Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbatte

Numero di risultati: 1 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

L'angelo in famiglia

183099
Albini Crosta Maddalena 1 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

JERI col mio discorso e colla minaccia del frustino, temo forte di averti scontentata, mia cara, poichè so bene che una delle cose da te più carezzate, e di cui meno paventi, è appunto la tua fantasia sbrigliata, poetica, capricciosa, che abbatte ogni ostacolo, supera ogni barriera, e più veloce dell'elettrico, si trasporta da questo a quel paese, da questo ad un tempo o remoto, o futuro, dal possibile e dal reale, all'impossibile ed all'immaginario, da un mondo ad un altro... Se la fantasia fosse meno lusinghiera ed ingannatrice, ne saremmo meno adescati, lo so; ma perchè un cadavere non ci si mostra sotto la sua forma naturale di orribile spettro, ma di leggiero e trasparente fantasima, ci inspirerà minor orrore, e ci invoglierà forse di raggiungerlo, di unirci strettamente a lui? La fantasia è veramente un'ombra che non ha corpo, nè sostanza, nè moto; un'ombra che vista da lungi ti desta o suscita mille pensieri; chè se tu tenti raggiungerla, essa ti sfugge, si dilegua, ed allorchè tu allarghi le braccia per stringertela al seno, non trovi nulla, nulla, e quelle povere braccia ricadono giù amaramente incrociate, stringendo convulsivamente le mani mentre tu gridi forte:all'inganno, all'inganno fatale. Sì, lo vedo, io t'ho toccato sul vivo e me ne duole, poichè avrei voluto fare a meno di contristarti: forse sarebbe bastato il dirti di sfuggir l'ozio generatore di prave lusinghe, l'insinuarti di lavorar sempre, di non lasciar errare la tua mente in un campo inesplorato, pericoloso, di confidare alla tua mamma od a chi ne fa le veci le disposizioni dell' animo tuo; io avrei dovuto fare pieno assegnamento sulla tua virtù, sulla tua bontà, sul tuo criterio senza ardire di funestarti con minaccie di punizioni terrene e celesti... Oh! se il pericolo si trovasse in te soltanto; certamente non avrei avuto d'uopo d'insistere tanto; ma pur troppo i pericoli ti circondano numerosi e da ogni parte, e gli è contro di essi ch'io ti doveva premunire, affinchè per inavvertenza tu non ne fossi trascinata. Nella società vi hanno molte buone cose, le quali ci vengono dalla legge di Dio o scritta sulle tavole del monte Sinai, o scritta sulle tavole del cuore umano, e questo ci spiega come taluni senza avere la grande ventura di essere cristiani cattolici, abbiano un fondo di rettitudine e di bontà che ce li fa amare e stimare grandemente. Ma pur troppo nella società vi hanno delle cose assolutamente cattive, le quali partono dalla violazione della legge divina e rivelata, e da queste, che portano stampate in fronte un marchio di condanna, tu saprai sempre conservarti illesa; altre però ve ne hanno nè buone nè cattive, che una lunga consuetudine 42 ha accettato e tramandato alle generazioni, e quindi non ti è dato di risolutamente respingerle, ma di esse è obbligo tuo star ben bene in guardia: fra queste io pongo in prima fila il codice delle convenienze e delle cerimonie. Questo codice potrebbe bensì essere modificato da una società sinceramente cristiana; ma siccome l'elemento prevalente non è sempre il cattolico, vale a dire il migliore, così ci è forza, almeno in parte, sottoporci ad esso se non vogliamo suscitare un vero male che sarebbe risvegliato dall'eccentricità o dall'intolleranza. La nostra sommissione a questo codice non dev'essere assoluta, si intende; ma relativa, e deve lasciarci sempre aperti gli occhi, affinchè non veniamo poi condotti fuori di strada. I più innocenti e i meno bugiardi paragrafi di quel codice sono quelli che riguardano il linguaggio dei complimenti, i quali fanno ripeterti da uno le professioni della massima servitù, mentre alla prova egli ti rifiuterebbe il benchè minimo servigio. Eppure qui vi ha un pericolo grande alla tua fantasia, pericolo che potrebbe comunicarsi più tardi al tuo cuore, allorchè da un complimento generico si passasse a una dimostrazione speciale a tuo riguardo. In guardia, in guardia! Colui che arde oggi il suo incenso davanti a te, lo arderà domani davanti ad un'altra, e bene spesso i bellimbusti hanno tale e tanta provvisione d'incenso, che lo bruciano successivamente a tutte le dee di una festa, di un'adunanza, di un paese, od a tutte le più belle, non già per esprimere un sentimento, ma per ostentare gentilezza di modi, ed uno spirito raffinatamente galante e moderno. Io stessa ho veduto fumare l'incenso a' miei piedi, allorchè ai miei venti anni, giovane sposa, per obbligo di convenienza, mi sono recata in elegante acconciatura ad un brillante ritrovo; per un momento ho creduto che dal mio povero individuo emanasse alcunchè