Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

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Il marito dell'amica

245070
Neera 1 occorrenze
  • 1885
  • Giuseppe Galli, Libraio-Editore
  • Milano
  • Verismo
  • UNICT
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Un gruppo di piccini, biondi, nudi fino all'ombelico, ruzzolano nella terra del cortile e vengono ad abbattersi coi piedi, colle mani, con tutto, sull'abito di Maria, che sorride, gonfio il cuore di una tenerezza triste. Quella infanzia giuliva così ignara dei mali che la aspettano, accresce la malinconia delle sue riflessioni. Che farà di qui a venti anni il piccolo filosofo dalle brachette aperte che è ora tutto intento ad anatomizzare una formica? - non spezzerà egli allo stesso modo un povero cuore di donna? Quanto tempo ci vorrà perchè quel grazioso amorino ricciuto diventi un ipocondriaco, nemico di tutto il mondo? E gli ospedali, i manicomi, le carceri non recluteranno forse il loro contingente futuro tra quelle testoline ingenue che colla bocca rosea rosicchiano una mela? - Età beata - disse la maestra; infilando una maglia. Maria sorrise a guisa di assentimento e sollevati gli occhi guardò la finestra della gran sala, dove era trascorsa così mestamente per lei una età che si dice pure beata. Ritrovava i brandelli della sua giovinezza distrutta; li ritrovava sui cornicioni del davanzale che le aveva sorretta la persona stanca nelle languide sere di estate, quando da quel pertugio della sua prigione anelava le ebbrezze della vita e le sfioriva, nella lunga attesa, il desiderio. Li ritrovava nelle ombre grigie del cipresso, sul balcone dove ella spiava i passi di Emanuele, nel mistero della scaletta buia dove per la prima volta egli l'aveva baciata, nello sfondo cupo dell'alcova dove era risuonato quel fatale: non posso. E riportando lo sguardo sullo sciame vivace, no, no, ella pensava, nessuno di voi proverà quello che io ho provato. Non tu, paffuta biondina che sarai madre di famiglia tranquilla e soddisfatta; non tu bimba linfatica dagli occhi lucidi, che prenderai sempre nel mondo tutto quello che trovi, lasciando i sogni ai poeti; nè tu, piccola civetta, che darai i tuoi sorrisi a tutti ed a nessuno il cuore. Forse - ella guardava ora la fanciulletta bruna della testina intelligente - tu forse! Le si avvicinò , abbracciandola stretta stretta: Oh se io fossi tua madre! La civettina, tenendo per mano il bel ragazzo dal collo alla Richelieu, propose il giuoco dell'ambasciatore. Sei bambini da una parte, sei bambini dall'altra. Avanti i primi: «È arrivato l'ambasciatore. «Tam tirum, lirum, lera... - È un giuoco stupido - disse la brunetta. - Quando si fa la sposa no - rispose la bimba linfatica. - Io non la faccio mai la sposa. La civettina si avanzò trionfante, perchè l'ambasciatore era venuto a prenderla «vestita di raso bianco» con centomila lire di dote. - Che miseria! - esclamò il bel ragazzo - almeno cento milioni ! - Cento milioni è più che centomila lire? - domandò uno dei piccini. Ma nessuno gli rispose. La campana della scuola avvertì che l'ora della ricreazione era trascorsa. La maestra si levò in piedi dignitosamente e i fanciulli tornarono ad aggrupparsi, spingendosi verso l'uscio, gridando con un rinforzo di acuti, quasi per esaurire nell'ultimo momento di libertà le forze ginnastiche dei loro polmoni. Che noia! - mormorò la civettina dal busto imbottito, scuotendo le gonnelline. Il bel ragazzo dalla tunica verde, sfogò il suo malcontento con un gesto di sfida, dietro le spalle della maestra. Qualcuno era rassegnato, e tra questi la fanciulletta intelligente. I piccini non capivano nulla, continuando a trastullarsi in mezzo alla terra, finché fossero venuti a levarli di peso. In breve il cortile restò deserto, sparso di buccie di mele, di briciole di pane, di pezzi di carta e di qualche pezzuola dimenticata; nell'angolo dei piccini, sotto il cipresso, c'era una scarpetta, larga come un guscio di noce, piena di sabbia. Maria si fermò un istante ancora, assaporando l'amarezza delle sue memorie. Era invasa da quel pensiero mesto fra tutti, della indistruttibilità del passato. Si domandava perché mai la vita è divisa sì crudelmente in parti che non attaccano l'una all'altra? Perché si passano dieci, vent'anni, in un dato ambiente, con persone e con affetti che sembrano eterni, e poi tutto cambia; per altri dieci, per altri vent'anni, per sempre, nuove persone, affetti nuovi, più nulla di quello che è stato, nulla, tranne il rimpianto pungente nei cuori che non sanno dimenticare? E se tutto cambia, se tutto muore, perché solo non muore il triste dono della memoria? Comprese alla fine che era necessario partire: e lo fece con rincrescimento, a brevi e lenti passi, mormorando fra sè: Addio, addio: come si staccasse da persona viva. Le vocine dei bimbi, in alto, sotto la volta cupa del salotto ripetevano in coro: Ba - Bo - Bu.

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