Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

188769
Pitigrilli (Dino Segre) 10 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
  • paraletteratura-galateo
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Abbi indipendenza di giudizio, esprìmiti con parole tue, non impiegare formule; ribèllati alla ser- vitù delle cerimonie convenzionali e dei riti; trascriviti in un quaderno tutte le frasi vuote di idee e i gesti vuoti di contenuto che osservi nella società, e applica il tuo senso critico non dico nell'irriderli clamorosamente, ma nel non adottarli e nel non ripeterli. Ciò che ti dà fastidio nelle usanze sociali ripudialo, per non contribuire anche tu alla sua diffusione e al suo mantenimento». Non voglio dire con questo che si calzino scarpe di tela bianca sotto il frac o che si metta un berretto da ciclista sopra uno smoking, né che quando si è invitati a pranzo in una famiglia di milionari ci si faccia precedere da una dozzina di ova invece che da un mazzo di fiori, in una malintesa applicazione del senso pratico che indica come prodotti di maggiore utilità i commestibili che le orchidee. La prima regola del manuale di buone usanze d'oggi è il rispetto delle opinioni e delle suscettibilità ereditarie altrui. Ma la seconda regola del mio manuale consiglia di sciogliere, senza scandalizzare nessuno, le bende e i papiri degli antichi pregiudizi e delle non giustificate suscettibilità. Ho conosciuto una dama della vecchia aristocrazia che per bollare d'infamia un borghese, professore d'università, raccontava che camminando sul marciapiede di via Veneto, a Roma, quel giovane signore stava dalla parte del muro, per cedere a lei la destra, e non sapeva, l'ignorante, che è la signora quella che deve camminare dalla parte del muro. Tre o quattro secoli di pregiudizio pesavano sulle bianche spalle aristocratiche, mentre il senso realistico guidava i passi del giovane professore. La signora pensava, come le sue remote antenate, che a una donna si doveva cedere la parte più alta della strada - le haut du pavé. - E dimenticava che questo riguardo era doveroso quando le strade delle città, ai tempi del Cardinale Richelieu, erano depositi immondi di spazzatura e di fango, in mezzo ai quali scorreva un rigagnolo, e che perciò la parte più alta, ai due lati della strada, era la più praticabile. I marciapiedi delle nostre città hanno soppresso quest'inconveniente e sono così larghi che non si sa dove finiscano e dove cominci la carreggiata, e quando il tempo è bello è altrettanto bello per l'uomo quanto per la sua delicata accompagnatrice, e quando piove, piove ugualmente, come dice la Sacra Scrittura sul giusto e sull'ingiusto. Ebbene, quel signore, ribelle, o semplicemente inosservante delle antiche regole, conosceva l'origine delle antiche usanze e andava - contro il muro - secondo la modernità edilizia del secolo. La maggior parte delle usanze insensate e ingiustificabili si ripetono e si protraggono per far sapere al prossimo che non si ignorano. I libri che le insegnano e le raccomandano mi fanno pensare a quelle grammatiche che riportano nelle prime pagine i nomi di strumenti che oggi non si usano più: il temperino, il maledetto e inevitabile «canif» delle grammatiche francesi, l'ossessionante «cortaplumas» delle grammatiche spagnuole, che se serviva a tagliare (cortar) le penne (las plumas) quando si scriveva con la penna d'oca, appartiene ormai al museo delle antichità, come l'armamentario per filare delle nonne delle nostre bisnonne, e come le smoccolatoie (mouchettes, despabiladeras) che pendevano dalle lampade a olio, e delle quali non è rimasta traccia ai tempi dei raggi infrarossi e della luce diffusa.

Abbi una conversazione rosea e celeste. La suocera e la matrigna sono due manovelle dormienti nel cuore di tutte (TUTTE!) le donne, e pronte a mettersi in movimento più tardi. Abbi l'abilità di fare credere che la tua anima sia rosa e celeste come la tua conversazione, e che quelle manovelle della matrigna e della suocera siano latenti in tutte le giovinette, eccetto che in te.

