Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIFI

Risultati per: abbia

Numero di risultati: 324 in 7 pagine

  • Pagina 1 di 7

Della scultura e della pittura in Italia dall'epoca di Canova ai tempi nostri

251566
Poggi, Emilio 3 occorrenze
  • 1865
  • Tipografia toscana
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
  • w
  • Scarica XML

Non più che in tal guisa poteva rendersi con lo scarpello Omero e Virgilio; e penso che il Fedi nel rappresentarci quella stupenda scena, abbia cumulato la maestria ed il valore de’ più reputati antichi.

Pagina 23

. — E quell'idea non è volgare; ma secondo il modo di vedere della mente che la produce, ella è sempre la più nobile, la più elevata e la più atta a raggiungere il perfetto nella cosa che vuole eseguire, o venirne in possesso, sia abbia questa attinenza allo spirito, sia la abbia agli oggetti materiali.

Pagina 72

Però l'artista che abbia, come deve, educata e fornita la mente dello studio delle bellezze del creato e dell’arte, che nel resultato sono per lui ciò che per i letterati è lo studio de! classici autori, quando modella, disegna o dipinge una figura, non avrà bisogno, allorchè lavora col vero sotto gli occhi, che sia questo assolutamente perfetto, ma col tesoro delle sue vaste cognizioni, formatosi, come ho detto, collo studio dei buoni maestri, e dell'anatomia, ancorchè abbia davanti un modello che difetti in qualche parte del corpo, e manchi del carattere e della scelta di quelle forme che gli abbisognano, potrà e saprà come e dove abbiano luogo le correzioni onde rendere fra loro in armonia tutte le parti della figura e senza difetti.

Pagina 78

Il divenire della critica

251639
Dorfles, Gillo 4 occorrenze

Per questo ritengo utile compiere una sia pur breve incursione nelle ultime e più importanti posizioni assunte in questo settore dagli studi semiologici, proprio per cercar di dimostrare fino a che punto questa impostazione dei problemi critici abbia o meno inciso sulla loro qualità e sulla loro efficacia.

Pagina 13

Quanto ho detto spiega altresì perché un artista come Turcato in una mostra recente abbia sentito il bisogno di «oggettualizzare» i suoi dipinti circondandoli con una netta cornice metallica ovalare così che la qualità - in lui sempre ancora tonale e materica del colore - acquistasse una maggior precisione, trasformando - sia pur attraverso uno stratagemma - le tele dipinte in oggetti a sé stanti. E questo spiega, per citare ancora un ultimo pittore molto lontano da queste tendenze, perché Tadini, nella sua mostra da Marconi, abbia sacrificato le raffinatezze chiaroscurali e addirittura rinascimentali dei suoi dipinti e abbia adottato una maniera di tracciare le immagini netta, secca, scarnificata che certo è più consona all’attuale stagione pittorica.

Pagina 138

Che poi il video-nastro abbia un’immensa possibilità nel campo didattico è cosa evidente: non solo come mezzo di attivo «passivo» ma come mezzo didattico attivo: ossia attraverso la creazione di materiale direttamente da parte del discente.

Pagina 222

Qual è, allora, la funzione del critico; e, soprattutto, possiamo ammettere che ne abbia una?

Pagina 6

La storia dell'arte

253420
Pinelli, Antonio 1 occorrenze

Personalmente sono convinto che Fouquet, come del resto anche altri autori ed opere provenienti da Oltralpe, abbia avuto un ruolo importante nella formazione di Benozzo come ritrattista, ma francamente l’idea che un personaggio come lui abbia fatto una gita ad Orvieto e abbia lasciato qualche saggio della sua bravura, salendo sulle impalcature di Angelico e Benozzo, mi appare cervellotica, anche perché è quanto mai improbabile che Fouquet, di cui non si conosce nessuna opera ad affresco, abbia imparato questa difficile tecnica, praticata quasi esclusivamente in Italia. Ma confesso che anche l’ipotesi formulata da Toscano di un «anonimo collaboratore», così modesto da accontentarsi di pochi interventi «a margine» e così fugace (e tempestivo) da comparire e poi rapidamente sparire «a comando» nel giro di tre o quattro anni, mi sembra davvero poco praticabile. Tanto più che proprio dalla mostra di Montefalco è venuta quella che a me sembra un’ulteriore, convincente conferma dell’ipotesi Benozzo.

