Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbastanza

Numero di risultati: 12 in 1 pagine

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Giornalismo ed educazione nei seminari

398343
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1902
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 217-233.
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E non si possono mai abbastanza deplorare gli effetti della riforma e specialmente del giansenismo e del cesarismo che infettarono tanta parte del clero latino, alto e basso; e che fecero del prete un servitore umilissimo del potere regio, e la rincantucciarono nelle sacrestie e nei cori, a curare solamente le feste e la pietà spesso di una turba di beghine, molte volte fittizia, superficiale, ipocrita. La società rimase in gran parte e nelle sue appartenenze di vita pubblica abbandonata a sé stessa, in preda degli errori del filosofismo prima, del liberalismo poi; e se non si oppone un riparo, anche del socialismo in avvenire.

Pagina 219

Note sommarie per le organizzazioni professionali nell'interno della Sicilia

398982
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1901
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 197-204.
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La fondazione delle cooperative di lavoro è l'unico mezzo di miglioramento, perché la fabbricazione dei turaccioli è abbastanza rimunerativa. Però occorrono molti capitali.

Pagina 201

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400612
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
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Ce ne è abbastanza perché cadano impotenti le nostre obiezioni astratte di dialettici.» E. Boutroux, nella prefazione all'ediz. francese del volume di W. Iames: L'experience religieuse, Essai de psicologie descriptive. Paris, Alcan, 1906. Noi possediamo Cristo nell'anima: noi che ci sforziamo di vivere, di pensare, di operare in lui e per lui, che ricalchiamo amorosamente le sue orme e ripetiamo le sue parole, noi dei quali Egli è veracemente, almeno nel desiderio intenso ed operoso, la coscienza e la volontà, affermiamo Gesù Cristo con tutto il nostro essere spirituale: ed egli, Gesù Cristo, può esserci rapito e strappato cosi come può esserci strappato questo nostro essere spirituale, questa nostra coscienza medesima. Le negazioni, ripeto, non sopprimono i problemi; e negato il Cristo, la coscienza cristiana, questa presa di possesso di una meravigliosa forza spirituale che si compie nel nome del Cristo, diviene un problema molto più grave di quello che con tale negazione si è preteso evitare.

Pagina 166

La carità, non si potrà mai ridirlo abbastanza, non è un principio astratto, ma una vita; ed appunto perché è carità, e cioè unione e identità di voleri, essa è, di per sé, una vita, non individuale, ma collettiva. E noi abbiamo avuto anche, in uno di questi nostri discorsi sulla carità, occasione di vedere come l'unione doverosa nel cristianesimo non può esaurire l'intima forza di associazione che è nella carità: ma via via che gli animi sono maggiormente penetrati di questa, essi sentono il bisogno di più intime associazioni, sino a porre tutto in comune quel che essi hanno, a negarsi il diritto di proprietà individuale, a mettere tutta la loro vita a disposizione di un volere collettivo e d'una autorità liberamente costituita e accettata.

Pagina 178

Il Mezzogiorno e la politica italiana

401445
Sturzo, Luigi 3 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 309-353.
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Errore di prospettiva iniziale, che diede le prime delusioni; ma quando cominciò lo sforzo di produttività agricola, sotto il favorevole regime del trattato commerciale del 1863 stipulato con la Francia (verso la quale, in regime abbastanza libero, si orientò il mezzogiorno); e già le migliorate condizioni dei trasporti, nella relatività di quel periodo, cominciavano a destare le prime energie, dopo tanto tempo di torpore, ecco il primo colpo grave inferto al mezzogiorno agricolo con le tariffe doganali del 1877. Con esse si inaugura il regime protezionista voluto anche dagli stessi meridionali, — con la convinzione che anche noi potevamo creare la nostra industria, non pensando che, per creare un'industria che vinca la concorrenza, occorre almeno parità di condizioni: cosa che il mezzogiorno non poteva ottenere, se non altro per la distanza e i costi di trasporto. Questi venivano per di più alterati dalla protezione siderurgica e dalla ripercussione sulla mano d'opera e sui consumi generali. Il circolo vizioso, che è legato alla protezione, fa pagar dalla stessa economia quel che si crede di vantaggio generale e che invece diviene il vantaggio di una economia privata.

Pagina 331

Certo, la percentuale di morbilità e di mortalità è notevolmente diminuita da quella di un tempo, e le statistiche di leva militare dànno degli indici di miglioramento abbastanza confortanti. L'ospedale non è un privilegio di grande città; l'asilo infantile si è diffuso nei minori centri, la propaganda igienica nelle scuole è tentata; voglio ricordare le scuole all'aperto del mio comune e gli asili di padre Semeria nella Basilicata.

Pagina 342

La soluzione del problema agrario deve contribuire a formare quel ceto medio economico, che è molto limitato nel mezzogiorno, e che è uno dei nessi connettivi più saldi della società; e che — per il fatto di non essere né troppo piccolo né abbastanza ricco — sente meglio la spinta al lavoro, alle imprese, ai guadagni, e quindi è una forza dinamica di primo ordine, molto maggiore di quelli che possiedono troppo, che sono lontani dal tumulto della vita che lavora, privi della ebbrezza che dà il contatto con la natura, che si trasforma e si rinnova nelle sue forze produttive.

