore si posino vasi di Murano o vecchie ceramiche con molti fiori, fotografie ecc. Nello studio bene illuminato, (magari con quei moderni diffusori di luce a sfera e a goccia, che aumentano molto la potenzialità delle lampadine), non manchi mai di essere in vista il nuovo insuperabile Atlante del Touring, un orario ferroviario, un calendario, e, per chi vive in grandi città o in paesi di escursioni, uno specchietto con l'elenco dei monumenti artistici, musei ecc., che oggi si possono visitare gratuitamente. Mediante l'aspiratore elettrico, la padrona di casa faccia una accurata pulizia giornaliera dappertutto e specie nei libri che la polvere, accumulandosi, facilmente deteriora...

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Certi monumentali sofà, il cui telaio sia tarlato o non abbia valore, possono senz'altro dividersi in due; il sofà propriamente detto può diventare senz'altro sofà-sommier, con un materasso coperto con stoffa o con un vecchio scialle: la parte schienale, convenientemente imbottita e messa su quattro modesti piedi, può diventare un altro sofà-sommier come sopra. E, venendo a parlare di vecchi scialli, ricordiamo quanto siano preziosi quelli tipo «Cachemir» tessuti o ricamati, quelli che furoreggiavano all'epoca del primo Impero, perchè le signore dicevano che tenevano caldo d'inverno e freddo d'estate. Essi si comperavano allora alla grande fiera russa di Mackarieff, dove erano portati a vendere dagli Indiani, al prezzo di tre o quattro mila franchi l'uno. La loro moda durò a lungo. All'epoca del Secondo Impero, erano un complemento indispensabile del corredo di ogni fanciulla, specie se di provincia, ed erano spesso menzionati nei testamenti, come legati di valore. Verso il 1860 venne la loro decadenza, e, vent'anni fa, si trasformarono in mantelli o in vestaglie o in giacche, ciò che fu un vero delitto, perchè essi rappresentano qualche cosa di prezioso, che non si fa più. Chi ancora ne possiede, li tenga con gran cura, li preservi dalle tarme, e, se avessero qualche bucherello, li faccia subito rammendare da persone pratiche specializzate. Se, poi, questi Cachemir non fossero più utilizzabili interi, se ne ricavino delle striscie, dei rettangoli - o almeno, dei cuscini e, infine, almeno dei pezzi sempre buoni per un coprilibro, una scatola, per ricavarne una borsetta, per coprire un porta-spilli. Essi sono l'elemento più «gajo» della decorazione di una casa, e vi si prestano, in cento modi. Vogliamo coprire quella parete un po' panciuta, dalla carta stinta? Procuriamoci dei buoni chiodi X, solidi, che non sciupano il tessuto, né rovinano il muro, e tendiamo il nostro scialle. Vogliamo limitare signorilmente una bella anticamera 1830? Foderiamoli accuratamente, in modo che possano sopportare, senza sciuparsi, il peso di loro stessi, e facciamoli diventare tenda o portiera. Copriamone un sommier, un lungo tavolo colle gambe ad arpa, un letto da sposi; se ne abbiamo soltanto delle striscie e dei larghi rettangoli, usufruiamone per una stanza da signorina ecc. Una bionda giovane signora ha disposto dietro la sua scrivania uno di essi col largo fondo nero e i bordi colorati, e trova che non vi può essere sfondo più artistico per la tinta dei suoi capelli. Ma, naturalmente, nel disporre i «Cachemir» o qualunque scialletto a frangia, o anche i grandi fazzoletti dai vivaci colori, ancora in uso nelle borgate (questi ultimi per coprire tavolinetti bassi), bisogna seguire leggi di gusto e di armonia. E ciò anche per i cuscini, che la moda attuale vuole in grande quantità dappertutto. E qui consiglio alle amiche lettrici di avere sempre a portata di mano un lavoro, a cui possono, anzi a cui devono seguitare a dare dei punti, chiacchierando con parenti o con amiche. Ricordino che il tempo passa terribilmente presto, e che noi abbiamo lo stretto dovere di occuparne bene ogni minuto. Questo lavoro può essere un cuscino, dato che la moda ne vuole tanti dappertutto, e dato che sono un ottimo elemento decorativo. Per esempio, prendano un rettangolo 70 X 40 di gaia «cretonne», e con della seta artificiale in matasse, di color bianco argenteo, ne lavorino tutto lo sfondo a un fitto punto di rammendo, in modo da far risaltare mirabilmente i fiori, gli uccelli, gli ornati del disegno. Oppure prendano una «cretonne» a fondo scuro, e sottolineino tutti i contorni del disegno con un punto lungo in filo d'oro, oppure con un punto a catenina in filo d'argento, marcando, per esempio, le venature delle foglie o il centro dei fiori. Oppure ritaglino dal panno rosso mele e ciliege, dal panno nero foglie e motivi ornamentali, e li applichino su di un fondo color greggio, fissandoli a punto festone leggiero, oppure con gomma «para», quella che usano le modeste per tirare i velluti sulle forme; oppure, adoperando tela anzichè panno, ricamino dei cuscini tipo «della Robbia»; oppure lavorino con la raffia. Vanno anche molto i cuscini tipo Lenci, a quadrati, rombi, rettangoli, specchi di panno, sia di colori intonati, sia di colori contrastanti; per essi occorre, però, avere una grande esattezza; vanno quelli dipinti su velluto in oro; vanno quelli ovali, formati da una ruche di nastro, organdis, taffetas, su un ovale di seta. Altri cuscini, che bambine e nonne possono eseguire, sono fatti, riportando su della grossa cotonina color greggio un disegno ornamentale, il cui contorno va ricamato in grosso cotone bianco, e il cui fondo va fatto a punto rammendo, in lana di una bella tinta oro, pavone, marrone-dorato ecc. In quanto all'imbottitura dei cuscini, dato che il «Kapoc», il crine animale e la lana costano molto, possiamo procurarci quel soffice piumino delle canne di palude, avendo cura di rinchiuderlo in una prima fodera fitta e spessa. Un' amica adopera pel suo sofà quei cuscini e cuscinetti da letto che ogni casa ha in soprannumero, e adatta loro le fodere di «cretonne» o di seta variopinta, in forma di federe, con «volanti», cordoni, fiocchi, e con chiusura fatta da ganci automatici. Per non correre, però, il rischio di rimanere con un sofà sprovvisto, il giorno in cui arrivano degli ospiti, bisogna averne in grande quantità. Altra cura della padrona di casa sieri le porte e gli «scuretti» interni delle finestre. Un riquadro dorato, un filetto d'oro sul bianco, sul verde, o sul color noce, lavoro di piccole mani femminili, bastano a dare un'impressione di grazia e di rifinitura all'ambiente. Spesso la porta dell'anticamera richiede una «copertura», e ciò può farsi ricoprendola di flanellina che abbia lo stesso colore del parato, lasciando lo spazio necessario al funzionamento del catenaccio o della catena di sicurezza oppure adoperando due teli lisci della stessa stoffa del parato, teli fissati solamente in alto. Spesso anche tra due stanze è più simpatica una tenda divisionale, anzichè una porta... almeno così pensava Wagner (ricordate le sue lettere a Matilde Wesendonk, nelle quali le descriveva l'alloggio sul Canal Grande a Venezia?) E la padrona di casa abbia cura di togliere dagli oggetti con un piumino (o, meglio, coll'aspiratore elettrico), quella che, con nome pomposo, si chiama «la patina del tempo», ma che spesso è polvere e sporcizia; di restaurare da sè, se ne è capace, o di affidare ad un buon indoratore, le cornici dorate, di lucidare a nuovo tutti i vecchi mobili. Se essi sono a spirito (come lo sono quasi tutti) bisogna sciogliere mezzo ettogrammo di gomma lacca in mezzo litro di alcool denaturato e sfregarli, girando concentricamente. È un lavoro facile, ma che richiede molta fatica. Se i mobili sono a cera, è molto semplice ripulirli, adoperando i preparati in commercio e un buon panno di lana. Altre cornici venute in moda negli ultimi anni sono quelle all'uso inglese, specialmente indicate per il salotto dove la signora vive, o per ville di campagna o al mare, - che vanno generalmente col nome di «passe par tout». Con una certa abilità e con molta pratica si possono fare perfette - chiudendo, cioè, stampe e vetro, oppure fotografie e vetro in una lista di speciale tela gommata colorata... In una stanza, come quella dei «mandarini» o dei «lillà», la tinta della tela può essere benissimo color greggio, o giallo, o viola. Sulla parete bianca di un villino, può essere rosso ciliegia. Se si deve incorniciare il bollettino della vittoria, o il ritratto di un Principe di casa Savoia o la fotografia di un caduto, si adoperi l'azzurro Savoia.

