Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIFI

Risultati per: abbattuta

Numero di risultati: 1 in 1 pagine

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Teresa

678574
Neera 1 occorrenze
  • 1897
  • CASA EDITRICE GALLI
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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Abbattuta sopra una sedia, coll'occhio fisso sul letto delle gemelle, Teresina ripeteva: "Non scenderò, non scenderò". Ma l'orecchio, intento, spiava ogni passo che risuonasse nella via. Già le sembrava di averlo udito, quel passo, battere in cadenza, lentamente, come un tacito richiamo. "Non scendo, oh! non scendo certamente". Disse ancora così, per persuadersi ch'ella era ben decisa. A un tratto prese il lume, diede un ultimo sguardo alle gemelle che dormivano e si lasciò scivolare giù dalla scala, leggiera come un'ombra. All'ultimo gradino si fermò, nascose il lume dietro un pilastro e mosse brancicando nel salotto buio. Disse ancora: "Non gli parlo, faccio solamente per vedere se c'è". Non urtò nessun mobile; giunse dritta davanti alla finestra e l'aperse. - Grazie. Orlandi le aveva afferrate le mani e glie le stringeva con passione. La fanciulla non rispose né alla stretta né al grazie; ma tremava così straordinariamente, che Orlandi, sorridendo un poco, riprese: - Sono stato ardito, le chiedo scusa ... se mi fossi immaginato di darle dispiacere ... Teresina scosse il capo. - No? ... non dispiacere forse, ma certamente un disturbo. Oh! mi assicuri; mi dica che questa sua bontà per me non le procurerà delle noie in famiglia ... Teresina fece per dire qualche cosa, e non potendo riuscirvi, strinse leggermente le mani che imprigionavano le sue. Orlandi ebbe uno slancio di gioia; soggiunse: - Siamo soli? - Sì. Seguì un breve silenzio. Ad onta della sua franchezza, anche il giovane sembrava commosso. Disse infine a voce bassa, avvicinandosi piú che poteva, colla faccia passata a metà fra le sbarre della finestra: - Sa che cosa volevo dirle? Teresina principiò a tremare. - Non lo indovina? Istintivamente, come all'avvicinarsi di un pericolo, ella volle ritirare le mani. - Non lo indovina? ... - ripeté il giovane stringendo piú forte. - Non s'è accorta di nulla? ... Non sa che io l'amo? Irrigidita, la fanciulla ascoltava quelle parole così nuove per lei, sentendo salire, dalle mani del giovane, una ebbrezza in tutte le fibre. - È la prima volta che un uomo le parla così? - Oh! sì ... E vi era tanta innocenza, tanta mestizia e tanto sgomento insieme in quella esclamazione, che Orlandi continuò, trasportato: - L'amo, l'amo! Pioveva sempre. Orlandi era bagnato dalla testa ai piedi; anche Teresina si sentiva piovere in faccia, tante stille gelate sulla sua faccia che ardeva. La via, sotto la fiamma scialba di un lampione, luccicava, piena di pozze; quasi tutte le case vicine erano immerse nell'oscurità; solo ad una finestra della Calliope brillava, oscillante, un lume. - Mi dica qualche cosa ... l'ho offesa? - No, signore ... Quel "signore" tornò a far sorridere Orlandi. Egli non riusciva a comprendere lo sbigottimento della fanciulla; non vi era abituato; però assuefacendosi a poco a poco, vi trovava un gusto piccante, mentre una tenerezza insolita gli ondeggiava nel cuore. - Una parola ancora ... mi permette di amarla? - Oh Dio ... - Mi permette? Voleva aggiungere: sarà un amore nobile e puro; ma comprese che era inutile dir ciò. Teresa non ne poteva immaginare un altro. - Ho paura. Anche questa parola fece sorridere il giovane; ma di un sorriso che non aveva nulla di irritante, che pareva anzi un compatimento, una carezza, un'indulgenza di persona forte. - Cara ... non si fida di me? Le accarezzava le mani dolcemente, prima sul dorso, poi nel palmo, stringendole le dita ad una ad una. Non si vedevano bene in quel buio, dove apparivano solo i contorni, ma si guardavano intensamente, attirati l'uno verso l'altra. Orlandi parlò ancora del suo amore. Disse che partendo all'indomani, sarebbe felice di portare con sé una parola di speranza, che le avrebbe scritto da Parma, e le domandò s'ella risponderebbe. A monosillabi, balbettando, la fanciulla dichiarò che non avrebbe potuto ricevere le sue lettere. - Perché? - Se mio padre lo sapesse! - Non lo saprà. - Io non esco