Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Malombra

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Fogazzaro, Antonio 1 occorrenze

Ma è impossibile che non ci abbi anche la tua. Cosa si viene a far qui se non si viene a fare all'amore? Guarda che gruppo di belle donne! Posson dar dei punti, per forme, a quel pezzo di marmo lì, ci scommetto; almeno la mia certo; e sono di marmo caldo. Vedi la bruna, che magnifiche occhiate a B.... Guarda tre passi a destra, gira gira adagio finché trova gli occhi di lui, vi getta dentro un bacio e finisce piano piano il suo quarto di g iro." Intanto donna Giulia cantava con poca voce ma con molta arte un'appassionata musica scritta da Schumann su parole di Reine. Ella usava questa inelegante versione fatta per lei da un poetucolo giovinetto che palpitava presso il piano, guardando la dolce bocca onde uscivano, ebbri di amore, i suoi versi. Ho pianto in sogno, ho pianto: Giacevi nell'avel. Balzai dal sonno; il pianto Spandeami a' cigli un vel. Ho pianto in sogno, ho pianto: Ero tradito e sol. Balzai dal sonno, e tanto Piansi d'amaro duol. Ho pianto in sogno, ho pianto: M'eri fedele ancor. Balzai dal sonno; il pianto Pioveami a fiumi ognor. "Lasciami ascoltare" disse Silla, e andò all'angolo opposto della sala. Si trovò presso alla signora Mirelli ch'era pallidissima e aveva le lagrime agli occhi. Donna Giulia cantava: Ho pianto in sogno, ho pianto: Ero tradito e sol. Pareva veramente una musica mista a qualche triste sogno, con le sue prime note insistenti dolorose. Diceva a Silla come la piova in casa di Edith: "Piangi, il tuo sogno è finito". Ma egli, sbalordito, credeva di sognarne un altro, amaro anche questo. L'amica di donna Giulia era Marina. Marina avea tanto pensato a lui! Ah, quello sguardo sorpreso al chiaro dei lampi! Forse lo aveva amato. Sperarlo adesso quando egli avrebbe avuto bisogno di dimenticare il mondo e l'anima nelle braccia di una donna, ed ella viaggiava, novella sposa, chi sa per dove! Derisione, derisione! Gli altri erano felici! Gli altri avevano l'amore voluttuoso di cui respirava il profumo, l'amore appassionato di cui ascoltava lo slancio nella musica che mirava su verso il cielo, spossata, in un grido: Balzai dal sonno; il pianto Pioveami a fiumi ognor. Gli altri, gli uomini come quell'ufficiale! Gli applausi, assai caldi stavolta, lo scossero. Si avvicinò al piano, con la febbre addosso. Tutti lodavano la musica e le esecutrici che invocarono una parola di lode per il poetucolo, rosso rosso. Egli ebbe da donna Giulia uno special sorriso a cui parve tenesse molto. "Dunque?" chiese donna Antonietta a Silla, riassettando i guanti alle sue dita affusolate. "Ha pianto?" "No, perché non piango mai; ma ho sognato di piangere." "Malheur à qui n'est pas ému" diss'ella. "Lunedì le faremo sentir qualche altra cosa." Ella andò quindi ad abbracciare Giulia. "Addio, cara" disse. "Così presto?" Fu il segnale dello scioglimento. Tutte le carrozze erano state annunziate. Baci, sorrisi, paroline affettuose, ringraziamenti. Silla fu degli ultimi che vennero a stringer la mano a donna Giulia. Ella gliela rifiutò. "Aspetti lì" disse. "La sequestro per due minuti ancora." Si voltò quindi al prigioniero. "Pensare" diss'ella "che io ho fatto una brutta parte per Lei, prima di conoscerla! Non mi domandi niente, non voglio essere indiscreta. Dica un poco, Silla, non piglia fuoco per le mie rivelazioni di stasera? Ne aggiungerò un'altra; quest'inverno la signorina voleva il Suo ritratto. Io ho detto: no, carina, si va troppo avanti. Adesso poi, se ha pigliato fuoco, spengo. La signorina dev'essersi fatta sposa ier sera ed è felice. Lo porti a me, il ritratto. Sempre il venerdì, s a bene, tra le quattro e le sei." "Ma..." "Non c'è ma. Vada, vada che non facciamo dire cattiverie. Venerdì!" Egli discese le scale dietro la Mirelli, ch'era con donna Laura. Pareva che avessero lasciato in sala il loro viso amabile e presone uno brusco nell'anticamera. La Mirelli parlava piano, in fretta, guardando in basso. Silla non intese che queste parole: "Ho capito benissimo." C'erano cavalli nell'atrio che si impennavano, scalpitavano, facevano il fracasso d'uno squadrone. Gli staffieri chiamavano le carrozze. Silla scivolò in mezzo a quella confusione e uscì solo. Stava per mettere la chiave nella toppa della sua porta, quando fu accostato da un fattorino del telegrafo. "Di grazia" disse questi, "un certo signor Corrado Silla la sta in quella porta lì?" "Sono io." "Tanto meglio. Telegramma urgente. Vuole un lapis?" Silla scrisse la ricevuta sotto un fanale vicino. L'altro se ne andò. Silla aperse il telegramma e lesse: Il conte Cesare, gravemente infermo, desidera che Ella venga al Palazzo. M. di Malombra, ne La prega. Domani alle 10 ant. Vi sarà un calesse alla stazione. Cecilia Egli partì alla mattina.

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