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Ogni cassetto di comò, comodino, stipo abbia una copertina che ne ricopra il fondo; essa può venir fatta ad uncinetto con grossissimo cotone da calza ed essere finita con un piccolo merletto. In quanto al letto, siccome non è sempre facile trovarlo in stile, esso può essere tipo sommier con ricca coperta che discenda da ogni lato fino a terra, oppure essere in ottone. Quello che va molto curato è il materasso, cioè i due materassi: uno di lana e uno di crine, possibilmente animale. Un'economia di qualche ventina di lire deve essere assolutamente sconsigliata. La lana per i materassi deve essere naturalmente nuova, bella, lunga, e va lavorata e battuta a mano, non con denti o con pettini che la rovinino; la fodera sia o bianca, o del solito colore greggio e bianco, a righe e a fiorami, e sia sempre di filo. I cuscini ed i capezzali abbiano, sul traliccio, una fodera bianca, magari in cotone, su cui poi si metterà la federa, e ciò perchè la testa, traspirando, potrebbe insudiciare il traliccio. Essi abbiano pure, ricamato a piccole crocette in rosso o in turchino un numero progressivo, (cercare il perchè nel cap. XVI); essi vadano rifatti ogni due o tre anni - uno o due all'anno, a secondo di quanti se ne possiedono - e le loro fodere sieno ben lavate ed asciugate. E ogni letto abbia ancora un pezzo di grosso mollettone bianco, dell'eguale misura del materasso, da mettere fra il materasso e il lenzuolo; e un altro da mettere fra il materasso e la rete metallica o l'elastico. Quest'ultimo è bene abbia lateralmente un volante di battista o di percalle, allo scopo di nascondere l'elastico o la rete metallica, quando viene tolto il copriletto. Il copriletto sia: o in tela ricamata e adorna del medesimo merletto delle «stores» e delle tendine; o in un bel damasco, di colore intonato alla tappezzeria; o nella medesima stoffa, con cui sono foderate poltrone e sedia a sdraio («dormeuse»); o in istile, quando il mobiglio è in istile, con relativo pannello da appendersi dietro al letto (bellissimi quelli in velluto di seta dipinto in oro dalla signora Gallenga di Roma). Molto pratiche sono pure delle coperte di pelo per l'inverno, di seta, merletto ecc. per la buona stagione, da adoperarsi dalla signora sdrajata sulla dormeuse. Un meraviglioso modello veramente regale fu portato dalla Principessa di Piemonte nel suo corredo: rosa, tutto guernito di penne di struzzo rose. Generalmente due poltrone, uno sgabello davanti alla «toilette» e la sedia a straio, sono sufficienti; tutte siano comodissime e veramente riposanti. In quanto alle tendine, ve ne sono un numero infinito di tipi: quelle in istile; quelle col bel bordo a crocette o Assisi; quelle costituite da un rettangolo di «tulle» o di rete ricamata; quelle incrostate di merletto, (ora va molto il merletto a uncinetto friulano); quelle semplicissime di batista bianca, che rendono l'ambiente luminoso, ecc. Le più moderne e indicate sono quelle in tela di seta bianca, finite con un merletto a «macramè» pure in seta bianca, con o senza fiocchi. Le «stores», i capricci, i lunghi teli di stoffa, ora non usano più, fuorchè nelle stanze in istile, per ragioni di igiene. Infiniti sono pure i tipi di tavolini da «toilette» incominciando da quello modestissimo di legno greggio, sul cui piano si posa un asciugamano ricamato e che si circonda tutto da un telo di batista bianca, arricciata, terminata con un merletto. Esso va ancora per campagna, al pari dello stesso tavolino, laccato di bianco con un filetto azzurro Savoia o rosso ciliegia, con la tovaglietta ricamata come le tendine. Quando lo stile della camera richiede una «toilette» con «volants» di stoffa o di merletto, essi siano messi con garbo e con gusto, spesso lavati e spolverati delicatamente coll'aspiratore elettrico; e siano utilizzati per dissimulare dei comodi cassetti. Nelle comuni stanze, la toilette generalmente consiste in un bel tavolino lucido con alzata, con specchio, e con il piano di grosso vetro. Sul vetro ci va non un damasco, ma una stoffa o un merletto lavabile, e ci vanno, bene ordinati, pettini, spazzole e gli infiniti oggetti di «toilette» sia in argento che in tartaruga, che una signora adopera. Una cura speciale della padrona di casa deve essere rivolta alle spazzole, che vanno lavate spesso con un granello di soda nell'acqua calda, facendo in modo che solo le setole vi vengono immerse, e che vanno poi abbondantemente risciacquate. A capo del letto deve, naturalmente, pendere un'imagine sacra. L'arte italiana possiede Madonne magnifiche e Cristi e Santi di tutti i tempi e di tutti i Sommi, ciò che rende facile la scelta. Per camera di sposi, la più adatta è una Vergine col bambino; ben a ragione è molto diffusa quella di Nicolò Barabino, «quasi oliva speciosa in campis», suggestiva e deliziosa. Anche il quadretto-ricordo della prima Comunione è un ricordo caro ai cuori femminili, che lo tengono volentieri accanto al loro letto per tutta la vita. E per questo esso dovrebbe esulare dalle solite volgari litografie, avere un carattere d'arte, ed essere bene incorniciato. In quanto alle acquasantiere, esse sono un po' passate di moda e si vedono soltanto nelle camere in stile; ora vanno anche in cuojo. E il cuojo è trattato in modo che appare dorato, bronzato, colorato in mille toni pastosi, pieno di luce e di duttilità. L'acquasantiera che l'Artigiano italiano regalò a Romano Mussolini, ideata e eseguita da Antonietta Cesa, ha, in alto, la forma di un capitello con due nicchie: nel capitello spicca una croce d'oro sfumato, adorna di rose sotto cui un pettirosso canta... grazioso richiamo alla leggenda dell'uccello gentile che, posando sul cuore di Gesù in Croce, ebbe macchiato il petto del Sangue divino. Le due nicchie contengono un cero benedetto e un ramo d'olivo. In basso, il cuoio è foggiato a piccolo recipiente per ricevere l'acqua lustrale, e dei fiori balzano a circondarlo con i loro steli rosati. In quanto ai tappeti, è inutile ripetere quanto fu scritto a proposito di quelli da salotto. Raccomando alle amabili lettrici di farne qualcuno da sè, lavorando sul canovaccio con grossissima lana, oppure lavorandoli con enormi ferri, e scegliendo belle tinte e bei disegni.

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Infine, la stanza sia illuminata da varie lampade poste qua e là, e abbia le tendine intonate al colore della tappezzeria e delle stoffe.

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Mettiamo che la nostra famiglia-base abbia la casa montata, sia servita da una domestica fissa e da una ad ore, possieda L. 50.000 annue fra lo stipendio del capo di casa (L. 3.000 mensili) e la rendita di un capitale di circa 200.000 lire, viva in un appartamento di 6 camere e accessorii, posto in una casa signorile di città. Cominciamo a calcolare: Affitto L. 10.000 (cioè 20% della somma disponibile) Vitto L. 13.000 (cioè 26% della somma disponibile) Vestiario L. 13.000 (cioè 26% della somma disponibile) Spese per i figlioli, che non comprendono il loro vitto, alloggio e vestiario, ma le spese per il loro allevamento, per le cure medico-climatiche loro necessarie; quelle per i loro studii, per i loro sport, per i divertimenti, viaggi, ecc. L. 5.000 (cioè 10% della somma disponibile) Spese varie, che vanno da un francobollo o da un tram al dono all'amica che sposa, e alla doverosa e illuminate beneficenza L. 2.500 (cioè 5 % della somma disponibile) Previdenza e imprevisto (imprevisto dato specialmente da eventuali malattie) L 2.500 (cioè 5% della somma disponibile) Manutenzioni (calcolando che le 200.000 lire di capitale siano in parte costituite da immobili, e calcolando in questo capitolo la spesa per il riscaldamento, per certe pulizie e accomodi necessarii all'abitazione, che nessun padrone di casa fa) L. 1.500 (cioè 3% della somma disponibile) Salario delle domestiche calcolando L. 150 al mese per la donna a tutto servizio e L. 800 annue per quella ad ore, mancie a loro, ai portieri ecc. L. 2.500 (cioè 5% della somma disponibile) L. 50.000 So perfettamente che, colle attuali esigenze ed abitudini, accantonamento per il vestiario, stabilito in questo bilancio, può essere insufficiente,... ma qui deve apparire non solo la «nobilitade», ma l'abilità della padrona di casa nel cucire da sè dei bei abitini, nell'utilizzare tutto, nel fare le spese a tempo e a luogo, senza sventatezza, senza capricci, senza malintesa economia e senza voler apparire quello che non si è. Venendo ad una famiglia meno abbiente e più modesta (ricordiamo, con le statistiche alla mano, che la maggioranza delle famiglie italiane ha 8000 lire annue di rendita) composta dalle solite cinque persone-base e da una domestica a tutto servizio,il cui capo di casa guadagni L. 1.800 mensili, e che abbia un'ottantina di mila lire come capitale, cioè una disponibilità annua di L. 30.000, non possiamo stabilise il bilancio con gli stessi criteri. - Il 20 % di L. 30.000, cioè di L. 6.000 per l'affitto (lire 500 mensili), non è sufficiente in città, per un'abitazione che deve avere due o tre camere da letto per i padroni ed uno stanzino per la domestica, stanza da pranzo, cucina e accessori;nè il 25% (L. 7.500; circa L. 25 giornaliere) può bastare a nutrire sei persone. Qui bisogna quindi calcolare il 25% cioè L. 7500 per l'affitto, il 30% (L. 9000) per vitto, il 10% L. 3000) per i figlioli, che vanno allevati ed educati con ogni cura igienica e senza malintesa economia. Bisogna poi dividere le restanti L. 10.500 fra vestiario, salario e spese varie, riducendo, ma non sopprimendo mai, il capitolo «previdenza». Col fiorire delle Cooperative edilizie, con la possibilità di avere un appartamento di favore e con pagamento rateale, la cifra dell'affitto potrà essere diminuita, a beneficio del vitto; se la salute dei componenti la famiglia è stata buona, la cifra destinata a medico e farmacista non vada alla sarta, ma permetta un soggiorno al mare o in montagna ecc.

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Nella guardaroba, la tavola da stiro abbia la luce a destra; i bauli e i cassoni, che non mancano in nessuna famiglia, sieno messi bene vicino ai muri o uno sopra l'altro, possibilmente riparati dalla polvere e coperti di stoffa eguale. La biancheria da stirare (che deve stare il meno possibile in giro) trovi posto in capaci cassetti del tavolo o in armadio a muro, o in una di quelle ceste speciali, con coperchio, di giunco o di paglia. La macchina da cucire stia, quando essa è a mano, ben coperta, al riparo della polvere, sopra una mensola. Un armadietto a mensola, chiuso - se non esiste un provvido armadio a muro, - contenga il necessario per pulire e smacchiare, le pinze e qualche cordicella pulita per stendere ad asciugare la roba. E, giacchè siamo in argomento, ecco l'ottima ricetta di un liquido, con cui bisogna ripassare spesso il collo delle giacche maschili e femminili: far bollire g. 200 di saponaria in due litri d'acqua, fino a che l'acqua è ridotta a metà; unirvi, quando è fredda, 2 cucchiaj d'ammoniaca e 2 di benzina rettificata. Per smacchiare vestiti, è bene avere anche un liquido che si ottiene facendo bollire per un istante in un litro d'acqua g. 25 di sapone di Marsiglia, e aggiungendovi, a freddo, g. 25 di etere etilico e g. 25 ammoniaca. E ancora: i merletti nuovi, quando sono fatti un po' lentamente, sono sempre poco immacolati. Per pulirli si rotolano intorno a una bottiglia o a un cilindro di vetro; si ricopre d'acqua, in un caldano capace, bottiglia o cilindro, dopo aver dato qualche punto al merletto per tenervelo ben fisso; si pone nell'acqua del Lux e un granello di soda, e si fa bollire. Si getta l'acqua e se ne mette della pulita, fino a che il merletto sia immacolato; si risciacqua e si toglie dal cilindro solo quando è a metà asciutto. Si stira colle mani e non col ferro. Uguale procedimento si usa per qualunque merletto.

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Quando la terrazza è aperta da tutti i lati e serve, quindi, solo per la buona stagione, abbia per mobili poltrone a sdraio, sedie, tavolini da giardino, abbia una gran tenda color crudo a grosse righe che, tirata, ripari dal sole e dal vento, o abbia un ombrellone da spiaggia allo stesso scopo. Ma sopratutto, sia molto, molto fiorita! Se è possibile farvi arrivare dal giardino e dal terreno sottostante una pianta che abbia là le radici, scegliamo la vite ed il rosaio rampicante - in modo da aver l'utile e il dilettevole; se dobbiamo fare le piantagioni in cassette sulle terrazze stesse, preferiamo dei bei rosai rampicanti da disporre a pergola, a parasole, ad arcata. Scegliamo il tipo rifiorente, che dà corolle e profumo tutto l'anno, il tipo «Thea», ed anche quella varietà a piccoli fiori che formano mazzo. Una pianta magnifica, per terrazza e giardino d'inverno, è l'azalea. Tutti, a Roma, ricordano le gigantesche azalee che adornavano il giardino della Regina Margherita e che si intravedevano passando per via Boncompagni... e particolarmente le ricordano i feriti, che passarono la loro convalescenza sotto l'ombre fiorite ed amiche. La balaustra della terrazza abbia geranii ricadenti; i grossi vasi abbiano, se il clima lo permette, aranci e mandarini; le cassette poste a terra abbiano fresie, giacinti, tulipani, e, in estate, petunie, margherite, zinnie, astri, salvie. Qua e là vi sieno prese di corrente, che potranno servire a fare il thè colla thejera elettrica, o ad azionare ventilatori, o a illuminare la terrazza con lampade portatili, dai bizzarri paralumi colorati che, nella notte profumata, fra i rosai, parranno altri bizzarri fiori multicolori.

