Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbi

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Galateo morale

196646
Giacinto Gallenga 3 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
  • paraletteratura-galateo
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Abbi poi ognora presente che uno squarcio in un abito può esser dovuto a disgrazia, ma le macchie portano sempre disonore.

Pagina 129

Che se tuttavia le circostanze ti obbligassero a farlo, abbi cura almeno di non metterle a tavola l'una accanto all'altra, né in prospetto, perché non siano costrette a toccarsi e guardarsi continuamente. I ragazzetti, quando i convitati non siano persone di tua massima confidenza, falli pranzare e sorvegliare in disparte; il frammischiarsi delle loro grida, dei loro giuochi; della loro agitazione ai conversari della compagnia, toglierebbe assai a quella compostezza, a quella moderazione che sono il pregio dei conviti ammodo: d'altronde non è punto né poco necessario che i fanciulli ascoltino certe parole, osservino certi atti non perfettamente misurati che possono sfuggire nell'esaltazione delle dispute, nel riscaldamento quand'anche moderatissimo dei commensali e che perfettamente innocui per gente matura, non lo sarebbero in equal modo pei giovanetti e per le fanciulle. Non ti occuperai unicamente delle persone di maggior grado ed importanza, lasciando le altre in oblìo; queste potrebbero giustamente adontarsi di essere stati invitate unicamente per far numero a tavola e corona a quei pochi cui intendi di onorare.

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Abbi verecondia dell'amico tuo. ISOCRATE - Consigli. La più stretta amicizia non proscioglie dall'osservanza del Galateo. Il nome di amico che viene con tanta leggerezza prodigato non correrebbe così sovente alle labbra, né sarebbe le tante volte una parola vana e bugiarda, se quanti si dicono amici avessero una esatta conoscenza dei doveri che incombono all'amicizia. Fra gli amici hanno ad essere principalmente affetto, stima e cortesia. Pare che gli antichi avessero un'idea alquanto più sana dell'amicizia, poiché Cicerone, a mo'd'esempio, che scrisse un trattato sulla medesima, lasciò scritte molte sentenze che sarebbe pur bene avessero a loro conoscenza coloro che hanno sempre in bocca questa santa parola. «Di tutte le società, scrive egli nei suoi Discorsi, nessuna è più nobile, nessuna è più stabile di quella che esiste fra uomini dabbene, stretti da uniformità, di costumi e da amicizia. E altrove nei Doveri: Niuna cosa è più amabile né che più congiunga che la simiglianza dei buoni costumi». In altro luogo scrive: «che la virtù stessa e generatrice di amicizia; che non vi può essere amicizia fra i tristi, ecc.». Oggidì l'amicizia presso molta gente vale ad indicare, non solamente l'unione stabile, cordiale, virtuosa d'uomini costumati, ma ancora una lega di qualunque natura che venga per un certo tempo - talvolta di pochi giomi, di poche ore - ad esistere fra due o più individui di qualsivoglia carattere, di quali si vogliano principii, di qualunque condotta, di qualunque educazione. È mestieri, in nome della civiltà, in nome della morale rettificano il concetto.

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