Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La tecnica della pittura

253992
Previati, Gaetano 4 occorrenze
  • 1905
  • Fratelli Bocca
  • Torino
  • trattato di pittura
  • UNIFI
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Se dessi troppa tempera abbi che di subito scoppierà il colore e creperà dal muro. Sia savio, e pratico».

Pagina 124

Pagina 193

«Quando vuoi lavorare in muro (che è il più dolce e il più vago lavorare che sia), prima abbi calcina e sabbione, tamigiata bene l’una e l’altra. E se la calcina è ben grassa e fresca, richiede le due parti sabbione, la terza parte calcina. E intridili bene assieme con acqua, e tanta ne intridi che ti duri quindici dì o venti. E lasciala riposare qualche dì, tanto che n’esca il fuoco: chè quando è così focosa scoppia poi lo ’ntonaco che fai. Quando se’ per ismaltare, spazza bene prima il muro, e bagnalo bene, chè non può essere troppo bagnato; e togli la calcina tua ben rimenata a cazzuòla a cazzuola; e smalta prima una volta o due, tanto che venga piano lo ’ntonaco sopra il muro. Poi quando vuoi lavorare abbi prima a mente di far questo smalto bene arricciato, e un poco rasposo. Poi secondo la storia o la figura che de’ fare, se lo intonaco è secco, togli carbone, e disegna e componi e cogli bene ogni tua misura battendo prima alcun filo, pigliando i mezzi degli spazi».

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Poi abbi il tuo pennello di setole grosse in mano, intingilo nell’acqua chiara; battilo e bagna sopra il tuo smalto; e al tondo, con un’assicella di larghezza di una palma di mano, va fregando su per lo ’ntonaco ben bagnato acciò che l’assicella predetta sia donna di levare dove fosse troppa calcina, o porre dove ne mancasse, e spianare bene il tuo smalto. Poi bagna il detto smalto col detto pennello, se bisogno n’ha; e colla punta della tua cazzuola, ben piana e ben pulita, la va fregando su per lo ’ntonaco. Poi batti le tuo’ fila dell’ordine, e misura lo prima fatto allo ’ntonaco di sotto. E facciamo ragione che abbi a fare per dì solo una testa di santa o di santo giovane, sì come è quella di Nostra Donna santissima. Come hai pulita così la calcina del tuo smalto, abbi uno vasellino invetriato, chè tutti i vaselli vogliono essere invetriati, ritratti come il migliuolo o ver bicchiere, e vogliono aver buono e grave sedere di sotto acciò che riseggano bene che non si spandessero i colori. Togli quanto una fava d’ocria scura (che sono di due ragioni ocrie chiare e scure), e se non hai della scura togli dalla chiara macinata bene, mettila nel detto tuo vasellino, e togli un poco di nero, quanto fosse una lente, mescola colla detta ocria. Togli un poco di bianco sangiovanni quanto una terza fava: togli quanto una punta di coltellino di cinabrese chiara; mescola con li predetti i colori tutti insieme per ragioni e fa il detto colore corrente e liquido con acqua chiara, senza tempera. Fa un pennello sottile acuto di setole liquide e sottili che entrino su per un bucciuolo di penna d’oca: e con questo pennello atteggia il viso che vuoi fare (ricordandoti che divida il viso in tre parti, cioè la testa, il naso, il mento con la bocca) e dà col tuo pennello a poco a poco, squasi asciutto, di questo colore che si chiama a Firenze verdaccio, a Siena bazzèo. Quando hai dato la forma al tuo viso e ti paresse o in le misure o come si fosse, che non rispondesse secondo che a te paresse: col pennello grosso di setole, intinto nell’acqua, fregando su per lo detto ’ntonaco puoi guastarlo e rimendarlo».

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