Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

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Fisiologia dell'uomo sulle Alpi: studii fatti sul Monte Rosa

432701
Angelo Mosso 36 occorrenze
  • 1897
  • Fratelli Treves Editori
  • Milano
  • fisiologia
  • UNIPIEMONTE
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Come Tyndall, egli abbia paura della sua indifferenza che non è più figlia del coraggio, ma è l'espressione di un fatto patologico dovuto all'esaurimento nervoso che abolisce la coscienza del pericolo.

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Parrot aveva già fatto questa osservazione nel suo viaggio sul Caucaso in principio del secolo; e Tyndall parlando del Cervino scrisse: "È possibile che la fatica grande dell'ascensione mi abbia fatto vedere le cose in modo diverso di quel che sono in realtà."

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Che cosa abbia fatto la notte non seppi, probabilmente si fermò ad una cantina; tornò il giorno dopo verso mezzogiorno assai stanco e credo che la notte avesse bevuto più del solito.

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I boccettini che contengono dell'aceto profumato, l'uso comune di far fiutare l'ammoniaca ad una persona che non si senta bene od abbia avuto uno svenimento, hanno una ragione fisiologica identica.

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Credo abbia giovato molto alla nostra salute il mangiar sempre vivande calde. Al mattino appena alzati prendevamo caffè, latte, thè o cioccolata in abbondanza. Fino alla Capanna Gnifetti avemmo sempre del latte fresco di vacca che ci veniva portato dai pascoli sottostanti; dopo ci servimmo del latte condensato. A mezzogiorno e alla sera mangiavamo pure sempre dei cibi caldi. Ritengo indispensabile sulle Alpi di non sottrarre troppo calore all'organismo colle bevande e coi cibi freddi.

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Si tratta del caporale Iachini, che io ritengo essere uno degli uomini più forti, e la macchina più perfetta d'uomo che io abbia mai conosciuto.

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Questa è l'altezza maggiore che l'uomo abbia fino ad ora raggiunto sulle montagne. Fitz Gerald ritiene che l'Aconcagua superi i 24000 piedi (7320 m.).

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Ho raccolto altri documenti sull'alpinismo americano, ma oramai tutti sanno che non esiste una superiorità della razza sassone in quanto alla fatica, sebbene abbia dato il maggior contributo di forti alpinisti. Infatti le guide italiane sono quelle che fecero la prova migliore nelle grandi ascensioni in tutti i climi.

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È un libro di sole 140 pagine fatto con molta erudizione, il quale per la parte storica sembra abbia servito di modello alla grande opera di P. Bert Paul Bert, La pression barométrique. Paris, 1878.. Tutte le dottrine antiche intorno al male di montagna ivi sono riassunte ed esposte con grande chiarezza. Il libro di P. Bert, rimase come il testo e l'enciclopedia più completa per questo studio dell'uomo sulle Alpi. Dopo venne stampata dal Dott. Payot Alexandre Payot, Du mal des montagnes. Thèse. Paris, 1881. una tesi pregevole sul male di montagna la quale però aggiunse poco di nuovo a quanto sapevasi Carvallo raccolse nel Dictionnaire de physiologie di Charles Richet. Tome II, 1896, la bibliografia antica e moderna di questo argomento. — Un articolo pregevole pubblicò pure recentemente G. v. Liebig (Die Bergkrankheit. Deutsches Vierteljahrschrift für öffentliche Gesundheitspflege. Vol. XXVIII). Di un altro scritto di G. v. Liebig, come delle pubblicazioni di Loewy e di Aron cbe studiarono la pressione dell'aria rarefatta negli alveoli polmonari, mi occuperò in un prossimo lavoro. Siccome sono convinto cbe la spiegazione loro del male di montagna non esiste in realtà o non basta per spiegarne i fenomeni, così rimando tale discussione troppo minuta ad un lavoro speciale. Il tecnicismo della critica sperimentale non gioverebbe al lettore cbe non sia medico..