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Se càpiti in una di quelle comiche repubblichette sudamericane dove i portalettere non sanno leggere e le guardie municipali vanno a piedi scalzi sotto l'uniforme, abbi l'eroismo di sostenere che le scarpe sono antigieniche e che i portalettere lavorano splendidamente di intuizione. Non occuparti di politica locale. Se parli bene dell'uomo politico del momento, il tuo interlocutore reagirà esaltando quello di domani. Di qualunque mole siano le scelleratezze di quello di ieri, fingi di non esserne informato o di credere che i giornali esagerino, e lascierai così al tuo contradittore un abbondante materiale per la sua eloquenza. Se hai il sangue freddo di tacere e di presentarti come acefalo, il tuo silenzio ti farà passare per lo straniero ideale, che non si interessa di ciò che non lo riguarda. Se vai a Napoli non dire a un napoletano che stavano meglio sotto i Borboni. Te lo dirà lui. A Trieste, non dire a un triestino che la città e il porto erano prosperi sotto gli Austriaci; te lo dimostrerà, col lapis alla mano, lui. Ad Atene non accennare allo splendore della Grecia antica; fai l'elogio della Grecia moderna, se non vuoi che l'ateniese che ti offre un gelato in Odòs Athinà ti convinca che i suoi contemporanei Proxenetakis e Semiparanoikopoulos sono più eccelsi di Pericle e di Solone. Se proprio non sai di che cosa compiacerti, proclama le virtù diuretiche ed emmenagoghe dei cocomeri di Kalamatas, che avrebbero fatto la felicità di Demostene e di Aspasia. L'ultima Regina di Spagna, che era inglese, si giocò la popolarità presso gli «aficionados» - che glielo dimostrarono lanciandole una bomba - per essersi coperta gli occhi davanti a un toro che sbudellava un cavallo. A uno spagnuolo non dire che le corride sono uno spasso crudele. Te lo dirà lui appena sarete in confidenza, salvo a mettere bene in chiaro che chi non è spagnuolo non può capire la corrida, ad ammettere che il sangue inferocisce gli uomini e le donne, e a dirti che ha due «entradas» per «los toros» di domenica, uno per lui e l'altra per te. In Inghilterra non domandare mai perchè una nazione così progredita possa mantenere la forca, condannare alla pena di morte non solo l'assassino ma anche il suo complice che fu estraneo al fatto, e mandare i poliziotti disarmati. Se ti sei imbattuto in un inglese di idee avanzate, le tuo osservazioni lo convertirebbero nel più incancrenito conservatore, e la stessa signora Robertson (o Richardson) Forse non è nemmeno Richardson, ma visto il risultato che ottiene... che a ogni impiccagione sbraita contro la pena di morte, ti risponderebbe con le parole di Alphonse Karr: «Sopprimere la morte, d'accordo! Ma che i signori assassini comincino». Attenzione a non invertire i termini: in Argentina non parlare di «fazenda» e di «fazendeiros»; nel Brasile non parlare di «estancia» e di «estancieros». Il termine «restaquères», usatissimo a Parigi per indicare i cafoni sudamericani arricchiti con mezzi equivoci e con pretese di eleganza chiassosa, in Sudamerica non è molto gradito. In Germania puoi dire che il processo di Norimberga fu una mostruosità giuridica, che l'inflazione del marco fu una fregatura universale, che la prima guerra l'ha voluta Guglielmo, che la seconda l'ha voluta Hitler, che la prossima è desiderata da tutti. In Germania puoi dire ciò che vuoi, perchè ti daranno ragione e ti domanderanno se al tuo paese c'è bisogno di binoccoli prismatici o di materiale plastico, e se hai l'indirizzo di qualche commerciante serio e solvibile al quale scrivere a nome tuo. A un Austriaco non dire «voi, tedeschi», e tanto meno «Hitler era mezzo austriaco». Se parli di musica di Strauss, attenzione a non confondere Richard («Salomé») con Johann («il Bel Danubio Blu»), né con Oscar (Straus con una sola S), che cullò la tua giovinezza nel «Sogno di un Valzer». Insistere esageratamente sui valzer viennesi ti tirerebbe addosso una conferenza su Mozart, Schumann, il festival di Salisburgo e le facilitazioni alberghiere e ferroviarie. Con i Russi: solo i Russi sanno preparare il té. Con i Napoletani: solo i Napoletani sanno far cuocere gli spaghetti. Non dire mai a Napoli che i maccheroni li importò Marco Polo dalla Cina. A Bologna: la cucina bolognese è la prima cucina al mondo. In Sardegna: il poeta Sebastiano Satta è più grande di Giosué Carducci. In Sicilia: Pirandello è più vivo che mai. (In qualunque altro paese puoi dire che Pirandello è superato e in piena decadenza). A Milano: «chissà perchè il panettone di Milano sanno farlo solamente a Milano?» La stessa domanda puoi formularla a Torino (basta cambiare la città). Se vuoi lasciare il vantaggio all'interlocutore locale, permettigli di spiegarti che «dipende dall'acqua». Ti racconterà che un confettiere milanese, con farina milanese, ova milanesi, uva passa milanese, operai milanesi e forno milanese è andato a fare i panettoni di Milano in America, e i panettoni non gli sono riusciti. Dipende dall'acqua. Ma non dirlo tu che «dipende dall'acqua»; il tuo contraddittore replicherebbe che dipende dall'aria, perchè il Milanese si era portato anche l'acqua di Milano. In Svizzera: il famoso lago della Svizzera Francese si chiama «Lago di Ginevra» a Ginevra e «Lago Lemano» a Losanna. Non fare dello spirito sugli ammiragli della marina svizzera. Nel Belgio: in nessun paese del mondo le sigarette sono a buon mercato come nel Belgio. A ogni cittadino di Bruxelles (si pronuncia Brussell) dirai che parla il francese come un parigino. Questo lo renderà felice, e vorrà essere fotografato al tuo braccio sotto la statua idraulica di Manneken-Pis, che dai tempi di Luigi XV fa ininterrottamente pipì in faccia agli uomini. Il che, dopo tutto, è ancora più serio che farsi fotografare sotto la statua della Libertà.

