Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Signorilità

198622
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 11 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
  • paraletteratura-galateo
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Se la finestra è abbastanza fonda ella potrà mettervi una cassapanca coperta da un cuscino che faccia da imbottitura e da molti bei cuscini. Sarà un simpatico angoletto dove godere l'ultima luce con una lettura. Invece

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Il piatto forte, per via dell'unica domestica, deve essere freddo come «rostbeaf», pollo bollito o arrosto con gelatina, vitello tonnato, o galantina di pollo, di vitello o di maiale, o pasticcio di fegato, tutte pietanze di facile esecuzione, di riuscita sicura, e non importanti una spesa eccessiva, pur essendo abbastanza care. Il più economico è il pasticcio di fegato, per cui bisogna dapprima avere pronta della gelatina (vedi pag. 138). Si prendono poi alcuni fegatini di pollo, mezzo chilo di fegato di bue giovane (vitellone) o di vitello (dose per sei persone). Questo fegato va cotto al giusto punto in abbondante burro, dove sia stata rosolata una cipolla, e a cui si aggiungono, a metà cottura, due cucchiai grandi di Marsala. Poi si passa tutto al setaccio con della «bèchamelle», vi si uniscono due tuorli d'uova e un albume montato a neve, si mescola delicatamente il tutto, e si cuoce per circa mezz'ora in uno stampo da budino a bagnomaria. Quando il pasticcio, rovesciato su di un piatto, è diventato freddo, lo si adagia in abbondante gelatina rappresa a metà, in uno di quei speciali stampi a cerniera, e si mette a gelare, contornato tutto da gelatina. Le cuoche improvvisate, che non possiedono stampo, per facilitare l'immersione del pasticcio nella gelatina, possono tagliarlo in tre strati orizzontali e ricomporlo subito per intero; infine riempiano il vuoto con abbondante gelatina liquida, che deve sormontare il pasticcio di due dita; lo mettano in ghiaccio e lo sformino al momento di servire; esso apparirà contornato da ogni parte da ottima, profumata e trasparente gelatina. Se poi invece del pasticcio di fegato, si vuole la schiuma di fegato, che è un composto finissimo di alta cucina, basterà sostituire l'albume a neve con una grande tazza di panna montata. Tutte le pietanze fredde sono generalmente gradite e hanno anche il vantaggio di poter essere preparato il giorno prima, con tutta calma ed attenzione. E qui la padrona di casa ricordi che, per non arrivare all'ora di colazione stanca e nervosa, deve fare gli acquisti e preparare quanto più è possibile il giorno avanti, deve prevedere tutto... anche un guasto della luce elettrica che, nei mesi invernali, in certe giornate buie e piovose, in certe cucine oscure, nuocerebbe alla rapidità del servizio, anche a mezzogiorno. Una buona insalata mista, di verdure fini e primaticcie, seguirà il piatto forte; se non si è abusato di uova, e se il dolce non sarà a base di uova, si può offrire un'insalata russa coperta di maionese, per cui si possono adoperare fondi di carciofo, cavolfiore, fagiolini, asparagi e «giardiniera» in scatola, prodotto di apprezzate ditte italiane, o meglio, preparata in casa. Adesso va molto un'insalata formata da un cuore di lattuga bianca, con qualche fetta di arancio liberata dalle pellicole, e tagliata sottilmente. In quanto ai vini, ad una colazione o ad un pranzo ELEGANTI vanno serviti così: Con le ostriche o antipasti: Capri bianco secco o frizzante, Frascati gelato; dopo la minestra: Marsala, Porto; al primo servizio: Chianti, Grignolino; all'arrosto: Barbera, Barolo, Pommard; al dessert: Moscato, «Champagne», Spumante. I vini devono essere tolti dalla cantina qualche ora prima di consumarli; le bottiglie vanno tenute in piedi e sturate con precauzione; lo «Champagne», gli spumanti e i vini bianchi vanno tenuti sotto ghiaccio negli appositi secchi; i vini neri non vanno gelati. Per colazioni senza pretese, basta del buon vino bianco e nero posto in tavola nelle bottiglie eguali al servizio dei bicchierini od anche in anfore di cristallo o di maiolica, eguali, quest'ultime, al servizio dei piatti. Il formaggio ora si serve nei pranzi eleganti sotto forma di qualche ghiottoneria calda o fredda, «tartelettes», piccoli «soufflés», pasticcini, pasta sfoglia, in cui esso entra con altri elementi. Ma, nelle colazioni e nei pranzi accurati, pur essendo senza pretesa, esso sia sempre servito nell'apposito piatto, sbucciato dalla sua crosta, dopo il dolce e prima delle frutta, o assieme alle frutta. Se il pasto è stato leggero, la padrona di casa scelga il «Gorgonzola» o il «Roquefort», o la «gruviera»; se è stato sostanzioso, scelga lo stracchino, la mozzarella, o una specialità recentemente inventata, chiamata «Cacio Reale». In inverno, il dolce sia caldo e appetitoso; in estate, può venir sostituito dal