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Fedele a questi principii, incomincerò a rivolgermi alle signore che hanno una sola domestica a tutto fare, e per cui il problema degli inviti è molto più complicato che per chi abbia una brava cuoca in cucina, e una cameriera pratica del servizio di tavola. Non solo, però, esso non è problema insuperabile; ma, anzi, ben risoluto, rappresenta un vanto per una brava padrona di casa. Siamo quindi in perfetto stile fascista... Una famiglia dabbene, con mezzi sufficienti, deve avere sempre l'impronta della signorilità e noia soltanto quando riceve. Anzi, se la domestica non è abituata a servire sempre bene a tavola, col suo grembiale bianco pulito, il giorno in cui vi saranno degli ospiti, essa commetterà sbagli su sbagli e confusione su confusione, con poca soddisfazione dei padroni di casa. Tutto, in una famiglia, deve essere sia pure modestissimo, ma accurato. Delle castagne arrostite servite nell'apposito triangolo di stoffa ricamata, hanno altra apparenza e sapore, che offerte in un piatto slabbrato!... un caffè-latte con un cucchiaio di marmellata in una piccola coppa di vetro (tipo Murano, dal costo di forse tre lire), invita e appaga l'occhio, ed è tutto diverso se è portato in un vecchio vassoio, col vasetto della marmellata sporco ed appiccicoso.

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Nel dare un valore a quella parte del nostro attivo e del nostro passivo che non sia in contanti, o non abbia un valore fisso e immutabile, chiediamo consiglio a competenti, e teniamoci sempre piuttosto al «disotto» che al «disopra» delle cifre suggeriteci; nella valutazione di mobili, arredamento di casa, quadri (non di autore) ecc. ricordiamo che quello che noi abbiamo pagato mille in negozio, diminuisce almeno della metà, se dovesse venire subito realizzato. Le passività possono dividersi in due generi: i debiti propriamente detti, che un saggio ammortamento rateale deve possibilmente eliminare, e i pagamenti rateali di case, terreni ecc., a cui fa riscontro un aumento di patrimonio. Questo primo quaderno deve essere aggiornato scrupolosamente: siamo mortali, e abbiamo lo stretto obbligo di lasciare agli eredi uno stato patrimoniale esatto, a base di documenti!... Secondo quaderno della nostra piccola contabilità sia quello delle rendite, da cui risulti quale è il guadagno o il compenso che i vari membri della famiglia ritraggono dal loro lavoro, e a quanto ammonti interesse del capitale posseduto. Terzo: quello delle scadenze attive e passive. Sono scadenze attive gli incassi di qualsiasi natura; sono passive le sei rate bimestrali d'imposte, i contributi, gli interessi da pagare per somme avute a mutuo, le pensioni a famigliari o a domestici, affitto, le annualità di assicurazioni vita, incendio, i debiti tutti ecc. Al principio di ogni mese, basterà un'occhiata per stabilire su quali immediate entrate si potrà contare ed a quali uscite bisognerà provvedere... ma non bisogna dimenticare quell'occhiata, perchè il trascurare una scadenza, per esempio di una cambiale, può portare danni gravissimi!... Lo scadenziario potrà essere stabilito ogni principio d'anno, ma dovrà avere un posto per quelle nuove scadenze derivate da mutamenti patrimoniali improvvisi, o da nuovi impegni assunti, o da proventi inattesi. Quarto sia il quaderno delle spese giornaliere, su cui siano notate le spese tutte, e sia copiata la cifra complessiva settimanale o mensile della spesa di cucina. Quinto ed ultimo sia il libro su cui la cuoca o la domestica nota la spesa dettagliata pel vitto. Forse un ragioniere, leggendo queste note, potrà sorridere... ma poi dovrà convenire che, nei nostri cinque quaderni, potremo avere una completa e pratica contabilità domestica, sia fine a sè stessa, sia, principalmente, atta a farci stabilire il bilancio annuo.

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Anzitutto la tavola deve essere di una giusta lunghezza, in modo che ogni commensale abbia posto sufficiente, e che il servizio possa procedere senza urti e incidenti, provocati dallo spazio troppo ristretto. Sotto la tovaglia ci sia una copertura di linoleum e una di grosso frustagno bianco. Il trasparente di colore non usa più, o, almeno, esso va di colore intonato allo stile della camera e appare appena appena, tra i motivi di ricamo sfilato... Davanti ad ogni commensale va messo un solo piatto (che servirà per l'antipasto o per la minestra asciutta) con a destra la tazza del brodo che si deve far trovare versato. Pure a destra va un coltello; a sinistra va una forchetta per l'antipasto. Se l'antipasto non c'è, e dopo la minestra asciutta viene un piatto di carne, allora vanno messi, a destra del commensale, un coltello ed una forchetta, a sinistra una sola forchetta, provvedendo (dirò così), in questo modo alla posateria per le due prime portate, cioè la forchetta per la minestra, e forchetta e coltello per il piatto di carne. Quando poi chi serve a tavola non è specializzato e praticissimo, è bene porre orizzontalmente fra il piatto e i bicchieri la posata da dessert e un cucchiaino, se il dolce è al cucchiaio, e se si serve la macedonia. Il bicchiere grande, da acqua, posto davanti al piatto, avrà alla sua destra i bicchieri da vino, da Champagne e da liquori. Il bicchiere per vino del Reno o per Porto può essere di un colore diverso e di fattura diversa; rosso cupo, azzurro Savoia, verde-mare... ma una padrona di casa sia certa di fare cosa sempre moderna e elegante, mettendo tutti i bicchieri dello stesso servizio... servizio o in Baccarat, o in cristallo, o in mezzo cristallo, o in Murano. Ora furoreggia il Murano, per cui sono stati riprodotti vecchi modelli, e ne sono stati creati di nuovi artistici. Vidi una tavola apparecchiata con una moderna tovaglia di filo color grezzo, ricamata a mano nella tinta un po' più scura, con trasparente di color azzurro-pastello-smorto, trasparente che s'intravvedeva appena. I cinque bicchieri, le brocche per l'acqua, le bottiglie pel vino, il vaso centrale erano tutti in Murario color azzurro-pastello-smorto, che spiccava mirabilmente sul colore grezzo della tovaglia. Il vaso centrale era pieno di rose bianche - e una foglia di rosa bianca era nell'acqua dei bowls; i bowls erano in Murano, nello stesso tipo e colore, con piattino analogo... Il vasellame era in finissima porcellana bianca con un filetto azzurro, il lampadario era di vetro simile a quello della cristalleria e tutto l'insieme era di mirabile finezza e gusto..., adatto alla casa principesca a cui tutto ciò apparteneva, e all'ospite altissimo che vi era atteso a un'elegantissima colazione.

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Un ufficiale abbia pantaloni corti e stivaloni. Finita la colazione, gli ospiti passano in un salotto accanto a fumare e a chiacchierare, e vi si trattengono una mezz'oretta; quando si congedano dai padroni di casa, dicano una parola semplice e cortese di ringraziamento. Quella che generalmente e poco poeticamente viene chiamata «visita di digestione», continua a essere necessaria nei piccoli centri, ma è abolita nelle grandi città, dove la vita ha assunto un ritmo accelerato. È doveroso, però, che gli uomini invitati lascino, entro gli otto giorni, due carte da visita alla famiglia che li ha ospitati, (e una sola, se il marito fosse lontano, o se la signora fosse vedova), e che la signora invitata telefoni, qualche giorno dopo, due parole cortesi, o mandi per posta due parole cortesi.

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Per finire la serata, egli abbia fissato in antecedenza un palco, a teatro, oppure chieda le preferenze degli amici. Naturalmente stia attento di non lasciare che questi mettano mano alla borsa sotto forma di mezzi di trasporto, mancie ecc. Le persone invitate abbiano la delicatezza, conoscendo di quale potenzialità finanziaria è il loro amico, di non permettere spese eccessive da parte sua, e di tenersi in un giusto limite nell'esprimere le loro preferenze. Se quella che invita è una signora, si faccia trovare pronta all'albergo (una signora sola o delle signore sole non invitano mai al ristorante o in trattorie, sieno pure caratteristiche). Ella abbia di sua mano posti dei fiori sulla tavola, e curato che in tutto si riveli la cura femminile di offrire un'ora lieta a delle amiche o a degli amici.