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Ma se proprio sei decisa a invitare in casa tua - articolo settimo - abbi almeno la precauzione di radunare persone che già si conoscano e abbiano un minimo di affinità mentale. Il vecchio sistema di alternare un signore e una signora è infondato, a meno che la tua non sia una casa di appuntamenti o un'agenzia matrimoniale. Due uomini politici cóllocali a grande distanza, per evitare che improvvisino un meeting: due cacciatori cóllocali vicini, in modo che si smaltiscano a vicenda le loro eroiche fanfaronate, senza che l'uno affligga l'uditorio con le virtù del suo setter, e l'altro con la precisione del suo fucile o la furberia dei coccodrilli del lago Tanganika. Se c'è un poeta, sistemalo fra due donne belle e analfabete (non scarseggiano mai), così gli impedirai di toccare il più impopolare di tutti gli argomenti: la letteratura.

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Quando qualcuno ti dice che non dimostri i tuoi anni, abbi la convinzione che quel signore mente. I tuoi anni li dimostri. Al massimo, ne puoi dimostrare di più, ma non di meno. C'è della gente che invecchia prima del tempo; nessuno che ringiovanisca. Il fisico si deteriora come un motore d'automobile e come il fondo dei calzoni. Il dietista e l'igienista possono insegnare i mezzi per accumulare meno colesterolo nelle arterie e ritardare l'arteriosclerosi, questo erudito pseudonimo della morte, ma occorre una ginnastica morale e intellettuale per mantenere fino a tarda età l'elasticità dello spirito. Accanto allo specialista nelle malattie della vecchiaia, gerontoiatra, ci vorrebbe un istituto di profilassi contro il deterioramento delle maniere, del modo di parlare, di giudicare, di vivere socialmente. Se questo istituto avrebbe successo, non so. Oserei dire di no, ed ecco perchè: In un negozio di libri usati ho comperato un volume d'occasione, di un professore francese, a proposito della vecchiaia. Non contiene macchie di saliva tabaccosa né cenere di sigaretta, né peli, né capelli. Il suo primo proprietario doveva essere un vecchio pulito. Il margine di ogni pagina è pieno però di punti interrogativi ed esclamativi, di correzioni di date e di errori di stampa. Il margine dei libri è per certi lettori come il terreno riservato al pubblico, oltre la rete, dal quale gli scalmanati lanciano ingiurie e bottiglie, convinti che loro, al posto dei giocatori, avrebbero fatto di meglio e di più. L'anziano lettore che ebbe fra le mani il libro prima di me, ha un'idea fissa: non tollera che l'autore esca dal tema. L'osservazione a margine più frequente è: «Ma questo non c'entra con la vecchiaia», Come se l'autore e il libraio lo avessero frodato sulla qualità e sul peso. In un libro nel quale l'autore segnalò la petulanza e la ostinatezza come difetti dei vecchi, il vecchio lettore ha lasciato la dimostrazione autografa di non correggersi delle proprie manìe nel momento stesso in cui un autorevole scrittore gliele segnala. Probabilmente però quello scrittore non si faceva illusioni sul proprio insegnamento, e poichè non me le faccio nemmeno io, darò alcuni consigli, lasciando, come sempre un largo margine alla mia pagina, affinchè il lettore possa scrivere qua e là «cretino» e controllare con le eleganti volute dei suoi punti interrogativi l'uniforme emissione di anilina violetta dalla sua matita a sfera. Se siete già vecchio, non leggete più avanti. Oramai è fatta. Troppo tardi per correggervi; i miei insegnamenti vi serviranno quando verrete al mondo un'altra volta, come dicono le portinaie e i teosofi. Io parlo ai giovani, a coloro che non si sono ancora anchilosati nelle abitudini e nei malvezzi mentali. O giovane, prepàrati fin da giovane a essere un vecchio insopportabile. Evita tutti gli atteggiamenti che, combinati con gli anni, faranno di te il classico vecchio, il vecchio-tipo, il vecchio-standard, il vecchio-fesso. A vent'anni, non parlare di te; se parli di te nella verde età, sarai un giovanotto noioso; più avanti negli anni sarai «un vecchio». Non essere un «raseur» in francese, un «latoso» in spagnuolo, un «attaccabottoni» in italiano. Le tue attrattive giovanili ti renderanno provvisoriamente tollerabile e forse anche ricercato, ma gli acidi inesorabili degli anni ti trasformeranno per corrosione in un vecchio noioso, e, brevemente, in un «vecchio». Non raccontare aneddoti. Fin che sei giovane, la memoria ti preserverà dal ripeterli alla stessa persona. Con l'affievolirsi della memoria ti ripeteresti, arrivando persino a farlo apposta, per una specie di pigrizia mentale e di compiacimento. Ho conosciuto un vecchio diplomatico, che narrava come se si fossero svolte in presenza sua, una serie di facezie più o meno storiche, che si trovano raccolte nei soliti libretti di aneddoti, e faceva proprie le risposte che questo o quell'uomo illustre diede a questo o a quel personaggio insigne. Mentre egli infilava una storiella dopo l'altra, i suoi due nipoti, un giovinetto e una signorina, si scambiavano occhiate e sospiri, e si domandavano: - Che aneddoto è? il trentasette? - No, il trentasette è ancora da venire. Questo è il ventuno. Trentasette è quello di Victor Hugo e la marmellata. Con un po' di pazienza, dopo un tempo indeterminabile sentivamo arrivare anche la marmellata di Victor Hugo. Non raccontare come hai perso una causa in tribunale, come sei stato danneggiato nella ripartizione di un'eredità, come fu ingiusto il destino in un concorso, come te la sei cavata miracolosamente in un esame, come hai tappato con una geniale risposta la bocca a un prepotente, né come sei stato eroe. Calcola che i nove decimi virgola qualche cosa di ciò che è accaduto a te non interessano nessuno. I tuoi epici trionfi sono una ben povera cosa agli occhi altrui. Non parlare dei tuoi professori, dei tuoi compagni d'armi o di lavoro con coloro che non li hanno conosciuti. Non volgerti a contemplare il passato prossimo per non contemplare più tardi il trapassato remoto. Ogni cinque anni una legione di attori, di direttori d'orchestra, di avvocati formidabili, di uomini politici eccelsi e di scrittori scende nell'oblìo. L'inviato speciale e il corrispondente viaggiante che brillano per la loro fulmineità di captazione e per l'elettricità del loro stile, hanno la vita di un giorno, del giorno in cui appare la loro corrispondenza da Batavia o da Tangeri; una settimana dopo la loro morte, più nessuno se ne ricorda. Il vecchio che rimastica i meriti degli attori, dei cantanti, degli avvocati, dei giornalisti della sua epoca, non fa altro che emettere dei nomi privi di risonanza nel cuore della generazione successiva. Quando a Londra incontri un sudamericano che ti racconta che il famoso Perez ha fatto un colpo di stato contro il famoso Gomez, il quale aveva tradito il famoso Gonzales, anche se a costoro sono stati eretti dei monumenti e ingombrano volumi interi negli an- nali del loro Paese, per i tuoi orecchi i loro nomi non sono altro che rumori. La stessa impressione dà il vecchio quando parla degli uomini e delle donne del suo tempo. I loro nomi non sono nomi, ma sbavature di nomi, agli orecchi di chi non li ha mai conosciuti. Sii ottimista generoso disinteressato, per non divenire un vecchio amareggiato risentito carogna. Evita i pettegolezzi, che con l'autorità dei capelli bianchi diventerebbero calunnie. A dieci anni si incomincia a invecchiare fisiologicamente; a venti, psicologicamente, sentimentalmente; è questa seconda vecchiaia quella che deve preoccuparti; è la morte dello spirito quella che deve farti paura. L'altra no. L'altra colpisce i vecchi di 85 anni come i giovani di 15, con mezzi diversi. A 85 anni è difficile che si muoia buttandosi da un trampolino di Palm Beach per brillare agli occhi di una massaggiatrice. A 15 è facile morire per aver mangiato 48 ova sode, o per aver trangugiato 15 bottiglie di birra o ballato per tre giorni ininterrottamente. Ciò che cambia con gli anni è semplicemente l'occasione e il modo di morire. Ma il decorso della vecchiaia è uguale per tutti. Per essere un vecchio presentabile al disopra dei sessanta, basta cominciare a non assumere le maniere di un vecchio al disotto dei venti.

