Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbellire

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Galateo morale

196478
Giacinto Gallenga 3 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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L'intimità con cui viviamo colle persone di casa nostra ci avvezza a trattarle con soverchia veruna per essere con loro amabili, per abbellire la loro esistenza. PELLICO - Doveri degli uomini. Alla famiglia noi diam nome di Santuario. Essa racchiude infatti ciò che vi ha di pù prezioso, di più venerando dopo Iddio fra gli uomini, le domestiche affezioni. Allorché dici famiglia, il tuo labbro pronunzia un non so che di soavemente grato che ti va dentro nell'anima; sembra che questo nome debba escludere ogni idea che non sia di rispetto, di tenerezza, e non possa andar accoppiato che alle più sublimi e più amabili qualità del cuore in colui che ne risente la benefica influenza. «Più la società è perfetta, e più si fa simile a buona famiglia. Chi cerca le origini della società civile in uno Stato selvaggio, ove i vincoli della società domestica, sognansi o ignoti o rotti, crea penosamente un tristo e brutto romanzo smentito dalle tradizioni dei popoli, dal buon senso e dalla coscienza umana, dal cuore de'figliuoli e da quel delle madri». (Tommaseo). Lo studiarsi di render prospera con leggi ed ardinamenti una nazione in cui le famiglie fossero tra loro in guerra, in cui i santi e soavi affetti dei padri e dei figliuoli fossero tenuti in dispregio, sarebbe lo stesso come un voler innalzare un edifizio senza solido fondamento, sopra un mobile ed infido terreno.

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«Le occupazioni dell'ingegno crescono grazia ed utilità alle donne: prima, hanno quella di occuparle innocentemente, poi quella di abbellire l'ingegno che è la parte più amabile di esse; compagne dell'uomo,l'accompagnano tanto più quanto sono capaci d'innalzarsi con esso ai più nobili, al più alti pensieri: riposo, consolazione e ricompensa dell'uomo, tanto più adempiranno siffatti amorevoli uffici, quanto più sapranno apprezzare le loro azioni, le loro parole generose e spronarli ad esse, e, riuscite o no, ricompensarli della loro dolcissima approvazione».

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Siamo dunque civili in famiglia; procuriamo di abbellire per quanto sta in noi l'esistenza di quelle persone, che tante volte pur troppo piangeranno in silenzio dei nostri errori e soffrono, ignorati, di quei domestici dispiaceri che per essere volgari e comuni hanno per altro il triste potere di torturare, talvolta di uccidere chi sen trova troppo duramente colpito. Quando, trascorsa in lavori di corpo o di mente la giornata, noi rientriamo per rinfrancarci, per ristorarci le forze fra le domestiche pareti, non facciam conto, no, d'entrare in un albergo, con quei modi freddi, burberi, dispotici che non son proprii d'un padre, di uno sposo, d'un fratello, ma di uno straniero e di un padrone. Anche se la tristezza c'invada il cuore, sforziamoci di diradare, entrati in casa, le rughe della fronte, le nebbie che c'intristiscono l'anima. Il volto sereno, il saluto affettuoso mostri agli amati nostri che la loro vista ci rianima e ci allieta: il bacio dei nostri cari sia per noi il più soave, il più prezioso compenso alle nostre fatiche: e se qualche lacrima sulle loro ciglia ci rivela l'esistenza di qualche secreto rammarico, studiamoci con quei caldi, accenti che ci suggerisce l'affetto di discoprirlo, di consolarlo; studiamoci di ricondurre in quelle anime oppresse la gioia, la speranza, la rassegnazione.

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