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Una signora che abbia la casa montata da una ventina di anni, come è una madre che sposa la figliola, deve avere ormai tanta pratica di ménage da non spaventarsi all'idea di offrire a casa sua una colazione di nozze. Se ha un buon cuoco o una buona cuoca la offra calda, se vuol semplificare le cose la offra fredda... ma preferisca offrirla in casa, anzichè in un albergo anche di lusso, in un salone che si apre a chiunque abbia quattro soldi, magari fatti gabbando il prossimo. - Ma la seccatura... il daffare - obbietterà qualche madre, amante del quieto vivere... E la maggiore signorilità di un invito in casa propria? E la gioia di circondare la sposa, nell'ultima ora che passa in casa, di parenti e amici, non costretti ad una cortese indifferenza dagli impettiti camerieri in coda di rondine..., di circondarla delle suppellettili, dei quadri, dei mobili fra cui ha fatto i primi passi, e che forse hanno visto i primi passi dei suoi maggiori? Eppoi, il daffare può essere infinitamente ridotto, con una sapiente organizzazione e previdenza; col far venire un paio di giorni prima un cuoco capace, (meglio che col rivolgersi ad una salsamenteria e una pasticceria pure di primissimo ordine e di fiducia)... senza contare che, se una donna in età d'esser suocera non sa muoversi, e combinare, e far fare buona figura a sè e ai suoi... povera famiglia passata, presente e futura!... Ed ecco come procedere dato che, come sarà detto in altro capitolo, ormai l'uso fa sì che alla colazione di nozze sieno invitati soltanto i parenti più stretti. Calcolando quindi una trentina di persone al massimo, divise in sette tavolini, capaci da quattro persone ciascuno, e calcolando lo spazio necessario a sette tavolini, risulta che basta avere un ambiente di m. 5 x 5, cioè una stanza di proporzioni non straordinarie. Nella stanza vicina, su di un largo tavolo, vanno posate le vivande e i pochi piatti necessari alle portate, che si limiteranno a tre. Occorrono e bastano tre ambienti; se una famiglia ne possiede soltanto due (senza contare, bene inteso, l'anticamera), si disfaccia per un giorno, silenziosamente, senza mettere a soqquadro la casa, una stanza, la si adorni di verde, di fiori, di mobilucci, e la si destini a salotto o a fumoir. Noleggiati da una sala da thè, senza fastidio e con poca spesa, tavoli e sedie tutte eguali e belle, si coprano i tavolini con un elegante tovagliolo o di Fiandra o ricamato, che sia per tutti eguali, e si adornino con un vasetto lungo e sottile che abbia un fiore o una rosa bianca tra il capelvenere, o tra le felci. Al posto dei quattro commensali va messo un piatto, una posata, due bicchieri da vino, uno da acqua e il tovagliolino; in mezzo ci va una piccola coppa con delle mandorle tostate e null'altro, per non creare ingombro. Appoggiato ai bicchieri, va messo un bel cartoncino sottile, decorato in oro, con scritto «Nozze Y X» e data, poi questo pomposo menu... Questa volta non mi si gridi la croce addosso, se metto un menu in francese; lo faccio per una piccola furberia... per fare apparire, cioè, come grandi cose... delle preparazioni semplici e facili. Dunque: Consommé de volaille; Bonne bouche Regence; Brioches Lucullus; Poulardine à la gelée; Langue écarlate; Roastbeaf à I' Anglaise; Paté de fois gras; Jambon Flamande; Galantine Liberty; Salade Waldorf; Macedonie de fruits. Gâteau Mille Feuilles. Weddig- cake. Choix de Patisserie. Glace vanille, chocolat, fraise. Caffè; Vermouth. Marsala. Porto. Spumante. Quale distinta «pomposa» direbbero i tedeschi!... E in realtà, è una distinta ricca, per la quale una brava padrona di casa, spenderà un terzo di quanto pagherebbe ad un pomposo albergo. Quando la lieta comitiva, reduce dalla chiesa, entra nell'ambiente preparato per la colazione e prende posto alle piccole tavole, trovi una tazza da brodo (vanno, preferibilmente, quelle di fine porcellana a due manici, ma possono andare anche quelle comuni da thé) piena di brodo tiepido in estate, e bollente in inverno. Dato che il servizio deve essere svelto, ma che nessuno ha il nemico alle calcagna, bastano benissimo quattro domestici, di cui due possono essere donne, queste accuratamente vestite di nero, con guanti di filo bianchi. Negli alberghi dove vogliono cavar sangue da una rapa e spogliare i clienti, i camerieri hanno l'ordine di passare rapidamente tanta grazia di Dio e di farla presto sparire, e così pure di offrire una sola coppa di spumante italiano... Invece, nelle famiglie, i domestici passino due volte con tutti i piatti davanti ad ogni convitato, e riempiano il bicchiere a chi ama «lo dolce licore». Il brodo si beve, mangiando insieme dei grissini all'olio o al burro e qualche mandorla tostata in sale. La preparazione di queste è semplicissima (vedi pag. 129). Quello che, nella distinta, è annunciata come «bonne bouche Regence» e «brioches Lucullus» sono sandwiches, panini e sfogliatelle ripiene di antipasti stuzzicanti l'appetito, a base di burro, alici, tonno, caviale, olive, burri composti, (vedi pag. 126) che saranno serviti con Vermouth, Marsala o Capri, o con vino ghiacciato di specialità locale, leggero e pizzicante, o con una specialità italiana, come per esempio, il delizioso vino «delli castelli romani». Nello stesso piatto dei sandwiches saranno successivamente serviti dei cibi freddi che, ripeto, possono tutti essere stati preparati il giorno prima, e che saranno portati o su parecchi vassoi, o su due molto grandi. In quest'ultimo caso, saranno disposti ordinatamente, su di uno strato di gelatina, petti e coscie di polli arrosto (poulardine gelée), delle fette di pasticcio in fegato (Patée de fois gras), di prosciutto cotto (Jambon Flamande), di gelatina di vitello (Galantine Liberty), di lingua (langue à l'écarlate), il tutto framezzato a insalata mista (salade Waldorf ), e insalata con maionese, funghi sott'olio ecc... Il roast-beaf (à l'anglaise) può essere freddo, e allora trovar posto nel grande vassoio; oppure, (volendo), essere servito caldo, immediatamente dopo i sandwiches e prima dei piatti freddi. In tale caso, esso può venire accompagnato da una pasta asciutta ai funghi o profumata di tartufo, di cui però non vanno servite che due o tre cucchiaiate accanto alla rossa fetta di carne. A seconda dei gusti e della spesa che la padrona di casa vuol fare, essa potrà aggiungere altri piatti come majonnaise di pesce, fette di vitello arrosto, agnello con la caratteristica salsa di menta ecc. Dopo questa abbondante e eccellente sfilata di vivande fini e appetitose, i domestici tolgano davanti ad ogni invitato il piatto grande e lo sostituiscano con un piccolo, da dolci, con la rispettiva posata; levino il pane, i bicchieri da vino e portino quelli da spumante e da liquori. La sposa si alzi e, mentre lo sposo regge un vassoio con quella torta Margherita dalla superfice glassata, che si chiama pomposamente «gateau mariage» o «wedding-cake», ella ne tagli una fetta per ogni invitato, con rapidità e cortesia. Quando torna a posto, i camerieri sturino lo spumante. Terzo mutamento di piatti per le frutta, consistenti in bella frutta matura, ma non troppo grande. I grappoli d'uva vanno tagliati colle forbici e messi in tavola ridotti a proporzioni ragionevoli. Si serve anche molto la Macedonia aromatizzata con Moscato, Malvasia, Rhum e non con lo Champagne, per variare il gusto. Siccome, poi, la torta nuziale non è specialmente prelibata, ne va servita un'altra fine e appetitosa (gâteau mille- feuilles), o, meglio, il gelato (glaces vanille ecc.) in piccole forme con biscottini leggeri (choix de patisserie). La quarta e ultima portata consisterà nel caffè, in bomboni, liquori (almeno due di marca), sigari fini e sigarette. La padrona di casa vigili tutto senza parere, senza darsi aria d'importanza o aria affaccendata; ella avrà dato dapprima poche e precise disposizioni ai domestici che dovranno avvicinarsi, senza parlare, con i vassoi carichi o le bottiglie ai commensali, aspettando il loro cenno negativo o affermativo, e regolandosi in conseguenza.

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Quando la padrona di casa abbia una buona cuoca, invece di offrire una colazione di nozze fredda, può offrirla con piatti caldi e freddi, su queste basi: brodo in tazza, un piatto di pesce con salsa d'accompagno, un piatto freddo, un arrosto con insalata, torta di nozze, gelato, frutta. Ed ecco due distinte: Brodo con pasta reale; Filetto di sogliola alla diplomatica; Medaglioni di fegato in bella vista; Polli arrosto con insalata ricca; Coppe di gelato principessa; Torta di nozze, frutta. Brodo alla primaverile; Salmone del Reno con salsa tartara; Spuma di prosciutto con gelatina; Tacchino arrosto con crescione e insalata di primizie; Gelato. Torta di nozze; Canestri di frutta.

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E, con questo po' po' di roba, chi abbia un buon appetito, alimentato dal vento marino «ubriaco di sale», o dalla frizzante aura montanina, dovrà convenire, a ragione, d'aver mangiato come un principe...

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Se si deve mangiare in vagone, si abbia almeno: un bicchiere, le posate tascabili e i cibi messi tra il pane, uso «sandwiches». Si eviti di gettare bricciole e di spandere del vino per terra; si faccia un accurato involto degli avanzi e lo si getti dal finestrino, quando si è lontani dalle stazioni e si è ben sicuri che non andrà sulla testa di qualcuno che vigila la linea. Gli uomini ajutino le signore nel salire e nello scendere... loro stesse e le valigie, in modo cortese, ma che escluda ogni confidenza. Tutti, uscendo dal vagone, facciano un cenno di testa agli improvvisati compagni, con l'augurio di buon viaggio. Due signore, completamente sconosciute, viaggiando in un vagone letto, sieno cortesi fra di loro, ma senza entrare in intimità; non ingombrino la cabina, nè disturbino in nessun modo la compagna, nel disfare o rifare la loro toilette notturna. È ben naturale che, se un compagno improvvisato offre un dolce o una sigaretta, la signora rifiuti..., anche pel sempre possibile caso di un birbone in guanti scamosciati e di sigarette al narcotico; se questi, invece, le fosse presentato da qualche conoscenza, accetti con disinvoltura qualche cortesia che non imponga spesa, ma rimanga sempre signorilmente riservata di modi.

