Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il libro della terza classe elementare

211065
Deledda, Grazia 3 occorrenze
  • 1930
  • La Libreria dello Stato
  • Roma
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Una sera mi capitò di leggere un aneddoto abbastanza conosciuto. Voglio raccontarvelo. I ragazzi si fecero attenti. - Un giovane andò da un grande banchiere e gli chiese di essere accolto nei suoi importanti uffici. Il banchiere, con belle parole, gli rispose che non vi erano più posti: ma, affacciatosi per caso alla finestra, vide che il giovane per la strada si era curvato a raccattare qualche cosa. Lo fece richiamare. - Che cosa avete raccolto? - gli chiese. - Una spilla. Il banchiere rimase un momento soprapensiero: poi disse: - Voi avete molto senso di economia e di opportunità. Vi è un posto per voi nella mia banca. - Dopo anni quel giovane divenne il padrone di tutta l'azienda. Io, commosso da quell'episodio, non mi lasciai scoraggiare dall'avversità della fortuna - continuava con voce dolce a raccontare l'ingegnere - e se non trovai una spilla, mi misi a venderne: a poco a poco, con quell'umile commercio, potei procurarmi i mezzi per studiare, presi la laurea in ingegneria e inventai precisamente macchine speciali per costruire spille: eccole là. Naturalmente mi sono specializzato anche in altri campi metallurgici, e ora, dopo circa trent'anni di lavoro, questa officina è mia, e io la dirigo con lo stesso amore con cui dirigo la mia famiglia. Si presentò un capo operaio che rispettosamente interruppe il racconto: - Signor ingegnere - disse - è ora. L'ingegnere tolse di tasca un fischietto e lo fece stridere. Come per incanto fischiarono tre sonore e prolungate sirene, i macchinari si fermarono, le centinaia di operai se ne allontanarono lieti. Gli operai si lavarono, le macchine erano ancora calde; ma nella sera che calava, tutto dava il senso del riposo. Era bastato un gesto di quell'ometto dai capelli bianchi, perchè quel grandioso organismo dell'officina cessasse il suo ritmo. - E tutto questo per una spilla? - domandò Cherubino quando la nostra comitiva si allontanava.

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Da questi stradoni più grossi si staccano strade più piccole, ma ancora grandi abbastanza perché vi passino facilmente la carrozze e le automobili, due a due anche in senso contrario. Ai lati vi sta il marciapiede per i pedoni, protetti dai paracarri. E da queste strade si diramano altre minori, per le quali non passano due carrozze di fianco, e vanno ai paesi più pie. coli, dove passano poche carrozze. E dai paesi e dalle strade carrozzabili si diramano attraverso le campagne le strade campestri: da queste i sentieri, che si perdono nei prati, e nei campi arativi, e fra le viti e nei boschi. Ma voi vedete anche quelle righe nere più dritte, che attraversano la carta e passano soltanto pei paesi più grossi e per le città: quelle segnano le strade ferrate.

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Il signor Goffredo dopo questi due racconti eroici ma un po' tristi, pensò che era giusto svagare la nostra compagnia, e condusse i ragazzi al circo equestre. il circo equestre non era di quelli famosi, ma insomma vi si poteva godere, sotto il grande tendone a cono, uno spettacolo abbastanza istruttivo. Vi furono dapprima i cani ammaestrati, che camminavano sulle zampe posteriori. - Il cane - disse nell' intervallo il signor Goffredo a Sergio, ad Anselmuccio e a Cherubino è davvero l'amico dell'uomo, come da tanto tempo si dice. Ha gli occhi proprio degli uomini buoni, dolci e vi guarda in faccia senza nessun interesse, proprio per affezione: mentre invece il gatto, molto più insinuante di lui, quando non ha interesse sembra che nemmeno vi veda. - È vero, disse Cherubino, io ho bastonato un gatto perchè non si voleva far carezzare. - Male. Non bisogna bastonare gli animali, che non hanno la ragione. A proposito della fedeltà del cane e della sua bontà vi racconterò una piccola storia. Un principe guerriero e navigatore antico, chiamato Ulisse. rimase per più di dieci anni fuori della sua reggia. Quando ritornò, nessuno lo riconobbe, nemmeno la moglie Penèlope, tanto era cambiato per la fatica e gli anni trascorsi. Lo riconobbe soltanto il suo cane dal nome Argo; e il fedele animale per la gioia di aver incontrato il padrone, che aspettava da tanto tempo, morì.

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