Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIFI

Risultati per: abbeverarono

Numero di risultati: 1 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

I PREDONI DEL SAHARA

682446
Salgari, Emilio 1 occorrenze

Calmata la sete, abbeverarono abbondantemente i cammelli, i mehari ed i cavalli, poi rizzarono le tende, avendo deciso di fermarsi un paio di giorni in quel piccolo Eden. Disgraziatamente quella felicità doveva essere di breve durata. Riposavano da quattro ore chiacchierando e fumando, godendosi quella frescura, quando videro Rocco, il quale si era spinto verso il margine settentrionale dell'oasi per cacciare una coppia d'ottarde, tornare di corsa. "Signore, in piedi e prendete le armi!" gridò, precipitandosi verso le tende. "I predoni s'avvicinano." "Quali?" chiese il marchese, prendendo il fucile. "Quelli che ci hanno lasciato poco fa?" "Non credo," rispose Rocco. "Questi vengono dal nord-ovest." "Che siano quelli che ci hanno dato la caccia?" disse El-Haggar. "Lo suppongo, ma sono cresciuti di numero. Devono essere per lo meno una trentina." "Fuggiamo, signore," disse El-Haggar. "E dove?" "Cercheremo un rifugio nell'oasi di Eglif. Fra ventiquattro ore vi possiamo giungere e là troveremo delle rocce che ci permetteranno di resistere meglio." "E anche Tasili, il mio fedele servo," aggiunse Ben, "e non sarà certo solo." "Fate le provviste d'acqua e ordinate la carovana," disse il marchese. "E noi andiamo a ritardare la marcia di quei predoni. Vieni; Rocco, venite Ben." "Ed io?" chiese Esther. "Non esponetevi per ora e poi la vostra presenza è necessaria qui," le disse il marchese. "Siete la più valorosa e prenderete il comando della carovana." Salì sul cavallo, imitato da Ben, mentre Rocco montava il mehari, e si spinsero verso il margine dell'oasi. Intanto i due beduini ed El-Melah riempivano precipitosamente gli otri e riordinavano i cammelli con grida e bastonate. I banditi, diventati prudentissimi, quantunque raddoppiati di numero, s'avvicinavano cautamente, tenendosi riparati dietro le dune. Non essendo però queste tanto alte da poterli coprire interamente, erano scesi dai loro mehari, tenendoci ora molto più alla loro pelle che a quella degli animali. "Mi pare che non si sentano troppo sicuri di prenderci," osservò il marchese, il quale si era arrestato dietro un gruppo di palmizi. "Si direbbe che abbiano paura." "O che vogliano invece attaccare contemporaneamente noi e la carovana?" chiese il marchese. "Avanti, amici! Tagliamo la via alla prima banda che gira al largo dell'oasi." Giunti a circa mezzo chilometro dalle prime palme, i banditi si erano divisi in due drappelli egualmente numerosi. Mentre uno muoveva direttamente verso l'oasi, coll'intenzione di dare battaglia e trattenere i tre cavalieri, l'altro s'era spinto verso l'est per girare intorno a quell'isolotto di verzura e sorprendere la carovana nella sua ritirata. "Rocco," disse il marchese, "va' ad unirti ad Esther e non lasciarla fino al nostro arrivo." "E voi, signore?" chiese il sardo. "Copriremo la ritirata meglio che potremo." Il sardo lanciò il mehari in mezzo alle palme, scomparendo dietro i folti cespugli. "Ed ora a noi, Ben," disse il marchese. Si volse e vide, a circa un chilometro, la carovana. Aveva già lasciato l'oasi e s'inoltrava nel deserto rapidamente, muovendo verso il sud. "A chi daremo battaglia?" chiese Ben. "Al drappello che cerca di girare l'oasi," rispose il marchese. Spronarono i cavalli attraversando l'oasi da occidente ad oriente e raggiunsero la punta estrema. nel momento in cui un primo drappello, composto di sedici predoni, passava a corsa sfrenata a circa duecentocinquanta metri. Fermarono i cavalli, scesero da sella, si appoggiarono al tronco d'una grossa palma e fecero fuoco simultaneamente. Un mehari ed un Tuareg, caddero fra le urla furibonde della banda. A quella prima scarica ne seguì una seconda, poi una terza che fecero cadere un altro uomo e altri due animali. "Cinque colpiti su sei palle! Un bel tiro!" gridò il marchese. I banditi, arrestati in piena corsa da quelle scariche terribili, si gettarono in mezzo alle dune, abbandonando i loro corridori. "Come li abbiamo fermati!" esclamò Ben. "Questi, ma non gli altri," rispose il marchese. "Stanno per piombarci alle spalle." Il secondo drappello, trovando la via sgombra, s'era spinto velocemente innanzi, occupando il margine dell'oasi. Alcuni spari rimbombarono, senza offendere i due coraggiosi europei, i quali si slanciarono sui loro cavalli e partirono al galoppo, salutati da una seconda scarica dei pari inoffensiva. "Che pessimi bersaglieri," disse il marchese. "Sono i loro fucili che valgono poco," rispose Ben. Vedendoli fuggire, i predoni si erano messi ad inseguirli vigorosamente, eccitandosi con alte grida e sparando di quando in quando qualche colpo di fucile, i cui proiettili non potevano certo giungere a buona destinazione a causa delle scosse disordinate dei mehari. Il marchese e Ben, attraversata; l'oasi in tutta la sua lunghezza, si slanciarono fra le dune di sabbia. La carovana aveva già percorso due miglia e continuava la fuga. Rocco ed Esther, la quale aveva fatto abbassare la tenda per essere più libera, stavano alla retroguardia, coi fucili in mano. "Cerchiamo di mantenere la distanza," disse il marchese, rallentando la corsa del cavallo. I predoni si erano nuovamente riuniti, vista l'impossibilità di sorprendere la carovana, ed eccitavano i loro mehari per guadagnare via. Quattro o cinque, meglio montati, in pochi minuti si trovarono a soli quattrocento passi dai fuggiaschi. "Ben," disse il marchese. "Arrestiamoli.". "Gli uomini od i mehari?" Si fermarono dietro una duna e incominciarono il fuoco. Bastarono dieci secondi a quei valenti bersaglieri per smontare tre uomini. I tre mehari, gravemente feriti, erano caduti a poca distanza l'uno dall'altro. Il marchese stava per ricominciare il fuoco, quando il suo cavallo s'impennò bruscamente mandando un nitrito di dolore, poi cadde sulle ginocchia posteriori, sbalzando di sella il cavaliere. "Marchese!" esclamò Ben, spaventato. "Un semplice capitombolo," rispose il corso, risollevandosi prontamente. "Hanno colpito solamente il cavallo." Gettò uno sguardo furioso sui Tuareg. Il predone che gli aveva mandato quella palla stava ritto sul suo mehari, col fucile fumante ancora teso. "Me la pagherai, briccone!" gridò il corso. Le parole furono seguite da uno sparo, ma non fu l'animale che cadde, bensì il cavaliere. Poi il corso guardò il suo cavallo. Il povero animale, colpito fra le zampe anteriori da un grosso proiettile, rantolava disteso sulla sabbia. "È perduto!" esclamò egli con rammarico. "Salite dietro di me e raggiungiamo la carovana," disse Ben. "Presto, i Tuareg arrivano al galoppo!" Il corso si slanciò sul cavallo, s'aggrappò a Ben ed entrambi partirono a corsa sfrenata, mentre i predoni, furiosi di vedersi sfuggire ancora una volta la preda, si sfogavano con imprecazioni e minacce senza fine.

Cerca

Modifica ricerca