Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbeveratoio

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UGO. SCENE DEL SECOLO X - PARTE PRIMA

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Bazzero, Ambrogio 2 occorrenze

Egli non conosceva quel luogo: guardò ancora attorno, e sospirò con invidia quasi religiosa: vide sulla grotta vicino a lui una rozza statuina di Madonna, vide un abbeveratoio coll'acqua traboccante, vide sette od otto agnellini. Da un uscio che si aperse nel fianco della casetta venne sulla gradinata di ciottoloni rotondi una figura di fanciulla, colla foggia montanara, il volto coperto da un panno: guardò giù la montagna, poi, non col passo della massaia che solerte si dà alle bisogne del mattino, andò all'abbeveratoio, cautissima nella rugiada e fastidiosa. Un agnello venne, ritroso e saltellante, bebbe e s'allontanò con graziose tresche: ella si diede ad inseguirlo, corse, venne quasi sotto alla rupe, senza veder Ugo. Ugo in quel momento proprio pensava: - Che vita incomincia per me? La montanina guardò ancora giù dalla montagna, stette un pezzo come pensierosa, e, piegando le ginocchia, disse: - Perdonami, madre! Io devo fuggire! - e stava per muovere il piede: si lasciò scappare questo lamento: - Non ho ancora pregato stamattina! - e si volse in due passi alla grotta, verso la statuetta. Vide Ugo, si avventò su di lui, supplicando ansiosissima e dolorosa: - Siete ferito? Siete salvo? - e buttò via il panno dal capo, lo raccolse per farne una fascia, sollevò la faccia a Dio. Era madonna Imilda! Quella lì vicino la casa di Agnese. Ugo non credette e lanciò innanzi le mani, come per stracciare una nebbia, gridando: - No! È crudeltà questa illusione! Lasciatemi morire! - Morire? morire voi! - ruggì Imilda. Così in lei, straziata sul subito la gioia affannosa del riabbraccio dalle parole deliranti di lui, l'amore cupido dell'infinito volle vincere il tempo, soperchiandolo colla intensità dell'anima. Non si può amare tutta una vita? Si impazzisce un'ora nella ebbrezza più prepotente e si muore. L'amore diventa furore. - Ugo! Ugo! - e la vergine se gli gettò in braccio, ammaliandolo con un modo procacissimo che sfidava Dio e gli uomini: - Se sapeste che tormento! E vi trovo quassù! Chi ve lo disse ch'ero qui? E voi volete morire! Ugo mio, io non credevo che tu avessi a dirmi così! - Ma sei proprio tu? - Ugo si storceva come sotto un incubo. - Sono io! Non mi senti? Ti bacio, ti mordo, ti voglio! - Imilda, la tua faccia è fiamma! - E voglio che bruci la tua. Ti discaccio la morte! - Io ti strappai al fuoco: tu al fuoco mi rigetti! - E poi, come se Ugo acquistasse coscienza: - Imilda, fuggimi, per carità! Perchè incominciare un nuovo tormento? Va! - Io fuggivo alla valle - sorrise Imilda: - per te! - Che ti dissi? Non dobbiamo vederci più! Se muoio, tu non devi saperlo: se vivo, ho un giuramento a compiere! Ti supplico: fuggimi! - Ed Ugo, rizzatosi, spingeva Imilda su quella stessa stradicciuola per cui Oberto doveva venire, e veniva, per condurre a Rupemala la sposa a vedere il padre per l'ultima volta: - Fuggimi! Tu non sai che cosa ho pensato di te! Ella trepidò. Ed egli: - Affrettati! - Non m'ami? - .... T'amo, sì! Ma tu qui vedresti un grande tormento! Oldrado e Guidinga verranno a ghermirmi tra poco! - ed Ugo barcollò. - Ugo! - gridò Imilda. E fu