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E se sei una signorina, abbi lo spirito gaio; ti servirà, prima che per la vecchiaia, per la tua carriera di moglie. Diceva il saggio Indiano Manù «Una donna sterile deve essere sostituita l'ottavo anno; quella i cui bambini sono tutti morti, il decimo anno; quella che non mette al mondo che delle femmine, l'undicesimo; e quella che parla con acredine, sui due piedi». I mariti delle donne acide di oggidì non possono più metterle fuori di casa, ma escono loro, i mariti, e rientrano alle quattro del mattino, un po' stanchi, dopo aver passato la notte in chissà quali filosofici studi.

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Abbi sempre una opinione. A chi ti presenta il menu, invitandoti a scegliere, non rispondere: «io prendo ciò che prende lei». Se ti domandano quale té vuoi, Ceylon e Cina, rispondi Cina, o rispondi Ceylon, oppure rispondi che non prendi té, ma non dire mai «per me fa lo stesso».

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Lo zio si strinse nelle spalle, dandosi per vinto, e confessò: - Abbi pazienza, ma questa non l'ho capita. Un duello recente fra due giornalisti parigini cominciò con un «calembour» che l'altro non capì, o comprese a modo suo. Replicò con un altro «calembour» che, per un perverso gioco di coincidenze, non piacque al primo. Si spiegarono sul terreno. Duello alla pistola. Come tutti i duelli alla pistola doveva finire zero a zero, o al massimo, con la morte di un passero che curiosava da un albero o con un proiettile nel cappello a cilindro di uno dei testimoni. Questa volta il destino volle fare dello spirito anche lui, e tutti e due gli avversari risultarono feriti. Ma il peggior castigo dello spiritosissimo a ogni costo, gli tocca quando va all'estero. Al di là della frontiera lo spiritosissimo non fa ridere. Sulla sua valigia di fuochi d'artificio c'è un divieto di importazione. Gli attori che mettono in scena commedie straniere sono costretti a dare grandi sciabolate di lapis rosso, perchè «qui questa battuta non sarebbe capita».

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Abbi un orologio in cucina e un cronometro nella sala da pranzo. A tavola, quando ci sono degli invitati, marito e moglie evitino le conversazioni su argomenti casalinghi: II marito: - Carletto ha sei anni. La moglie: - Cinque. E' nato nel dicembre del '52. Fai il conto: 53, 54, 55, 56, 57... Il marito: - Ma siamo nell'ottobre: gennaio, febbraio, marzo... Ti ho dato un campioncino delle discussioni fra marito e moglie davanti a estranei, che sclassificano una tavola, una compagnia, una famiglia e sono una prova definitiva di cattiva educazione. Marito e moglie non si rivolgano la parola l'un l'altra, se non in occasioni eccezionali e per dirsi l'indispensabile. E' a questo o a quel commensale che ci si deve dirigere con una saggia oculatezza distributrice.

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Ma se capiti in uno di quei restaurants di lusso, dove ci sono due orchestre, una classica e una sincopata che si alternano, e una non ha ancora finito che già comincia l'altra, abbi la prudenza di collocarti lontano dalle sorgenti sonore. Indietro, indietro, vicino alla porta. Meglio sarebbe fuori della porta. Meglio di tutto, entrare nella trattoria bolognese di fronte.

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