Infine nella protesta stessa si viene allegando che l'arciprete di Pietra Porzio abbia condotta la mano a diversi elettori nell'elezione del 27, e l'ufficio sul proposito ha considerato che questo fatto, se anche vero, non dicendosi ripetuto nell'elezione di ballottaggio del 3 febbraio, non possa costituire un motivo così potente da insorgere contro l'elezione.
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Parrà forse strano ch'io abbia chiamata l'attenzione della Camera su di un sistema di estera nazione, nazione però che tutti rispettiamo per esserci maestra in fatto di libero reggimento. Ma nol direte strano allora quando nella nostra legge elettorale, all'articolo 97, troverete nello spirito e nella lettera sancito precisamente quanto asserii che si pratica nel sistema inglese. L'ufficio pronuncia sopra la nullità come sopra ogni altro incidente, salve le reclamazioni; così questo articolo è concepito.
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Quanto alle legali, si cominciò col dire che l'art. 96 della legge elettorale stabilisce che può essere nominalo deputato chiunque abbia i requisiti voluti dall'art. 40 dello Statuto, e questo in regola generale.
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Diceva a me medesimo che l'impiego per esser tale deve essere nell'ordine legale, e che, quando si tratta d'impieghi, è mestieri assolutamente che si abbia tutto ciò che nei medesimi suol venire di codazzo. Colui il quale cavalca, direi così, la carriera degli impieghi, che cosa si prefigge?
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Perchè non potrà provocare una nuova legge che abbia a far terminare quella precedente? Se adunque la legge del 24 gennaio 1860 vi stabilisce la temporaneità della durata e la straordinarietà dell'ufficio, io non posso certamente convenire cogli onorevoli oppositori che questo sia una carica avente ragione di esistere nell'ordine naturale delle cose, e sia fonte dei diritti che in tutti gl'impieghi si acquistano.
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Innanzi tutto io domando all'onorevole ministro per l'interno, il quale ci accagiona di non avere, nella breve tornata in cui si discusse dell'importante legge dell'annessione, fatto cenno di questi nostri colleghi che non potevano, a nostro avviso, fin d'allora sedere in Parlamento, se egli abbia adempiuto al debito suo.
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Mi rincresce che forse una mia espressione abbia eccitato l'ilarità della Camera e l'abbia distolta dal sentimento profondo che la deve dominare in questo momento. Signori, per me credo questa quistione la più grave che possa mai portarsi al Parlamento.
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Duolmi che di questa supposta rinunzia abbia anche fatto capo l'onorevole mio amico, dicendo che per due anni, perdurando il Parlamento, Noto aveva riconosciuta giusta la sentenza pronunziata, e che non aveva fatto alcun reclamo.
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Per rispetto alla legalità egli è di far esaminare la questione dal Consiglio di Stato; perchè io non vedo come si possa in questo momento pronunziare legalmente un giudizio; per rispetto poi della convenienza e dell'utilità, credo che bisogni aspettare che la Camera abbia votato le basi dell'ordinamento amministrativo del regno per dar passo allora alla circoscrizione definitiva.
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Prima di tutto, la degradazione civica, di cui io ho parlato, non l'ho fatta consistere in questo: che realmente l'onore di un paese possa essere pregiudicato dalla circostanza che il decreto di un tiranno abbia tolta la sede dell'amministrazione di un tribunale ad una città.
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Si tratta di esecuzione di un decreto del governo libero del 1848; si tratta di semplice esecuzione, la quale, checchè abbia detto il deputato Raeli, scaturisce nettamente dal decreto dittatoriale 17 maggio 1860; si tratta finalmente, signori, di un alto eminentemente politico e non già di una semplice misura di amministrazione.
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Persisto quindi nel chiedere che quest'interpellanza abbia a rimandarsi al giorno dopo la discussione della legge a cui ho accennato.
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Ora la voce pubblica in Napoli, abbia torto, abbia ragione, crede che le finanze napoletane sieno state assai bistrattate. Io credo che
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Debbo dire, ad onore del vero, che ho dati precisi per credere che la tesoreria generale non abbia nessuna colpa in questa faccenda, poichè i pagamenti sono stati fatti regolarmente, vale a dire sopra mandati regolari; di modo che bisognerebbe piuttosto indagare il male domandando schiarimenti a quelli che hanno ricevuto il danaro. Io credo che l'inchiesta farà conoscere forse dei fatti gravi, e, fra gli altri, questo, il quale ho sentito generalmente, vale a dire che tempo fa la tesoreria, avendo avuto bisogno di realizzare una certa quantità di rendita iscritta, si sia rivolta alla casa Rothschild, e che questa abbia dato il danaro a dei patti veramente scandalosi.