Pagina 225

Le tre vie della pittura

255829
Caroli, Flavio 1 occorrenze

Poiché sappiamo che Bazzani non si è mai mosso dalla sua Mantova, è sorprendente come abbia saputo captare le arie più innovative, e le abbia lui stesso influenzate, soprattutto in area mitteleuropea.

Pagina 90

Leggere un'opera d'arte

256186
Chelli, Maurizio 1 occorrenze
  • 2010
  • Edup I Delfini
  • Roma
  • critica d'arte
  • UNIFI
  • w
  • Scarica XML

È piuttosto singolare che nessuno dei grandi pittori del Rinascimento (Michelangelo, Raffaello, Leonardo, Tiziano) abbia voluto mai affrontare questo tema.

Pagina 94

L'arte contemporanea tra mercato e nuovi linguaggi

256781
Vettese, Angela 1 occorrenze

• Il rilievo che dadaisti e surrealisti iniziarono a dare al processo del fare, più che al risultato finito, e quindi anche al non-finito; aH’inserirsi nelle opere della variabile temporale, e quindi anche del movimento, secondo le teorie dei futuristi italiani e di chiunque abbia insistito sulla performance.

Pagina 26

Personaggi e vicende dell'arte moderna

260821
Venturoli, Marcello 3 occorrenze
  • 1965
  • Nistri-Lischi
  • Pisa
  • critica d'arte
  • UNIFI
  • w
  • Scarica XML

Benché Prampolini abbia partecipato sia alla prima che alla seconda mostra del Novecento, abbia subito la non brillante suggestione della seconda ondata futurista e un certo «ballismo», piuttosto politico che estetico nel suo momento di maggior depressione stilistica della «aeropittura», benché abbia arredato parecchie sale di manifestazioni e mostre del ventennio con pannelli decorativi, mosaici, bassorilievi, plastiche murali e polimaterici, resta il fatto certo che l’artista non fu mai, nel gusto e nel clima, un pittore del Novecento; e questo è senza dubbio il suo piú gran merito. Non solo perché, nonostante le numerose contraddizioni in cui cadde l’arte sua, Prampolini ha rappresentato in un momento assai poco qualitativo in Italia, una linea «europea» di sviluppo, di indiscussa consapevolezza, ma perché, proprio in virtù di questa «partenza» europea, l’arte di Prampolini è cresciuta e si è fatta adulta dopo la Liberazione, dando un contributo non indifferente al panorama delle ricerche e dei risultati dell’arte astratta italiana dal 1945 all’anno della morte del pittore, avvenuta nel 1956.

Pagina 291

Benché l’arte del maestro bergamasco abbia uno sviluppo organico e conseguente, senza pentimenti e senza conversioni «modernistiche», io trovo nel Manzù maturo dopo il 1950 una maggiore autonomia dalle strettoie ottocentesche ed umanistiche, in modo particolare dalla sudditanza di Medardo Rosso.

Pagina 304

Ciò nonostante le opere sono restate, a documentare tappa per tappa l’estro e la cultura di uno dei nostri più alti pittori della generazione dei Maestri che abbia contribuito a tener saldo il legame della nostra «provincia» con l’arte migliore d’Europa.

Pagina 31

Scritti giovanili 1912-1922

264405
Longhi, Roberto 31 occorrenze

Sono nomi; ma per chi abbia intelligenza sufficente nelle arti figurative, l'averli puramente raggruppati, può bastare per intenderli concretamente come storia.

