Ma siccome non ho visto che sino ad oggi egli abbia ciò fatto, così io lo prego a presentare questi documenti, perchè vengano stampati contemporaneamente alla relazione testè presentata dall'onorevole Mancini, e quindi noi possiamo portare un adequato giudizio su tutto ciò che riguarda uno dei fatti più importanti della politica estera del nostro Governo.
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e creda che in tali circostanze nessuno abbia il diritto di manifestare la propria opinione.
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Pare dunque presumibile, che sulla coesistenza di documenti siasi leggermente sorvolato nell'uffizio della sezione secondaria, e che invece l'uffizio principale abbia portata maggiore attenzione su questo fatto nello interesse dell'intero collegio, e per la regolarità delle operazioni, specialmente quando constava indubbiamente che otto persone, che pur votarono, non erano nelle liste elettorali comprese.
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Ho presa la parola per richiamare l'attenzione della Camera sopra una questione che credo abbia un addentellato appunto col capitolo che ora si discute. Intendo parlare di quella sollevata ieri dall'onorevole Della Rocca relativamente alle spese giudiziarie, le quali sono anticipate dai deponenti nelle casse della cancelleria, per obbligo di legge.
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Egli pensa che nella tornata di ieri io abbia manifestato un principio il quale non sia conforme all'equità e alla giustizia, e nè tampoco alla dignità, del Governo. Egli suppone che io abbia detto che il Governo non restituisce i depositi, fatti nelle cancellerie e sottratti da qualche funzionario, perchè le condizioni nostre finanziarie non sono molto floride, ma abbastanza infelici.
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Io credo che l'onorevole Lazzaro volle farmi troppo onore supponendo che io abbia voluto far prova di spirito. Veramente io ho espresso un'immagine che si presentava naturale al mio pensiero, avendo ormai l'abitudine di assistere frequentemente alla lettura delle sentenze. La cosa mi parve tanto somigliante, che un moto spontaneo mi ha condotto a dire una proposizione, la quale veramente non ha il merito dello spirito.
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Quindi io domando al ministro di grazia e giustizia se, oltre a quello che egli crede di poter non fare, cosa molto facile, abbia anche pensato a quello che potrebbe fare in questa questione; cosa che io confesso è assai più difficile, ma che, appunto perchè è difficile, non è inferiore alla sua intelligenza e buona volontà.
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Posto adunque che l'elezione dei due comuni più volte menzionati non abbia nessun carattere canonico e non costituisca un atto legittimo, il Governo non ne può in alcun modo far base di una concessione qualunque, imperocchè la legge vuole cha il placet si dia a chi vi presenta un titolo ed una nomina dell'autorità ecclesiastica.
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È evidente che la seconda parte appartiene al diritto ecclesiastico interno, e sarebbe inutile qui il dimostrare come questa seconda parte non abbia nessuno dei caratteri che ha la prima, senza che noi avremmo con grave iattura del nostro diritto diminuita la facoltà che abbiamo di modificare i rapporti della Chiesa italiana col Pontefice. La prima parte stabiliva i rapporti del Pontefice colla chiesa universale e l'obbligo nostro di far sì che la sua indipendenza quanto alla chiesa universale sia assoluta, e che il suo soggiorno a Roma non gli impedisca di esercitare la sua autorità in tutto il mondo, come l'ha sempre esercitata, anzi con maggiore libertà di quanto l'abbia mai esercitata. Quanto alla seconda parte, è una legge di diritto ecclesiastico interno che noi siamo sempre a tempo a mutare, e che potremo mutare tutte le volte che i suoi frutti corrispondano male a quello che ci eravamo aspettato.
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Non parlo dell'aumento sessennale, giacchè nei 24 luogotenenti colonnelli di cavalleria ne trovo uno solo nell'Annuario il quale abbia sei anni di grado.
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Aggiungo che la questione dei foraggi sarà probabilmente a molto maggiore scarico pel bilancio che non abbia detto l'onorevole ministro; in quanto che, secondo tutte le probabilità, ci sarà una differenza in meno di cinque a seicento mila lire tra le attuali corrisponsioni pei foraggi in contanti e le spese future per quelli in natura.
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L'onorevole Perrone sebbene abbia appartenuto fino a pochi anni fa all'esercito, e ne debba conoscere perfettamente le condizioni, non si perita di qualificare per assai poco e quindi per trascurabile il vantaggio di questa legge.