sola. - Basta parlare col procaccio. È un buon uomo, ci aiuterà. Ella stia pronta quando passa, nient'altro ... qui a questa finestra. Non è difficile. Teresina non voleva. Orlandi fu eloquente, insinuante; le dimostrò così chiaro che sarebbe stato inconsolabile del suo rifiuto, che alla fine acconsentì. Un passo incerto e zoppicante risuonò nel vuoto della via, verso la piazza. - Per l'amor del cielo! Teresina, spaurita, fece atto di chiudere la finestra. - No, aspetti ... mi lasci vedere ... La fanciulla aveva già accostato i vetri, ma non si risolveva a mettervi l'arpione, mormorando nella fessura: - Si allontani, per carità ... - Aspetti un momento. È Caramella. Lo zoppo passò, e Orlandi, fingendo indifferenza, si pose a costeggiare cautamente il sentiero, come se volesse evitare di bagnarsi i piedi. Quando Caramella fu abbastanza lontano per non destare piú sospetti, Orlandi supplicò: - Un'ultima parola ... Teresina riaperse i vetri. - Mi dica che mi vuol bene anche lei! Questo, Teresina non lo disse; ma sospirò e tremò per modo e strinse così soavemente le mani del giovane, che costui non le chiese altro. - Buona notte. - Buona notte. - Pensi a me ... Silenzio eloquentissimo, prolungatissimo. - Addio. - Addio. Però non si staccavano. - Verrò presto ... Un altro passo, in lontananza, li decise; Orlandi, gettandosi il mantello sulla spalla, fradicio d'acqua, strinse ancora una volta le mani della fanciulla e si allontanò. Teresina, nello staccarsi dalla finestra, dovette reggersi al muro perché barcollava. Aveva le guance, il collo, le braccia bagnate dalla pioggia; eppure ardeva. Trovò il lume semispento, dietro il pilastro. Salì adagino, cauta, ma non piú timorosa, meravigliata ella stessa di sentirsi così forte. Tutta la casa era tranquilla. Le gemelle dormivano, russando lievemente, colla coperta fin sopra le orecchie. Teresina cadde in ginocchio nel corsello del letto, colla fronte contro il guanciale, in un'estasi d'amore; con un bisogno immenso di elevare il cuore a Dio, di prenderlo a testimonio delle sue emozioni, di benedirle e di purificarle nello slancio di una preghiera ardentissima. Il cielo, per lei, era il punto di partenza d'ogni cosa bella, ed al cielo mandava i suoi novi desideri, casta, fidente. Ringraziò Dio come di una grazia ricevuta, come di una felicità insperata. Si sentiva duplicare la vita; un altro essere palpitava in lei, dandole la sensazione strana di due pensieri in un pensiero. Era amata! Amava! Si spogliò rapidamente, dimentica di tutto e di tutti; del padre terribile, della sua buona mamma, dell'Ida che fra poche ore sarebbe desta, chiedendo le sue cure. L'assorbimento amoroso si manifestava con tutta la sua potenza. Dio e Orlandi. In letto, cogli occhi sbarrati, il corpo immobile, colla lettera stretta sul seno, ella ripensò parola per parola, carezza per carezza, tutta la scena della sera. Ed era felice. Di dormire, nemmeno la piú lontana probabilità; potendo, non avrebbe voluto, per non staccarsi dall'immagine diletta. Si rammaricava un po' di non aver saputo parlare, di non aver chieste maggiori spiegazioni, di non avergli fatto promettere che l'avrebbe amata sempre. Le dispiaceva soprattutto di non avergli domandato il suo nome. Come si chiamava Orlandi? Nella firma della lettera prima del casato c'era l'iniziale E. Forse Edmondo, come quell'amico di suo fratello? Forse Enrico? Edoardo sarebbe pur stato carino, o Edgardo ed anche Eugenio. Baciò la lettera a piú riprese teneramente, parlandole come a persona, improvvisando canti e poemi, trovando tutte quelle parole che un'ora prima, alla finestra, aveva inutilmente invocate. Stava bene dappertutto, nel corpo, nell'anima, nel cuore. Un'armonia dolcissima correva da' suoi pensieri alle sue sensazioni; aveva la piena coscienza della sua gioventù e della sua salute. Era sana ed era felice. Si abbracciava da sé, colle mani sull'alto delle braccia, sembrandole di avere nelle carni un piacere nuovo; e dentro, nell'intimo delle fibre, una leggerezza ideale che la trasportava. Non prese sonno in tutta la notte, ma sognò tra un dormiveglia delizioso, mormorando nomi d'amore. Aveva spiegata la lettera sul guanciale e vi posava sopra la faccia, colla bocca in giù, respirandola.

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