Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Le Fate d'Oro

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Perodi, Emma 1 occorrenze

. - Ti voglio bene, o destriero, benché tu non mi appartenga, e vorrei strigliarti, abbeverarti, prepararti un mor- bido letto. - Il padrone del cavallo era uscito di bottega e ascoltava le parole del ragazzo. - Come sai che è un buon cavallo? - gli domandò. - Mio padre ne possedeva molti come questo; - rispose Saaud - ma egli è morto e non ho nessuno che pensi a me. Se al- meno trovassi lavoro! - T'impiegherò nelle mie scuderie, se vuoi, - disse Abdelazis, così chiamavasi il proprietario del cavallo. - Seguimi! - Com'era contento Saaud in mezzo a quei bei cavalli arabi, ai quali dava da mangiare, accarezzandoli come se fossero fratelli suoi! Ed essi lo capivano e gli ri- spondevano nel loro linguaggio. Saaud era davvero tanto contento che aveva dimen- ticato i sonagli, la voce misteriosa e il grido dell'Imamm. Un giorno un povero puledro cadde malamente e doveva essere ammazzato. Saaud a quel pensiero piangeva a calde la- crime, e Abdelazis, che lo vide, gli disse: - Vorresti che te lo regalassi? - Se fosse possibile! - disse Saaud tremante dalla gioia. - Prendilo - disse Abdelazis. Quella povera bestia pareva a Saaud una creatura di paradiso, più bella di tutti i Kochlani, più nobile dei discendenti del cavallo di Salomone. Bisogna dire che era un nobile animale, e Saaud seppe curarlo così bene che le gambe riacquistarono la perduta agilità; le ferite si rimarginarono, e la coda e il pelo divennero morbidi come seta, e lucenti come cristallo. Saaud era altero del suo puledro, cui pose nome Fior della Mecca. In quel tempo una carovana di mer- canti, diretta verso l'estremo Oriente, passò per la città. I mercanti andavano a scam- biare la loro merce con le stoffe e le gemme della Persia e dell'Indostan. Essi erano amici di Abdelazis e videro il ca- vallo di Saaud. - Prendetelo e vendetelo vantaggio- samente, - disse il padrone narrando che Saaud non possedeva altro che quel pu- ledro. In quel momento a Saaud parve che l'aria fosse piena di suoni e una voce gli ripetesse: - Consolato tu sarai! - E il ragazzo cinse con le braccia il collo del cavallo, piangendo: tuttavia il padrone aveva ordinato che lo lasciasse andar via, e Saaud ubbidì; ma prima di separarsi da Fior della Mecca gli fece mille carezze. In quel momento echeggiò la voce dell'Imamm, chiamando i fedeli alla pre- ghiera, e il fanciullo sentì dire: - Consolato tu sarai! - Saaud pensava sempre al suo cavallo e non sapeva consolarsi di averlo perduto. Dopo un certo tempo i mercanti tornarono. Saaud li interrogò timidamente sulla sorte del suo cavallo. - Esso è piaciuto al sovrano della Persia, che lo ha pagato una bella somma, e ora è nelle stalle imperiali ornato d'oro, di frange di seta e di perle, - gli dissero. - Ma il cavallo non vuol lasciarsi mon- tare da nessuno e neppure accostare. Per- chè lo hai così mal domato? - Egli è docile come un agnello; - disse Saaud - basta che senta la mia voce perchè obbedisca. - Il sovrano di Persia voleva assoluta- mente che il bel cavallo fosse domato, e aveva ordinato ai mercanti che gl'invias- sero chi poteva domarlo. - Ci vuoi andar tu? - domandò il padrone a Saaud. Questi baciò la veste del padrone. - Fior della Mecca, - rispose - è un Kochlani e non ubbidisce altro che a me. - Saaud partì, ma Saaud ora era ricco. Aveva un lungo seguito di cammelli, e ve- stiva di seta; portava una camicia di fi- nissimo lino; mangiava Kora-Kausch e be- veva Kusha. Dopo un lungo e felice viaggio giunse a Ispahan, che gli parve bellissima con i molti palazzi, i giardini fioriti e i canali rigonfi di acque. Quando giunse alle scuderie imperiali il cuore di Saaud batteva forte. Le porte si spalancarono e si trovò davanti al suo cavallo, che nitriva e raspava il terreno. - Mia bellezza! Mio tesoro! - escla- mava Saaud; e Fior della Mecca saltava dalla gioia, udendo la voce del padrone. Il puledro posò la testa sulla spalla di Saaud e poi gli s'inginocchiò davanti, e questi lo sciolse, gli saltò in groppa e il cavallo si mise a galoppare così veloce- mente che non pareva toccasse il terreno. Traversò Chaur Bang e andò a fermarsi vicino al sovrano di Persia, che colà pas- seggiava. Saaud prese il cavallo per la briglia e lo portò ai piedi del sovrano. - Che abile cavaliere tu sei! - disse questi. - Voglio che tu entri al mio ser- vizio e tu educhi questo cavallo a ub- bidirmi come ubbidisce a te. - Saaud fece un profondo inchino e non si separò più dal suo Fior della Mecca. Gli fu assegnato un palazzo e visse felice e contento come un re. Nel giardino del palazzo c'era una fontana, ed ogni sera egli udiva un rumore di sonagli e una voce ben nota che pareva l'eco dei tempi passati. Una sera di lume di luna vide sorgere dalla colonna d’acqua della fontana una strana figura, che gli stendeva la mano. Era la sua Fata protettrice: era la Fata dell’acqua.

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