Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'Europa delle capitali

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Argan, Giulio 4 occorrenze

Lo stesso accade, senza la spinta del soggetto mitologico, nei dipinti dei Le Nain che rappresentano scene della vita rustica senza traccia di comico fiammingo, anzi con un rispetto che sfiora la reverenza religiosa: la storia, come disegno divino, si attua negli umili come nei grandi e forse meglio negli umili, la cui nobiltà ignora l'orgoglio mondano. è possibile che, a determinare questo più profondo sentimento dell’umano e questo senso della presenza divina nelle cose, abbia contribuito il classicismo etico di Philippe de Champaigne: certo nulla più che la pittura dei Le Nain, che esalta la nobiltà del povero, sembra anticipare uno dei pensieri- cardine di Pascal: “La grandeur de l’homme est grande en ce qu’il se connait misérable. [. . .] (C’est donc etre grand que de connaitre qu’on est misérable" (f. 397). “On n'est pas misérable sans sentiment: une maison ruinée ne l'est pas. Il n'y a que l'homme de misérable" (f. 399), ma le sue “sont miseres de grand seigneur, misères d'un roi déposséde” (f. 398). Il sentimento della miseria, molto più che il sentimento della grandezza, insegna ad apprezzare quelli che sembrano i minimi e sono i più certi valori. Dove un Le Brun, pittore di sovrani, non vede che il “logico” contrapposto di chiaro e di scuro, Le Nain vede un prezioso, sottile rapporto di toni; i contorni, che Le Brun traccia con tratto sicuro, in Le Nain sono trepidi, sensibili, e invece di chiudere la figura la aprono a un intenso rapporto con l'ambiente. Ogni esperienza della vita vissuta con l'intenzione profonda di realizzare Dio che è in noi assume un'importanza ben più determinante che la lettura di Livio o di Tacito: perché Dio sceglie, per scoprirsi, le occasioni più impensate. Perciò Le Nain anticipano, nel loro nuovo senso del valore, il maggior artista del Settecento francese: Chardin.

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La Chiesa afferma con forza il principio della gerarchia perché l'autorità divina ha bisogno di una mediazione per scendere in terra e gli uomini hanno bisogno di una mediazione, di una scala per salire al cielo; ma, mentre sostiene che gerarchici sono i compiti e le responsabilità delle persone, sostiene anche che la salvezza è aperta a tutti, anzi è più facile a chi in terra abbia compiti e responsabilità, quindi autorità, meno gravi. L’azione sociale che la Chiesa si propone è illimitata, veramente ecumenica: se, per concepire l’universale e quindi Dio, basta l’immaginazione (e non la logica, non la filosofia, non la scienza), bisogna soltanto impedire che la grettezza dell'interesse fermi lo slancio dell’immaginazione e fare in modo che tutte le operazioni umane siano guidate dall’immaginazione o, ed è lo stesso, che la tecnica sia guidata dall’arte. Si mobilita l'artigianato, si cerca di dare ad ogni oggetto un carattere monumentale, di coprirlo con una decorazione che lo sottragga al limite utilitario della funzione, e gli dia un valore spaziale pur senza distruggere od occultare la sua configurazione originale. Ma si tratta, e pour cause, di una produzione essenzialmente quantitativa: infatti, anche per l’inquadramento definitivo degli artisti nei ranghi della borghesia professionale, la distinzione gerarchica di arte e artigianato si fa più netta e l'artigianato rimane un’attività subordinata all'autorità direttiva dell’artista o quanto meno degli esemplari dell’arte.

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Si accusa l'arte del Seicento d’essere oratoria, celebrativa, tutta rivolta all’esaltazione dei grandi e delle sorgenti divine dell’autorità, benché, come ha osservato il Croce, questa mania di grandezza abbia la sua controparte nel gusto della descrizione minuta, particolaristica, talvolta pedante; e spesso si distingue tra un'arte di corte, con la sua “maniera grande” e un'arte borghese, con la sua maniera dimessa e descrittiva, identificando poi la prima col cosiddetto classicismo barocco italiano e francese e la seconda con l’arte fiamminga e olandese. è una distinzione che non regge alla critica perché nell'arte italiana e francese vi sono almeno altrettanti esempi di arte "dì genere" quanti sono, nell’arte fiamminga e olandese, gli esempi di “storia” (basti pensare a Rubens e a Rembrandt), e non di rado vediamo gli stessi artisti impegnati nelle due ricerche, che rientrano, per analogia o per contraddizione, nello stesso ambito culturale.

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I principi d’autorità, i valori che spesso la loro opera afferma ed esalta sono soltanto i contenuti, talvolta occasionali, della comunicazione: ciò che importa è che si abbia la comunicazione e che questa avvenga a tutti i livelli, con i modi e i processi, diretti e indiretti, più efficaci. Importa, cioè, che la comunicazione umana sia aperta e totale, sollecitata soltanto dal vivo interesse di persuadere tutti che certe cose sono utili e da fare, altre dannose e da non fare, cioè dal desiderio di formare gruppi di uomini solidali nelle medesime credenze e opinioni, al di fuori dei limiti precostituiti di una logica formale.

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