Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Galateo per tutte le occasioni

188072
Sabrina Carollo 9 occorrenze
  • 2012
  • Giunti Editore
  • Firenze-Milano
  • paraletteratura-galateo
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Se si tratta di minestra con crostini o verdure abbastanza asciutta si inserisce dalla punta, a piccoli bocconi. Non si soffia sulle minestre. Il bicchiere infine non va mai riempito tutto, ma solo per tre quarti. Il vino non si allunga con l'acqua e i calici vanno impugnati dallo stelo (gli intenditori usano addirittura prenderli dalla base. Sostanzialmente è importante non scaldare il contenuto, tranne in rari casi). I piatti non si svuotano mai dagli scarti sulla tavola, così come non si raccolgono in presenza di ospiti gli avanzi dai piatti di portata: meglio svolgere queste operazioni più discretamente in cucina.

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Di fronte agli eventi fondamentali della vita, cercare di seguire delle regole di comportamento è infatti abbastanza stonato. Dunque nella misura in cui meglio vi riesce, sforzatevi di non giudicare, né l'orchestrazione dell'evento, né il comportamento altrui. A ogni modo, sia che la cerimonia preveda un buffet all'americana, sia che si tratti di un più sobrio incontro religioso o civile, cercate di accettare il fatto che per una volta non siete voi i protagonisti, e comportatevi in modo discreto. Arriverà il vostro turno. Siate puntuali: non è una festa in cui apparire sul più bello, quindi abbiate rispetto anche dell'ora. Così come non è carino allontanarsi prima della fine delle esequie, sgattaiolando via furtivamente. Affrontare simili momenti è faticoso per tutti, ma abbiate il coraggio di andare fino in fondo. Non trattandosi di un momento di gioia, è meglio evitare gli abbigliamenti chiassosi e i colori sgargianti. Da quando il nero è stato sdoganato dalla moda siete facilitati nel compito. Comunque anche le altre tonalità più scure andranno bene. Se siete facili alle lacrime cercate di piangere il più sommessamente possibile; ma se siete soliti nascondere le vostre emozioni, non giudicate chi secondo tradizione usa il fazzoletto. Il momento delle condoglianze è quello più difficile: si tratta di trovare validi argomenti in poche frasi, capaci di esprimere quanto vorreste. La cosa migliore è riportare alla memoria un ricordo piacevole della persona scomparsa, per aiutarvi a trasmettere ai suoi cari la sua vicinanza attraverso ciò che ha fatto e detto. Più facile è redigere un biglietto di condoglianze per scritto. Farete piacere a chi lo leggerà se ricorderete con stima e affetto chi non c'è più e aiuterete a mantenere viva la sua persona nel cuore di chi è stato vicino al defunto. Cercate dunque di evitare le solite formule che sanno di abitudine e di poca sincerità, e sforzatevi di trovare in voi un sentimento autentico. Se i familiari vogliono pubblicare un necrologio, scelgano per tempo il quotidiano cittadino più diffuso e adoperino una formula asciutta, in cui annunciare il giorno del decesso e quello del funerale, con l'orario e il luogo. Gli amici e i conoscenti che vorranno pubblicare il proprio cordoglio, potranno scegliere la formula che preferiscono, sempre nell'ambito della sintesi. Lasciate la fantasia correre in altri ambiti. Una gaffe in simili occasioni è più difficile da tollerare. Sempre necessario, da parte dei familiari, ringraziare per scritto le persone che hanno partecipato al dolore della famiglia. Che disponiate di biglietti personalizzati o vi affidiate alla fornitura delle società che si occupano delle esequie, rispondete ai messaggi di cordoglio anche solo con un saluto, ma sempre necessariamente a penna.