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Ebbene mi citi l'onorevole Perrone un solo degli allievi della nostre scuole di applicazione che abbia domandato di entrare nelle armi speciali nostre in qualità di sottotenente, mentre è pure un fatto verissimo che il bilancio militare offre ai sottotenenti condizioni certo più favorevoli che non fra alcun'altra carriera, perchè non ce n'è certo alcuna la quale dia ad un giovane, colto, ma d'ordinario di 18 o 19 anni, il mezzo di guadagnare 2000 lire, colla giunta di quest'altro vantaggio che, appena terminato il corso di applicazione, è promosso e raggiunge le lire 2200. Non c'è finora società industriale la quale abbia offerto simili condizioni ai giovani.
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Le 25 lire mensili non entrano in tasca se il salvadanaio non abbia raggiunto l'ammontare di lire 1500, ma se non entrano in tasca, salvano la tasca; se non sono marenghi sonanti che vengono in borsa, sono belli e buoni cavalli che vengono in scuderia dell'ufficiale senza imbarazzi, senza cambiali, senza umiliazioni, senza probabili doli.
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Rispondendo alle osservazioni dell'onorevole presidente, fo notare che, per quanto si riferisce alla votazione a squittinio segreto di progetti di legge già discussi, può bene la stessa eseguirsi, non impedendo la discussione che ci occupa, che in principio di seduta abbia luogo l'accennata votazione a squittinio segreto su quei progetti di legge già discussi…
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Io non mi oppongo alla proposta che ha fatto l'onorevole presidente; quindi, se crede di porre ai voti soltanto la proposta per la seduta di domani, lo faccia pure; ripeto però che non si può stabilire come precedente, che la proposta di un deputato non possa essere messa a partito, senza che il Ministero abbia dato il suo parere.
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Ma, signori, io credo che, se vi è cosa da cui la politica italiana, quale che essa abbia ad essere, debba tenersi scrupolosamente lontana, è appunto cotesto immischiarsi nelle discipline, negli ordinamenti e nella legislazione della Chiesa, che sarebbe il risultato definitivo di quella politica che ci si consiglia.
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Il secondo concetto generale, che pare abbia dominato nell'opposizione fatta al progetto di legge, è questo: che, venendo noi a Roma, il nostro compito era d'iniziare una grande trasformazione nella Chiesa, e se se non addirittura riformarla, correggerla almeno, migliorarne l'organismo, riportarla ai suoi tempi migliori, e porla in più vero rapporto con le condizioni presenti della civiltà.
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E noi non ci siamo dipartiti, nè lo potevamo, o signori, dai concetti a cui quelle leggi s'ispirano, e se ne abbia in questo la migliore delle prove, che domandiamo ora appunto di estendere ed applicare quelle leggi alla provincia romana.
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L'onorevole Mancini pare abbia accettato in parte queste destinazioni dei beni; si oppose solo alla proposta di assegnarne la parte residua alla Chiesa di Roma, dicendo che egli non sapeva comprendere che cosa fosse questa Chiesa di Roma, quando non s'intendesse di designare con questo nome la Chiesa universale. Ed aggiunse che miglior consiglio sarebbe stato l'attribuire quest'ultima parte di beni al comune di Roma.
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La questione della residenza dei generali e dei procuratori generali è moralmente molto grave, perchè si tratta di non togliere costoro dal luogo ove tradizionalmente hanno esercitato il loro ministero, e di non comportarsi in maniera che il perturbamento prodotto dalla nostra azione, abbia ad essere più grande dell'effetto politico che si vuole ottenere. Ma nel fatto, io sono dell'opinione dell'onorevole Mari, che questa questione della residenza dei generali sia in sostanza troppo piccola, onde abbia per essa a naufragare una legge di tanta importanza e di tanta gravezza.
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Ma questi quartieri o quartierini, si aggiunge, saranno un ricovero ed un quartier generale di monaci e frati, i quali costituiranno un covo di cospirazione e di reazione aperto ai nemici più irreconciliabili che abbia l'Italia. Signori, se questa accolta di frati fosse possibile, e possibile il timore di cospirazioni, io sono d'avviso che, anche sloggiando i generali e procuratori generali dalla loro presente dimora, non si eviterebbe il danno ed il pericolo.
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Io in verità non so quando il ministro Lanza abbia detto all'Italia d'inchinarsi innanzi al Vaticano. A meno che non si voglia ch'egli l'abbia detto, quando, pur profittando delie condizioni dei tempi e delle circostanze speciali, compì il grande programma dell'unità nazionale, venendo a Roma e proclamando la caduta del potere temporale del Papa; o quando colla presentazione di questa legge s'adopera a che vengano distrutti qui, nel centro del cattolicesimo, tutti i conventi e la manomorta.