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È indicatissimo scrivere su di un quaderno le cose che si portano con sè, sia per dimenticare le indispensabili, sia per riportarle alla fine della villeggiatura, sia per contarle al primo sospetto che qualcuna abbia preso il volo. Quando una signora non sia provvista dei bauli speciali sopra accennati, abbia almeno varie tasche o borse in tela o in mollettone per tenere ben divisa la biancheria, le combinazioni, le calze, i fazzoletti; abbia borse di «crétonne» per le scarpe, e ve le metta bene imbottite di roba leggiera, o colla loro forma; quando non possegga un «nécessaire» da «toilette» da viaggio, abbia almeno parecchie tasche di tela ricamate collo stesso disegno; per pettine, spazzole ecc. abbia sempre delle igieniche buste portatovaglioli, e una scatola, il meno possibile grande, con la scritta «farmacia». Essa contenga un tubo di pasticche di sublimato corrosivo (una di esse, sciolta in un litro d'acqua, dà la soluzione all'uno per mille) una siringa con astuccio, due aghi e due fialette d'olio canforato (per poter fare un'iniezione in caso grave, e rianimare le forze del cuore), un pacchetto di g. 100 di cotone sterilizzato, delle compresse di chinino e di salolo, una scatola di vasellina borica e delle pillole purgative; una boccetta di tintura di jodio e una di laudano potranno stare in una valigetta a mano, assieme al piccolo prontuario che ognuna di noi deve tenere sempre vicino (vedi appendice di questo capitolo). Un baule ben fatto deve ancora contenere un sacchetto di tela greggia con chiusura a guaina per la biancheria da lavare, dei sacchetti impermeabili per manopole, e spugne, catini di gomma, ecc. In quanto al «nécessaire» da lavoro, ecco come farne da sé tre: uno più semplice e minuscolo, uno più completo e uno completissimo. Per il primo prendiamo due rocchetti di misura comune, posiamoli su della tela cerata e tagliamo due dischi eguali al «fondo» dei rocchetti, aggiungendo due o tre millimetri all'ingiro. Questi dischi saranno le basi del futuro astuccio a forma di cilindro. Ora misuriamo quanto siano lunghi i due rocchetti e quanto un ditale, e facciamo un piccolo calcolo geometrico. Moltiplicando il diametro di un disco per 3,14 noi abbiamo la circonferenza del disco. Ebbene, tagliamo un rettangolo di tela cerata lungo due centimetri più di quanto sia la circonferenza stessa e largo quanto i due rocchetti e il ditale messi in fila nel senso della lunghezza. Foderiamolo di sottile e morbida lanetta, foderiamone anche le basi e poi cuciamo le basi al rettangolo per quattro quinti... giacché, se lo cuciamo tutto, avremo un cilindro chiuso. Attacchiamo solidamente un robusto gancio automatico su quel soprappiù di due centimetri, in modo da poter chiudere bene l'astuccio. Ora adagiamovi i due rocchetti, uno di filo bianco e uno dove arrotoleremo della seta color delle calze e del vestito, mettiamoci in mezzo il ditale; nella flanellina infiliamo due aghi da cucire, uno da lana, un minuscolo passanastro, un piccolo e sottile uncinetto pieghevole, due spille da balia, due spilli comuni, una piccola limetta che possa tagliare il filo..., giacchè un paio di forbici sarebbe ingombrante. Vi stanno anche due o tre ganci automatici, e altrettanti bottoni. Il tutto risulta piccolissimo, ma completo, carico e tale da prendere posto nel sacco da montagna di un'alpinista o nella capace tasca di un cappotto da viaggio. Invece, per mettere nella valigetta a mano, dove si ha uno spazio un pochino maggiore, si può costruire una cosina più completa, servendosi di una qualunque solida scatoletta di cm. 12 X 6, alta tre centimetri. Se ne imbottisce il coperchio con un po' di ovatta che si copre con un pezzetto di solida seta; vi si fa passare un robusto cordoncino teso dove s'infileranno una piccola forbice, e il passanastro; mentre si appunterà sull'imbottitura ogni sorta di aghi e di spilli. Si acquistano sei minuscoli rocchetti e si fa nella scatola una piccola esatta divisione (con cartoncino foderato della stessa seta) per contenerli; si riempiono i rocchetti di filo bianco, di cotone da rammendo, di seta di vari colori. Nello spazio rituasto libero stanno ganci, bottoni, un ditale, un rotolino di fettuccia uno di elastico, un uncinetto sottile pieghevole. Per la chiusura serve un robusto gancio automatico, che si può far mettere a macchina da un calzolaio o da un sellaio. Infine, per avere un capace «nécessaire» da portare con sè in una lunga villeggiatura, si opera come si è fatto per la scatola N° 2 e si riduce a «nécessaire» una bella scatola grande; la si provvede come quella N° 2, aggiungendovi in più delle forbici grandi, dei lacci da scarpe e da busto, degli uncinetti, del cotone da ricamo e da rammendo, della seta di varii colori, della lana di tinte svariate, corrispondenti ai calzettoni sport dei ragazzi, ecc... In quanto al «nécessaire» per pulire le scarpe, è bene fare una spesa una volta tanto, e comperare quegli astucci di cuoio contenenti due spazzole, rispettivamente per scarpe chiare e nere, con varie creme e varie pezzuole. Se si viaggia con bimbi o con persone anziane, bisogna avere, in apposita scatola di ferro, un fornello pieghevole con del combustibile solido (quello Meta, usato da Nobile al Polo è il migliore) e con dei fiammiferi. Un fornellino elettrico, e quel piccolo apparecchio elettrico ad immersione, mediante il quale si può avere in qualunque momento dell'acqua calda, saranno praticissimi in qualunque luogo dove ci sia la luce elettrica; un bicchiere di alluminio tascabile, con relative posate e cava-turaccioli, in apposita custodia di cuoio, serviranno durante qualche gita; il piccolo ferro elettrico, servirà a «rinfrescare» vestiti e biancheria; una piccola cartella in cuoio conterrà il libro degli indirizzi, delle carte da visita, la carta d'identità; un «blocco» di buste e carta da lettere servirà per la corrispondenza, con una buona penna stilografica e con compresse d'inchiostro; ... Se poi partiamo per un lungo soggiorno, rechiamo con noi qualche gaio tappetino, qualche bel ricamo, un portacarte e un paralume pieghevole; qualche gingillo (tra cui utilissima, e anzi, necessaria, una sveglia da viaggio con astuccio), dei vasetti argentati o di rame per fiori, ed anche una piccola «grafonola Columbia per poter fare quattro salti a suon di musica» e una buona «Kodak». E non dimentichiamo d'essere cristiani e non dimentichiamo che la vita è incerta. Così l'«Imitazione di Cristo», nell'edizione che ha anche le preghiere per la Messa, abbia un posto d'onore nell'astuccio di cartone che le impedirà di sciuparsi. E un Crocifisso con l'indulgenza «in articulo mortis», ci sia sempre accanto. Vivendo un'esistenza onesta e di lavoro, non dobbiamo temere la morte... al punto di allontanarne da noi, paurosamente, il pensiero!... E poi, con tanti incidenti della via e della vita, con tanti disastri ormai comuni, il Simbolo benedetto e eterno della Croce, può ajutare e confortare altri... I porta-ritratti pieghevoli o di cuoio, o di cartone, o di stoffa, o foderati con carta di Varese, colle fotografie dei nostri cari vivi o perduti, ci siano pure compagni di viaggio e di villeggiatura.

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.: la camera da letto abbia un bel S. Francesco dorato su sfondo turchino e un servizio da toilette, candelieri, scatole per cipria, per gioielli, vaschette portafiori a fiorami su sfondo azzurro; la cucina abbia dei piatti istoriati, dei boccali con scritte bene auguranti, i vasi contenenti sali, spezie ecc. a ornati tipo antico; l'anticamera abbia un caratteristico orcio giallo per ombrelli, il portalampada dalla forma di vecchio fiasco friulano con quattro anse, color arancione, e un grande portafiori color mordoré. La camera da pranzo abbia in ceramica il servizio da tavola e da thè, i portabiscotti, le bottiglie per l'acqua (che, nella terracotta, si manterrà fresca); il salotto dalle poltrone di vimini o impagliate, unisca alla festosità dei vecchi scialli e fazzoletti friulani, la caratteristica lum (lucerna a olio) decorata a colori vivi, colla catenella in ottone, e la festosità dell'argilla, foggiata a oggetti ornamentali.

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Quello che, invece, una donna non deve fare sono i debiti, che vengono poi uno dietro l'altro senza accorgersene... e che ognuna di noi deve odiare al pari del peccato; nè ella deve sopraccaricare di lavoro e di pensieri il proprio padre o il proprio marito, per una sciocca e malintesa vanità; nè, quand'ella stessa abbia una via di lavoro e di guadagno e la percorra, deve barattare il suo lavoro, che è cosa tanto bella e alta, con quattro fronzoli, che, pagati oggi a peso d'oro, si buttano via domani... Guardiamoci in giro, leggiamo la cronaca dei fallimenti, dei disastri finanziari, di casi dolorosi di appropriazione indebita, e vedremo che troppo spesso il lusso delle donne (amiche o mogli), ne è stata la causa. Se, per un'ipotesi impossibile a verificarsi, fosse di moda portare per due anni lo stesso vestito, quante donne oneste di più ci sarebbero!!!...

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Ricordiamo che intelligente abilità di una padrona pratica e brava, che abbia imparato a fondo la cucina, il pregio di ogni vivanda, il rendimento nutritivo di essa, l'arte di presentarla, coadiuvata da un'attenta domestica, può fare miracoli.

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La spesa di tutto questo corredo di biancheria da casa si può calcolare così: Tovaglieria L. 2.000 (nel caso che la sposa abbia ricamato da sè le tovaglie di grossa tela e quelle da thè eleganti), altrimenti L. 3,000, 4,000 5,000... Biancheria da letto L. 8.000 Biancheria da cucina L. 700. Questo, però, per ottima roba di prima qualità.

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E. il Cardinale segretario di Stato, a chi abbia meriti o requisiti speciali, ma non specialissimi. In entrambi i casi va scritto un ringraziamento caloroso.

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Ma non basta che la padrona di casa abbia preparato bene la tavola, abbia infiorato i salotti ecc. ecc.; bisogna che ella non abbia invitato nè troppe, nè troppo poche persone, e ne abbia curato l'affiatamento. Se si tratta di una cinquantina di persone, ci deve essere della buona musica (veramente buona e limitata a tre o quattro pezzi), oppure ci deve essere l'attrattiva di un personaggio importante; se si tratta di una diecina, bisogna che sieno tutte conoscenze bene affiatate. Sono necessari due o tre uomini brillanti e buoni parlatori per ogni dozzina di signore, allo scopo di animare la conversazione, conversazione che deve, però, venire diretta dalla padrona di casa con garbo e con tatto... cosa non facile... Gli invitati debbono facilitargliene il compito, dimenticando le loro piccole beghe personali, quando sono riuniti presso degli amici, se, per caso, vi trovano delle persone che non vanno loro a genio. In quanto al posto che spetta, in un salotto, alla padrona di casa, ora non si sa bene quale sia, perchè ella è solo e unicamente affaccendata a rimpinzare i suoi ospiti di pasticcini, sandwiches, marroni canditi, ecc. Oppure ella saluta appena le intervenute e le affida a qualcuno per mandarle al buffet, in modo che il salotto si trasforma in pasticceria, e non c'è più tempo per una simpatica e brillante conversazione. Una volta, in tutte le famiglie signorili, si usava come si usò sempre dalla Regina Margherita, quando Ella riuniva intorno a sè delle signore in un ricevimento; cioè il posto d'onore, spettante alla signora che sopraggiungeva, era alla destra dell'Augusta signora. All'arrivare di un'altra, la prima passava al secondo posto a destra della Maestà Sua, e così via. Questa sarebbe la regola buona di seguire; oggi è molto simpatico che la padrona di casa trattenga un momento a sedere alla sua destra l'amica sopraggiunta, e che poi la scorti al thè, tornando al suo posto per l'arrivo di un'altra amica e, definitivamente, quando tutte si saranno rifocillate. Se la signora è molto anziana, allora ella può tenere la destra del sofà. Una signora non si alza mai in piedi quando un uomo entra in salotto, a meno che egli non sia un vecchio illustre, o una spiccata celebrità. Si alzi, invece, sempre, quando entra una signora, ma non quando entra una giovanetta.

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Mattina: polenta e uccelli scappati (senza uccelli, naturalmente, cioè condita con un sugo che abbia il sapore del sugo di uccelli), cotechini con «purée» o con verdura di stagione. Giovedì. Sera: minestra di riso; fegato fritto con alcune fettine della polenta del mattino fritta. Venerdì. Mattina: maccheroni al burro; pesce fresco o conservato (se è conservato, unirvi una bella insalata mista o russa). Venerdì. Sera: zuppa o risotto fatto col brodo di pesce - o minestrone di magro; uova alla russa, o in cento modi diversi. Sabato. Mattina: castagnaccio; manzo bollito con un contorno di verdura ripiena (zucchine o melanzane), oppure con verdura semplice. Sabato. Sera: riso in brodo con verdura; polpettine di carne o involtini, usufruendo il lesso freddo. Domenica. Mattina: timballo di ravioli, (con ripieno di ricotta e spinaci, o di carne), oppure pasticcio di riso o pasticcio di lasagne fatte in casa; vitello in tonno, oppure vitello o pollo arrosto con insalata; dolce. Domenica. Sera: minestrone di grasso oppure minestra col latte; vitello o pollo freddo (quello della colazione) con patate arrostite. Questa distinta ha i seguenti caratteri settentrionali di praticità: Presenta il manzo bollito necessario al brodo giornaliero ogni lunedi, mercoledi e sabato; una volta lo presenta freddo, con salsa di accompagno o con insalata. Invece dei comuni «maccheroni al burro», cambia sempre il primo piatto, e indica qualche minestra da farsi senza brodo. Ma qui torna opportuna una parola in difesa del manzo bollito, tanto necessario e così poco amato. Quella carne brutta, scura, a pezzi, con abbondante osso, che il macellaio mette con sveltezza nel cesto della bella servotta, aggiungendo una parolina galante... non ha nulla a che fare con ottimo bollito grasso e magro che si mangia negli alberghi e nelle trattoria buone... Quindi, la padrona di casa istruisca la domestica, oppure ordini telefonicamente al macellaio una certa quantità di copertina, spalla, costata o petto. Per avere un ottimo brodo, conviene mettere la came in acqua fredda; per avere un buon lesso, la came va calata quando l'acqua bolle. Per avere buono l'uno e l'altro, si metta la carne quando l'acqua è tiepida. Bisogna calcolare un chilo di manzo su due litri di acqua e unirvi abbondante verdura, oppure un pizzico di «julienne» (vedi cap. XVI). Per poter poi, a tavola, «fare la parte» di bollito a parecchie persone, è consigliabile comperare carne senz'osso (girello, piccione, nasello) e unirvi un po' di osso ricco di midollo; oppure, per la minestra, si può insaporire un brodo leggero con gli estratti di carni di gran marca italiana.

