Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

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Il Politecnico, Memorie, vol XXI, fascicolo II

474862
Filippo De Filippi 8 occorrenze
  • 1864
  • Editori del Politecnico
  • Milano
  • scienze naturali
  • UNIPIEMONTE
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Stando a quegli scarsi materiali che finora si posseggono, si dovrebbe credere che abbia primitivamente esistito in Europa una razza umana diversa da quelle che attualmente la abitano, una razza dal fronte depresso, dagli incisivi inclinati all'infuori; ma è ancora oggetto di questione se questa razza sia apparsa in Europa sola oppure insieme ad altre razze differenti. Sono pochi anni soltanto che tali studi, per loro stessi cotanto astrusi e delicati, sono all'onor della scienza, e quindi sarebbe temerario il precipitare ora delle asserzioni nell'uno o nell'altro verso. Non devo però passare sotto silenzio la maravigliosa scoperta fatta nel 1858 in una piccola grotta a Neanderthal presso Dusseldorf, di alcuni avanzi di uno scheletro umano assai probabilmente contemporaneo dell'elefante velloso (E. primigenius), e che sarebbero rappresentanti di un tipo umano affatto piteciforme, veramente bestiale: il cranio è segnalato dalla forte sporgenza dell'orlo superiore dell'orbita, dalla grande depressione del fronte obbliquo all'indietro, dall'occipite obbliquo al davanti, dalla grossezza delle pareti. Anche alcune ossa lunghe, sole residue del tronco di quello scheletro che andò in gran parte disperso, si distinguono per la grossezza delle pareti e per le scabrosità molto pronunciate degli attacchi muscolari.