Pagina 10

Chi sia riescito a sfrondare dal tronco dell'opera caravaggesca tutto il frascame dei discepoli e a spartirlo poco a poco nei fastelletti delle loro individualità, si trova tuttavia incerto per un esiguo numero di opere fra le quali è il Davide*[figura 54] che nella Galleria Borghese (n. 2) reca il nome di Caravaggio, sebbene altri abbia già riconosciuto che di Caravaggio non è 4.

Pagina 116

Che meraviglia se non avendo saputo imprimere di mollezza opportuna la sedicente natura morta, egli ne abbia cercato - in uno dei due esemplari - un surrogato per mezzo del colore?

Pagina 141

Io credo che lo stesso Pater non abbia mai inteso di far critica estetica, ma più tosto critica generale come la definisce lui stesso nel suo saggio su Botticelli.

Pagina 15

Immaginate un artista che si diparta dotato profondamente per il senso della deformazione organica, cioè già intimamente alle fonti del dinamismo; che d'altra parte abbia, passato prossimo, dietro di sé, la fanghiglia superficiale dell'impressionismo e la deformazione inorganica - dall'esterno - del cubismo. E vedete che cosa egli ne sappia fare.

Pagina 158

Il Luzio ha già detto come dai nuovi documenti recati innanzi da questolibro la figura storica del Moro s'illumini più giustamente e appaja in aspetto più simpatico di quello che non abbia avuto fin qui; moltissimi altri documenti nuovi se meno importanti dal lato storico-politico sono pur interessanti per la psicologia, l'umanità e la coltura della corte sforzesca.

Pagina 166

A Catania, nel Museo Civico, non sfugge a chi abbia pratica di caravaggeschi un Cristo flagellato, di mezze figure (n. 58) *.

Pagina 180

Si offrono dunque questi elementi a chi abbia bisogno di molte stratte per convincersi che Velazquez non è che Caravaggio vissuto qualche anno di più; per noi basta che esistano ancora, nel mondo della pittura, la Cena in Emmaus di casa Patrizi e la Madonna del Rosario, che vorremmo vedere al Prado piuttosto che, tanto spaesata, a Vienna.

Pagina 221

Crediamo infatti che verso il 1618-20 Orazio abbia dipinto la Scena di gioco e di rissa che nel Museo di Copenhagen è attribuita, s'intende, a Caravaggio33*.

Pagina 238

Ai ricchi genovesi dovevano piacere assai queste contaminazioni di Caravaggio e di Bologna; mi pare infatti che Orazio abbia divagato ancora una volta in modo simile nella Sacra Famiglia** (propr. Spinola) che era esposta fino a qualche anno fa a Palazzo Bianco col nome del Reni e nella quale tuttavia non si può non ravvisare sotto il travestimento ancora Gentileschi.

Pagina 239

Vale ad ogni modo la pena di accennare alla possibilità che per l’appunto con opere di questo genere Orazio abbia dato lo spunto al carraccismo irrobustito di Pellegro Piola.

Pagina 240

Di sotto alle volgari ridipinture che velano buona parte della superficie, appare il più bel pezzo di pittura che Caravaggio abbia fatto.

Pagina 25

Questo apparire di inflessioni toscane nella pronuncia pittorica di Artemisia potrebbe significare l'andata della pittrice a Firenze; che dovette avvenire appunto in questi tempi, tra il 1621 e il 1624: chissà anzi ch'essa non abbia accompagnato il padre, che partiva da Roma verso il 1621, per un tratto di strada, fermandosi poi in Toscana 62.

Pagina 257

È infatti eccezionalmente interessante vedere Artemisia svolgere fatalmente il programma protoolandese iniziato dal padre; ché questa Nascita del Battista è effettivamente il più condotto studio d'interno, come luce e determinazione ambientale, che il '600 italiano abbia prodotto, per la conoscenza che ne abbiamo a tutt'oggi; ed è implicitamente una delle risoluzioni più «attuali» che l'arte italiana di quel tempo abbia dato di un soggetto religioso. Non rileveremo mai abbastanza le difficoltà che si opponevano a un’artista nella trattazione di soggetti come questo che erano anche più restii a mutamenti per essere già accomodati da tempo in certi stampi apparenti di «genere», affatto mnemonici.

