Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbattuti

Numero di risultati: 4 in 1 pagine

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Le tre vie della pittura

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Caroli, Flavio 1 occorrenze

I grandi traumi, l’illuminismo e il Romanticismo, si sono abbattuti l’uno sull’altro, la società deve riorganizzarsi su principi del tutto nuovi, e gli individui devono fare i conti con nuove consapevolezze e con nuovi misteri.

Pagina 104

Leggere un'opera d'arte

256660
Chelli, Maurizio 1 occorrenze
  • 2010
  • Edup I Delfini
  • Roma
  • critica d'arte
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Il bellissimo dipinto di Willem van Aelst, Natura morta con volatili abbattuti e strumenti da caccia, conservato nei Musei di Stato di Berlino, risponde a questo significato (figura 131). Figura 131 - WILLEM VAN AELST, Natura morta con volatili abbattuti e strumenti da caccia, 1668, Staatlisches Museum, Berlino. È possibile però trovare anche in questo genere di composizioni un simbolismo, legato alla vanitas, come ad esempio nella Natura morta di uccelli del Maestro di Hartford, conservato nella Galleria Borghese. I volatili, appesi o distesi in terra, con i loro variopinti piumaggi sembrano richiamare il senso della caducità della vita, come testimonia la presenza della civetta, unico volatile vivo, tradizionalmente legato a Minerva, e quindi simbolo della saggezza, ma anche attributo del sonno e quindi della morte.

Pagina 198

Saggi di critica d'arte

261952
Cantalamessa, Giulio 1 occorrenze
  • 1890
  • Zanichelli
  • Bologna
  • critica d'arte
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Maria Maggiore sono stati abbattuti. Insieme a Girolamo da Carpi e a Girolamo da Treviso dipinse la volta elegante della sagrestia di S. Michele in Bosco, la quale perciò si chiama la volta dei tre Girolami, deperitissima, ma che speriamo vedere reintegrata nella sua bellezza dalla sapiente interpretazione dell’illustre prof. Samoggia. Per farsi un’idea di quel ch’ei valesse come pittore di tavole d’altare, si guardi lo Sposalizio della Madonna in pinacoteca. L’imitazione di Raffaello c’è; ma come, abbandonato il nocciolo vitale intimo, s’è tutta ridotta alla superficie delle cose, e in quest’improvvida trasmigrazione come s’è immiserita, rattrappita, sdilinquita! Come composizione, è confuso: figure pigiate su figure, tanto che sembra non aver l’artista messo in rapporto il numero delle persone collo spazio in cui intese disporle. Come colore è falso e monotono; il disegno palesa come la convenzione raffaellistica si trasformasse passando attraverso un’anima grossolana. In alto è cosa ridicola que’ putti che si sollazzano trattenendo la colomba impaziente di volare, per lasciarla a tempo. Se si pensa che in quella colomba è simboleggiato lo Spirito Santo, è da accusare l’artista, non dico d’irriverenza (chè questa non fu certamente nella sua intenzione), ma di fatuità irriflessiva. Per lui la Divinità è legata dal volere degli angeli, e le è attribuita un’animalesca inconsapevolezza della ragione di sua presenza e del momento propizio al suo intervento. Festevole bambocciata surroga la rappresentazione di augusti misteri. Così non pur si falsava l’arte del divino Raffaello in quel ch’essa ha di più ¡estrinseco, ma spariva ogni abitudine di quella meditazione intellettuale, sovra cui il maestro si preparava ai voli della concezione estetica.

Pagina 95

L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte

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Sgarbi, Vittorio 1 occorrenze
  • 2012
  • Grandi Passaggi Bompiani
  • Milano
  • critica d'arte
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Esemplari in tal senso furono i tre bambolotti impiccati a un albero di Milano, che poi furono brutalmente abbattuti, determinando tra le diverse reazioni - non sempre composte - anche la solidarietà di chi come me sostiene la libertà creativa dell’artista, che non ammette censure o cancellazioni. Già è infausta la memoria dell’“arte degenerata”, e proprio a quella sembra volersi riferire Cattelan, nella speranza che la sua venga riconosciuta come tale. Nulla è infatti più remunerativo che produrre “arte degenerata” in un’epoca in cui il riconoscimento della degenerazione comporta non punizioni bensì utili Maurizio Cattelan, Senza titolo: bambini appesi, 2004. censure, che contribuiscono ad aggiungere aura all’artista, il quale finge di patire una mortificazione e invece viene esaltato come straordinario creatore incompreso (in realtà compresissimo); e di questa condizione è tutto meno che vittima. Raccolto in una mostra che copre quasi sedici anni di attività, il guazzabuglio di idee elaborate da Cattelan restituisce l’impressione di una rappresentazione teatrale, di una scenografia per una messa in scena di Ionesco affidata a un regista spericolato ma totalmente incapace di trasmettere emozioni. La contrapposizione tra autentico e inautentico, ovvero tra arte implicata e arte applicata, si manifesta ancor più chiaramente mettendo a confronto i due artisti nelle concomitanti mostre. Laddove López García esalta ogni sua opera come un organismo vivente in cui c’è memoria e coscienza come in una pagina di letteratura, come in Dostoevskij o in Proust, l’impresa di Cattelan è dominata da una visione inerte, necrofila, incapace di trasmettere alcunché di vivo e vitale: la sua mostra è come un paese dei balocchi, il disperato tentativo di un amarcord personale da cui manca qualsiasi emozione, con il riferimento a momenti di illusione collettiva rappresentati in singoli colpi riusciti sul piano dell’autopromozione, ma privi di ogni necessità e verità.

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