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I panni sporchi si lavano in coppia; ✓ nessuno sarà mai abbastanza per la loro bambina. Mantenere un profilo basso e darci dentro con i fiori; ✓ non pensate mai di potervi intrudere nel rapporto madre-figlia quando è buono. Rispettate i loro spazi; se vi pare che l'ingerenza dei suoceri sia eccessiva, chiaritevi con il vostro compagno/a. È lui/lei che dovrebbe far ragionare i suoi genitori; ✓ se decidete di affidare loro i vostri figli, siate grati e non continuamente critici. Non è un gesto dovuto da parte loro; ✓ Non siate troppo diffidenti, né severi. Un po' di umana comprensione - da parte di entrambi, d'accordo - aiuta sicuramente a condurre il gioco in modo più scorrevole.

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Non semplicemente in modo esplicito, una cafoneria abbastanza rara, ma anche in quello più subdolo nel trovare oggetti o soddisfare richieste a senso unico. ✓ Non regalate oggetti singoli di ciò che può essere venduto in coppia. Per esempio, se volete donare un accappatoio cercatene due, uno per lei e uno per lui; se regalate una tazza per la colazione, fate in modo di scovare quelle appaiate. Non si tratta di stucchevolezze, ma piccoli stratagemmi per affermare che avete chiaro in mente il fatto che loro sono una coppia, con un legame speciale che rispettate e caldeggiate. ✓ Non telefonate troppo spesso. ✓ Siate sempre rispettosissimi degli spazi, anche fisici, della coppia. Non entrate mai in casa se non invitati, offritevi di collaborare in caso di bisogno ma non imponetevi né soprattutto fatevi trovare sul posto. Se vi fa piacere prendervi cura dei nipotini, chiedete prima se c'è qualche preferenza in merito a orari e giorni, in modo da conciliare le soddisfazioni di tutti. ✓ Non comportatevi in casa dei giovani parenti acquisiti come superiori in sopralluogo, analizzando la quantità di polvere sugli scaffali e la disposizione del cibo nel frigorifero. ✓ Non fate domande indiscrete. ✓ Rispettate le scelte della coppia. Potete naturalmente esprimere dissenso o azzardare qualche osservazione, ma sempre entro i discreti limiti del parere aggiunto. ✓ Distribuite il peso delle vostre necessità tra tutti i figli. Cercate di non chiedere sempre e solo a quello di loro che vi asseconda, facendovi odiare dal genero cui salta sempre il fine settimana in montagna. ✓ Se avete la stessa idea di vostra nuora per il regalo di compleanno a vostro figlio, cedete voi. ✓ Fidatevi dei vostri figli. Se hanno fatto la propria scelta con il cuore, ce la faranno.