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Essendo questi i fatti, io non so se l'Italia abbia bisogno di richiedere altri interpreti dei suoi interessi e dei suoi desideri. Se mostrassero di volerlo quelli che la rappresentano, noi, per riguardo alle nostre persone, non avremmo a dolerci; è divenuto troppo spinoso quello che dicesi potere, perchè abbia a lusingare qualcuno.
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L'onorevole Mancini vi ha trovato un vizio che informa tutte le proposte della Commissione, il vizio, cioè, che le eccezioni ai diritto pubblico in luogo ci essere le più ristrette, le più limitate, dovevano essere nell'intendimento, non so se abbia detto del solo relatore od anche della maggioranza della Commissione, le maggiori, le più larghe possibili.
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Mi pare che l'onorevole Messedaglia abbia dichiarato che, quando si adoperò nel primo processo verbale quella formola vaga e generica, fossero in presenza diverse opinioni, ma nessuna di queste avesse potuto ancora ottenere nè discussione, nè accettazione.
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Tagliavia Aragona marchese Giovanni, di Napoli, proprietario di un mulino nel circondario di Capua, fa voti per l'abolizione del contatore e dell'attuale sistema di riscossione della tassa sulla macinazione dei cereali, proponendo che l'esazione di essa abbia luogo per mezzo degli agenti doganali.
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Egli crede, se non erro, che debba essere modificato l'articolo 174, perchè in quell'articolo, ove si parla della classificazione, è detto: «Il Governo del Re farà un elenco delle arginature, opere idrauliche, e canali navigabili da comprendersi nella 2 a categoria, purchè sieno fra quelle opere o canali, cui lo Stato abbia provveduto con appositi stanziamenti nei bilanci dopo il 1860.»
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In conseguenza non vi è opera la quale per propria natura possa essere classificata di seconda categoria, che il potere esecutivo non abbia il mezzo di farla classificare, se il Parlamento vuole accettare la proposta.
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Ad abbondanza mi giova ripetere come il potere esecutivo abbia sempre la facoltà di presentare al Parlamento, ogni qualvolta occorra, la proposta per la classificazione, e questo per le opere di seconda categoria; ma opere di seconda categoria non se ne trovano nel fiumi che ha indicato l'onorevole deputato Lovito. Esse sarebbero tutte opere di terza categoria che, come ognun sa, sono principalmente lasciate all'iniziativa privata.
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Per me credo che la Commissione generale del bilancio non abbia mancato di fare il suo dovere, ma pur troppo molte volte i suoi suggerimenti sono messi in disparte. Si spera forse che vengano dimenticati. Ma io sono un po'ostinato e non dimentico, e finchè resterò in questa Camera, non mancherò di ricordare i suggerimenti, e gli eccitamenti, e le osservazioni fatte dalla Commissione del bilancio onde migliorare l'amministrazione dello Stato.
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Io non so se avrò bene inteso l'onorevole ministro; mi pare che egli abbia detto che durante la piena si sono fatti tanti rialzi sul soprassoglio degli argini per 320 chilometri.
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Io stupisco in verità che l'onorevole ministro abbia scoperto solamente adesso, dopo la proposta dell'onorevole Giani, che la somma stanziata è insufficiente, e quasi crederei che lo abbia illuminato questa notte lo Spirito Santo…
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In questo rapporto della Commissione mi ha fatto specie di non vedere fatta parola dei lavori che si devono fare al porto di Genova, ed ho potuto supporre che il ministro non abbia ricevuto o non abbia esaminato i reclami fatti in proposito dalla Camera di commercio e da oltre settecento capitani marittimi ed armatori.
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Dubito però, che l'onorevole deputato Lazzaro non abbia esaminato sotto ai suoi molti aspetti la questione; noi in Italia forse manchiamo piuttosto di linee telegrafiche anzichè di impiegati. Gli impiegati attualmente sono proporzionati alle linee telegrafiche, ed ai bisogni attuali, e mi basti l'accennare all'onorevole Lazzaro che non sono già 1000 gli impiegati telegrafici, ma 1783.