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Unger ha fatto vedere quali stretti rapporti abbia la flora eocenica d'Europa colla flora attuale della Nuova Olanda. Una flora improntata d'un medesimo carattere s'è trovata diffusa sovra la massima parte dell'emisfero orientale, ma per i cambiamenti geologici sopravvenuti in Europa ed in Asia, andò mano mano restringendosi nelle terre australi, ove tutt'ora si conserva. Molto felicemente il prof. Unger fa notare, a questo proposito, che la Nuova Olanda, lungi dall'essere, come generalmente si ripete, un continente nuovo, nel quale la creazione organica non sia ancora arrivata a quello sviluppo che ha raggiunto nelle altre parti del mondo, devesi considerare invece come il continente più antico, come quello che ha conservato il primitivo carattere della sua flora (e della sua fauna) attraverso il lungo corso dell'età geologiche* Neu-Holland in Europa, Wien, 1861. Combinando questi fatti colla teoria di Darwin, siamo naturalmente condotti a far discendere fino ai marsupiali gli stipiti di diversi gruppi naturali di mammali placentari. La grande differenza che passa fra l'esistere ed il mancare di una placenta, scema d'importanza quando si riflette che in alcuni gruppi compatti di vertebrati, ne' quali l'assenza della placenta è legge, occorre l'anomalia costante di poche specie placentarie**.Ce ne danno esempio i Seps fra i sauri, secondo le belle osservazioni del professore Studiati di Pisa, ed il Mustelus laevis, fra i pesci, secondo le classiche ricerche di G. Müller. La vescichetta ombellicale che si protrae tanto avanti nella vita fetale de' marsupiali, si conserva pure fino al termine della gestazione negli ovistiti (Rudolphi). La particolarità tanto caratteristica della mancanza del corpo calloso nel cervello de' marsupiali si presenta pure qualche volta sporadica perfino nella specie umana***. Un esemplare di cervello umano senza corpo calloso si conserva nel gabinetto di Torino. L'ipotesi della derivazione de' così detti quadrumani da equivalenti marsupiali, è pure convalidata dalla composizione delle serie, terminata ciascuna da una specie scodata. Come il ramo degli eopiteci (scimie dell'antico continente) si tripartisce ne' tre rami secondari macachi-chimpansé, babbuini-gorilla, semnopiteci-orang-outang, così ne' lemurini abbiamo le due serie Lemur-Lichanotus(con solo rudimento di coda) e Tarsius-Stenops, e ne' marsupiali la serie Phalangista-Lipurus. Ed allora cos'è questo se non un modo di concepire la creazione organica? Cos'è questo se non un senso che verrebbe dato alla parola creare, che entra così spesso nel nostro discorso ed alla quale non è congiunta alcuna idea determinata? In un pesce, per esempio in un ganoide, sviluppare in apparato polmonale la doppia vescica natatoria, è un creare il tipo rettile; abolire in un rettile il condotto arterioso, rivestire di penne il tegumento, è un creare il tipo uccello (1); Passeranno ancora molti e molti anni prima che le grandi induzioni generali della teoria di Darwin possano essere sviluppate in una serie ordinata di fatti incontrovertibili, prima che si arrivi a compiere delle serie genetiche esatte, collegando le forme ora viventi colle forme trapassate. Il materiale paleontologico di tutte le collezioni del mondo messe assieme è invero imponente, ed ogni anno si arricchisce di nuove scoperte; ma è un perfetto nulla al paragone di quanto sta ancora sepolto e sottratto, forse per sempre, ad ogni indagine umana. Queste proposizioni che io ho messe innanzi devono ritenersi come esempi atti a spiegare un'idea e nulla più. Mi basti ora salvarle dall'accusa di eccessiva avventataggine. I rapporti fra i ganoidi ed i rettili sono già da lungo tempo avvertiti e discussi. Una forma intermedia fra i pesci ed i rettili esiste nel vivente genereLepidosiren, che si può considerare come ultimo rampollo, fra breve perituro, del ramo che in lontanissima età ha dato origine ai rettili squamosi. Il maraviglioso Archaeopteryxdegli schisti di Solenhofen, dietro la bellissima analisi di Owen, è un uccello, non un rettile, come si era da principio creduto, ma un uccello affatto anomalo pel numero delle dita delle estremità anteriori, delle vertebre caudali, e per la maniera d'inserzione delle timoniere in queste vertebre. Non è troppo audace il dire che questa anomalia consiste in qualche tratto di congiunzione co' rettili.fare che in una scimia sia reso più elevato il fronte, meno acuto l'angolo facciale, più capace il cranio, più sviluppato il cervello, si allunghino le estremità posteriori, si allunghi ancora in queste il pollice dei piedi, è un creare l'uomo anatomico. Infine cosa fa la scienza? Essa non fa che sostituire alla forma simbolica della polvere della terra, la forma scientifica di un organismo, a costituire il quale ha concorso tutta la creazione precedente. La parentela colle scimie è così tutta assorbita in una parentela più generale; e lungi dall'esserne umiliato, l'uomo si sublima, pensando a quanto si riassume in lui, termine della creazione.

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Unger ha fatto vedere quali stretti rapporti abbia la flora eocenica d'Europa colla flora attuale della Nuova Olanda. Una flora improntata d'un medesimo carattere s'è trovata diffusa sovra la massima parte dell'emisfero orientale, ma per i cambiamenti geologici sopravvenuti in Europa ed in Asia, andò mano mano restringendosi nelle terre australi, ove tutt'ora si conserva. Molto felicemente il prof. Unger fa notare, a questo proposito, che la Nuova Olanda, lungi dall'essere, come generalmente si ripete, un continente nuovo, nel quale la creazione organica non sia ancora arrivata a quello sviluppo che ha raggiunto nelle altre parti del mondo, devesi considerare invece come il continente più antico, come quello che ha conservato il primitivo carattere della sua flora (e della sua fauna) attraverso il lungo corso dell'età geologiche* Neu-Holland in Europa, Wien, 1861.