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Ad aggravare la disposizione naturale del dottor Egli-Sinclair e del Guglielminetti, per il male di montagna, credo abbia contribuito molto il freddo. Il fatto da essi ricordato che vi era un vetro rotto nella capanna mentre durava la tempesta, la confessione che non poterono studiare la circolazione del sangue perchè avevano "les doigts engourdis par le froid" mostra che la spedizione non fu ordinata bene e che la stufa non funzionava a dovere. Essi non lo dicono per gentilezza verso il loro ospite l'ingegnere Imfeld. Credo che sia un errore l'aver bandito l'uso della legna nel rifugio Vallot; se potrò ritornare sul Monte Bianco, voglio scrivere sulla porta il verso d'Orazio:

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Chiunque abbia dormito in alto si ricorda che qualcuno dei suoi amici, o egli stesso, si è alzato per respirare meglio. Trattandosi di un fenomeno che dobbiamo discutere, forse è meglio fare qualche citazione di alpinisti di primo ordine che si lamentarono di essere presi dal male di montagna nella notte, perchè resti escluso il dubbio che si tratti di altre cause che non sono l'aria rarefatta. Abbiamo già veduto che Zumstein provò quest' effetto notturno al Monte Rosa. I fratelli Schlagintweit nel 1855 e recentemente Conway nelle alte regioni dell'Asia provarono il medesimo fenomeno di essere svegliati di notte da un malessere che non avevano provato nella giornata. Essi attribuirono però questo fatto al vento leggero che soffiava di notte.

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Non può nascere il dubbio che il freddo abbia prodotto un consumo maggiore dell'organismo e che l'aumento conseguente dell'acido carbonico, abbia compensato la diminuzione dei processi chimici dovuti alla rarefazione dell'aria Gli studi di Speck e quelli più recenti di Wolpert, mostrarono che non vi è differenza nella eliminazione dell'acido carbonico quando la temperatura ambiente oscilla fra 5° e 25°. Archiv. für Hygiene, XXVI, pag. 1 a 32.. A tale supposizione devo rispondere che l'influenza della temperatura, non ha modificato certo i risultati delle nostre analisi, perchè avemmo cura che la temperatura nella capanna Margherita non scendesse sotto i 7° e non superasse i 20° durante queste esperienze.

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Esaminando meglio il tracciato 48, è importante notare che sebbene il soldato Cento abbia resistito meno nella terza linea scritta a 3620 metri, non fu più grande il danno subito dall'organismo per tale arresto del respiro, perchè in un tempo minore di prima il respiro è tornato normale. Anche questo fu per me una sorpresa, perchè avevo supposto che nell'aria rarefatta ci volesse un tempo più lungo per rimediare alle alterazioni interne prodotte da un arresto del respiro.

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Arrivato alla Capanna Regina Margherita, dopo due giorni che ero bene riposato, faccio un'altra esperienza simile (linea 3), e trovo che anch'io resisto di meno alla sospensione del respiro, e che mi ci vuole un tempo più lungo, perchè il respiro abbia nuovamente la forma ed il ritmo di prima. La depressione barometrica produsse una diminuzione della frequenza ed un'ampiezza maggiore dei movimenti respiratori. Sono sicuro che questa differenza non dipende dalla temperatura, perchè avevo fatto riscaldare la stanza che serviva di Laboratorio. In altre persone della mia comitiva non fu possibile notare una qualsiasi differenza, per simili esperienze fatte a Torino e sulla vetta del Monte Rosa.

Pagina 240

Non vi è dunque una montagna sulla terra abbastanza alta, dove l'uomo arrivandovi abbia da temere che l'emoglobina del sangue non possa più prendere dall'aria l'ossigeno che essa è capace di assorbire.

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Il fuoco della vita (per servirmi non più in senso traslato ma nel proprio, di un'imagine poetica) diviene visibile negli organi luminosi e l'energia chimica delle cellule si trasforma nell'energia della luce senza che l'ossigeno dell'aria abbia immediatamente parte a questo lavoro.

