Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbattuti

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La sorte

248054
Federico De Roberto 1 occorrenze
  • 1887
  • Niccolò Giannotta editore
  • Catania
  • Verismo
  • UNICT
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La casa era sfondata, il tetto e i muri divisorii abbattuti come da un terremoto, ingombrando il suolo d'un monte di calcinacci, di travi vecchie e di tegole rotte. Restava in piedi soltanto la gabbia, che i murifabri, sui ponti, lavoravano ad alzare di due piani. - Verrà una bella palazzina! E prese in affitto una bottega lì vicino, nuova, con le mura bianchissime e un forte sito di calce. Vi adattò alla meglio le sedie, i due specchi, l'attaccapanni, le oleografie che gli restavano, e fece dipingere in nero, sui vetri dello sporto «Piccolo salone Venezia» che parevano mignatte appiccicate sulle lastre. Di lì seguiva i lavori nella sua antica casa, dove i muratori voltavano l'arco delle ultime finestre e impostavano il cornicione. L'ingegnere e il padrone venivano spesso a invigilare, guardando per aria i muri, facendo segnali col bastone, girando da una parte all'altra. - Quello mi par di conoscerlo - pensava Salvatore, guardando da lontano. E un giorno s'avvicinò. - Agostino! - Ah... siete voi? - L'amico pareva un signore, con la catenella sulla pancia e una spilla alla cravatta. - Che cosa fate da queste parti? - Ho ricomprato io la casa... - rispose quello, un po' confuso. - Mio suocero è morto... e m'ha lasciato ogni cosa... - Dunque, dicevamo, qui... - L'ingegnere lo chiamava e Agostino s'allontanò. Salvatore lo vedeva arrivare e partire, quasi tutti i giorni, spesso in carrozza; e una volta con la moglie, a braccetto, che se egli non avesse saputo ch'erano loro, non li avrebbe riconosciuti. - Che cosa vuol dire aver quattrini! Ora non guarda più nessuno in faccia! Un'altra volta passò Andrea, il figurino, l'antico giovane di bottega, che s'era fatto grande, e pareva sempre appuntato con gli spilli. Salvatore lo salutò, con la mano, ma quello tirò dritto. - Anche lui ha messo superbia! Lo Sciancato, che si spingeva di tanto in tanto fin lassù a strillare i fogli, tirandosi indietro la sua gamba, non aveva messo superbia, ed entrava nella bottega, per vendere una copia della Gazzetta. - Eh! - diceva, girando un'occhiata per le pareti nude - mi ricordo il bel tempo del salone grande! Anche Nardo gli era rimasto affezionato, e veniva a trovarlo, dandogli ancora del «principale». - Gli affari vanno bene? - Grazie a Dio, non posso lamentarmi. Nardo ne provava compassione, vedendolo ridotto in quello stato: un vecchio, coi capelli grigiastri e la fronte rugosa; ma più per via della moglie, che andava provocando tutti i maschi e lo riduceva la favola del quartiere. Ma come un giorno la incontrò per istrada, bianca e rossa in viso, con le labbra umide, grassa sotto lo scialle nero che si gonfiava sul petto, la guardò un momento. - E così, avete messo aria, col vostro salone? - diceva lei, fermandolo. - Gli amici non si vedono più? La sua voce s'era fatta più forte e veniva acquistando l'accento paesano. Nardo cercava di scusarsi, ma lei non lo lasciò parlare. -Venite a trovarmi. Avete ancora paura? - E lo guardò in un certo modo. Egli non voleva fare un torto a quel brav'uomo del principale, che gli aveva fatto sempre del bene. - Bel modo di compensarlo! Poi cominciò a pensare: - Uno di più, uno di meno!... Quella volta io l'ho rispettato; ma il principale è troppo minchione...

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