così potente la voce di lei, che il cavaliere si scosse, rattenendola e lamentando: - Questa è voce di paradiso! Imilda, non fuggirmi! Sono nell'affanno immenso! Non fuggirmi dalla terra! - Ugo, sono qui avvinghiata a te! Nessuno può rompere questo nodo fatale! - Nessuno? E chi ti dicesse chi io sono? - Nessuno! E nessuno lo può dire perchè tu sei Ugo! - Io devo dirlo. Sono vinto e vituperato. - T'amo! - Scomunicato e fuggente. - T'amo, e sono tutta tua! - Perchè m'ami? Che t'ho fatto per condannarmi così? - Ed io che t'ho fatto? - Ricordati Guidinga. - È così disperato l'amore! Chi ci resiste? Imilda nascose Ugo nella grotta, andò nella casetta e fu lietissima che mamma Agnese non ci fosse, perchè la stava stendendo dei pannilini in un pratello: i figli di Federigo dormivano ancora, colle membra rotte dal combattimento: Imilda tolse su del pane, dei cibi, delle vesti, e con gran cura involò da un pancone un suo cofanetto prezioso. Ritornò da Ugo, lo fece rifocillare, lo animò tutto, gli domandò: - Ugo, sei pronto? - A tutto, purchè tu mi baci! - rispose Ugo. - Ancora e sempre. - Ora mi trovo saldissimo. - Dunque decidi di me. - Dai morti non ebbi che strazio. Da te viva voglio la felicità! E qual'è? quella degli agi, dell'ambizione, del potere? Tu non sai com'è l'anima mia! come amore, memorie, gelosia, impotenza, strapotenza, come tremendi uragani l'abbiano squassata! Dammi un poco di pace! Io non so dirti...! Prima di tutto, per la salvazione nostra! andiamo dal romito di Malandaggio che non ci conosce.... - E quegli benedica le nostre nozze. - Poi.... O Imilda, ci abbiamo pensato? - Ugo fu come ghermito da un pensiero. - E di che temi dopo? Dio sa che tu sei mio, ch'io sono tua. Se così volle per tormentarci, questi istanti audacissimi di vita vincono tutti gli anni! - Imilda - dubitava fieramente Ugo: - non posso! non devo! - Come mi ami poco! Ma non vedi? Io fuggo anche da mio padre per te! - Se vuoi ch'io comandi, comando: fuggiamo! - esultò Ugo. - Sì, andremo lontano da Adalberto.... - Da Oberto! - Da tutti! Senti: ho pregato tanto. Oh lo sa la madre mia. Ugo, in questo cofanetto ho i suoi gioielli, fuggiamo lontano.... «Chi siete?» domanderanno. «Siamo esuli.» «Di che terra?» E diremo: «Il saracino Alzor disertò le nostre castella sulla riviera ligure.» Fuggiamo lontano. O mio Ugo, vivremo lontano da tutti! Ci benedica il romito. - Affermano i boscaiuoli ch'egli è profeta: ci predirà l'avvenire. - Ma chi più profeta del mio cuore? Ascolti, Ugo? Morremo d'amore! Tra le vesti Imilda aveva trafugato anche quelle dei figli di Agnese: Ugo si coperse con quei rozzi panni: Imilda si strinse a lui, dicendo: - Tu hai pane nella bisaccia? Quando sarà finito, lo domanderemo ai boscaiuoli, per pietà d'Iddio. - E s'incamminarono sulla montagna: nel primo torrente in cui s'abbatterono Ugo gettò il suo saio da cavaliero, e le calze, e gli usatti, esclamando: - Mi sento buono! E montanaro e montanara s'arrampicarono sempre più, sempre più obliando che c'era un mondo basso nel quale la gente viveva in tanta guerra, inconsci affatto che c'era un castello con un morto maledetto e vituperato dai nemici, che c'era una strada sulla quale camminava Oberto, ringhiando: - Che vita sarà la mia con Imilda? Quella di Imilda con Ugo doveva essere.... felice?

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