Pagina 262

In realtà quando si abbia a mente chiaro, lo svolgimento di Caracciolo, e ciò che importi la venuta a Napoli della signora Schiattesi; quando anche ci si ricordi del modo mirabile tenuto dai Francanzani, per superare al più presto il più stretto riberismo, si sa tutto quel che occorre per poter poi costruire in carne e sangue, tutta la pittura napoletana fino all'apparire spiegato di Luca Giordano.

Pagina 269

Ma è naturale che un rilievo come questo non abbia seguito, dacché il Pellizzari non ha il coraggio di credere davvero che S. Tommaso parli piuttosto dell'arte figurativa che dell'arte in generale; mentre il riferimento specifico alla pittura è troppo evidente. Ed è vero peccato che dopo questo barlume il P. ritorni ancora sulle generali. Che valore ha per la storia della critica d'arte figurativa sapere che S. Tommaso abbia detto frasi come quella che l'«arte non è necessaria all'artefice per farlo ben vivere, ma solo per fargli produr bene le opere artificiate?». Frase deliziosa e giusta come tant'altre di quello ma che nella trattazione particolare non significa nulla. E nello studio poi dei trattati d'arte!

Pagina 313

Non si può negare che in questa scelta dei precedenti critici il Sirèn non abbia dimostrato mano leggera e gusto affinato: ma non si può neppure affermare ch'egli abbia condotto il problema leonardesco oltre que' due precedenti: cosa ch'era pur necessaria anche perché fra le due interpretazioni era un dissidio che andava dissolto e superata. Non sembra opportuno rilevarlo qui in esteso, ma anche di passata si può ben dire che mentre la concezione di Wölfflin era in fondo accademica, classica, nobiliare, di stampa burckhardtiano, considerava il '400 sempre 'come una « Frührenaissance», come un semplice avviamento alla «Hochrenaissance» che compiva non si sa se una sintesi o una composta di motivi d'arte quattrocentesca per mezzo di quelle simmetrie, di que' legamenti di composizione, a gruppi affrontati o triangolari o piramidali de' quali Leonardo dava esempi per primo, la concezione del Berenson era poco meno che opposta. In lui sorgeva la valutazione di un Quattrocento in cui gli elementi fondamentali dell'arte figurativa («line, plastic form, colour») che, come tali, hanno in se stessi la propria conclusione e classicità, si manifestavano allo stato di purità nativa, senza bisogno di sovrimporsi le cappe compositive piramidali o triangolari escogitate dal '500. E sebbene il Berenson abbia poi, in parecchi pensieri, mitigato la sua concezione di sano primitivismo della quale vedeva il pericolo fra le mani dei giovinetti corrivi e fantastici, sebbene egli abbia rivalutato con umiltà di figliuol prodigo il Partenone e Fidia, ogni volta gli se ne offriva il destro, ed abbia un poco attutito le intuizioni prime di forma e di linea, con l'altra un po' nebulosa, per non essere accademica, della « space composition », è certo che v'era in lui un fondamento corrosivo agli atteggiamenti del '500, quale si manifesta nella analisi sulla «Illustration » a proposito di Raffaello e di «Emotional expression in Art» di «Prettiness of Art» che cadono appunto intorno a Leonardo.

Pagina 349

Prendiamo atto di questa confessione del povero Dalbono, e senza sminuire per nulla i suoi meriti saltuari di buon gusto, specie nell'apprezzamento dell'arte del '600 locale e nel senso dell'ambiente e della moda, passiamo a cercare altrove chi abbia fatto migliore arte e migliore critica nell'Italia del secolo scorso.