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Fu questo uno dei casi di male di montagna i più caratteristici che io abbia osservato. L'altezza era solo di 2500 metri e si trattava di persona allenata, senza alcun vizio di cuore e discretamente robusta. La gravità dei sintomi fu prodotta dalla debolezza del sistema nervoso e dalla mancanza del sonno. Le fatiche molto più intense dei giorni precedenti ad altezze maggiori, non avevano prodotto in lui nulla di simile. Fu l'effetto del pranzo lauto, del vino bevuto in abbondanza e del riposo insufficiente, che fece comparire ed aggravò i sintomi del male di montagna.

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Anche la fame ci avverte, senza che abbia dei nervi speciali a sua disposizione, quando è prossimo un danno per mancanza di alimento. Così in molti il mal di capo è come un fischio di allarme che manda la coscienza organica generalmente muta. Benessere e malessere sono parole vaghe e convenzionali per esprimere un mondo di sensazioni che non si possono definire. Se qualcuna delle condizioni vitali è alterata per la febbre, per la fatica, per il lavoro mentale eccessivo, per l'aria corrotta, per la cattiva digestione, subito sorge il male di capo come una sentinella che ci avverte. In alcune comitive che giunsero alla Capanna Regina Margherita tutti se ne lagnavano. Avevamo con noi una piccola farmacia, perchè sapevamo che ci sarebbe toccato nostro magrado fare il medico. Trovammo che la fenacetina giovava di più dei rimedi eccitanti. Sapendo che la debolezza e l'esaurimento del sistema nervoso produce pure il male di capo, io speravo che la cocaina sarebbe stata utile; ma non mi accorsi, anche amministrandola alla dose di un decigrammo nel vino di Marsala, che facesse scomparire più presto il male di capo, benchè indubbiamente giovi per dare forza.

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Il tormento maggiore che io abbia mai provato in causa agli odori, fu per l'odore di putrefazione che mandavano gli sputi e l'alito del soldato Ramella durante la polmonite e la gangrena polmonare che lo prese nella Capanna Regina Margherita. L'avevamo isolato nell'ultima camera, trattandosi di una malattia infettiva, ma disgraziatamente io dovevo lavorare quasi sempre vicino al suo letto, in causa alla ristrettezza dello spazio, e dopo meno d'un'ora di lavoro ero obbligato ad interrompere le ricerche in causa al male di capo. Mi affacciavo ad una finestra, e se il tempo lo permetteva andavo fuori sul ballatoio; in pochi minuti tornavo a star bene, e rientravo nella stanza del malato a riprendere i miei studi.

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Guardando i tracciati scritti nel momento che queste due persone accusavano di sentirsi male, nessuno che abbia pratica di simili studi sulla circolazione del cervello, oserebbe affermare che i mutamenti osservati nel polso cerebrale, possano essere la causa del malessere prodottosi. La conclusione è questa, che le modificazioni caratteristiche osservate nella sensibilità, nell'intelligenza e nel moto, di quanti fecero delle ascensioni aerostatiche, o sui monti, non possono spiegarsi ammettendo l'esistenza di una anemia, o di una congestione del cervello. Il sangue circola in quantità sufficiente nel cranio e in modo poco diverso dal normale fino all'altezza di 5520 metri.

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Una delle notti più tristi che abbia passate sulle Alpi, fu quando andai alla Roccia Melone. Dormii alla Cà d'Asti, a 2824 metri, che è la chiesa più alta d'Europa. Disgraziatamente avevo solo una coperta leggera e dovetti coricarmi sul mattonato. Cercai proteggermi con dei giornali messi sotto i vestiti attorno al torace, ma ebbi sempre freddo alle gambe e non mi fu possibile dormire.

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Gayet che il sonno abbia un centro speciale nel cervello; secondo me tale idea è contraria a quanto sappiamo fino ad ora intorno alla fisiologia del sonno. Ma non è questo il luogo per aprire una discussione su di un argomento che è forse il più oscuro della fisiologia. Sono obbligato a parlarne, perchè se esistesse l'autonarcosi del Dubois, sarebbe subito spiegata l'origine del sonno che ci prende sulle Alpi. In fatti P. Bert aveva già notato che il sangue arterioso diventa sempre più povero di ossigeno nell'aria rarefatta, tanto che a 6500 metri ha già perduta quasi la metà di quanto ne aveva in basso, e per la composizione sua rassomiglia sempre più al sangue venoso quanto più si sale in alto.