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chè non voglio impiccare nessuno; ma vi dirò che gli avete disgustati, e non altro; li avete inaspriti senza profitto, cioè senza che lo Stato ne abbia ricavato alcun benefizio.
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Io non domando destituzioni in massa, come credo abbia interpretato l'onorevole ministro dell'interno nel rispondere all'onorevole Massari; ma vorrei si nominassero delle Giunte composte di probi viri, del fiore dei cittadini, le quali, dopo severa disamina, eliminassero gli uomini notoriamente tristi, notoriamente nemici dell'ordine di cose che noi propugniamo, e surrogassero a questi degli uomini onesti ed amanti di libertà, e fosse altresì intieramente tolta ogni idea di consorteria, una delle cose di cui si lagna il paese, poichè si dice che gli uomini i quali appartengono al Governo appartengono tutti ad una consorteria; quanto a me credo che non ci debba essere che una sola consorteria al mondo, quella degli uomini onesti.
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Non voglio entrare più addentro in questa questione, poichè spero che la presente interpellanza abbia qui fine; mi corre solo l'obbligo di dire che l'onorevole deputato Ricciardi è stato male informato sopra una persona, che io mi compiaccio di chiamare mio amico, il conte Bardesono, governatore di Foggia; egli, a quanto io conosco, si è moltissimo distinto, e ha trovato molto favore nella sua provincia.
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Se vi ha qualche relatore il quale abbia in pronto relazioni su elezioni, lo invito a venire alla ringhiera.
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hanno avuto luogo nella elezione del signor Luigi Minervini a deputato di questo collegio, affinchè la Camera li abbia presenti nella verifica dei poteri.
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I sottoscritti espongono tali fatti all'alta giustizia del Parlamento, perchè gli abbia presenti nella discussione che dovrà farsi pel deputato signor Minervini.
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Ma, signori, qual fatto speciale si adduce per provare che il signor Minervini abbia in ciò oltrepassato i limiti in cui è permesso operare ne' paesi più liberi e parlamentari, e sia disceso ad atti di frode e corruzione? Qual cosa si allega altra se non i soliti programmi e le lettere scritte agli elettori?
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L'onorevole relatore ha fatto un'osservazione: egli ha detto che gli stessi petenti hanno contraddetta la loro accusa, poichè, mentre dicono che un consigliere di governo abbia percorso le località del collegio insieme all'onorevole eletto, l'onorevole eletto medesimo era presentato come candidato democratico.
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Mi pare che l'onorevole relatore non abbia ben compreso il mio emendamento. Io non ho inteso di voler costringere il signor ministro a stabilire nel suo decreto senz'altro la libertà dell'esercizio di avvocatura nella Lombardia; ho detto, mi pare chiaramente, che io comprendeva lo stato eccezionale in cui si trova attualmente la Lombardia, cioè che gli avvocati esercitano anche la professione di procuratori, dimodochè, dovendo essi avanti un tribunale rappresentare le parti, ne viene la conseguenza che, per fare tutte le intimazioni e le comunicazioni, bisogna che vi sia anche una persona sul luogo.
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Del resto, se la Camera desidera conoscere la mia opinione riguardo alle circoscrizioni, voglia esaminare ciò che, usando della facoltà datami dalla legge, ho fatto riguardo alla circoscrizione delle provincie napoletane; da quella circoscrizione potrà la Camera riconoscere che io intendo bensì servire a quei principio per cui la giustizia deve essere avvicinata al giustiziabile, ma voglio ad un tempo servire a quell'altro principio, secondo il quale non vi può essere tribunale il quale funzioni bene, non vi può essere foro il quale sia d'aiuto all'amministrazione della giustizia, se non se quando il tribunale abbia una giurisdizione abbastanza larga perchè i giudici possano essere convenientemente occupati, e il foro che circonda questi tribunali abbia un numero sufficiente di affari.
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Io per me dico che non potrei dare al Ministero, tuttochè abbia in lui la più completa e la più assoluta fiducia, una facoltà che è contraria ad un principio costituzionale…
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Del resto, mi permetto di richiamare all'onorevole ministro di grazia e giustizia che i desiderii della Lombardia per la fissazione di nuove sedi, sia di tribunali di circondario, sia di giudicature di mandamento, stanno già consegnati in apposite petizioni che furono presentate alla Camera e che la Camera rinviò al ministro di grazia e giustizia, affinchè, fatte le indagini necessarie, avesse a provvedere, ove abbia riconosciuto il bisogno di stabilire nuove sedi, sia pei tribunali di circondario, sia per le giudicature di mandamento.
