Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbi

Numero di risultati: 2 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Le belle maniere

180183
Francesca Fiorentina 2 occorrenze
  • 1918
  • Libreria editrice internazionale
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Abbi confidenza in lei, perchè tu sei ancora inesperta, avvicínati a lei con fiducia, áprile il tuo cuore, perch'ella possa leggervi fino in fondo, esprimile i buoni pensieri, chiedile, nel dubbio, un consiglio, nella tristezza - se tuo malgrado t'assale - un conforto. Certe persone, a volte, ci sembrano tanto lontane da noi, appunto perchè non tentiamo d'avvicinarle. Quante educande hanno la biasimevole abitudine di fare a tutti - magari alle domestiche dell'Istituto - le proprie confidenze, eccetto che a'superiori! Questa diffidenza indispone l'animo anche della persona più bene intenzionata. Ma se è bene lasciare aperto il nostro cuore a chi, amandoci, ha il diritto di giudicarci, non è prudente dare in pasto il nostro intimo alla malsana curiosità de'più, che non hanno affetto nè discernimento per un retto criterio. Solo i tuoi superiori possono giudicarti, ma tu sii degna di loro. Se nutrirai affetto per loro, ti verrà spontaneo il rispetto. Tuttavia ricórdati d'alcuni ammonimenti semplici, ma necessari per dimostrare l'uno e l'altro di questi sentimenti.

Pagina 206

Ebbene, allora abbi il coraggio di confessare che hai fatto la beneficenza al tuo io, attirando sulla tua persona qualche sguardo benevolo, qualche lusinghiera approvazione; o ammetti con me che fa vera beneficenza chi sa nascondere le proprie azioni, i propri trionfi sotto un velo d'umiltà e di grazia modesta, chi dimentica completamente se stesso per gli altri, chi fa come il grano, il quale muore nel solco per far germogliare la spiga fecondatrice. Non ti lasciar tentare così presto dalla smania della popolarità, che offusca ogni più mite sentimento, soffoca ogni stimolo di pietà, sconvolge perfino la retta visione de'più semplici doveri. Questa della beneficenza malintesa è uno de' mezzi con cui più facilmente le giovinette si fanno avanti e ottengono il loro scopo di mettersi in vista. Anche tu hai mirato a questa piccola gloria fugace, a questo misero interesse personale e per essi hai dimenticato l'affetto de'tuoi genitori, a cui hai imposto de'sacrifizi, l'amicizia della tua Silvia, che ti sei lasciata indietro senza neppure metterla a parte delle tue intenzioni; ti sei permessa una sfilza di piccoli scatti nervosi, di sgarbi, di disubbidienze, d'inesattezze nel compimento d'altri doverucci; e tutto ciò hai mascherato sotto la falsa apparenza di bene. Ricórdati che"il bene non fa rumore e il rumore non fa bene"; che per far vera carità bisogna dar qualcosa di noi insieme col denaro, che il benefizio sincero è quello che s'appaga di se stesso e non cerca altro esteriore compenso, e neppure esige riconoscenza. La carità, quando è residuo di feste, giunge al povero già sfiaccata, dissanguata, e non dà calore nè gioia: per essere efficace, bisogna che zampilli viva dal cuore che la fa al cuore che la riceve. Bisogna anche, e sopratutto, che non sia somministrata alla cieca, con l'ignoranza assoluta delle necessità altrui, alle quali dev'essere adeguato il soccorso. E' sciocchezza il credere di far vera carità dando un soldo al primo che ci tende la mano. Sappiamo se ne ha veramente bisogno? Senza contare che spesso chi dà quel s oldo vuol liberarsi dal tedio e dall'aspetto della miseria, o vuol farsi vedere. Purtroppo c'è qualche mendicante il quale trova più comodo accattare che lavorare:fargli l'elemosina sarebbe favorire il vizio. Occorre visitare le abitazioni di quelli che si beneficano, accostare la miseria per soccorrerla, imitare Gesù che, per rendere la vista ai ciechi, li avvicinava e poneva loro sopra le mani. E quel che vuoi dare, Clara, da'in fretta; non indugiare, non tentennare, non mostrare scontento, non rinfacciare, non accennare a ricambio:da', insomma, con slancio e con allegrezza. Ma tienti a mente che la carità non si fa soltanto di pane. Giorno per giorno, ora per ora puoi compiere atti di beneficenza semplici e pur tanto efficaci! Una buona parola detta, una cattiva trattenuta, un'antipatia vinta, una piccola vanità soffocata, un'affettuosa accondiscendenza che ti costi un tantino, uno sforzo per star ferma quando proprio tutti i muscoli sobbalzano:ecco il vero bene che puoi fare, senza ostentazione, senza secondi fini. Non cercar tanto lontano, però, non perder tempo nell'aspettare un'occasione d'esser utile, che non si presenta perchè troppo rara; non ti protendere verso la miseria ignota, quando puoi chinarti verso quella conosciuta e vicina; non sentir pietà soltanto del complesso de' "poveri", se ti mostri scontrosa e indifferente con quelli di cui conosci i bisogni; non correre da un estraneo malato, se poi ti rifiuti d'aiutare la domestica sofferente; non visitare l'ospedale soltanto per una frivola curiosità, ma per impulso del cuore che ti detta una parola di conforto per una povera madre condannata alla morte, ti trattiene presso un bimbo che ha il piccolo corpo ingessato, ti dà forza per assistere all'agonia d'una giovinetta a cui mancano le cure materne. Per tendere la mano non hai bisogno d'allungar troppo il braccio. Sii buona soprattutto, veramente buona di quella bontà che avvicina a Dio, perchè è imitazione di Lui che si manifestò agli uomini per mezzo del Cristo:allora la tua bontà sarà una corona ininterrotta di piccole, utili, schiette beneficenze, liete anche nel sacrifizio; sarà, occorrendo, l'immolazione di tutto il tuo essere per il prossimo, meritevole e immeritevole. Non è un ideale divino?

Pagina 226

Cerca

Modifica ricerca