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. ✓ Quando si entra in un nuovo gruppo è bene leggere i messaggi che vengono scambiati tra gli utenti, prima di intervenire: ogni comunità ha infatti regole abbastanza precise, stabilite dall'uso, sul metodo con cui si tratta un determinato argomento. Leggere equivale ad ascoltare, per evitare di intervenire a sproposito. Allo stesso tempo, però, non partecipate silenziosi a lungo a una chat. Passereste per guardoni (lurker), ficcanaso sgraditi. ✓ Quando si invia un messaggio (che nel linguaggio internazionale degli informatici è definito article) è bene cercare sempre di essere sintetici e diretti nel centrare la questione che volete esporre. Vietato il linguaggio volgare. ✓ Quando si manda un messaggio, specificare sempre, in modo breve e significativo, l'oggetto (subject) del testo. Ciò vale soprattutto per i gruppi più affollati in cui vengono scambiati centinaia o migliaia di messaggi al giorno. Questa piccola cortesia consente a chi partecipa di capire immediatamente se il messaggio può interessargli o meno. ✓ Non divagare rispetto all'argomento del newsgroup o della lista di distribuzione. Se si risponde a un messaggio, non va riportato sistematicamente l'intero originale ma va "quotato", ovvero ne vanno stralciati solo i passaggi rilevanti a cui si intende rispondere precisamente. Evitare gli invii multipli del proprio messaggio a diversi gruppi. Limitarsi parsimoniosamente agli utenti che sono effettivamente interessati. Quando si invia un messaggio a più gruppi (cross-posting) evidenziare tale fatto in modo che i frequentatori di entrambi i gruppi lo sappiano ed evitino di rileggere lo stesso messaggio. ✓ Non condurre guerre di opinione sulla rete, né farne il proprio personale teatro dove condurre battibecchi con singoli utenti. Le questioni personali si risolvono in corrispondenza privata tramite e-mail. Le discussioni (flames) possono degenerare facilmente senza l'intermediazione del tono della voce. A volte una semplice ironia può essere raccolta come un'offesa. Evitare allo stesso modo di prendere contenziosamente le parti dell'uno o dell'altro rinfocolando il contrasto. Non è facile farsi capire, tanto più quando non ci sono supporti fisici. Questo è uno dei motivi per cui nelle chat abbondano comportamenti aggressivi. I fraintendimenti sono all'ordine del giorno. Non aggravateli. ✓ Evitare di mandare messaggi di prova per verificare il funzionamento del software: a questo scopo esistono dei gruppi appositi. La posta elettronica è come quella cartacea, dunque non si fa leggere ad altri. Non pubblicate mai messaggi personali. Leggere sempre le FAQ (Frequently Asked Questions) relative all'argomento trattato prima di inviare nuove domande, per evitare di farsi dare di stupidi, principalmente. ✓ Vietato fare spamming, ovvero mandare messaggi pubblicitari o catene inutili. SPAM sta per Stupid Person AdvertiseMent (pubblicità fatta da persone stupide), dunque siete avvisati. ✓ Anche l'intolleranza verso chi commette errori di grammatica è al bando. Vero è che ognuno deve cercare di scrivere al meglio delle proprie capacità. ✓ Scrivere in maiuscolo equivale ad alzare il tono di voce, dunque non fatelo. Per sottolineare un concetto o una parola si usa racchiudere il termine tra asterischi. ✓ Non si devono utilizzare caratteri accentati, perché in altri sistemi possono non venire letti. Si usa l'apostrofo al loro posto. ✓ Le battute di spirito e l'ironia in generale vanno accompagnate da un emoticon, ovvero una di quelle faccine ottenute dalla punteggiatura, che consentono di intuire il tono con cui una frase viene scritta. ✓ La firma in fondo al messaggio deve essere breve e sintetica. Evitate la lista di titoli e definizioni. Internet è il regno della democrazia. ✓ La rete è principalmente uno strumento di lavoro, dunque evitare i messaggi inutili, frivoli o di carattere personale, e dunque non di interesse generale, a meno che non sia espressamente indicato dal genere di scambio. ✓ Gli scambi di materiale pesante intasano il traffico di rete, dunque programmarli in orari diversi da quelli di massima operatività (per esempio di notte), tenendo presenti le eventuali differenze di fuso orario. ✓ Accertarsi che chi riceve un allegato pesante sia in grado di scaricarlo. Non tutti hanno lo stesso tipo di linea, e per alcuni potrebbe essere un problema ricevere file di dimensioni troppo grandi. Non scrivere messaggi in HTML. Sono inutilmente ingombranti, oltreché non leggibili da tutti. ✓ Rispettare brevetti e/o vincoli di utilizzo del materiale che si raccoglie in rete. Violare la sicurezza di archivi e computer della rete, violare la privacy di altri utenti della rete, leggendo o intercettando la posta elettronica loro destinata, compromettere il funzionamento della rete con virus costituiscono dei veri e propri crimini elettronici e come tali sono punibili dalla legge.

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In quest'ultimo caso la distinzione principalmente consiste nella lunghezza dell'abito, che aumenta quanto più in là nella serata si va; ✓ per la mezza sera quindi è indicato un abito da cocktail - un abito abbastanza elegante, ma che arriva al ginocchio o al polpaccio; ✓ dopo le 20.00, in caso di ricevimento, si possono sfoggiare abiti da sera, la cui lunghezza arriva generalmente alla caviglia e hanno una scollatura di media ampiezza; ✓ infine sono d'obbligo per serate di gala e grandi ricevimenti gli abiti da gran sera, indumenti decisamente impegnativi, la cui lunghezza copre i piedi e con accenno di strascico, scollature più generose soprattutto in caso di ballo, occasione che addirittura consente di scoprire le spalle.