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Ed ella e il marito partecipano il lieto avvenimento ai parenti con telegramma, lettera o cartolina, agli amici e conoscenti in forma molto semplice; generalmente, con una carta da visita del padre e della madre che abbia attaccato con un nastrino (rosa per le femmine, azzurro per i maschi) un minuscolissimo cartoncino col nome del bimbo; oppure con un largo cartoncino dove, entro un fregio artistico, sono litografate (mai stampate) queste parole: «Mario X ... di Giuseppe e di Teresa Y - 10 aprile 1928» - oppure: «Mario di Giuseppe X e di Teresa Y 10 aprile 1928». Quando il fregio è artistico, sarà cosa carina che ogni partecipazione sia messa, da babbo e mamma, in una graziosa cornice e formi quadretto: due o tre quadretti eguali - ricordo dell'arrivo di due o tre bimbi, - posti nella camera da letto o nell'angolo più intimo del salotto, formano una nota bella e gentile, che rallegrerebbe molto il nostro Duce. Questa partecipazione sia riposta subito da babbo e mamma e messa in un grande album dove poi essi uniranno, via via, le fotografie del piccino, quelle della sua balia o bambinaia, poi quelle del giardino d'infanzia, delle scuole, di tutti i momenti della sua vita, unendovi anche brani di giornali, partecipazioni ecc. Essi tengano a mente che il più bel dono che potranno fare ai figlioli adulti, sarà questo album della loro vita... Gli altri generi di partecipazione di nascita (Cirillino X saluta col primo vagito gli amici di babbo e di mamma) — oppure (sono venuto al mondo ieri e domando la sua amicizia) ecc., sono di cattivo gusto sorpassato... E di gusto pessimo sono quei cartoncini simulanti un foglio di calendario, con scritto sotto il grosso numero «Nasce a Roma, Cunegonda di X e di X Y»... cartoncini che portano poi, a destra e a sinistra del numero, un menu locale «gnocchi alla romana, carciofi alla giuda» ecc. o «triglie alla livornese» rispettivamente, se il neonato ha vista la luce a Roma o a Livorno. Incredibili... ma esistenti!... Molto nuove, signorili e cristiane sono certe partecipazioni di nascita e di battesimo in uso nel Belgio: un'artistica piccola imagine sacra con - retro - la scritta «Ricordo del battesimo di Antonio X, figlio di Y e di Z, nato a... il giorno...» sul tipo, quindi, delle imagini che si distribuiscono per prima Comunione.

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Invece è bene che lo siano, ma che il libro di preghiera sia l'Imitazione di Cristo e abbia una rilegatura artistica, l'arazzo da mettere in capo al letto sia veramente bello, il rosario sia in pietre dure ecc. Indicati anche, perchè i piccoli Comunicandi sono anche studenti di ginnasio, una penna stilografica di buona marca, un tagliacarte di tartaruga e simili. Nel pomeriggio, quando la mamma voglia riunire dei piccoli amici dei suoi figlioli, abbia cura di non dare alla riunione un carattere mondano, bensì un carattere dissimile dalle altre feste, e li conduca con sè a vedere la famiglia di poveri che ella ha beneficati in quel giorno, li conduca a fare una merenda all'aperto, lontani dalla vanità e dal brusio... Generalmente la Cresima coincide con la prima Comunione; padrino e madrina regalano ai figliocci qualche cosa di valore, che possa restar loro per tutta la vita per ricordo. Indicatissimo, e quasi di prammatica, è l'orologio d'oro con catena ai maschi, l'orologio a bracciale per le bambine, oppure, per quest'ultime, una spilla d'oro massiccio, o un braccialetto di una forma semplice, che possa essere sempre di moda, un paio di orecchini con una perla anche piccola, ma perfetta, che esse porteranno fino a quando lo sposo loro regalerà i solitari. I cresimati saranno invitati a colazione dai padrini, e i genitori dei cresimati ospiteranno i padrini pel pranzo e per la serata. Anche qui sarebbe molto cristiano, bello ed educativo che i genitori tenessero a Cresima, nello stesso giorno in cui i loro figlioli ricevono il grande Sacramento, un povero bambino... un piccolo colono, un orfano di guerra, imitando così l'alto e nobilissimo esempio del Principe di Piemonte che, nella primavera 1928, a Mogadiscio, nella Somalia italiana, volle essere padrino di numerosi piccoli indigeni.... I figliocci hanno obblighi di cortesia verso i loro padrini, ai quali scriveranno o recheranno in persona gli auguri nelle ricorrenze festive annuali, nel loro giorno onomastico ecc., unendovi, secondo i casi, qualche fiore, qualche lavorino. I padrini, secondo lo spirito cattolico, dovrebbero essere dei secondi padri, e seguire, ben consigliando, i figliocci nella vita.

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Una ragazza veramente affezionata, che abbia la visione chiara della vita, deve subito, con tutta delicatezza, far comprendere che l'anello ha per lei un valore simbolico e non venale, che al viaggio preferisce un tranquillo soggiorno in un ridente cantuccio solitario ecc. ecc...e non deve dirlo, ma pensarlo e sentirlo. Moltissime volte delle signore, che sono calcolate di buon senso, udirono dei giovani dolersi di non poter sposare per amore ragazze di modesta condizione, e di dover andare in cerca di ricche straniere, o di parvenues, perchè non esiste più quel tipo di brava figliola che dica: - «No; preferisco sposare il segretario di Ministero, anzichè il capo divisione; il tenente, anzichè il generale; l'ingegnere anzichè l'amministratore-delegato di una società, cioè un uomo di trenta anni agli inizi della carriera, anzichè uno di cinquanta. Incominceremo modestamente, con una piccola casa arredata con gusto, anche senza mobili ricchi, casa che man mano ingrandiremo e abbelliremo. Potremo continuare ad essere signori anche così... ed essere felici, perchè il nostro giovane, sano amore, supplirà ai saloni dorati, ai vestiti parigini, ai balli grandiosi. Ci faremo insieme una bella posizione e l'avremo insieme ad una bella famiglia, giacchè Dio aiuta sempre e benedice queste idee e questa felicità». Invece, ora, chi ragiona così è qualche ragazza che non frequenta thè e salotti, e che i giovani non incontrano; le altre si vergognerebbero di mostrare un modesto anello di fidanzata, di avere una sola domestica, di non andare a Parigi in viaggio di nozze. E allora, o restano nubili oneste, ma acide e maligne; o sposano senz'amore un vecchio ricco; oppure entrano nella dolorosa categoria delle demi-vierges. Saranno passate accanto alla felicità senza afferrarla, senza pensare che, nella vita, come non c'è posto, nè fortuna per le pavide e per le vigliacche... Ma torniamo alle feste intime di un lieto fidanzamento. Generalmente i parenti più stretti sono riuniti ad una colazione o ad un pranzo (vedi capitolo X). La tavola sia adorna, possibilmente, di fiori bianchi e da tutto l'insieme traspaia serenità e gaiezza. Le famiglie molto ricche, con una grande casa e con un gran treno di casa, danno spesso un ballo di fidanzamento...

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Una ragazza che abbia un'ombra di delicatezza, non vorrà infliggere, vita natural durante, al marito, la mortificazione di vedere che, a tavola, nulla è proprietà di lui. La famiglia della sposa metta, magari, un articolo del contratto comprovante la provenienza di tovaglie o posate, per ogni eventualità della vita, ma lasci che il padrone di casa almeno figuri padrone della roba di casa!... La Principessa Mary d'Inghilterra dimostrò la sua alta signorilità e intelligenza, volendo, che sulla meravigliosa argenteria e sui gioielli che ebbe in dono, non figurasse più la corona reale, ma quella del visconte di Lascelles.

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Se la sposa è altissima e sottile, adotti il satin immacolato, abbia un vestito molto lungo, con lungo strascico, colle manniche strette, tenga in mano un mazzo in cui abbondino i gigli, e abbia un'acconciatura di boccioli, anzichè di aperte corolle. Se la sposa è molto bruna di pelle, di colorito e di capelli, scelga il velluto, tendente leggermente al crema, e mai un tulle candido, bensì un merletto crema; se ha un musetto fresco di gattina col naso all'insù allora... preferisca sposare in inverno. Ella sarà graziosissima, portando, su di una semplice princesse, un mantello con collo di volpe bianca o di ermellino (mai imitazioni!!). Se è molto piccola e ben proporzionata come una statuetta di Tanagra, abbia un vestito drappeggiato a pieghe sapienti, che faccia di lei una grazia e una bellezza al di fuori e al disopra di ogni moda. Se poi la sposa assomiglia un po' a qualche quadro classico, a qualche tipo classico, ella può intonare un particolare suo (foggia di capelli, un merletto, un velluto al collo) alla figura nota, ma con molto tatto e con molta moderazione. Se poi la sposa vuole sposare non col classico velo, ma adottando un genere di vestito semplice e svelto, indossi un bel vestito bianco, con un chiaro mantello semplice dal collo di ermellino, un feltrino fermato da un bottone di fior d'arancio, scarpe fantasia chiarissime... Assolutamente passato di moda è il vestito da viaggio, che era ben poco simpatico. Tutte le varie foggie sieno accompagnate da calze di seta non trasparentissime, da scarpe di seta, satin, broccato bianco, a seconda della moda, e sempre, la gonna sia lunga, la scollatura non eccessiva, le maniche lunghe, i guanti della pelle di moda. Anche nell'ambiente modestissimo sempre più va generalizzandosi l'uso del bianco e del velo, velo di tulle, naturalmente; il tulle circonda meglio di poesia e di mistero la figura gentile ed è, vorrei dire (rubando l'immagine a Carducci nella lirica «Piemonte»), palpitante. Palpitò il lago di Virgilio, come velo di sposa che s'apre al bacio del promesso amore. I magnifici veli di merletto vero fatti a mano, sono pure qualche cosa di molto vivo e distintissimo; alle nozze reali e principesche, non soltanto la sposa e le parenti, ma tutte le signore invitate debbono indossare, sul chiaro vestito a lungo strascico, un velo di merletto bianco... e ciò fa del corteo, fra il luccicare dei gioielli ereditari, una visione di bellezza e di grazia. La guarnizione di fiori d'arancio o di altri fiori sul capo e sul vestito, sia messa con gusto (ammirevole fu quella che incorniciò la distintissima regalità della Duchessa delle Puglie e la bellezza bionda della Principessa di Piemonte) e non sia eccessiva; il mazzo da sposa sia formato da pochi fiori finissimi, legati da ricco merletto. Con certi vestiti in stile, il velo bianco è fatto scendere da una reticella d'oro e di perle - ma, se la sposa non è addirittura uno splendore di bellezza, non abolisca l'antico mistico velo. Bellissimo uso è quello di adoperare quello delle proprie nonne o delle proprie mamme. Graziosa e gentile è l'usanza che la sposa si faccia vedere pronta, col velo, dallo sposo, prima che da qualunque altro invitato. Ricordate Violet Yves del «Mistero del poeta» scritto da Fogazzaro?... che, non potendo sposare in pubblico, vestita di bianco, volle nullameno indossare l'abito nuziale e farsi vedere dal fidanzato così, per non togliergli la dolce impressione e la gioja di quel momento...?

