Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'evoluzione

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Montalenti, Giuseppe 21 occorrenze

L’evoluzione è uno dei tanti fenomeni che si sono svolti sulla terra senza che l’occhio umano abbia potuto osservarli. Ed è perciò vano cercare la sola prova assoluta, che non ammette repliche, quale sarebbe la testimonianza di un osservatore degno di fede che avesse potuto constatare per filo e per segno come si sono svolte le cose, oppure un film cinematografico che ci dimostrasse chiaramente la sequenza degli eventi. In mancanza di una prova decisiva,

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E se ciascuno di noi, nello stabilire il proprio albero genealogico, può risalire al massimo a tre, quattro, cinque, o, nei casi più favorevoli, a una decina di generazioni, nessuno dubita che l’antenato più remoto che ci è riuscito di rintracciare, abbia avuto, come tutti gli uomini, i propri genitori, e così via, procedendo a ritroso.

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Si possono interpretare questi fatti ammettendo che una intelligenza superiore abbia architettato questi piani fondamentali di struttura e ne abbia poi costruito tutte

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L’embriologia comparata, sia dei vertebrati, sia degli invertebrati offre numerosi altri esempi di struttura interpretabili in questo senso: lo sviluppo dell’orecchio interno negli uccelli, quello degli organi urogenitali dei vertebrati e molti altri mostrano gli stessi fenomeni a cui abbiamo accennato a proposito delle fessure branchiali, ma un po’ più complicati e difficili ad esporre a chi non abbia una discreta conoscenza dell’embriologia.

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E, quando si suppone che un grande gruppo di animali o di piante abbia dato origine ad un altro, si sono trovati tutti i gradi di passaggio, tutti gli anelli della catena?

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È indubbio, tuttavia, che la selezione, nella grande maggioranza dei casi, abbia la massima importanza. Possiamo quindi passare all’esame del secondo problema: come si raggiunge l’isolamento riproduttivo.

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Si può ammettere che quella di Lucrezio sia una concezione evoluzionistica, sebbene vaga e oscura; e non v’ha dubbio che la sua descrizione dell’origine e dell’evoluzione dell’uomo come un bruto che si sia andato man mano raffinando e abbia acquistato dignità, è agli antipodi di quella che prevalse in seguito, di un angelo decaduto.

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Che l’uomo abbia il suo posto nella scala zoologica, sia pure come animalium princeps, è dunque indubbio, e tutte le successive ricerche di anatomia e fisiologia comparata hanno confermato e precisato questa affermazione.

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Si sono potuti così seguire, con una certa approssimazione, i primi passi dell’evoluzione dell’uomo, che si svolge attraverso le vicende geologiche delle glaciazioni e dei periodi interglaciali, e si è potuto constatare come a mano a mano, egli abbia affinato l’arte di costruire arnesi da caccia e da lavoro scheggiando le selci e lavorando le ossa in modo sempre più fine e perfetto (fig. 40). Si è assistito al sorgere della sensibilità artistica e al suo graduale svilupparsi e perfezionarsi, attraverso i graffiti e i manufatti che ci sono pervenuti (fig. 41). Si può scorgere, o indovinare, la nascita dei riti. Si può insomma in base ai numerosi documenti che possediamo, e che sono stati ampiamente illustrati

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In ogni animale che non abbia superato il termine del suo sviluppo, l’impiego più frequente e continuo di un organo qualsiasi fortifica a poco a poco quest’organo, lo sviluppa, lo ingrandisce e gli conferisce una potenza proporzionata alla durata del suo uso, laddove l’assenza costante dell’uso di tale organo l’indebolisce insensibilmente, lo deteriora, diminuisce progressivamente le sue facoltà, e finisce per farlo scomparire.