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Questa è una delle osservazioni più curiose che io abbia fatto, e certo nessuno avrebbe sospettato che le marmotte, le quali in estate vivono più in alto di tutti i mammiferi, e che d'inverno resistono tanto al freddo e all'asfissia, sentano invece gli effetti di piccole depressioni barometriche che passano inavvertite pell'uomo, e gli altri animali. Vediamo prima i fatti e verranno dopo le parole e le ipotesi.

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Nulla succede nella natura che non abbia la sua ragione di essere: e perciò io penso che la sensibilità maggiore della marmotta per le depressioni barometriche, debba essere una conseguenza delle funzioni speciali del suo sistema nervoso. Perchè si sospenda quasi la vita nell'inverno, e scemi l'attività del sistema nervoso, quando si abbassa la temperatura esterna , la marmotta deve mancare di alcuno dei poteri regolatori che abbiamo noi, i quali servono ad attizzare i processi chimici dell'organismo, quando si modifica l'ambiente. Forse questa differenza ci mette sulle traccie di altre differenze caratteristiche del sistema nervoso delle marmotte, perchè le funzioni sue devono essere più strettamente legate alle variazioni che succedono nell'aria ambiente come vediamo in questo caso. Il sonno letargico delle marmotte forse trova la sua spiegazione nella resistenza minore che il sistema nervoso oppone all'ambiente, e nella mancanza dei congegni regolatori, che servono a mantenere costanti i fenomeni della vita negli animali superiori.

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Il mio concetto era che l'occhio eccessivamente stanco dal bagliore delle nevi abbia scarsa la sensibilità luminosa e provi una deficienza nella percezione della luce verde e che debba per altri riguardi rassomigliare all'occhio di un vecchio. Sulla alterazione che subisce la percezione dei colori nei pittori vecchi si sono già fatti molti lavori, ma nessuno studiò fino ad ora con sufficiente esattezza l'influenza della fatica della retina sulla percezione dei colori e l'influenza che la fatica eccessiva del corpo esercita sull'occhio.

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Ho citato queste cifre, perchè il lettore abbia un'idea dell'entità delle perdite che facciamo continuamente, e veda che cosa è la fortuna delle parole. Questa perdita di un decimo del peso del proprio corpo con termine medico si chiama perspirazione insensibile. Certo questa diminuzione di peso nel biciclista studiato dal Tissié (la quale si ripete in proporzioni minori in tutti noi quando facciamo un'ascensione), è dovuta anche in parte all'acido carbonico che si elimina colla respirazione. Mi rincresce di non aver fatto delle esperienze sulla perdita di peso nelle ascensioni. Avevo notato queste osservazioni nel programma delle mie indagini sul Monte Rosa, ma in causa del tempo pessimo dovetti sospenderle.

Pagina 325

Credo che il celebre fisico ginevrino abbia esagerato alquanto; ma è meglio sentire i fatti come e' gli espone. Erano ai piedi del Monte Bianco all'altezza di circa 3700 metri. Saussure aveva un parasole e un altro ne aveva il signor Bourrit che l'accompagnava con suo figlio. Tutti due non potevano stare al sole tanto era caldo SaussureVoyages dans les Alpes, Tome IV, pag. 437..

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Appunto perchè è uno studio nuovo, e per farlo non occorre di essere fisiologi, ma basta qualunque persona intelligente che abbia un po' di sentimento artistico, io accennai lo stato della questione ed auguro che altri possa recare un maggiore contributo di nuove osservazioni.

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" La risoluzione di questa polmonite per lisi può dipendere da ciò che fu meno attiva la virulenza dei germi, ma potrebbe anche darsi che dopo una invasione imponente, la quale ci apparve piena di pericolo, la rarefazione dell'aria abbia giovato a diminuire la febbre e limitare il processo infettivo."