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Da pag. 267 fino a pag. 274 si è parlato a lungo della colazione nuziale in casa della sposa; quando è veramente necessario ricorrere ad un albergo, si tengano, nella scelta di esso, le medesime norme che pel ricevimento nuziale, si abbia ben stabilito una distinta in cibi caldi e freddi molto fini, e si pretenda l'abbondanza (che l'albergatore si fa profumatamente pagare), specie in Spumante italiano. Ora, che troppo spesso trionfo la moda americana (e ciò, ripeto, è doloroso, perchè significa che «trionfa» il danaro e la mancanza di ogni riguardo), i novelli coniugi si alzano ad un tratto e se ne vanno impettiti, insalutati e insalutanti ospiti. No, torniamo, per carità, alla cortesia e alla signorilità latina!... La sposa consegni di sua mano la bomboniera agli intervenuti, regali alle giovanette amiche i fiori di arancio del suo mazzo da sposa, e si congedi con calma e con grazia. Se la colazione ha avuto luogo in albergo, gli invitati accompagnino la giovane coppia nell'atrio o fino all'automobile; se la colazione ha avuto luogo in casa della sposa, allora essi si congedino rapidamente, dopo aver sobriamente ringraziato i padroni. Se gli sposi non partono in automobile, ma in ferrovia, o in aeroplano, si rechino alla stazione, o all'aereoporto da soli, oppure con due o tre parenti strettissimi, evitando quegli accompagnamenti in massa, di moda anno fa, con relativi colossali «bouquets».

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Quando una signora visita la moglie di un superiore gerarchico, oppure di qualcuno che abbia reso alla famiglia un servizio o un favore, il marito è tenuto ad accompagnarla. La visita, in questo caso, sarà restituita da moglie e marito. Se quest'ultimo ha doveri professionali e di ufficio, la moglie ne scuserà l'assenza. Negli altri casi, il marito non è tenuto a visite; è sempre, però, tenuto a restituirne una (ma non allora, in settimana, bensì alla prima occasione, entro anche qualche mese), se qualche signore accompagna la moglie in casa sua. Nelle visite e nei ricevimenti serali, un buon marito, se non è impedito da forza maggiore, accompagna sempre la moglie; se gli è impedito da forza maggiore, una buona moglie sta a casa; se ella ha un figliolo grande, un fratello, un gruppo di amiche a cui unirsi, è sempre però conveniente e necessario che il marito vada almeno a prenderla dopo il ricevimento, e vi si trattenga almeno per qualche minuto. È assolutamente necessaria la presenza del marito in caso di balli o di cerimonie ufficiali.

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Anche qui dirò, come dissi a proposito dei thè eleganti: ad una rappresentazione diurna, o in teatro di secondaria importanza, è più appropriato un «tailleur» che un vestito da gran sera, nel caso che chi lo frequenta non ne abbia quello elegante, con le maniche lunghe, proprio del caso. Vi sono poi dei graziosi cappelli leggeri da sera, oppure dei feltri con guernizioni di «lamé», di «aigrettes» ecc. Il posto d'onore, a teatro, può variare a seconda dei paesi, ma, generalmente, è quello che guarda il teatro, e da cui, quindi, una signora vede meglio il pubblico ed è più in vista. È uso comune, quando nello stesso palco vi sono due o tre signore, di mutare i posti; quando una signora invita, deve cortesemente insistere per lasciare al posto d'onore l'invitata; viceversa, quando una signora è invitata, deve cortesemente insistere per cambiare il posto che le è stato assegnato, entrando, da chi l'ha invitata. Non è necessario, ma è cortese, che l'invitato porti delle caramelle o dei «fondants», in una bella scatola d'argento... avendo cura di non dimenticarla in teatro. Naturalmente, per le visite che si ricevono e scambiano in palco, vanno le norme della solita cortesia, ed è poco signorile il trambusto per mutare o cedere posti, il chiacchierare e ridere forte. Quando il sipario si alza, tutti debbono far silenzio; una signora può applaudire calorosamente, ma mai calorosamente zittire; deve alzarsi in piedi alle prime note della Marcia reale, o di «Giovinezza», ed è bello che si alzi pure se riceve la visita di qualche grande e anziano scrittore o musicista, di cui si rappresenti commedia o opera.

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, le lenzuola o le tovaglie, che, messe alla rinfusa in un cesto, prenderebbero brutte pieghe; 8. avere ceste in numero sufficiente e in buono stato pel trasporto della biancheria dall'appartamento al terrazzo o al prato; 9. stabilire che la cameriera o la domestica, nei giorni susseguenti al bucato, abbia tempo per accomodare e stirare la biancheria, senza farla girare da un tavolo all'altro. Quindi, se la signora deve fissare un giorno quindicinale di ricevimento, non lo faccia coincidere con quello di bucato o di stiratura quindicinale; 10. avere sempre in ordine la coperta, il lenzuolo da stiro e una flanella su cui stirare i merletti, i ricami, le cifre; avere il ferro elettrico in stato di perfetto funzionamento, o avere in buono stato i ferri per stirare a gas o a carbone, e il carbone bene asciutto; 11. volendo lavare con un sistema più moderno, avere un'ottima lavatrice meccanica o una lavatrice elettrica; 12. avere organizzato l'armadio della biancheria.

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Infatti: ammettiamo che la padrona di casa abbia fatto il suo letto con lenzuola N° 1 e N° 13 rispettivamente, e l'abbia notato sul quaderno, o, magari, sul rovescio di una partecipazione di nozze, fissata con una puntina da disegno allo sportello; non ha che a togliere, per un cambio, quelle segnate col N° 2 e i 14, operare egualmente per federe e asciugamani, e notare i nuovi numeri sul quaderno o sul cartoncino. È molto più lungo a scriversi che a farsi!... In quanto alla tovaglieria, dove non sarebbe bello vedere un numero ricamato, ma che è di disegno diverso e, quindi, facilmente riconoscibile, si fa così. La padrona di casa tenga ogni servizio legato con un nastro, e appunti o ingommi sul nastro un cartellino con numeri progressivi, numeri che, sul registro, possono essere specificati così: N. 1 corrisponde a tovaglia con ricamo siciliano. N. 2 corrisponde a tovaglia di Fiandra con à jour basso. N. 3 corrisponde a tovaglia ricamata a stile antico ecc. Il giorno del bucato basterà dare un'occhiata sul quaderno o sul cartoncino-partecipazione attaccato all'armadio, per sapere che, se si mette a lavare il servizio N. 4, viene la volta del N. 5 ecc. ecc. Altra norma importantissima per una brava padrona di casa è quella di non lasciare per anni la biancheria di filo ben stirata e piegata in un armadio, senza adoperarla. Quando una signora mostra orgogliosamente il suo armadio, dove c'è tutta la roba apparecchiata e stirata, dimostra di non sapere che quell'apparecchiatura e stiratura compromettono la roba per l'avvenire. Quando una famiglia riceve molto e mette in rotazione sempre tutta la roba, allora è bene essa sia pronta, ma quando la famiglia non adopera che a intervalli di anni quel pomposo servizio da 18, o quelle lenzuola ricamate, o va in campagna per dei mesi, allora dette lenzuola e detti servizi non vanno stirati, bensì accuratamente piegati e riposti. Quando una famiglia è costituita da anni, la signora che vi è a capo, deve tenere la biancheria sotto il suo continuo controllo, e deve rivederla ad ogni bucato e rammendarla al primo accenno della stoffa che si fa rada. Quando le lenzuola erano a teli, era molto facile sapere quando era il momento di voltarle (operazione che la rendeva nuove) cioè quando il filo della cucitura era consumato; ora che, generalmente, sono di tela o cotonina alta m. 1,50 per letti piccoli e m. 3 per letti matrimoniali, bisogna stare bene attenti a fare questo piccolo lavoro, quando la stoffa diventa rada nel centro del lenzuolo. Altro lavoro pratico è quello di ridurre da lenzuola grandi delle piccole; da qualche buon rettangolo di tela di lino delle federe, da qualche pezzo di lenzuola di servitù degli asciugamani da cucina ecc. Stabilito poi quanto debba essere il quantitativo di biancheria necessario e sufficiente alla propria famiglia, esso sia sempre mantenuto tale. Un asciugamano comprato ogni mese, per un anno di seguito, rappresenta una quindicina di lire mensili, di cui il bilancio non si avvede, ma rinnova in tre anni la provvista ecc. ecc. Ogni donna italiana segua questa organizzazione facile e semplice, che «cammina da sè», se le si dà un paio di ore di tempo ogni anno... abbia per proprio orgoglio il suo armadio della biancheria, e se qualche amica le dice: «Voltare le lenzuola... rammendare gli strofinacci di cucina... che tirchieria!...» le risponda che l'illuminata economia e l'ordine sono le più belle doti di una signora e di una stirpe... e radii subito quella tale dal numero delle sue amiche.

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Si prende una cassa rettangolare o rotonda di legno, o di cartone solido, - per esempio una di quelle scatole che si adoperano per la spedizione dei panettoni, o per riporvi i cappelli delle signore, - purchè non abbia fessure e sia munita di coperchio il quale chiuda perfettamente. Si riempie di cotone, o di trucioli, o di fieno, il tutto ben compresso e ben asciutto. Nel centro si apre uno spazio, o buca, in cui entri una pentola, od un recipiente qualsiasi di rame o di alluminio (in guisa che si trovi tutto avvolto dal cotone, o dai trucioli o dal fieno, e non tocchi le pareti della scatola o cassa), e che, sul coperchio, possa pure avere uno strato di cotone, ecc. senza che ciò impedisca di chiudere bene la scatola. Il recipiente metallico dovrà essere munito di coperchio a chiusura perfetta. Con questi semplici preparativi tutto resta disposto per cuocere le vivande, realizzando un risparmio che pare fantastico. Suppongasi, ad esempio, che si voglia preparare per il pranzo della carne di manzo bollito. Secondo il procedimento solito, si deve far bollire per tre ore circa, consumando gas, o carbone, o legna in quantità. Col nuovo sistema, si fa bollire la pentola per trenta minuti, quindi si toglie dal fuoco, si chiude e si colloca prontamente nella buca in mezzo al cotone, fieno, ecc. Infine si copre accuratamente con lo strato di cotone o di fieno compresso, e si rimette il coperchio della scatola o cassa; dopo quattro ore si toglie dalla scatola il lesso perfettamente cotto. Nello stesso modo si possono far cuocere i fagiuoli secchi, con 15 minuti di bollitura e cinque o sei ore di sosta nella cassa, ecc.