Pagina 344

La questione meridionale

401976
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1903
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 234-239.
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È la prima volta che ad un pubblico e ad un uditorio non composto di meridionali, parlo della questione meridionale, di una questione, che non è estranea al nostro programma democratico cristiano, ma che anzi lo tocca abbastanza; per cui son sicuro che l'interessamento per il principio nazionale si unirà quello di un programma, che sentiamo così vivo, oggi specialmente, che si afferma vigoroso e pieno di speranze per l'avvenire.

Pagina 236

La stampa quotidiana e la cultura generale

402340
Averri, Paolo 1 occorrenze
  • 1900
  • Averri, La stampa quotidiana e la cultura generale, Roma, Società Italiana Cattolica di Cultura, 1900, IV-70.
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Nemmeno i grandi geni vanno esenti da questa legge: le rughe della vecchiezza che solcavano la fronte di Napoleone I, di Gladstone, di Bismarck, apparivano nell'opera loro, che essi vissero abbastanza per veder superata.

Pagina 56

Il Parlamentarismo in Italia e la funzione del partito socialista

402514
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 166-191.
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Ora sembrerebbe che questa funzione parlamentare del socialismo come partito di classe, in opposizione ad una maggioranza che non ha partiti nettamente distinti ed omogenei, e che, il più spesso dipende dagli interessi di coloro che li eleggono con mezzi subdoli e per scopi estranei al mandato parlamentare, dovesse risultare abbastanza chiara ai maggiori uomini del partito ed all'insieme di questi. E pure può dirsi che su questa funzione del patito si appuntino tutte le polemiche interne, e che su di essa, benché per vie tortuose e mal tracciate, si sia svolta tutta la discussione dell'ultimo congresso nazionale.

Pagina 185

I primi cattolici in Parlamento

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari– Società Naz. di Cultura, 1908, 86-107.
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Dato il prevalere dell'economia rurale nei tre quarti d'Italia e date le condizioni di cultura e di religiosità del popolo, una politica anticlericale, nell'un senso o nell'altro, avrebbe ostile il Senato, pressoché unanime, ed ostile la maggioranza della Camera, anche come essa è presentemente costituita. Dopo il grande sforzo fatto per abolire il potere temporale dei papi, 1'Italia moderna, sistemati in maniera abbastanza abile i suoi rapporti col pontificato e con la Chiesa, non aspira certamente a nuovi passi in avanti: molto più che, se nella sua precedente politica ebbe consenzienti molte coscienze religiose, questa volta le avrebbe tutte contro. Inoltre l'anticlericalismo di governo condurrebbe a una lotta immediata con la Santa Sede; il prestigio e l'influenza di questa nella vita internazionale, se vanno rapidamente diminuendo, sono forse ancora tali da poter creare seri imbarazzi all'Italia, qualora fosse fra i due lotta decisa e aperta. Si può dire dunque che, da questa parte, i cattolici che vanno in parlamento sfondano una porta aperta; c'è pericolo, anzi, che la loro presenza nuoccia piuttosto chegiovare, poiché quella che nei nostri governi fu sinora considerata come abilità politica e buon senso italiano, rischierebbe d'essere considerata come condiscendenza a un partito clericale, e può quindi provocare più forti e immediate reazioni anticlericali. Per questo, forse, il Vaticano ha mostrato di comprendere, prima e dopo l'abolizione del nonexpedit,cheun partito cattolico in parlamento potrebbe essere d'impaccio e non di vantaggio, e lo teme anche oggi, mentre non può oramai più impedire che esso si costituisca.

Pagina 96

Da un Papa all'altro

404564
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1905
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 30-55.
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Crispi, le cose accennarono talora a mutare: in quel breve periodo, le sorti d'Italia parevano abbastanza sicure e lo Stato forte così da poter tentare una nuova politica ed attendere a problemi che erano sino allora rimasti in seconda linea: e l'on. Crispi oscillò, pare, — tanto incerte erano le designazioni dell'opinione pubblica e delle forze politiche organizzate e militanti — fra la conciliazione tentata e 1'anticlericalismo della statua a Giordano Bruno e delle dimostrazioni contro i pellegrini francesi nel 1901. Ma allora, come sotto Depretis, la sinistra non era base solida e coerente di governo di parte e i ministri dovevano, con frequenti rimaneggiamenti, adattarsi a scegliere amici ed appoggi presso i vani settori; all'Estrema cavallottiana nuoceva ancora troppo l'imbarazzo delle vecchie formule repubblicane perché essa potesse darsi ad un'azione positiva d'influenza sullo Stato e di operosità parlamentare. L'on. Giolitti fallì nel suo vacuo tentativo di risuscitare la Sinistra, l'on. di Budinì esitò incerto fra le varie tendenze, sinché poi finì coll'impaurirsi del pericolo clericale influendovi forse l'irritazione di parecchi per l'atteggiamento battagliero del Vaticano e dei clericali, del quale diremo ora.

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