gelato, servito in piattini d'argento o di cristallo, con pasticcieria o biscotteria leggera da thè. Le frutta siano servite in artistici canestrini o in belle fruttiere; insieme ad esse è elegante offrire, nelle coppe da spumante o in coppe di artistica ceramica, una «Macedonia». Il caffè può essere servito in tavola, o, uscendo di tavola, nel salotto o nel «fumoir». Esso deve essere bollentissimo. E questo anche per il motivo che non è solo il caffè che aiuta la digestione, ma anche il fatto che esso è una bevanda calda. Il caffè deve essere di almeno tre qualità: Moca, Portorico e S. Domingo, ed è migliore quando è tostato razionalmente in casa, fatto cadere dal tostino in un vassoio e coperto immediatamente. Le dosi sono circa queste: caffè gr. 120, acqua litri uno, caffè olandese gr. 15. Le migliori caffettiere sono le napoletane e quelle elettriche, che hanno il filtro da caffè montato sul coperchio al pari delle theiere (vedi pag. 111). Parecchie signore hanno l'abitudine di preparare da sè, dopo il pranzo e dopo la cena, il caffè turco per i loro ospiti... e leggeranno volentieri questa prosa di un brillante giornalista reduce da Costantinopoli, a cui una fattucchiera diede importanti insegnamenti nella delicata materia. « - Quando il caffè - diceva la vecchia - è ben macinato, e sembra la cipria turchina che si mettono s ulle chiome le belle del deserto, metti al fuoco un cuccumino di acqua inzuccherata, e fa riscaldare lentamente. Ma se puoi, non servirti dell'acqua di questi acquedotti moderni; prendi acqua di nubi, la lieve acqua di pioggia, che è quella di cui si fabbricano le perle. E guai a te se lasci bollire! Ci sono tre gradi di bollore, ha detto il saggio LU YU. Nel primo grado, le bollicine salgono alla superfice come occhi di pesce ammiccante nel plenilunio; nel secondo, le bollicine tenzonano come perle in una coppa d'argento; nel terzo l'acqua ondeggia e borbotta come una suocera. Ma tu sta attento al primo stadio, e, quando le prime bollicine si radunano sugli orli, togli il bricco dal fuoco e buttavi dentro la polverina di caffè, agitando bene che non si formino grumi. Dovresti qui recitare un esorcismo che m'insegnò un santone d'Arabia; ma giurami che non lo ridirai a nessuno. - «Qui naturalmente, giurai; e l'esorcismo lo so sempre bene, e lo borbotto ogni volta che preparo il caffè con le mie mani. Ma ho giurato, signore, e non ve lo posso rivelare. Ingegnatevi con qualche cosa d'altro. «c'è per esempio, una filastrocca che mi pare serva benissimo allo scopo (uno due e tre, caffè, caffè, caffè, quattro cinque sei, lei, lei, lei, sette otto nove, piove, piove, piove, zero, nero). Chissà? Io ci proverei. « - Rimescolato che tu abbia - continuava la vecchia - rimetti al fuoco, ma sempre attento a non far bollire la mistura. Quando vedrai di nuovo che le prime bollicine, simili a cristallini neri, s'adunano sull'orlo del liquido, togli dal fuoco; e versaci subito dentro un cucchiaino di acqua fredda, affinchè, come dice il poeta, la giovinezza dell'acqua si rinnovi. Attendi un mezzo minuto, e poi mesci nella tazzina; e vedrai, premio del tuo lavoro, il fiore bruno della schiuma, il kaimaki, distendersi sulla negra bevanda, a testimoniare che il caffè è stato fatto secondo il rito». Col caffè si servono dei liquori, non senza dimenticare, però, che il tremendo vizio d'abusare d'alcoolici s'infiltra subdolamente con i bicchierini di profumata miscela. Uno ottimo, con poco alcool, ricostituente, è quello di zabaglione, tipo vov, che si ottiene così: Sbattete 3 tuorli d'uovo con g. 200 di zucchero, e fate bollire g.400 di latte con g. 200 di zucchero. Unite il tutto e fate raffreddare. Quando il composto è freddo, unitevi g.100 di Marsala, g.100 di alcool purissimo e 1 grammo di vaniglina. Anche il liquore nocino si può fare da sè. Eccone la ricetta: Noci acerbe (tolte dall'albero dalla fine di maggio alla metà di giugno), N° 25, zucchero kg. uno; alcool puro un litro, acqua g. 250, cannella in piccoli pezzetti (una stecca g. 5), chiodi di garofano, una stecca di vainiglia. Si chiude ben bene tutto in un bottiglione e si espone al sole per una quarantina di giorni, scuotendo il bottiglione varie volte al giorno. Si ritira dal sole e si lascia riposare il tutto in dispensa almeno per un mese. Infine si filtra e s'imbottiglia. Per poi utilizzare le noci rimaste, si mettono in un litro di buona Marsala, in cui siano stati sciolti g. 200 di zucchero; vi si lasciano, sbattendole spesso una quindicina di giorni, e si ottiene un altro liquore... mentre le noci stesse sono ottime a mangiarsi. Un altro preparato, che è servito nelle grandi case verso la mezzanotte, prima che gli ospiti si separino, si prepara così, secondo la ricetta del famosissimo cuoco Escoffier. Si batte un tuorlo d'uovo freschissimo con un cucchiaio di zucchero, tre cucchiai di latte, e vi si unisce poi una coppa di «Champagne».