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S’è detto che il Cuvier abbia manifestato una rivalità nei riguardi di Lamarck, che lo abbia perseguitato perché aveva opinioni differenti dalle sue. Pare che non sia vero, e ch’egli invece non abbia mai mancato di rispetto all’anziano collega, le cui ricerche zoologiche meritavano la massima

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Mio padre - s’affretta a rilevare il Darwin -, l’uomo più gentile che io abbia mai conosciuto, e di cui venero la memoria con tutto il cuore, doveva essere inquieto, per dirmi quelle parole un po’ ingiuste.

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È probabile però che l’aver sentito sostenere e lodare quelle teorie, quando ero molto giovane, abbia preparato il terreno favorevole a quella dottrina che più tardi, in forma diversa, ho sviluppato nell’Origine delle specie. Allora ammiravo molto la Zoonomia, ma quando la rilessi, dopo un intervallo di dieci o quindici anni, rimasi molto deluso, per la grande sproporzione fra l’ampio sviluppo della parte speculativa e l’esiguità dei fatti citati a esempio.

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Pensando ai violenti attacchi che mi hanno rivolto gli ortodossi, sembra ridicolo che un tempo abbia voluto fare il pastore. Questa intenzione e il desiderio di mio padre non furono mai revocati formalmente, ma morirono di morte naturale quando lasciai Cambridge per imbarcarmi sul Beagle come naturalista. Se si deve credere ai frenologi, io ero adatto, sotto un certo aspetto, a fare il pastore. Alcuni anni fa il segretario di una società tedesca di psicologia, mi pregò

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Se mi volgo indietro posso vedere come il mio amore per la scienza abbia gradualmente preso il sopravvento su qualsiasi altro interesse. Nei primi due anni la vecchia passione per la caccia sopravvisse quasi immutata: io stesso uccidevo tutti gli uccelli e gli altri animali per la mia collezione. Ma a poco a poco rinunciai al fucile, fino a cederlo al domestico, perché la caccia interferiva con il mio lavoro, soprattutto quando, in campagna, studiavo la struttura geologica di

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Non riesco a capire come abbia potuto non vederlo e non trovarne la soluzione: era l’uovo di Colombo. Mi riferisco alla tendenza degli organismi discendenti da uno stesso ceppo a divergere nei loro caratteri, quando si modificano.

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Si racconta che una signora della buona società, messa alle strette dal rigore degli argomenti di un evoluzionista, abbia esclamato: «Sarà pur vero che l’uomo deriva dalle scimmie, ma almeno non diciamolo; che non lo si venga a sapere!» Pura e ingenua espressione della pruderie» della borghesia vittoriana.

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Benché nell’Origine delle specie non abbia mai discusso la derivazione di alcuna specie particolare, tuttavia, a evitare che mi si potesse accusare di aver voluto nascondere il mio pensiero, ho ritenuto opportuno aggiungere che con quest’opera «è probabile che sarà fatta luce sull’origine dell’uomo e sulla sua storia». Sarebbe stato inutile e dannoso al successo del libro far sfoggio delle mie opinioni sull’origine dell’uomo senza darne alcuna prova.

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Egli era dunque convinto della discendenza delle specie animali più alte dalle più basse, e quindi anche dell’uomo dalle scimmie, in favore della quale opinione - egli dice - militano opinioni fortissime; ma questo modo di vedere non conduce necessariamente all’ateismo, afferma il De Filippi, perché si può ammettere che il Creatore abbia fatto sorgere una o poche forme organiche e le abbia dotate della facoltà di generare le altre per lenta e graduale evoluzione.

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Quindi è necessario ammettere che vi sia stato qualche altro meccanismo che abbia consentito una operazione più rapida.

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Per quanto riguarda la Chiesa Cattolica, non mi consta ch’essa abbia mai preso ufficialmente una posizione precisa nei confronti dell’evoluzionismo, se non con la Enciclica Humani generis di Pio XII (1950). In essa il Pontefice afferma che «il magistero della Chiesa non proibisce che in conformità dell’attuale stato delle scienze e della teologia sia oggetto di ricerca e di discussione da parte dei competenti in tutti e due i campi la dottrina dell’evoluzionismo, in quanto cioè essa fa ricerca sull’origine del

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