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"La rapida defervescenza della malattia ci fece credere dopo che la rarefazione dell'aria abbia reso più benigno il decorso della polmonite. Certo il pneumococco ebbe una virulenza minore che esso non abbia generalmente nelle infezioni, che succedono nella pianura. L'essere stato questo malato per una settimana in mezzo a noi, nell'ambiente stretto di una capanna male ventilata, senza che nessuno siasi preso la sua malattia, prova che i bacilli non dovevano essere molto virulenti. È vero però che pochi malati furono curati con eguale attenzione; eravamo quattro medici tutto il giorno intenti ad occuparci di lui e a tenergli alto il morale. Se non fu possibile l'isolamento e dovemmo abitare e dormire vicino al malato, vennero messe in pratica tutte le precauzioni possibili, specialmente riguardo agli sputi che vennero sempre raccolti in vasi contenenti una soluzione di sublimato corrosivo. Ogni cosa che egli toccasse per mangiare o per bere, era dopo attentamente lavata nel sublimato corrosivo. Per tutte le altre cose che provenivano dal malato, vi era un mezzo di disinfezione assoluto e come nessuna clinica può adoperare. Aprendo una finestra della capanna Margherita verso sud, vi sta sotto alla profondità di 1500 metri, il ghiacciaio delle Vigne. Ciò che si gettava da quella finestra verso la valle della Sesia, scendeva a picco ad una distanza vertiginosa.

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È questo il minimo che io abbia mai Fig. 15. — Soldato Solferino. Respirazione toracica scritta col pneumografo Marey (Capanna Regina Margherita). osservato nella frequenza dell'uomo: meno della metà di quanto trovasi notato nei trattati per l'età sua. Svegliato mi disse che non dormiva. Mangiò con appetito e stava bene.

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Basta somministrare del cloralio o della morfina ad una persona che abbia disposizione alla respirazione periodica, e subito la si produce.

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Respirazione periodica nella Capanna Regina Margherita si raffredda respirando rapidamente, ma perchè funzioni questo congegno automatico dell'organismo, il quale produce un'evaporazione più abbondante di acqua nei polmoni, bisogna che il sangue non contenga un eccesso di acido carbonico: bisogna che la quantità di ossigeno nel sangue sia in quantità sufficiente perchè il cane non abbia bisogno di respirare. Senza queste due condizioni non può stabilirsi il ritmo precipitoso della respirazione, che tutti osserviamo nei cani d'estate quando hanno caldo. L'aver stabilito che nell'aria rarefatta a 4560 m. esiste la polipnea nel cane, è una prova che realmente a quell'altezza non fa difetto l'ossigeno.

Pagina 59

La prima subito si capisce, per poco che uno abbia pratica degli esercizi ginnastici. È l'allenamento - cioè la resistenza sempre maggiore alla fatica che ciascuno acquista ripetendo un medesimo lavoro. La seconda causa di errore avrei potuto evitarla se l'avessi preveduta, ma quando me ne accorsi era troppo tardi. Fino a che i miei soldati stettero a Torino non dettero alcuna importanza questo modo di conoscere propria forza, distratti come erano dalle emozioni di una grande città. La settimana che passammo all'accampamento Indra (2515 metri) piantammo un bersaglio e facevamo alle gare col fucile, oppure si andava a caccia delle marmotte. Ma quando fommo in alto sui ghiacciai e peggio ancora quando fummo chiusi nella Capanna Regina Margherita, l'esercizio dei manubri divenne per loro una gara e tutti cercavano di superarsi nel fare un numero maggiore di sollevamenti. Per distrarre la loro attenzione da questo giuoco, presi in ultimo il partito di fare da solo questi esperimenti nell'ultima stanza che ci serviva da Laboratorio, e dove disgraziatamente avevamo isolato il soldato Ramella affetto da polmonite.

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Supponiamo che il sangue abbia il peso dell'acqua; vedremo che prima ad ogni minuto, nel riposo, faceva un lavoro di 13.92 chilogrammetri (0.085 X 14 = 1.190 1.190 X 0.180 = 0.2142 X 65 = 13,92).

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