Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbi

Numero di risultati: 3 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Angiola Maria

207423
Carcano, Giulio 3 occorrenze
  • 1874
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Essa leggeva, e l' incerto raggio del lume che ardevale vicino, sembrava quasi circondare la sua candida fronte di quell' aureola, che si suol vedere dipinta intorno alle teste de' santi. » Non si turbi dunque il tuo cuore, e non abbia paura. » Abbi fede in me, e nella mia misericordia ti fida. » Quando tu pensi d'essermi più lontano, allora è spesse tolte ch' io ti son più vicino. » Quando tu credi quasi perduta ogni cosa, allora le più volte tu hai in mano maggior materia di merito. » Non è tutto gittato, perchè alcuna cosa ti sia avvenuta sinistramente. » Non dêi tu giudicar delle cose secondo il presente tuo sentimento; nè per alcuna disavventura, onde che ella ti avvenga, scorarti tanto perdutamente, nè in modo riceverla, come se ogni speranza ti fosse tolta di dovertene rilevare mai più. » Non volerti credere derelitto del tutto, se per alcun tempo io ti mandi alcuna tribolazione, oppure io ti ritolga la bramata consolazione; essendo che per tal via si va al regno de cieli.... » Quello che ti ho dato, il mi posso ritogliere, e rendertelo quando mi piaccia. » Quando alcuna cosa ti do, ella è mia; quando me la riprendo, non prendo del tuo; poichè mio è ogni bene e ogni dono perfetto. » Se io ti lascio venire gravezza alcuna o avversità, non isdegnartene, nè cader di animo; io posso rilevartene prestamente, e cambiarti in gaudio ogni noia. » Ma non pertanto io son giusto, e da commendare altamente, quando io fo questo con te!... » La fanciulla leggeva queste schiette e sublimi parole con tanta verità e dolcezza, che parvero alle due donne un consiglio venuto dal cielo. « Mamma! » disse allora Maria, « il libretto che vedete è un dono che m' ha fatto, da poco tempo, il nostro Carlo! E queste parole mi sembrare quasi le sue.... mi ricordo che fu lui che me le fece leggere un giorno, quando venne lassù a visitarci, dopo la morte di nostro padre. E ogni volta che ne rileggo solo una pagina, non so come, mi sento più coraggiosa, più in pace.... Oh! è buono, è un' anima santa, il nostro Carlo, e il Signore avrà pietà di lui e di noi! Caterina abbracciò sua figlia con tenerezza, poi si staccò da lei, per andare a coricarsi. La fanciulla, rimasta sola, riaperse a caso il libro, e le cadde sott' occhio un foglietto, di mano del fratello, e forse dimenticato là entro: eran gli ultimi versi ch' egli aveva scritti. IL CALICE DEL DOLORE.