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Alle osservazioni poste avanti dall'onorevole Chiaves aggiungerò questa, che mi pare decisiva: se noi non manteniamo quest'ultimo articolo del progetto di legge, ne avverrà che la circoscrizione sancita nel 1859 abbia ad avere intanto la sua piena ed intera esecuzione.
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Quindi non può dirsi che la società abbia adempito alle obbligazioni assunte nell'atto di concessione, e sarebbe forse stato miglior consiglio il non accingersi con nuovi favori e nuovi sacrifizi per parte dello Stato a ravvivare la concessione.
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5° Se il Governo sia guarentito che la società abbia poi mezzi sufficienti per andare da Ancona a Roma.
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Quanto a ciò che asserisce il signor relatore che io abbia in seno della Commissione manifestato una opinione diversa, gli dirò che in seno della Commissione ho manifestato il voto dell'uffizio, e che qui nella Camera non ho fatto altro che ripetere il voto stesso con quelle considerazioni che ho creduto meglio adatte e più efficaci a comprovarne l'opportunità e l'assennatezza. Quindi non credo di trattenere la Camera per esporre alcuna giustificazione. Credo per altro di rispondere ad una osservazione del signor relatore relativa all'esercizio fatto dal Governo sul tronco da Napoli a Capua.
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Capisco che questo bisogno della società delle ferrovie romane non basti per sè a dar ragione perchè abbia lo Stato a farle concessione da cui non derivi pure utile per lo Stato; ma nel caso attuale l'utile per l'erario dello Stato vi è diretto. Accrescendo di un milione la garanzia della rendita data a questa società, noi non facciamo altro che assicurarle l'interesse del sei per cento sul capitale che la società si è obbligata ad impiegare a mettere in buono stato la linea da Napoli a Capua, e ad ultimare la strada ferrata da Capua a Ceprano.
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Se il Governo avrà in sua proprietà le strade che si prolungano oltre Cancello, io non posso capire come, tanto finanziariamente quanto tecnicamente, si possa consentire che il Governo abbia le sue linee dell'Italia meridionale che vadano sino alla distanza di pochi chilometri da Napoli, e quindi per giungervi debbano percorrere un breve tratto di strada non più appartenente al
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Io credo poi che tutta la parte superiore della provincia di Ravenna, che è parte molto ricca, molto popolosa e fornita di comode strade, abbia dritto anch'essa a questo privilegio della stazione di congiungimento in Castel Bolognese.
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Per quanto si possano addurre buone ragioni per provare che sia più conveniente il congiungimento in Imola che in Castel Bolognese, io dichiaro che tengo molto a che la congiunzione abbia luogo in Castel Bolognese, in quanto che sembrami che sarebbe fare ingiustizia ad un paese sufficientemente ricco, e che era stato privilegiato di questo favore nel passato, sotto il Governo delle Romagne, quando era ministro dei lavori pubblici il conte Ippolito Gamba.
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La Commissione, accettando l'emendamento proposto stamane dal signor ministro, il quale consiste nel sostituire le parole: presso la stazione d'Imola, alle parole: alla stazione d'Imola, intende che con esse non si viene a dar luogo ad alcuna di queste due conseguenze, che, cioè, non si faccia una stazione nuova tra Imola e Castel Bolognese, e non avvenga neppure che la linea, partendo dalla stazione d'Imola, abbia, nel suo cammino verso Lugo e Bagnacavallo, a percorrere un tratto della linea da Bologna ad Ancona, che sia necessario al servizio della medesima. La linea da Bologna ad Ancona è fatta per due binari, ma attualmente il servizio si fa sopra un solo binario. La Commissione ammette che, finchè non si ha bisogno che d'un solo binario, il secondo binario possa servire alla linea da Imola a Ravenna; ma la Commissione intende pure che, quando i due binari sieno necessari per la linea d'Ancona, si debba, per tutto il tratto per cui il tronco d'Imola deve costeggiare la linea da Bologna ad Ancona, fare un terzo binario, allargando, per quanto è necessario, il ponte che passa sul corso d'acqua, il quale separa Imola da Castel Bolognese.
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Mi permetto di far osservare che questo potrà mi pare che qui sia inutile, poichè non c'è ombra di dubbio che il ministro abbia facoltà di obbligare la società, ove l'obbligo non importi nessun onere allo Stato; ma la questione è di fronte alla società.
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quanto all'atto della riconsegna delle medesime, quando sia che l'esercizio abbia a cessare.
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Appena che la Commissione abbia terminato i suoi lavori, la Camera può star sicura che farò il debito mio e mi occuperò immediatamente a preparare la relazione. Osserverò tuttavia alla Camera che la legge, secondo il disegno ministeriale, non è destinata ad aver vigore che al 1° gennaio 1862.
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