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Un esempio abbastanza urticante e deprimente è rappresentato dai cosiddetti confronti televisivi tra politici. Prendete esempio su come NON comportarsi. Infine l'umorismo: la variabile di ciò che fa sorridere è talmente elevata da richiedere quantomeno attenzione. Scherzi e battute possono ferire anche se dette con la più innocente delle intenzioni. Sondate bene il terreno. Come ottimamente prescrive Barbara Ronchi della Rocca, «È meglio aver tatto che spirito». Dunque evitate le battute a tutti i costi, soprattutto se rischiate di essere sgarbati. E comunque evitate sempre le battute grevi.

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La cultura a sua volta, da strumento di conoscenza e democrazia si è trasformata in nuovo mezzo di distinzione, utile per definire gli ambiti di supremazia - forse perché in realtà non ce ne è davvero ancora abbastanza per tutti. Si auspica per ognuno di noi l'esercizio quotidiano di una sana via di mezzo. Tra la algida spocchia e la altrettanto indisponente familiarità caramellosa, è decisamente più cordiale e rispettoso mostrarsi per ciò che si è, nel bene o nel male. Non sono i titoli - o i non titoli, di qualunque natura - a fare una persona, ma i suoi modi garbati e la disponibilità verso gli altri. Se siete una persona di potere non lo nascondete né approfittatene, due modi identici di dimostrarsi villani, così come se avete letto molto, se discendete da antica stirpe o se disponete di ingenti fortune.

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Stranoto, ma mai abbastanza compreso.

Pagina 96

Saper vivere. Norme di buona creanza

193226
Matilde Serao 8 occorrenze
  • 2012
  • Mursis
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Quei leggeri edifizii o quei pesanti edifizi ricciuti, e adesso già abbastanza complicati, non reggono in estate: qualunque leggiadra pettinatura, opera di mani pazienti, dopo due ore, è un ammasso informe. Il calore disfà i ricci, e le ondulazioni non naturali, ed esercita la sua azione demolitrice, anche su i ricci naturali. Vorreste voi, in estate, portare i capelli molto bassi sulla fronte? E non vi darebbero un fastidio enorme? Ed ecco, che l'estate consiglia la pettinatura bassa, a radici diritte, libera la fronte, libere le tempie, libera la nuca, e rialzati, questi capelli, sul sommo della testa. Prendete, per esempio, i guanti: vorreste voi, in estate, portare l'elegantissimo guanto glacé dell'inverno, che modella la perfetta mano, e non preferite voi il guanto largo, la pelle di Svezia, che si leva e si mette ogni minuto, di cui si può gittarne un paio anche ogni due giorni? Prendete, per esempio, le calze: vorreste voi portare, in estate, la indispensabile ineluttabile calza nera dell'inverno, quella calza nera, che è la civetteria egualmente delle gambe troppo sottili e delle gambe troppo grosse? Quella calza nera, che è la più profonda delle illusioni umane? Voi sapete bene che l'estate discaccia la calza nera, e permette ai piedini femminili di adornarsi dei colori più delicati e più estetici, che si intravvedono dalla scarpa di bulgaro, alla scarpa bianca, che bene si vedono dalla scarpetta nera. E voi sapete, sopra tutto, che l'estate rende immortale la fine, morbida, sottile calzetta di filo, la calza da viaggio o da escursioni, la calza da spiaggia e da montagna. Vorreste voi, come nell'inverno adornarvi di molti, di moltissimi gioielli? Essi vanno d'accordo con le stoffe pesanti, coi drappi serici, con le pellicce esotiche, e sono troppo grevi, troppo ricchi, troppo di lusso, per le trasparenti vesti dell'estate. Qua e là, un fermaglio, una barrette, un sottile filo d'oro, da cui pendono gli oggettini delle escursioni estive, ecco quello che l'estate vi consiglia: cioè, un completamento di toilette più semplice, più disinvolto, che quasi sempre ringiovanisce e rende più gaie le fisonomie.