Pagina 209

Credo poi di non esser così brutta che m'abbiano a metter in un canto come un cencio; e non sono poi nè smorta come la Maria, nè losca come quella superba di Carlotta.... » « Abbi un po' di pazienza, che la capiterà presto anche per te la fortuna; se non è venuta, vuol dire che non è la tua ora. » « E io sento in vece che l' ora è questa.... Ma ascolta una buona volta, che piacere tu m' hai a fare.... » « Gran segreti fra la Luisa e la Ghita! » disse allora battendo sul tombolo la spoletta del suo ricamo, la Carlotta, che sedeva in faccia a loro. « Niente del tutto! E poi, che ne vuole saper lei, signora pretendente?... » rispose la prima, indispettita. « Oh! oh! come la ti fuma subito! non si può dirti nulla! » soggiunse Stella, la sua vicina. « Lasciatemi un po' stare, » replicò Luisa più corrucciata; e in quella piccola ira, alzava con isgarbo le sue tonde spallucce: le compagne le guardavano di sottecchi, sogghignavan fra loro. « E voglio dire e fare quel che mi piace, » riprese poi, cogliendo il buon punto, che la maestra dai suo banco stava mostrando ad una merciaia del vicinato certi fazzoletti di mussolino. « E se voi altre non mi lascerete stare, ve ne dirò tante da farvi diventar rosse di vergogna, dalla prima all'ultima, da da farvi scappare!... » Tutte ridevano; Maria soltanto, in aria di dolce compassione, levò gli occhi sopra di Luisa; ma costei, ostinata nel suo capriccio, si trasse con la seggioletta più vicino alla fedele Ghita, e continuò: « Ascoltami tu , che sei buona voglio proprio dirti tutto, a marcio dispetto di queste male grazie. Sappi dunque, che stamane ho veduto passare di qui, più di due e tre volte, il tuo Eugenio, in compagnia d'un altro: quest'altro non lo conosco, ma mi ricordo d'averlo veduto, dev' esser suo amico.... Bene, questo bel giovine, perchè è un bel giovine, sai?... mi pareva che mi guardasse ne.... oh anzi, ne son certa! E se tu fossi capace stasera di domandargli, all' Eugenio, chi sia quel suo amico.... Oh! ti vorrei far mille baci. Senti, mi dice il cuore che questo giovine passi di qui proprio per me. È di bella statura, ha una fisonomia così cara, ha certi baffetti biondi.... e poi, un bel fare.... Oh! è sicuro un signore, e muoio della voglia di sapere se è per me.... se è lui.... Oh cara Ghita, lo farai a me questo piacere, di', lo farai?... » « Sì, sì, ma se poi non fosse che uno scaldarti la testa!... » « Oh Ghita! tu non gli hai dato mente, perché guardi sempre il tuo Eugenio; ma io.... Sai? è perchè mia nonna, non contenta di recitare tutto il dì la corona, chè in fine non è lei che m' ha fatto, non vuole mai lasciarmi andar sola per le vie, e manda sempre ad accompagnarmi, innanzi e indietro, quello stupido del mio fratello minore, che fa il copista da un avvocato; se non fosse così, oh me la spasserei bene alle spalle di queste cattive, che adesso ridono di me! Quel bel giovine, che tu sai, m'avrebbe già parlato, e vorrei farne crepar molte dall' invidia.... Oh sì vedi, perchè non son degni di stargli a confronto nè il Colombo, quel malcreato che fa all' amore con la Carlotta, nè il signor Antonio che parla alla Rosalia, e che avrà i suoi buoni cinquant' anni.... No, no, io nol vorrei cambiare il mio amoroso, nè col Pietro della Clarina, proprio degno di lei, un giovine di bottega; nè col contino pitocco di cui si vanta tanto la Stella, nemmeno quasi col tuo Eugenio; sebbene, bisogna dirlo, Eugenio li valga tutti insieme. E io, credilo, io sarò sempre la tua vera amica.... » « Senti, Luisa; » rispondeva la Ghita a quell' inquieto cicaleccio: « di malizie n' hai da vendere, ma tant' è, io ti voglio bene, perchè sei sincera; e gli domanderò.... » « Oh! la è lunga stasera!... » diceva una; e le altre: « Già, lei è sempre la disturbatrice! » « Qualche gran mistero! » « Eh lo sapremo anche noi la Ghita, ne lo dirà. » « Sei pur buona tu, Ghita, a darle ascolto. » « Che si faccia sposa la Luisa? oh, oh!. » « E chi volete che la prenda?... » Queste amare baie ferivano il cuore della Luisa, che girò una lenta e torva occhiata su le compagne. E voleva rispondere, ribatter quelle parole nemiche con più acerbi rimbrotti; ma arrossiva, e le sue mani tremavano: allora, lasciando cadere il collaretto increspato, a cui avrebbe dovuto lavorare, appoggiò stizzita la sua piccola testa su la tavola, e ruppe in un improvviso scoppio di pianto. Maria, che sola era stata sempre silenziosa, sentì pietà della Luisa; e quando questa, non trovando più armi contro la sorda guerra delle pazzerelle amiche, finì a rispondere col pianto, ella s' alzò, le si fece accosto, le strinse con affetto una mano; indi, rivolta alle compagne: « Via, » disse « siate