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Abbia avuto torto la Camera, abbia avuto torto il Ministero in passato, ora al paese non importa niente. Il paese vuole sapere una cosa che gli preme grandemente, vuol sapere come resterà domani. Il paese vuole che, quando la Camera si sciolga, lasci un Ministero autorevole e forte, o sia questo o sia un altro non importa, purchè il Ministero che viene lasciato agli affari sia un Ministero autorevole e forte. Il paese sente di averne tanto più bisogno, in quanto che non ignora, e l'esperienza lo ha dimostrato, che è appunto quando la Camera non siede che più si ha bisogno di forza e di autorità nel Governo.
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Al sentir questo, signori, io credo che gli onorevoli ministri abbiano diritto di protestare altamente contro questa posizione che loro si vuol fare dopo quattro anni di rilevantissimi servizi resi al paese; poichè nessuno negherà all'attuale Gabinetto una grande benemerenza, la quale è stata acquistata con un lungo lavoro, e non per troppa fortuna che abbia sorriso alle cose ministeriali, ma per una rara costanza di volontà e di opere, che nessuno, che abbia sentimento di giustizia, potrà disconoscere.
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In effetto, signori, fuvvi uno solo degli oratori della Destra il quale, parlando nella precedente tornata, abbia detto qualche cosa di lodevole per l'amministrazione
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contribuito all'andamento dell'amministrazione attuale ed a sostenere il presente Gabinetto, del che ed i ministri e tutti quelli che siedono da questa parte non possono a meno che rendergli grata testimonianza; ma nemmeno l'onorevole Minghetti io credo abbia diritto di richiedere a questi ministri di rimanere in seggio altri quattro mesi con insufficiente autorità; neppur esso io credo abbia il diritto d'imporre loro una posizione che, lo ripeto, il paese non vuole che i ministri che governano la cosa pubblica abbiano a mantenere, e soprattutto non lo vuole in un'epoca in cui non siede il Parlamento.
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Naturalmente la tolleranza, o signori, non devo dire che gli fosse accordata da noi; noi l'abbiamo sempre combattuto, ed abbiamo ritenuto nell'animo nostro che, quantunque il Ministero di cui l'onorevole Sella fa parte, abbia dei meriti innanzi al paese, la sua amministrazione è e fu sempre disastrosa.
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Quindi, se non si fa istanza perchè abbia luogo una discussione politica, che io crederei oziosa…
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La Camera sa come l'onorevole Gabelli abbia proposto che sia messo in discussione il progetto di legge sulle strade ferrate secondarie.
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Io, per esempio, dovrei dire tutte le ragioni per le quali credo si abbia a dare la precedenza al progetto relativo al macinato. Gli altri naturalmente faranno altrettanto per altri progetti e non la finiremo più. In sostanza a me pare che, se si vuol venire alla discussione de! programma dei progetti di legge da discutersi prima della legge del bilancio, rinnoveremo tutte le questioni che abbiamo già fatte.
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Io credo che l'onorevole ministro delle finanze sia fermo nel suo concetto, comunque abbia diminuito di molto la parte che si riferisce ai provvedimenti finanziari, scivolando su tutta la parte relativa ai tessuti e sull'altra parte relativa alla tassa sugli affari, meno il decimo, e riducendosi ai 15 centesimi provinciali.
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Lasci che esprima la mia opinione… quella delle strade provinciali, che non so come l'onorevole Sella abbia dimenticata, e come fra quelle che credeva necessarie al buon andamento dell'amministrazione, l'onorevole ministro abbia dimenticato ancora la legge sull'arsenale di Taranto.
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Io mi maraviglio, o signori, che l'onorevole Sella abbia potuto sospettare che questi pensieri non fossero nell'animo mio.
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Io mi associo di buon grado al ministro della guerra nell'esortare, per quanto valga la mia debole parola, le Commissioni a riferire su di esse; nell'esortare la Camera a non sospendere le sue tornate finchè non abbia votate tutte quelle leggi che egli reputa necessarie e che formano un solo complesso.
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Io non sono, o signori, così speculativo da disconoscere quanta parte la forza abbia nel mondo; certo può assai la forza negli eventi umani; ma grande efficacia ha ancora l'opinione pubblica. Però se l'Italia avrà in favor suo la opinione degli uomini più eminenti per ingegno e per virtù di tutte le nazioni, se per essa starà il buon diritto, la giustizia e la ragione, sarà arduo che altri venga di proposito deliberato ad assalirla.
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desidera che questo esercito abbia tutto quello che gli occorre per potere essere organizzato in condizioni buone.
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Accademia della crusca