Pagina 359

Tutto si spiega quando ci si avvede che lo Schmidt lavora d'astrazione e di schemi, poiché quando entra a toccare di caratteri più essenzialmente «figurativi» gli basta il fatto che il Carstens abbia rotto la tradizione pittoresca del '700 e abbia ripreso una forma «disegnativa» per credere di poter dire che ciò era porsi sulla linea tradizionalmente e tedescamente «zeichnerische» di Dürer - e non di Grünewald. Noi siamo lieti che con queste parole si venga a riconoscere che Grünewald in Germania è uno scherzo di natura; ad ogni modo non crediamo che per mettersi in riga con Dürer il metodo migliore fosse quello del Carstens di riprendersi allo «zeichnerische» greco, che non è precisamente quello di Dürer, Gli è appunto che lo Schmidt parla di un «disegnativo» astratto, generale, che non esiste, e noi di uno concreto, che varia tanto come Dürer varia dalla Grecia.

Pagina 371

Convincersi che Van Dyck abbia rilevato la sagoma della sua Pietà d'Anversa da quella del Bonconsiglio a Vicenza?

Pagina 388

Supporre che Tiziano nel San Sebastiano del trittico del '22 a Brescia abbia tolto la modellatura dallo Schiavo del Louvre di Michelangelo?

Pagina 388

Lo stile volontario e ferreo di Lesueur ha nella sua glacialità molte attratrive per Roger Fry; il quale perciò non intende lamentare che Poussin abbia abbandonato le pose veneziane e tizianesche che dànno carattere a questa Sacra Famiglia per giungere a poco a poco alle uniche qualità del suo disegno tardo. Secondo il critico le qualità deliziose di questa opera primitiva furono bene sacrificate.

Pagina 391

Quanto egli abbia assunto in queste sue nuove ricerche dall'arte veneziana non ci riguarda singolarmente, ma soltanto il modo particolare con cui può averlo sviluppato. Può anche esser certo che egli abbia assunto maggior divario di toni, e maggiori trasparenze di luce da Venezia, l'importante è ch'egli abbia saputo aggiogare queste nuove entrate ai capitali antichi dell'arte sua. Nei grandi artisti le questioni storiche di connessione diventano fortunatamente questioni pittoriche generali, da trattarsi a nuovo.

Pagina 40

Si dice infatti che un brusio disapprobatorio abbia chiosato le parole di un funzionario governativo che esponeva il progetto di affidare la decorazione di una sala di Palazzo Venezia, o signori, a Ettore Tito, sì. Ora, quel brusio levatosi da una schiera di cultori officiali e officiosi d'arte e d'architettura, non era, io sospetto, ahimè!, l'espressione del convincimento profondo che Ettore Tito non possa e non abbia a decorare né quella né qualsivoglia altra sala del mondo, per non possedere la benché minima virtù di decoratore e di poeta - ch'essi ne avranno probabilmente un altissimo concetto - ma soltanto da quella generica pavidezza di far collaborare, come un tempo si usava, l'antico e il moderno. - Leon Battista Alberti e Ettore Tito? Orrore! - Orrore, sta bene; ma per quell'altra ragione.

Pagina 440

Siamo lieti infine che anche il Kehrer abbia beffate a dovere le ricerche preoccupate e ansiose di alcuni critici clinici sull'astigmatismo del Greco.

Pagina 453

Ad Hampton Court è il San Girolamo che gioca con il suo fare di Nettuno in bonaccia che abbia mutato il quos ego in un sinite parvulos. Il san Giovannino, con anche più garbo, in una mossetta di deliziosa serietà compresa e compunta, lo sostituisce in questa, che dalla residenza, sebbene fortuita, chiameremo la Madonna di Orléans.

Pagina 471

Non so per qual cagione il quadrettino della Betsabea sia tacciato di copia dal Pussino, senza che pure il Giordano abbia qui tentato di trasformarsi nel pittor franzese, siccome, ch'io 'l sappia, non vi si provò mai. Quivi appar tutto versato nel Cortona; con la stessa facilità del Cortona, con le stesse idee.