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Per le prime, basta un abito nero per gli uomini (e non frac e thigt), e un vestito anche modestissimo, purchè decente, con maniche lunghe, abbastanza lungo e accollato, per le signore. È concesso portare anche un mantello nero, e va sempre il velo nero. Nelle altre udienze di pellegrinaggi e comitive, il Santo Padre dispensa dal nero, ma la sua Corte esige vestiti puliti e decorosi. Gli ufficiali stranieri sono ricevuti in alta uniforme; d'or innanzi gli ufficiali del nostro glorioso esercito lo saranno del pari. Nelle funzioni in S. Pietro (beatificazioni e altre a cui presiede il Pontefice) nelle tribune dell'aristocrazia e della diplomazia, sono di rigore frac e vestito elegante come per le udienze private. Nelle altre tribune e recinti sarebbe di obbligo il nero e il velo in testa, però il Papa, padre tenerissimo, si preoccupa per i non abbienti e non vuole escludere dalla casa di Dio quelli che non posseggono un guardaroba ben fornito. Parecchie invitate spesso approfittano di questa bontà, vestono in rosso o in giallo, e vanno beatamente con cappelli variopinti, dando prova di poca convenienza e di poca educazione... Una veletta modesta costa poche lire, un vestitino scuro è presto rimediato, un mantello nero può essere chiesto ad un'amica...