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Ma rimane un piccolo gruppo, da tre a quattro persone; molto interessanti, molto simpatiche, abbastanza importanti, con cui si ha desiderio e necessità sociale di restare in rapporti, in città. E ci si resta! Ci si resta! Talvolta, care donne, cari uomini, persone, è una sola. Su questo, nulla debbo soggiungere. Quando si è ritornati in città, bisogna dividere in due categorie parenti e amici che si debbono rivedere: parenti e amici a cui si tiene molto, di riguardo e a cui si va a far visita: parenti e amici che tengono, essi, molto, a voi e voi, molto meno a loro e, allora, sono essi che vi debbono venire a salutare al vostro ritorno della villeggiatura. Vi è gente di riguardo a cui avete dimenticato di mandare anche una sola cartolina: con finezza, con grazia, bisogna riparare a quest'oblio. Vi è gente che vi ha dimenticato: bisogna aspettarne le scuse e accettarle con disinvoltura. Dopo di che badare molto, a non commettere la indelicatezza di esaltare la villeggiatura, a tutti coloro che non si son potuti muovere dalla città.

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Infine, deve prepararsi a essere signorina, imparando a esser cortese, piacevole, giustamente colta, con qualche arte coltivata particolarmente, imparando ciò, ma non facendone sfoggio, se non più tardi, abbastanza più tardi.

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Bella figura, per una signorina che si è portata dietro il fidanzato, dappertutto, e che, a un tratto deve apparire senza costui, abbastanza compromessa, in fondo, da tutta quella troppo prolungata ed esagerata convivenza! E se anche il matrimonio si fa, non è desiderabile che tutta la poesia della intimità, della convivenza, delle uscite insieme, di tutta la vita comune, venga dopo, e non prima? Non è desiderabile che tutte queste piccole gioie - poesia del matrimonio - dello andare dappertutto insieme, dello stare insieme lunghe ore, del comunicarsi ogni impressione, vengano dopo, dopo le nozze, e non prima? Il riserbo, la correttezza, una certa fierezza, l'amore represso dalla educazione, la passione dominata dal rispetto a se stessa, non sono, forse, le qualità più belle di una fidanzata e di una futura moglie? Non è una migliore speculazione - chiamiamola così - far molto desiderare la presenza di una fidanzata, e tutte le piccole grazie dell'amore, e tutto ciò che è l'incanto tenero dell'amore, anzi che sciuparlo, ogni giorno, prima delle nozze? Non è meglio... ma questa è una predica che seccherà moltissimo i fidanzati, abituati, oramai, a spadroneggiare in casa della fidanzata. O genitori, pensateci e pensateci voi, ragazze, perché io ho ragione!

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Quando si deve esser cortesi, non si è mai abbastanza cortesi!

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La signora limita la conversazione; quando ne ha abbastanza, saluta, l'uomo s'inchina ed ella passa avanti. Il giorno seguente, o, al più, dopo due o tre giorni, bisogna portarle due carte, piegate per metà, portarle personalmente e lasciarle al portinaio. Non si va a fare una visita, in casa, se non si è invitati. Per lo più, è scorretto farsi presentare a signorine, senza conoscere i genitori, o i parenti; ma, in un ritrovo, in un ballo, può accadere. Senza por tempo in mezzo, bisogna, immediatamente, farsi presentare dallo stesso amico, dalla padrona di casa, ai genitori o ai parenti della signorina: mai è permesso ballare con lei, senza essere stato presentato dai suoi. Alle signorine non si lasciano carte: ma ai loro genitori o parenti sì, come al solito. Mai presentarsi in casa, senza esservi chiamato. Appena si è conosciuta una signora, per correttezza, bisogna cercare di conoscerne il marito: egli non deve trovare le carte di un ignoto, dal portiere, né deve ricambiare le sue carte ad un ignoto. Se la signora è vedova, non restituisce carte al presentato: per le maritate, sempre il marito le deve ricambiare, negli otto giorni. I genitori di una signorina, o i suoi parenti, a colui che fu loro presentato, e che ha portato le carte, debbono restituirle, anche negli otto giorni. Ho io detto, che non si dà mai la mano, né prima, né dopo, nelle presentazioni? Un gentiluomo non dà mai la mano a una signora, se non dopo averla vista otto o dieci volte: con le signorine, poi, questo termine è anche più lungo. Il parlare in terza persona, è del più assoluto rigore. Chi dà del voi, per la prima volta, a una signora o a una signorina, fa la figura di un ignorante e di un malcreato.