Pagina 487

Non corro con Voi il rischio di vedermi riservire questi privati, privatissimi ragguagli in qualche tomo di lettere ove ebbero finora anche troppo luogo, perché abbia a comparirvi anch'io, le cianfruscole de' minimi letterati, le briciole de' più magri banchetti pittoreschi. Io ho del pari la ventura di non conoscere il signor Stefano Ticozzi. Credetemi

Pagina 492

Le note in parentesi quadra sono, invece, di aggiornamento ulteriore e le ho volute così contraddistinguere da quelle originali, appunto perché non si pensi che io abbia qui voluto farmi bello «col senno di poi ». Esse alludono infatti a soluzioni o a progressi più recenti, e non miei soltanto, su questo o quel problema. Firenze, 1 gennaio 1959.

Pagina 494

Ma l'interpretazione rimane estranea come l'opera stessa quando non si abbia infine, facoltà sensibili per queste semplici parole: materia, peso, sostanza articolata, moto; qualità esaltate in un organismo trasfigurato.

Pagina 54

Vede la terra inarcarsi gibbosa sotto la inutilmente stabilita rettitudine dei campi recinti -; oh, i contadini sono pittori; il contadino è Van Gogh solo che ci abbia espresso, finora, lo sconnettersi prospettico della geometria umanadelle coltivazioni all'incurante respiro della crosta terrestre: La Crau.

Pagina 8

Scultura e pittura d'oggi. Ricerche

266171
Boito, Camillo 2 occorrenze
  • 1877
  • Fratelli Bocca
  • Roma-Torino- Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
  • w
  • Scarica XML

Il Roi, quantunque nella pittura abbia un poco di leccato e di pallido, nel delineare è tutto geometria; e il suo vasto cartone, dove si vede il corpo di re Manfredi portato innanzi a Carlo d’Anjou, non va solamente lodato per la bontà dei contorni, ma ben anche per la maestà dello stile.

Pagina 112

Ad una innanzi tutto che abbia indole romana, giacché nella città dove la tradizione antica si fece così tenacemente sentire persino nei secoli in cui sembrò rotta dovunque, il portare un modo straniero o italiano ad essa del tutto nuovo, sarebbe un bestemmiare la storia e seminare patate dove crescono palme.

Pagina 228

L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte

266758
Sgarbi, Vittorio 1 occorrenze
  • 2012
  • Grandi Passaggi Bompiani
  • Milano
  • critica d'arte
  • UNIFI
  • w
  • Scarica XML

Il dipinto impressionista non è fatto per nessuno ed è fatto per tutti; e, come terminale di questa libera produzione, ecco che nasce la figura del mercante, al quale spetta il compito — ma solo dopo che l’emozione autonoma dell’artista abbia prodotto l’opera di trovarle un destinatario. L'artista si autodetermina e il mercante accoglie tutto ciò che egli liberamente produce; Diego Rodríguez de Silva y Velázquez, La famiglia di Filippo IV (Las Meninas), 1656. è raro che il mercante dia indicazioni all’artista: una volta che ne abbia considerato il valore, lo lascia in larga misura libero, riservandosi la sola funzione di diffondere le sue opere.

Pagina 45

Ultime tendenze nell'arte d'oggi. Dall'informale al neo-oggettuale

267390
Dorfles, Gillo 2 occorrenze
  • 1999
  • Feltrinelli
  • Milano
  • critica d'arte
  • UNIFI
  • w
  • Scarica XML

Mentre a un genere di scultura che, nella sua apparente replica meticolosa del vero, assume spesso toni beffardi o addirittura surreali è improntata da parecchi anni l’opera di Alik Cavaliere, uno dei pochi artisti italiani che abbia saputo, molto prima dell’esplosione iperrealista e concettuale, amalgamare nei suoi lavori gli aspetti essenziali delle due tendenze.

Pagina 123

Benché l’interesse per la pop art abbia coperto in buona parte il periodo degli anni Sessanta, sarebbe un errore credere che essa abbia costituito l’unica corrente vitale di questo decennio. Occorre quindi fare un passo indietro, per prendere in considerazione tutto quell'importante indirizzo che, iniziatosi ben prima della pop, era destinato a sopravvivere alla moda per quest’ultima, e a prolungarsi fino agli ultimi anni del decennio successivo.

Pagina 77