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Il secondo ed ultimo quaderno, necessario ed indispensabile a un'intelligente e proficua organizzazione dell'andamento famigliare, sia coperto di tela che lo rende resistente, abbia bene attaccata una matita, anzi «fissata» con un cordoncino contro eventuali smarrimenti, e si chiami: «Quaderno dell'andamento di casa». In esso, ogni sera o ogni mattina, quando la padrona di casa nota le spese, aggiunga, impiegando forse uno o due minuti di tempo, qualche altra cosa inerente alla famiglia. Per esempio: 2 e 3 Giugno: Fatti battere e rifare i materassi N. 1 e 2; i guanciali N. 6 e 7; rifatta la fodera al capezzale N. 3; riposte per l'inverno tutte le coperte di lana, ad eccezione del numero 13. 4 Giugno: Mutate le lenzuola a tutti i letti di casa. 5 Giugno: Fatto accordare il pianoforte. 6 Giugno: Preparati e riposti 3 litri di «cognac» per l'inverno. 8 Giugno: Cotto e riposto il torrone di bucce d'arancio. 9 Giugno: Fatte riordinare le due biciclette di casa; comperate due fiale di siero antidifterico da portare in villeggiatura, per qualsiasi evenienza. 10 Giugno: Comperati tre asciugamani a spugna, con cui sostituire quelli recanti il N. 9, 10 e. 11; i tre vecchi vecchi vennero adibiti sotto forma di strofinacci alla pulizia della camera da bagno. 11 Giugno: Comperata una cassetta di sapone da bucato, sufficiente per un anno; riordinata la cantina, dove esistono: «bottiglie di Barolo N°...; fiaschi di Chianti N°...; bottiglie di spumante N°...; litri di «cognac» N°...».

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Egli può proficuamente e dignitosamente essere adibito al riordinamento della casa, alle commissioni, a condurre maschietti a scuola, a servire la tavola... ed avere una lista dei lavori da compiere settimanalmente: battitura dei tappeti (per chi non abbia l'aspiratore elettrico), lucidatura dei pavimenti, lavatura dei vetri, lucidatura degli ottoni e di argenteria, dato che, nella massima parte dei casi, egli ha le mansioni di un cameriere. Una padrona di casa coscienziosa e dabbene ha, poi, lo stretto obbligo di vigilare quando ha per domestiche delle ragazze e, specialmente, una ragazza, sul contegno suo e dell'attendente. In quanto al modo di vestire quest'ultimo, non si abbia il cattivo gusto (stavo per dire la «cafonata»), di metterlo in frac, e di farlo apparire come un domestico di gran stile. Qui a Roma e dappertutto, cominciando dalla casa del Ministro della guerra, in tutte le famiglie distinte si usa vestire l'attendente con la giubba bianca, a cui sieno attaccate le mostrine della Brigata, con un ottimo paio di pantaloni grigio-verdi e con buone scarpe, a cui si aggiungono i guanti di filo bianco, quando esso serve a tavola o prepara il thè. È inutile aggiungere che l'attendente deve avere almeno un paio di pomeriggi liberi durante la settimana, e che deve usufruire della licenza annuale, come gli altri soldati della stessa classe.

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Io voglio il tradizionale equilibrio della donna italiana e fascista, e vi affido una propaganda che solo la madre intelligente e che abbia sensibilità può compiere: la propaganda della bontà». S. E. Mussolini, in molti suoi discorsi e messaggi, parla volentieri dei doveri delle donne nuove, doveri che si riassumono: nell'aumentare la popolazione, nel fare dei loro figli degli italiani nuovi, nell'essere convinte e disciplinate, nell'essere brave e previdenti padrone di una casa, razionalmente montata, bene organizzata e ben tenuta; nell'aiutare, per doverosa fraternità, i sofferenti e specialmente i fanciulli.

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Anche il cacao al latte è indicatissimo; per avere pronto un ottimo concentrato di cacao che, sciolto in latte o in acqua, dà un risultato particolarmente adatto per ristorare lo stomaco nel più freddo inverno, ecco la ricetta della signora Ada Boni: «Riscaldare un etto di cioccolata, rammollito con un po' di acqua e frullarlo a fuoco debole, fino a che esso abbia l'aspetto di una crema vellutata. Unirvi allora, sempre mescolando, gr. 400 di zucchero, e sciogliere poi il tutto con due bicchieri di acqua. Mescolare bene e scaldare il composto senza però farlo bollire. Lasciarlo raffreddare e unirvi un bicchiere di alcool purissimo, in cui sia stato sciolto mezzo grammo di vaniglina. Uno o due cucchiai di questo composto danno un ottimo cacao igienico e corroborante». In qualche sera particolarmente fredda, quando si torna da teatro, può riuscire utile e piacevole trovare pronta, prima di andare a letto, una tazzina di punch... Spesso un raffreddore o un piccolo malanno sono evitati, prendendo qualcosa di forte e di bollente e ficcandosi poi sotto le coperte, con un fazzoletto in testa. Per ottenere in casa un buon sciroppo di punch, sempre secondo la ricetta della signora Ada Boni, bisogna far macerare per dieci giorni la buccia di un grosso limone in mezzo litro di alcool a 90 gradi, dove sia stata tagliata a pezzetti una stecca di vaniglia. Bisogna poi unire questo alcool aromatizzato a un litro di buon rhum, e all'infusione di gr. 10 di thè fatto in un bicchiere d'acqua bollente, quando questa infusione sia divenuta fredda. Infine unire due chili di zucchero sciolti in un litro di acqua calda e un grammo di acido citrico sciolto in un cucchiaio di acqua. Chiudere il tutto e lasciar riposare per tre giorni; indi filtrare e riporre. Con la spesa di circa 50 lire si possono quindi avere quasi tre litri di una composizione perfetta e profumata, atta a dare del punch eccellente, se sciolta in acqua calda, in proporzione d'un cucchiaio per tazza. Altra ottima ricetta pel punch, sia da bersi a bicchierini, sia da mettere nel thè, è la seguente: Lasciare in fusione per tre o quattro giorni una buccia di arancio e una buccia di limone (tagliata sottile e a pezzetti) dentro 1 / 2 litro di alcool e un litro di buon rhum. A parte preparare a caldo uno sciroppo con un chilo di zucchero in un litro di acqua; unire il tutto a freddo.

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Data la violenza dei movimenti richiesta da un gioco serrato, una ragazza che voglia restare corretta e «signora», porti sempre almeno un accenno di manica, ben chiusa sotto l'ascella, e abbia la camicetta (o l'indumento che la sostituisce) ben chiuso alla scollatura. E anche, in previdenza di una eventuale tombola, abbia molta cura dei suoi «dessous». Il costume classico maschile (pantaloni di flanella bianca, camicia finissima chiara, nello speciale tessuto bucherellato a nido d'ape, giaccone bianco, scarpe bianche), subisce qualche modificazione, secondo la moda del momento. Ora, la camicia è coperta da un sweater, o da un pullower preferibilmente bianco, con una racchetta ricamata; vanno molto anche le camicie grigio chiaro o beige con pantaloni su flanella della stessa tinta. E, in era fascista, nessuno più ricorre solo e esclusivamente all'estero per procurarsi racchette, palle, ecc. Esiste un'ottima racchetta italiana: la S. A. I. L - fabbricata a Lanzo d'Intelvi da un'italianissima fabbrica di giuochi sportivi. E non complicate preparazioni estere, ma il buon strutto paesano, sia adoperato per conservare le corde della racchetta. La padrona di casa che ha un giardino o un tennis o un golf, o un croquet, possiede un mezzo molto simpatico e signorile per far divertire la gioventù e anche l'età matura, dato che lo sport si può praticare anche con i capelli bianchi. Ma, quando ella ha invitati, deve caper sacrificarsi e non giocare che di rado, deve ricevere amabilmente, rendersi spassionatamente e cortesemente arbitra di qualche questioncella sorta tra i giocatori, accompagnare le signore e le signorine nella camera da «toilette» (posta il più vicino possibile al tennis), dove siano sempre pronti aghi, spilli, sapone intatto e asciugamani puliti, e infine sappia preparare una lieta cornice al suo piccolo campo sportivo. Le poltrone di vimini e quelle a sdrajo sieno adorne di cuscini multicolori; sui tavolini ci sieno giornali freschi e belle riviste illustrate, sigari e sigarette, mazzi di carte, il gioco della dama o degli scacchi, o altri di moda.

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E pretendono che il giallo ranciato dai toni caldi e dorati si accordi bene col profumo d'ambra, di cui richiama anche il colore; che il leggero velluto azzurro chiaro pretenda il delicato profumo di miosotide; che i vestiti a colori cangianti debbano essere accompagnati da una nuova essenza, che abbia, sapientemente mescolati, i profumi di tutti i fiori del mondo. Inutile aggiungere alle signore italiane, che la nostra patria ora ha fabbriche perfette anche di profumi; che è loro dovere boicottare le essenze estere, e risparmiare, a quelli che pubblicano delle statistiche, la vergogna di registrare centinaia di migliaia di lire volatilizzate in essenze e in flaconi, magari preparati in patria, ma lanciati da Parigi.

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Josephine Baker, la negra stella dei tabarins, che danza, vestita soltanto con una cintura di banane, scrive nelle sue memorie: «Una donna, che voglia curare la sua pelle, abbia una cantina ben fornita di acqua piovana. L'acqua del cielo è acqua di bellezza». E la vivace Venere negra dà altri consigli, che trascrivo a titolo di curiosità... e di ilarità. «E poi, signore, soffregatevi le braccia con una spazzola dai crini duri; fate dei bagni di essenza di violette ed un bagno turco al mese. Cercate di nuotare un po' ogni giorno, e la sera, quando avete il volto stanco, lavatelo con un decotto di semi di lino. Per rifrescare la pelle usate, signore, (è sempre Josephine che lo consiglia) del sugo di arancio mischiato con acqua di Colonia, più un terzo di acqua bollita. Contro le rughe, se ne avete, è ottima l'acqua di banana: fate macerare dei pezzetti di questo frutto nell'alcool; dopo sei giorni, quando il liquido è diminuito, riportatelo al precedente livello con dell'acqua bollita. Per dare alla pelle un colore incantevole, schiacciate delle fragole intorno al naso, sulla fronte, sul collo e fatele seccare sulla parte. In mancanza di fragole, si può usare l'uva o i fichi freschi. Di questi ultimi soltanto la buccia, che è particolarmente indicata per guarire le irritazioni della pelle e le screpolature».

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