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Una signora, come fu scritto altrove, eviti di montare in tram vestita molto elegantemente, bensì ricopra la sua «toilette» con un sobrio mantello; se gli uomini non sono abbastanza educati da cederle un posto a sedere, ella mostri di non notarlo e stia tranquilla e composta in piedi. Se un vecchio, o un mutilato, o un operaio dall'aria stanca, volessero cederle il posto, non lo permetta; se ella stessa, quando è seduta, vede accanto a sè in piedi una vecchierella, una donna con un bimbo in collo, o una donna che aspetti un figliolo, o anche un vecchio, un ragazzetto dall'aria stanca o ammalata, si alzi senz'altro, senza ostentazione, e ceda il posto... senza accettare quello che un giovanotto elegante si farà un dovere di offrire a lei, mentre non lo avrebbe offerto ad un infelice... In certe ore di stragrande affollamento, una signora cerchi di evitare il tram o l'autobus. Faccia un tratto di strada a piedi e vada a prenderlo a capolinea, allora che è vuoto; se non le è proprio possibile questo, si metta accanto al conducente, a sinistra, in piedi, e allontani, col suo contegno corretto e impersonale, qualche fannullone maleducato, che volesse recarle in qualche modo molestia.

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Se tuo marito ha ancora la sua mamma, ricordati che non sarai mai abbastanza buona e devota per lei, che lo ha cullato bambino fra le braccia. 8. Non chiedere alla vita quello che non ha mai dato a nessuno; se sei utile, sei già felice. 9. Se le pene arrivano, non avvilirti e non disperare; il bene ritorna. Abbi fede in tuo marito; egli avrà coraggio per tutti e due. 10. Se si allontana da te, aspettalo. Se sta molto a tornare, aspettalo. Se anche ti abbandonasse, aspettalo; perchè tu non sei solamente sua moglie, ma sei l'onore del suo nome. Ed egli un giorno tornerà e ti benedirà.

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Per quanto riguarda l'igiene della età matura, ricordiamo che l'età lavora abbastanza lentamente alla nostra rovina, quando lavora sola. Non aiutiamola, imaginando di essere vecchie ancora in buona età, (come la famosa contessa di Castiglione, la più bella donna che sia mai esistita, che a trent'anni si chiuse in casa e ruppe tutti gli specchi, per non far vedere e per non vedere il decadimento della sua bellezza...) ma abbiamo l'autosuggestione di non voler invecchiare moralmente, rendendoci utili ai nostri cari e ai nostri poveri, restando attive e fresche di spirito. Sappiamo poi economizzare la vita e risparmiare le nostre forze, appena l'età porta con sè un deperimento organico, rinunciando alla parte faticosa della mondanità, alzandoci presto e coricandoci presto, scegliendo un'alimentazione variata, saporita, con poca carne, senza bevande acide o alcooliche, eliminando con opportuni rinfrescanti e diete la vecchia linfa, sostituendola con nuova. Ricordiamo che, quando una donna ha sorpassato la cinquantina, non ha più nessuno scoglio per arrivare a tarda età. Per ciò che riguarda l'igiene della vecchiaia, salvo i casi di trattamenti speciali imposti da incomodi speciali, occorre che una signora anziana lavori sempre un pochino e senza sforzo, occupandosi della sua casa, del suo giardino, dei suoi fiori; sia riguardata non solo dal freddo, contro il quale non può opporre una valida resistenza fisica, ma da tutti gli sbalzi repentini di temperatura; si guardi dai cibi di non facile digestione; mantenga, mediante frizioni mattutine e serali, sempre attiva la circolazione capillare della pelle; passeggi moderatamente, ma quotidianamente; si alzi presto e si corichi presto e, a letto, sempre mantenga i piedi molto caldi; mantenga lo spirito, per quanto è possibile, in uno stato di giocondità. Venendo poi a considerare l'età matura e la vecchiaia dal lato morale, ricordiamo che, generalmente, ognuno ha la vecchiezza che si prepara. Una gioventù operosa, dà una vecchiaia riposata e tranquilla; una giovinezza sobria, dà una vecchiaia sana; una gioventù amabile dà una vecchiaia amata. E se, da una parte, il giovane non deve mai dimenticare il rispetto verso chi è vecchio, questi, d'altra parte, deve essere sempre pronto a saper comprendere e compatire la gioventù che lo attornia, a ricordarsi anche che è «felice colui che sa sorridere, nella sera della vita, ai piaceri del mattino di essa». La signora anziana, in modo particolare, può e deve dare ancora molto di sè alla gioventù, sotto forma di utili, sani e pratici ammaestramenti, senza ombra di pedanteria. La signora anziana gaia, semplice, spontanea, non deve pretendere d'imporre la propria esperienza, ma deve, con tono convinto, buttare là il consiglio, la parola opportuna, indicare la via di componimento d'una vertenza o di un dissenso, dire la bellezza della rassegnazione, del perdono cristiano; deve dare, sopratutto, alla gioventù che ha intorno, l'impressione di tenerezza e di sicurezza che spesso, purtroppo, i giovani non trovano presso il padre, affaccendato a far danaro, presso la madre affaccendata a buttarlo dalla finestra, colle sue mani dalle unghie dipinte...