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Piccola o grande che sia, essa costa più o meno denaro, ma ne costa sempre molto, troppo; essa costa molte cure, molte fatiche, molti fastidi e molte noie; essa vi può procurare molti invidiosi e molti nemici: e bisogna vedere bene, se valga la pena di affrontare tutto ciò, se la ragione di convenienza, di obbligo morale, di decoro, d'interesse, che v'induce a dare questa festa, piccola o grande, sia abbastanza possente, da compensare tutto questo. Io so di un principe, mio grande amico, uomo d'intelligenza, di spirito, pieno di chic, che dette una splendida e simpaticissima festa da ballo: cinque giorni dopo, uno dei suoi più importanti coloni, gli scrisse una lettera, dichiarandogli di non poter pagare l'affitto, e domandando una dilazione, tanto più - diceva il colono - che Vostra Eccellenza ha dato una ricca festa, e non ha bisogno di denaro! Or dunque, pensarci un poco. Un altro inconveniente delle grandi feste o piccole, è che esse vi espongono alle critiche più amare, più aspre, più crudeli dei vostri invitati. Per uno strano fenomeno psicologico, i vostri invitati, coloro che voi avete chiamati a divertirsi, in casa vostra, a cui avete offerto un appartarmento sfarzosamente adorno di piante e di fiori, illuminato a meraviglia, una raccolta di persone elette, di belle donne, di gaie signorine, dei rinfreschi squisiti, una cena sontuosa, tutti costoro vi diventano acerrimi nemici. Tutto è pessimo, per essi, da voi; i fiori odorano troppo; le piante, ve le siete fatte prestare; i gelati puzzano di petrolio; la luce elettrica è volgarissima; il the sa di paglia; la cena è meschina e scarsa; e le donne, poi, le donne, tutte brutte, tutte mal vestite, che orrore! Una sera, in un ballo, poco prima di andare a cena, io ho udito, inavvertita, due perfetti gentiluomini, correttissimi, sorridenti, profferire, a voce sommessa, tali infamie sul conto del padrone e della padrona di casa, da far arrossire qualunque ingenuo: e, dopo, avviarsi placidamente a mangiare la squisita cena. È scoraggiante! Ma, naturalmente, vi è chi, per onorare il proprio nome e il proprio censo, per celebrare un anniversario, un compleanno, un onomastico, una promessa di nozze, deve dare una festa; vi è chi ama tanto poco se stesso e tanto il proprio prossimo, da voler, assolutamente, esercitare la ospitalità; vi è chi, infine, ha bisogno, per suoi interessi, per suoi fini, di farsi vedere ricco e ospitale.