buone! non vedete che vi riuscì di farla piangere? sareste mo contente d' esser ne' suoi panni?... E poi, cosa v' ha fatto mai, poverina? Su dunque lasciatela in pace, e fate vedere che avete buon cuore. E tu, Luisa, non pian- gere! ti vogliamo bene tutte, vedi! è stata una burla; non abbilo per male, o pensa piuttosto che non c'è rosa senza spine, e che tu sei ancora felice di non aver altri guai! No, tu non conosci che si ha a sopportare a questo mondo di ben più grandi travagli! » Ma la buona intenzione di Maria, e le sue miti parole fecero peggio; perchè le fanciulle, dispettose dal sentirsi ammonire da una che poco amavano: « Vedi! » bisbigliarono fra loro, « vedi un po' questa, che vuol far la dottoressa! « E perchè se n' impiccia lei adesso?» « Eh la santarella! sentitela, che fa la dottrina cristiana.... » « Taci, taci, Maria; si conta di belle cose anche di te, e non ci far parlare. » Così la tempesta, che prima minacciava la Luisa, scoppiò invece su la buona Maria; la quale mortificata essa pure, tornava mutola a sedere. Ed essendo in quel punto la crestaia scomparsa dietro l' uscio interno della bottega, per salir alle sue stanze di sopra, quelle mordaci cervelline non si tennero più, e si voltaron tutte contro di Maria. In quella, s' intese il battere delle otto. Allora fu un cinguettio, uno scoppiar di risa e di scherzi, un coro di vocine stridule e gaje, una furia di smettere i lavori alla rinfusa, di gettar su la tavola guancialetti, spole, cuffie disfatte, ricami su' disegni incartocciati, cesoje, ditali. E ciascuna delle fanciulle correva a pigliare il suo cappellino di seta e lo scialle a scacchi o a quadretti, e tutte in una volta assediavano la povera Maria, che sola fra tutte era rimasta al lavoro. Pareva quel confuso cicalio che fanno le passerette d'una colombaja, sul vespro d'un bel dì d'estate. Diceva una: « Senti, Maria! tu, in fondo, non sei una cattiva pasta di ragazza, ma vuoi far la gatta morta, e non ti sta bene. E l'altra: « Non le guardate, è marcia invidia che la fa parlare. » E una terza: « No, no; scommetto che sa fare anche lei il fatto suo, e voi la chiamate la novizia! andate là, povere sciocche!... » Chi diceva così era la Carlotta, la più sguajatella e la più brutta, alla quale tutte si strinsero intorno, pressandola con cento interrogazioni. « Ah sì, dici? anche lei, con quella faccia compunta? Ma contane dunque qualcosetta, se ne sai! » « Ah! ah! son proprio contenta: non l'avrei mai creduto; e come?... e dove?... » « Sì, dilla su, com'è stata? dunque l' ha avuto anche lei il suo bello, eh? altro che prediche, che amor del prossimo! » «Ah! l' ha avuto anche lei l'amoroso? lui l'avrà piantata, e per questo arrabbia che noi ce lo teniamo!... conta, conta su! » « Ma io non so altro.... ma non posso dire.... E poi, io nol fo per vendetta, perchè le voglio bene alla Maria.... » Così, ma inutilmente, rispondeva la maligna Carlotta, mentre tutte eranle dintorno, e chi per un braccio la pigliava, e chi le scoteva un lembo dello scialle, e chi le tirava i nastri del cappellino: pareva giocassero a gatta cieca. Maria rivolse alle compagne uno sguardo, in cui appariva più la preghiera che il compatimento; ma quelle continuavano a ridere, a chiacchierare con gran bisbiglio, nè vi fu che la Luisa, la quale, forse per gratitudine, fattasele vicina, le disse all' orecchio: « Buona Maria, scusami se tutto è per cagion mia! » E le diede un bacio di cuore. Certamente, il giuoco avrebbe preso mala piega, se in quel punto non ricompariva la crestaja. La quale, veduta quella confusione, e intesa quella strana armonia di risa e di voci, si fermò nel bel mezzo della bottega, e girando un' occhiata lunga e severa sul crocchietto delle inquieta alunne, che alla sua presenza s'erano ricomposte in silenzio, umili, quatte e stupite, fece loro tal solenne gridata, che da un pezzo non avevano toccata la compagna; e con questa le congedò una dopo l'altra, ch' esse non vedevano l'ora d'andarsene. La piccola Luisa fu l'ultima: le convenne aspettare caro suo fratello; e n' aveva tanto corruccio che dispettosa batteva i piedi. Ma appena lo vide mettere il capo dentro la porta invetriata della bottega, strisciò una goffa riverenza alla maestra crestaja, e subito scappò via, come un uccello. Chi avesse avuto il capriccio dì tener dietro a quelle

Pagina 232

abbi compassione della mia vita!... Ho ricevuto or ora una lettera di mia sorella. M' annunzia che il mio povero e vecchio padre sta molto male, e che desidera vedermi ancora una volta prima di morire. O Signore! fa ch'io arrivi in tempo fa ch'io possa, compiere anche questo penoso e santo dovere!...

Pagina 376

Cerca

Modifica ricerca