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Ora, partendo dalle tre serie di Gratiolet, egli ammette pure che ciascuna serie abbia prodotta la sua propria razza (o specie) umana; e così siano derivate dall'orang outang una razza primitiva brachicefala, dal chimpansé e dal gorilla due razze dolicocefale. Resta una gravissima difficoltà, l'uomo dell'emisfero occidentale; ma a questo proposito Vogt esclama: e perché mai non faremo noi derivare dalle scimie americane le diverse specie di uomini americani? Così d'un tempo solo pone la quistione, e la tronca con un punto interrogativo. Io mi ricordo con vero piacere della circostanza nella quale quest'idea sull'origine multilaterale delle razze umane venne a balenare nella mente di Vogt. Eravamo insieme lo scorso autunno, in un lieto convegno di amici, in una delle più pittoresche valli della Svizzera; ed il luogo, l'ora, la cordiale intimità degli interloquenti, spogliavano la disputa d'ogni rigore pedantesco, e la rendevano colorita e vivace quanto mai. Ecco ora quell'idea trasferita nella grande arena della scienza, con tutta la naturale sua gravità. Vogt è certamente lontano dal pretendere che essa passi indiscussa, e che altri non trovi tutta intiera la difficoltà di connettere l'uomo americano ad un tipo locale di scimie. Le belle ricerche di Gratiolet, così giustamente apprezzate da Vogt, mettono in piena evidenza la grande inferiorità del tipo delle scimie americane, e le considerazioni degli altri ordini di caratteri confermano pienamente questa conclusione. È tale questa inferiorità, che il vero posto sistematico delle scimie del nuovo continente è nel grande intervallo che separa le scimie del continente antico da' lemurini. La connessione fra due gruppi tanto distinti è stabilita in primo luogo dal Doruculi (Nyctipithecus), il qual conserva ancora così chiari caratteri di lemurino nelle abitudini notturne, nelle proporzioni delle estremità, ne' grandi occhi, e sovratutto in un resto di comunicazione fra l'orbita e la fossa temporale: resto, che sebbene in tutte le altre scimie americane sia ridotto ad un semplice forellino che dà passaggio ad un ramoscello arterioso, pure non perde la sua significazione di carattere ad esse particolare fra le scimie, e di carattere ereditario di lemurino. Chi è seguace della dottrina di Darwin non deve provare alcuna contrarietà a convertire questi rapporti sistematici in veri rapporti genealogici; ed allora si va lontano dall'idea di far terminare la serie delle scimie americane anche soltanto ad una forma antropoide. E la portata di questa considerazione va fino ad intervenire nella quistione più generale dell'origine delle razze umane, ed a far preferire la loro derivazione da uno stipite unico alla derivazione distinta da più stipiti. .

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Ora, partendo dalle tre serie di Gratiolet, egli ammette pure che ciascuna serie abbia prodotta la sua propria razza (o specie) umana; e così siano derivate dall'orang outang una razza primitiva brachicefala, dal chimpansé e dal gorilla due razze dolicocefale. Resta una gravissima difficoltà, l'uomo dell'emisfero occidentale; ma a questo proposito Vogt esclama: e perché mai non faremo noi derivare dalle scimie americane le diverse specie di uomini americani? Così d'un tempo solo pone la quistione, e la tronca con un punto interrogativo.

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Lo stemma del regno umano abbia adunque la doppia corona dell'ordine morale e dell'ordine teleologico.

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Io adunque credo che l'elezione naturale sia stata la causa del colore assunto da ognuna delle anzidette specie di tetraoni, ed abbia poscia continuato ad agire per rendere questo carattere permanente. Per ragioni analoghe si evita in certi paesi l'allevare piccioni bianchi, perché più esposti a divenir preda di uccelli rapaci».

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Io adunque credo che l'elezione naturale sia stata la causa del colore assunto da ognuna delle anzidette specie di tetraoni, ed abbia poscia continuato ad agire per rendere questo carattere permanente. Per ragioni analoghe si evita in certi paesi l'allevare piccioni bianchi, perché più esposti a divenir preda di uccelli rapaci».

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