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Antico costume abbastanza cafonesco e che, man mano, si è venuto illanguidendo: antico costume che dovrebbe completamente sparire, nelle grandi città. Si comprende, questo costume, fra gli abitanti dello stesso villaggio - o Ventaroli, di Sessa Aurunca, o terra della mia stirpe, di voi parlo! -che hanno bisogno di stringersi insieme, di prestarsi amicizia, assistenza, soccorso, in qualunque circostanza; si capisce, fra gli abitanti della stessa piccola città di provincia, per le medesime ragioni: si capisce, in estate, ai bagni, in villeggiatura, in albergo, per farsi compagnia, per formare una côterie: si capisce, dovunque la gente è poca, dove molte case mancano, dove la solidarietà umana è più necessaria. Ma in una grande città, dove tutto vi è, a portata di mano, di voce, di passo: in una grande città, dove basta escire dal portone per trovare anche la pietra filosofale, che, si dice, non fu mai trovata; in una grande città, a che può servire di conoscere i propri vicini? A che aumentare le proprie relazioni, inutilmente, quando quelle che si hanno, d'ordinario, sono soverchianti? A che mettersi in rapporto con gente nuova, ignota, forse estranea a ogni proprio gusto, forse antipatica, forse equivoca? Perché conoscere, proprio i vicini, quando il più savio consiglio è di restringere alle persone più note, più simpatiche e più utili, le proprie relazioni? E, veramente, esiste una vicinanza, in una grande città, in una grande strada in un grande palazzo, o non si è, veramente, anche gli inquilini di questo medesimo palazzo, completamente estranei, l'uno all'altro? E in tanto lavoro, in tanti pensieri, in tanti svaghi, in tanti affanni, chi mai s'incarica del proprio vicino? Il vicino non esiste, in un ambiente di metropoli. E non dovrebbe esistere, quindi, la profferta di servigi, barocca e inutile; non dovrebbe esistere l'offerta della visita, che, quasi sempre, è inopportuna e mal gradita; a rigore, non dovrebbe esistere neanche lo scambio dei biglietti da visita. Per questi, passi. Ma non oltre! Non parlo, poi, qui, dei danni delle nuove conoscenze, quasi sempre pericolose, fra nuovi e vecchi inquilini: pensateci voi, o genitori, voi, o mariti, voi, o fidanzati, a questi danni, calcolateli, essi possono essere irreparabili!