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Una di queste suore possedeva, un giorno, un palazzo nell'aristocratico quartiere Ludovisi, dove ora viene a chiedere la carità; altra conduceva la sua «victoria» nei viali di Villa Borghese, dove, ora, passa chiusa nella carrettella nera; entrambe sono ancora abbastanza giovani, fresche e belle. Ebbene: nei loro visi intelligenti c'è una espressione di serenità e di gioia perfetta, che non è simulata a beneficio del vecchio negoziante di verdura...

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Oggi sono ben poche le malattie che, prese in considerazione dalla prima infanzia, sono inguaribili; oggi abbiamo perfetti mezzi d'indagine e di cura; oggi noi genitori siamo abbastanza istruiti su quella legge terribile dell'ereditarietà, per poter vegliare e provvedere... E, su questo punto, ricordiamo bene che un capriccio, un moto cattivo dell'animo di un nostro bimbo, spesso riproduce il capriccio, il moto cattivo dell'animo nostro e dei nostri padri, e che, allora, egli non va castigato, ma curato con la medicina e con la dolcezza, comprendendo che egli non è responsabile, ma, piuttosto, è vittima. Colla salute, diamo loro la Fede. Benedetto mille volte il Fascismo, che è tornato alla pura fonte della Fede! Infatti, è solo della gioventù profondamente e sinceramente religiosa, l'esuberanza di affetti, di entusiasmo, di poesia, che costituisce la vera giovinezza; è la religione quella che dà ai giovani e alla loro vita uno scopo alto, che mantiene loro la fede nella riuscita di ogni buona impresa, di ogni sforzo, che mantiene in loro la costanza (forza senza la quale nè le azioni hanno grandezza, nè gli uomini fermezza e pace), che li allontana dai malsani divertimenti, dal fango di avvilenti passioni e vizii... Ma poi... anche se noi fossimo delle atee convinte, basterebbe che noi amassimo i nostri figlioli, che pensassimo alla felicità della loro vita nel senso più egoistico, per dare loro, con la certezza della fede, tutte le certezze, tutte le idealità, tutte le rassegnazioni, tutte le speranze!... Dopo la fede, diamo ai figlioli la volontà. Ricordiamo che le nostre ragazze potranno essere belle come Venere, o matematiche come Maria Gaetana Agnesi; che i nostri ragazzi potranno scoprire gli abitanti del pianeta Marte, o strappare più segreti alla natura che Edison e Marconi, ma che saranno sempre zero e che varranno sempre zero, se non sapranno volere,... se non sapranno dirsi quel ferreo «non si può», davanti agli infiniti desiderii, alle infinite tentazioni che ci assalgono ad ogni passo e ad ogni momento!... se non sapranno che la disciplina interiore è quella, è unica, inflessibile, in tutti i campi, sia dello spirito, sia della mondanità, sia della semplice vita di ogni giorno! C'era una volta una cara figliola, che era divisa da dolorose, immeritate, circostanze da un bravo giovane che amava, e che l'amava. Una volta mostrò alla sua migliore amica un quaderno di musica. - Vedi? - le disse. - La mia maestra di canto trova che guadagnerei molto di più, anzichè dando lezione di solfeggio, insegnando queste canzonette da «tabarin». Ma - ed ella la guardò con i suoi limpidi occhi, che avevano versato e ricacciato tante lacrime, - se mi promettessero di poter domani sposare lui per due sole note di esse, rifiuterei... Non si può! Dopo la salute e la volontà, diamo ai nostri figlioli la gioia... gioia semplice e schietta, sotto forma di qualche dolce e di molto sole, di poca pedanteria e di molta tenerezza, di molti bei soggiorni all'aperto, di buoni libri, di viaggi... e diamo loro la gioia di rendere felice qualche compagno povero, mediante un loro piccolo sacrificio. E diamo loro la gioia per agguerrirli nelle future lotte della vita. Infatti, guardiamoci intorno..., e vedremo che gli «schopenhaueriani» a vent'anni, gli sfiniti a venticinque, i finiti a trenta, hanno avuto, anche nella ricchezza, un'infanzia triste, pesante, caliginosa... Ascoltiamo intorno, e osserveremo che, se qualcuno dice: «Bisogna agguerrire fino da piccoli i figlioli, abituarli al dolore»..., non è mai una madre che lo dice! Siamo certi che, se, invece, essi hanno appreso, hanno sentito, fin da piccoli, che il sole c'è, che il sole esiste, che il sole riscalda, essi, anche durante la bufera, penseranno che il buon sole ritornerà certamente. Dopo aver dato tutto questo, insegniamo, di buon' ora, ai nostri figlioli, che l'ottimismo è la più gran forza della vita; che basta non credersi vittima, perchè, il più delle volte, non si sia vittima; insegniamo loro ad avere il senso della responsabilità, a cercare e a trovare le piccole gioie e a sperare nel domani. I primi tre versi che i nostri bambini dovranno imparare e ripetere con noi, fino alla più tarda età, sono questi di D' Annunzio, che sintetizzano una vita serena:

Pagina 517

Eppure quella moda non era punto scorretta, quando non si accoppiava a modi sguaiati e a mode sconvenienti: anzi, avrebbe dovuto essere adottata da tutte le donne lavoratrici (se non comportasse ancora una spesa abbastanza rilevante di capelli... tenzione) perchè era igienica, obbligando e facilitando la pulizia! Non ebbe, però, la simpatia di molte teste coronate!... Infatti, la Regina Mary d'Inghilterra faceva invitare per la famosa presentazione a Corte, nella season (la grande «stagione» mondana londinese) soltanto quelle nobili signorine che avevano i capelli lunghi!

Pagina 74

Ma i ben pensanti vogliono l'attuale giusta misura che unisce la correttezza all'igiene; le calze abbastanza chiare, che obbligano a frequenti lavature, ma... non ridotte alla tela di ragno, a larghe maglie, sinonimo di nulla, che le mondane francesi vorrebbero imporre alle donne italiane. Nessun Padre della Chiesa ha mai richiesto alle donne il sacrificio completo della moda, bensì ha chiesto loro di essere un buon esempio anche in questo campo... nessuno pretende che le donne italiane sieno goffe per puritanismo, ma tutti vorrebbero che, per esempio, le maniche scendessero per qualche centimetro sotto le ascelle evitando la sconvenienza della completa abolizione delle medesime, con relative esibizioni!... L'amatissima nostra Regina Elena è di questo parere e vuole, intorno a sè, vestiti corretti e signorili. Ella stessa, nei balli che dà per far divertire le sue deliziose figliole Giovanna e Maria, offre sempre il modello del vestiario di una nonna che, necessariamente, non può più essere... una giovanetta: gonne lunghe fino alla caviglia, toilettes modestamente scollata, con manto e maniche di velo...

Pagina 78

Ce n' erano anche di abbastanza grandi, che si guardavano in giro, e guardavano le madri con lo sguardo di precoci... elegantemente dissoluti (perifrasi, per evitare la parola francese di viveur...). C' era da provare un brivido, pensando alle parole di Gesù per chi dà scandalo ai bambini... ... E perchè, poi, c'è benissimo il modo di conciliare la livrea mondana col pudore, e il modo è questo: non curarsi di quelli che potranno definire «vecchio stile» o «collet montant» le signore dabbene. I loro amici si abitueranno ben presto ai loro vestiti di buon gusto e di moda, ma corretti; alle loro spalle coperte... e per quattro donne del gran mondo, ma equivoche!... che non le inviteranno ai loro balli, per quattro imbecilli che le derideranno, tutti gli altri le stimeranno di più!... Ed esse saranno in perfetta regola con la loro coscienza... cosa questa che vale più di tutto...

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