d'interessante; ma quando il dì seguente con abito dimesso e con un velo trascuratamente allacciato sotto il mento mi recai alla chiesa, vidi più d'uno di quei petulanti cicisbei volgere lo sguardo da me, meravigliati e disgustati di vedermi senza strascico, senza gemme, senza fiori, e non ebbero neppure il coraggio di salutarmi. Questo fatto si ripetè parecchie volte, risvegliando sempre in me una voglia matta di ridere, di ridere; l'ho narrato a molti; ma ora che mi è dato imprimergli una maggiore pubblicità, ne afferro a volo la buona occasione, ansiosa che al veritiero mio racconto pensino le illuse damigelle quale sia il conto da farsi dell'adorazione prodigata alle nostre vesti, ai nostri monili, al nostro volto vantaggiato dalle galanterie, dalle sottigliezze e da quegli adornamenti che lo possono mettere in risalto. Bisogna cominciar per tempo a ragionare ed essere serie a questo mondo; non prendere ed accettare come oro massiccio quello che si mostra come tale, ma forse non è se non un cartone dorato; guardati quindi dal ricevere come atto di adorazione fatto a te certe espressioni studiate, compassate, esagerate ed entusiastiche. Jeri stesso un giovane cavaliere mi confessava che tra di loro i giovanotti eleganti studiano le parole, le maniere per adescare ed illudere le fanciulle inesperte e le donne sperimentate, riservandosi poi di farne i complimenti a quelli che vi sono riusciti e le beffe agli altri i quali hanno fatto, come suol dirsi, un buco nell' acqua. Ma allora questo incenso che si brucia alle divinità della terra è un giuoco, un'ironia, uno scherno? Davvero, è così, non è altro. Quando in fondo al cuore vi ha una passione nobile, un amor vero, un sentimento forte, gli uomini sdegnano e sfuggono le incensazioni, le occhiate languide, le adulazioni, e tutte quelle odiosissime smorfie che compromettono chi ne è fatta segno; ma conservando ed aumentando dentro di sè la stima per la giovane vagheggiata, non ardiscono fissarla in volto, o dirigerle una parola che non sia altamente rispettosa e discreta, e ben lungi dal metterla in impaccio, spiano ogni sua mossa per vedere se nulla nulla vi ha in essa di posticcio o di civetteria. Allorchè son ben sicuri che il suo cuore è vergine come il suo sguardo, e che resiste e si tien chiuso ad ogni affetto non legittimo e non protetto dalla più severa virtù, con passo celere e pur tremante si recano dal padre, o dalla madre, o dai parenti a domandare come una grazia grande sia loro dato il bene di porre in dito all' onesta e pudica donzella l'anello di sposa. Sta sull'avviso, fanciulla, contro coloro che abusando dell'ingenuità del tuo carattere, della soverchia credulità fomentata dall'amor proprio e perfino talvolta dalla stessa tenerezza del tuo cuore, studiano la via per giungere ad esso, ti adulano, t'incensano; per carità, non prender sul serio le loro dimostrazioni, i loro elogi, le loro dichiarazioni, come non prendi sul serio quella che altrui ti fa quando, scrivendoti, ti dice: Servitore umilissimo. Avresti tu il coraggio di dire a costui: ebbene, se mi siete servitore, fermatevi alla mia anticamera, prestatemi i vostri servigi? Se ogni signora avesse lo spirito di trattare in simigliante maniera coloro che le profondono inchini, riverenze, smancerie e sospiri, ben presto gl'incensieri dei ganimedi diventerebbero oggetti d'antichità, ed i loro complimenti sarebbero registrati fra gli atti più umilianti, ingannevoli e ridicoli di una società che si dice, ed in certi rapporti è infatti, supremamente civile. Ma non devi tu essere eccentrica od intollerante, quindi sopporta fino ad un punto conveniente, e finchè non nasca urto colla virtù, col pudore e colla carità, le adulazioni che ti vengono fatte, sempre però sentendo e facendo sentire che tu le stimi pel loro valore; parole, pure parole, nulla di più. Un simile contegno potrà far diventar veritiere quelle lodi bugiarde, attirando su di te la stima, una stima profonda, che potrà generare molto facilmente un sentimento più profondo, efficace e vantaggioso. Quanto a te guardati sempre dall'adular chicchessia; ma ove emerga il vero merito, la tua lode non sia avara; ma suoni sincera e sinceramente sentita dal tuo cuore, ed anzichè inorgoglire colui al quale sarà diretta, riuscirà d'incoraggiamento, di compenso e di esca al suo ben fare. Ma l'incenso, oh! l'incenso non lo devi ardere che davanti a Dio! Egli solo merita tutte le nostre adorazioni, e le usurpa vilmente chi arde agli uomini quell' incenso che deve ardere soltanto davanti a Lui, o se lo lascia ardere davanti a sè come ad un idolo. L'incenso è per Iddio! Che se le tue buone azioni ti attireranno una lode meritata, riferiscine a Dio solo l'onore e la gloria, pensando e credendo, che l'incenso è dovuto a Lui soltanto.

Pagina 655

Cerca

Modifica ricerca