Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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ALLA CONQUISTA DI UN IMPERO

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Salgari, Emilio 1 occorrenze

Degli axis, che durante la notte si erano forse abbeverati allo stagno, scappavano a tutte gambe. Erano gli eleganti cervi indiani, somiglianti ai daini, dal pelame fulvo, macchiato di bianco con una certa regolarità. Talvolta invece erano stormi di kirrik, bellissimi uccelli dalle penne nere e lucentissime, bianche solamente sul collo e sul petto, con un piccolo ciuffo di penne sulla testa e la coda molto folta ed allungata. - O la tigre è morta o sta agonizzando nella sua tana, - disse Tremal-Naik, a cui nulla sfuggiva. - Quegli axis e questi uccelli non si troverebbero qui, se quella brutta bestia battesse ancora la jungla. Questo è un buon segno. - Tu che hai soggiornato molti anni nelle Sunderbunds ne devi sapere più di noi, - disse Yanez. - Io comincio a sperare d'offrire a quel briccone di rajah la pelle della kala-bâgh. - Ed io ne sono sicuro, - aggiunse Sandokan. - Il tuo principe sarà così pienamente soddisfatto, - disse Tremal-Naik. - La pietra di Salagraman prima, poi la pelle della tigre che gli ha divorato i figli. Che cosa potrebbe desiderare di più? Tu, Yanez, sei un uomo veramente fortunato. - L'impresa non è ancora finita, amico. Anzi è ancora da cominciare. - Che cosa vorrai offrirgli ancora? - Non lo so nemmeno io per ora. - Il ministro? - Oh! Quello rimarrà prigionero finché Surama sarà proclamata principessa dell'Assam. Quello guasterebbe troppo le mie faccende. - E sono così numerose, è vero, Yanez? - disse Sandokan. - Non poche di certo ... Aho! Che cos'hanno i cani? - Dei latrati furiosi s'alzavano fra i bambù ed i cespugli spinosi. Si vedevano i botoli a slanciarsi animosamente innanzi e poi ritornare precipitosamente verso gli elefanti, i quali mostravano una certa irrequietezza alzando ed abbassando alternamente le trombe e soffiando vigorosamente. Anche gli scikari si erano fermati, dubbiosi fra l'andare innanzi o mettersi sotto la protezione dei pachidermi. - Ehi, mahut, che cosa c'è dunque? - chiese Yanez, afferrando la carabina. - I cani hanno fiutata la kala-bâgh, - rispose il conduttore. - Anche il tuo elefante? - Sì perché non osa più andare innanzi. - Allora la tigre è vicina. - Sì, sahib. - Fermati qui e noi scendiamo. - Gettarono la scala di corda, presero le loro armi e scesero. - Mylord! - gridò il maggiordomo. - Dove vai? - A finire la kala-bâgh, - rispose tranquillamente il portoghese. - Fa' ritirare i tuoi scikari. Non mi sono necessari. - Quell'ordine non era necessario, poiché i battitori, spaventati dai latrati acuti dei cani, che annunciavano la presenza della fiera, si ripiegavano già precipitosamente, onde non provare la potenza di quelle unghie. - Questi indiani valgono ben poco, - disse Sandokan. - Potevano rimanersene nel palazzo del principe. Se non vi fossero gli ufficiali inglesi, l'India sarebbe a quest'ora quasi inabitabile. - Badate alle spine, - disse in quel momento Yanez. - Lasceremo qui mezzi dei nostri abiti. - La jungla in quel luogo era foltissima e non facile a superarsi. Macchioni di bambù spinosi si stringevano gli uni addosso agli altri. La kala-bâgh si era scelta un buon rifugio, se si trovava veramente colà. - Lascia a me il primo posto, - disse Sandokan a Yanez. - No, amico - rispose il portoghese. - Vi sono troppi occhi fissi su di me ed il colpo di grazia deve darlo mylord, se vuol diventare celebre. - Hai ragione, - disse Sandokan, ridendo. - Noi non dobbiamo figurare che in seconda linea. - Dei guaiti lamentevoli si erano alzati fra una macchia che cresceva venti passi più innanzi, ed i cani davano indietro. La tigre doveva averne sventrati alcuni. - È nascosta là, - disse Yanez, armando la carabina. - Potremo passare? - chiese Sandokan. - Mi pare che vi sia un'apertura sulla nostra destra, - disse Tremal-Naik. - Deve averla fatta la tigre. - Sotto, Yanez. Con sei colpi possiamo affrontare anche quattro belve, - disse Sandokan. Il portoghese girò intorno alla macchia e trovata un'apertura vi si cacciò dentro, mentre i cani per la seconda volta tornavano ad indietreggiare, latrando a piena gola. Percorsi quindici passi, Yanez si fermò e togliendosi colla sinistra il cappello, disse con voce ironica: - Vi saluto, acto bâgh beursah! - Un sordo mugolìo fu la risposta. La tigre era dinanzi al portoghese, sdraiata su un ammasso di foglie secche, ormai impotente di nuocere. Aveva tutto il pelame del petto coperto di sangue e le due zampe anteriori fracassate. Vedendo comparire quei tre uomini, fece un supremo sforzo per rimettersi in piedi, ma cadde subito lasciandosi sfuggire dalle fauci spalancate un urlo di furore. - Abbiamo pronunciata la tua sentenza - disse Yanez, che si teneva a soli dieci passi dalla belva. - Tu sei stata accusata di assassinio e d'antropofagia, perciò i signori giurati sono stati inflessibili e tu devi ora pagare il fio dei tuoi delitti e regalare la tua pelle a S. A. il rajah dell'Assam, per compensarlo dei sudditi che tu gli hai divorati. Chiudi gli occhi. - La tigre invece di obbedire fece un nuovo tentativo per alzarsi ed infatti vi riuscì. Yanez però l'aveva ormai presa di mira. Due colpi di carabina rimbombarono formando quasi una sola detonazione, e la kala-bâgh ricadde fulminata con due palle nel cervello. - Giustizia è fatta, - disse Sandokan. - Avanti gli scikari! - gridò Yanez. - La tigre è morta. - I battitori costruirono rapidamente una specie di barella, incrociando e legando dei solidi bambù e caricarono la belva, non senza però una certa apprensione. - Per Giove! - esclamò Yanez, che si era avvicinato per poterla meglio esaminare. - Non ho mai veduto una tigre così grossa. - Si è ben nutrita di carne umana, - disse Tremal-Naik. - Il pelame tuttavia non è veramente splendido. Si direbbe che questa bestia soffriva la rogna. - Tutte le tigri che si nutrono esclusivamente di carne umana, perdono la loro bellezza primiera ed il loro pelame a poco a poco si guasta. - Che sia una specie di lebbra? - chiese Sandokan. - Può darsi, - disse Yanez. - Tu sai che anche i dayachi dell'interno del Borneo, che sono pure antropofagi, vanno soggetti a quella malattia quando abusano troppo di carne umana. - L'ho notato anch'io, Yanez. Comunque sia è sempre una bella bestiaccia. Giacché la nostra missione è finita, affrettiamoci a ritornare a Gauhati. Abbiamo più da fare laggiù che qui. - Ritornarono al loro elefante, fra le acclamazioni entusiastiche del maggiordomo, degli scikari e dei conduttori di cani e fecero ritorno all'accampamento. Divorata la colazione che i servi avevano già allestita e fatta una fumata, la carovana levò il campo facendo ritorno alla capitale dell'Assam.

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