Pagina 89

Marina ovvero il galateo della fanciulla

193768
Costantino Rodella 2 occorrenze
  • 2012
  • G. B. Paravia e Comp.
  • Firenze-Milano
  • paraletteratura-galateo
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E così avvenne di fatti; chè, invanita della sua beltà, fiera del suo impero sul padre e su tutti, dava in furie se tosto non fosse stata ubbidita ne’ suoi capricci; altezzosa guardava d' alto in basso le compagne, i servi li comandava a bacchetta; altro non sognava che vestiti nuovi, che nastri, che gingilli, che mode; questa veste non le andava, quella frangia non era abbastanza ricca, faceva disperare la sarta, la crestaia e tutti quelli che avevano da provvederla di alcun che. Fortuna che quell' onda di. bizzarria fu di breve durata. La signora Bianca, donna tutto cuore, modesta e gentile con tutti, educata in guisa al bene, che tutta la sua vita era un'aspirazione alla virtù, uno slancio alle cose superiori, che danno pascolo allo spirito, non tardò ad avvedersi di queste arie mal sane di Marina. Conobbe che il maggior nemico delle giovinette è la bellezza, e che le lodi prodigate dalla gente sono come lenti veleni, che ammorbano le più pure sorgenti della virtù. Essa si diede tosto a combattere i vizi incipienti con un sistema di calma non mai alterata e di fermezza risoluta, onde ai comandi oppose dinieghi, ai capricci rifiuti, agli atti di sdegno una tranquillità imperturbabile, contro cui veniva a spegnersi la foga della bambina. Quando poi la figliuola tutta lieta si tratteneva colla madre, in quelle ore di intime confidenze e di calda effusione di cuore, la signora Bianca coglieva il destro di farle conoscere che la beltà non è una virtù, che i distintivi delle creature umane sono le qualità del cuore e della mente; e che una giovane ad essere bella o brutta non ci ha merito di sorta. Anzi un bel corpo senza belle doti di animo riesce ridicolo ed argomento di riso nel conversare degli uomini. Tirava poi in mezzo alcune sentenze della sapienza popolare, come: beltà e follia spesso in compagnia; oppure:beltà senza virtù, è un fiore senza odore; e filava sempre la medesima conclusione: chi ha il dono della bellezza del corpo, deve avvalorarlo con ottime qualità di animo, se non vuol essere il zimbello degli altri. E le correvano facilmente al labbro di molti esempi per mettere in evidenza che la bellezza è cosa passeggiera, è un tesoro che si consuma cogli anni e che fa iattura nella più leggera burrasca; una malattia, un malestro qualunque. A tutta prima Marina ascoltava, sì; ma quasi fossero cose estranee, che per nulla la toccassero, non vi dava retta. Tuttavia la madre aveva quell' argomentare opportuno, insinuante, che richiama alla riflessione. Non si metteva mai in tuono di predica, nè riusciva noiosa e stucchevole con un moraleggiare pedante e continuo; aspettava sempre l'opportunità, in guisa che l’osservazione nasceva, come a dire, da sé; e neppure allora tirava in lungo: due parole, una sentenza, un esempio, e via; il che faceva come un colpo di dardo, che lascia la traccia, senza restar nella ferita. Per il che Marina a poco a poco veniva tratta a riflettere sopra le sue azioni, e così alla cheta, non più sotto l'impressione della passione, che gliele faceva compiere, si riconosceva veramente in colpa. Ma venne a mettere il colmo al suo ravvedimento la disgrazia d'una sua cugina, Ester, giovinetta da dipingere, corpo d' un taglio elegantissimo, viso gentile e fine, capelli biondi, occhi turchini,brillanti; spigliata e sciolta; nel suo quindicesimo anno, per una risipola nella faccia, le si strabuzzarono gli occhi, si storse la bocca per forma, che quella faccia di Venere si mutò in una Megera. Povera Ester, che fiera pur del suo bel viso, ad altro non aveva mai ubbidito che all'ambizione ed alla vanità dell'abbigliatoio, ora si consuma in lacrime di disperazione nella solitudine della sua casa, vergognando di mostrarsi in pubblico! Marina, cui Ester serviva già di ideale, ne fu spaventata: allora sì che prese sul serio i consigli della madre, e si convinse quanto poca cosa siano le grazie del volto scompagnate dalle virtù dell'anima! Fu allora che conobbe, che ciò che si deve desiderare è la beltà del cuore, la sommissione al volere de'genitori, la compassione degl'infelici. Sono i tesori della mente che non soffrono avaria, e innalzando l'animo alla luce del vero e del buono, ricreano lo spirito de' beni eterni. La madre ne era lietissima, e ringraziava Dio di così felice e rapido ravvedimento; ne gioiva il padre, e tutti l’ammirarono. La signora Bianca, come donna in tutte parti compiuta, dava anche molto pregio alla gentilezza e alla urbanità degli atti esteriori; perché da questi si riconosce la coltura dello spirito e la bontà del cuore; o come ella soleva dire: sono manifestazioni di un animo buono, educato a virtù. La rozzezza del tratto indica rozzezza d’animo, superbia e povertà d’ingegno; uno, quanto più è grande, tanto più si mostra con modi cortesi e piacevoli. Per il che non cessava di richiamare l’attenzione di Marina sopra gli atti di garbatezza e di civiltà, che per una fanciulla valgono quanto una ricca dote, se non più. E per riuscire meglio, aveva pigliato l’abitudine di leggere ogni giorno dopo il pranzo un breve capo del Galateo; e quindi lì per lì tanto essa quanto il padre ed anche la figliuola facevano le loro osservazioni, adattando gli avvertimenti e le censure del libro ai casi pratici della società; rincalzandoli con esempi della giornata di atti praticati da conoscenti; il che veniva a ribadire nell’anima della figliuola quella scienza civile e pratica che si traduce in moti composti e gentili, in tratto urbano e cortese, quale è la scienza della vita. Onde chi si mettesse con un esame diligente a ritrarre il tenor di vita di Marina, e le cure della signora Bianca per educarla, non farebbe egli opera profittevole a tutte quelle giovinette, che, meglio che alla vanità e all’appariscenza, mirano alla saviezza ed alla virtù?

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Trovava che fino ai diciotto c'è abbastanza di tempo per istruirla in ogni ramo conveniente ai tempi progrediti, alla civiltà del secolo, e ritornava sempre alla sua idea, che dalla donna istruita infiniti beni ridondano alla società. E come pensava, praticò con Marina; il che spiega come questa abbia potuto erudirsi in tutte quelle materie che abbiam detto.

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